L'APPUNTO
L'APPUNTO - Nunzia Marciano: "Tra rabbia e lacrime, la passione di Napoli e di Gonzalo"
04.04.2016 10:33 di Napoli Magazine

NAPOLI - Partiamo dall'ABC: il portiere sta a porta, che se non ci voleva stare, faceva il pescatore a Mergellina e amen. Chiariamo: le colpe della disfatta a Udine non sono certo e solo di Gabriel chiamato a sostituire il Santo Reina nel lunch Match di un doppio rigore contro gli azzurri, di una doppia espulsione sempre contro gli azzurri, di un numero considerevole di gialli e di un 3-1 che costa caro, carissimo, anzi di più: che costa un sogno. Dalla sua la riserva di Peppino ha un rigore parato e la stima di un popolo per questo. Ma non è bastato. Si è sofferto. E solo chi tifa può capire e perdonare (o provarci) coloro che non sanno, quelle femmine che tu sei davanti al maxi schermo ospite di un pranzo e quelle ti passano davanti e così, distrattamente, sull'1-0 per i bianconeri non torinesi ti chiedono: "Ma chi vince?" che tu a tua volta gli chiederesti: "Ma cucinare-stirare-sparire per 90 minuti dalla faccia della terra... No?!?". Si soffre, dicevamo. Nella trasferta contro l'Udinese va in scena un Napoli nervoso che va sotto, che recupera anche ma che poi non regge. E si perde. In due minuti accade di tutto, tanto che ci si aspettava l'Apocalisse da un momento all'altro. Apocalisse non è stata, ma disfatta, dicevamo sì. Roba che a confronto Napoleone a Waterloo ne uscì vincitore. Arbitra Irrati, quello che fermó Lazio-Napoli per i cori contro Koulibaly all'Olimpico. Quello che fischia due rigori in una manciata di minuti, che ammonisce senza ritegno e alla fine il Pipita lo sbatte fuori. E Gonzalo non la prende affatto bene. Anzi. Per niente. S'arrabbia. Assai. Va a fare compagnia al suo Mister, espulso pure lui. Gonzalo s'arrabbia, dicevamo. Sarà squalificato probabilmente. Ma chi non avrebbe reagito come lui? Chi davanti ad un doppio giallo forse eccessivo, non si sarebbe lasciato prendere, magari sbagliando, dalla rabbia e soprattutto dal dolore? Perché è vero, Gonzalo è furioso ma Gonzalo è anche addolorato e le sue lacrime ne sono la prova. Rabbia e dolore. Passioni. Umane. Di chi ci mette la testa e soprattutto il cuore. Di cui canta sotto la curva e segna, sempre, tanto. Perché vuole vincere. Per sé, per la squadra, per i tifosi, per Napoli. Sarà punito il Pipita probabilmente. Con lui, ma non con altri, sarà applicato il regolamento, probabilmente. Ma Gonzalo è partenopeo, al di là di un contratto o di un rinnovo e lo sarà fino a quando si sveglierà all'ombra del Vesuvio. È stato espulso. Sarà punito. Ma il cuore di Napoli è col Pipita, perché chi ama soffre, chi soffre si arrabbia, chi si arrabbia reagisce e cio reagisce però non si arrende. Lo ha detto Pepe: si gioca ancora, non si molla, se ne giocano altre 7. A testa alta. Sempre. Il sogno si allontana, gli occhi forse si riapriranno e si tornerà coi piedi per terra. Si dirà forse addio a quella parolina che sapeva di "bestemmia" per lo scaramantico toscano. Ma seppure il sogno fosse infranto, seppure si dovesse ora lottare per difendere il podio argentato, seppure non si potesse più sperare... Andrebbe comunque bene così. Seppure finisse così, sognare sarebbe stato comunque meraviglioso, al di là di ogni aspettativa di inizio campionato. Gioire è stato meraviglioso. Assistere allo spettacolo di un Napoli di fuoriclasse e campioni, dentro e fuori dal campo che di calcio e tifo ha saputo dare lezioni ad un'Italia intera, è stato meraviglioso. Ecco, questo potrebbe già bastare. Certo, i sogni sono sogni. La speranza non muore sino alla fine, sono all'ultimo minuto di recupero dell'ultima partita ma se così non potesse essere, se così non fosse, un "grazie" a questo Napoli va detto. Dal Mister a Gonzalo, bravi tutti. Come sempre, al di là del risultato.

 

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

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L'APPUNTO - Nunzia Marciano: "Tra rabbia e lacrime, la passione di Napoli e di Gonzalo"

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04/04/2024 - 10:33

NAPOLI - Partiamo dall'ABC: il portiere sta a porta, che se non ci voleva stare, faceva il pescatore a Mergellina e amen. Chiariamo: le colpe della disfatta a Udine non sono certo e solo di Gabriel chiamato a sostituire il Santo Reina nel lunch Match di un doppio rigore contro gli azzurri, di una doppia espulsione sempre contro gli azzurri, di un numero considerevole di gialli e di un 3-1 che costa caro, carissimo, anzi di più: che costa un sogno. Dalla sua la riserva di Peppino ha un rigore parato e la stima di un popolo per questo. Ma non è bastato. Si è sofferto. E solo chi tifa può capire e perdonare (o provarci) coloro che non sanno, quelle femmine che tu sei davanti al maxi schermo ospite di un pranzo e quelle ti passano davanti e così, distrattamente, sull'1-0 per i bianconeri non torinesi ti chiedono: "Ma chi vince?" che tu a tua volta gli chiederesti: "Ma cucinare-stirare-sparire per 90 minuti dalla faccia della terra... No?!?". Si soffre, dicevamo. Nella trasferta contro l'Udinese va in scena un Napoli nervoso che va sotto, che recupera anche ma che poi non regge. E si perde. In due minuti accade di tutto, tanto che ci si aspettava l'Apocalisse da un momento all'altro. Apocalisse non è stata, ma disfatta, dicevamo sì. Roba che a confronto Napoleone a Waterloo ne uscì vincitore. Arbitra Irrati, quello che fermó Lazio-Napoli per i cori contro Koulibaly all'Olimpico. Quello che fischia due rigori in una manciata di minuti, che ammonisce senza ritegno e alla fine il Pipita lo sbatte fuori. E Gonzalo non la prende affatto bene. Anzi. Per niente. S'arrabbia. Assai. Va a fare compagnia al suo Mister, espulso pure lui. Gonzalo s'arrabbia, dicevamo. Sarà squalificato probabilmente. Ma chi non avrebbe reagito come lui? Chi davanti ad un doppio giallo forse eccessivo, non si sarebbe lasciato prendere, magari sbagliando, dalla rabbia e soprattutto dal dolore? Perché è vero, Gonzalo è furioso ma Gonzalo è anche addolorato e le sue lacrime ne sono la prova. Rabbia e dolore. Passioni. Umane. Di chi ci mette la testa e soprattutto il cuore. Di cui canta sotto la curva e segna, sempre, tanto. Perché vuole vincere. Per sé, per la squadra, per i tifosi, per Napoli. Sarà punito il Pipita probabilmente. Con lui, ma non con altri, sarà applicato il regolamento, probabilmente. Ma Gonzalo è partenopeo, al di là di un contratto o di un rinnovo e lo sarà fino a quando si sveglierà all'ombra del Vesuvio. È stato espulso. Sarà punito. Ma il cuore di Napoli è col Pipita, perché chi ama soffre, chi soffre si arrabbia, chi si arrabbia reagisce e cio reagisce però non si arrende. Lo ha detto Pepe: si gioca ancora, non si molla, se ne giocano altre 7. A testa alta. Sempre. Il sogno si allontana, gli occhi forse si riapriranno e si tornerà coi piedi per terra. Si dirà forse addio a quella parolina che sapeva di "bestemmia" per lo scaramantico toscano. Ma seppure il sogno fosse infranto, seppure si dovesse ora lottare per difendere il podio argentato, seppure non si potesse più sperare... Andrebbe comunque bene così. Seppure finisse così, sognare sarebbe stato comunque meraviglioso, al di là di ogni aspettativa di inizio campionato. Gioire è stato meraviglioso. Assistere allo spettacolo di un Napoli di fuoriclasse e campioni, dentro e fuori dal campo che di calcio e tifo ha saputo dare lezioni ad un'Italia intera, è stato meraviglioso. Ecco, questo potrebbe già bastare. Certo, i sogni sono sogni. La speranza non muore sino alla fine, sono all'ultimo minuto di recupero dell'ultima partita ma se così non potesse essere, se così non fosse, un "grazie" a questo Napoli va detto. Dal Mister a Gonzalo, bravi tutti. Come sempre, al di là del risultato.

 

 

Nunzia Marciano

 

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