L'APPUNTO
L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Napoli, l’arrendersi non è da te e non è per questa città"
04.03.2018 11:25 di Napoli Magazine

NAPOLI - E ora? Adesso, ad un’ora scarsa dalla fine di questo sabato? Adesso, dico, che si fa? Che cosa si pensa, che cosa si dice, che cosa ancora si spera? Chiariamo: la matematica no, non è certo un’opinione e non c’è certezza matematica che una sconfitta rappresenti la fine del sogno più bello che si sia mai vissuto, perciò no, se non c’è la matematica non c’è nemmeno la fine della speranza, che quella davvero a morire non ci pensa proprio. Napoli-Roma, 2-4. Napoli-Roma, una sconfitta, che davvero ci può stare: non si può vincere sempre, anche se, a denti stretti ma lo diciamo, si sarebbe dovuto. Vincere. La sorte avversa agli azzurri ha regalato agli incolori tre punti d’oro tempestati di diamanti che a vederlo quel gol è stato surreale e a viverlo in un San Paolo pronto per l’anticipo del sabato che già esultava a 30” dalla fine, è stato incredibile e drammatico. Per chi era sugli spalti e per chi di lì a poco sarebbe sceso in campo nel suo stadio a giocarsi la sua partita. La domanda è stata una: come scenderà in campo un Napoli che quel pareggio lo avrebbe desiderato forse più della Lazio? La risposta sembrava perfettamente data dal gol di Insigne che però, complice ancora la mala sorte, è rimasto figlio unico sino al recupero finale quando Dries lo ha doppiato, ma inutilmente, perché la Roma aveva già fatto poker. Una partita decisa forse dagli estremi difensori o da porte troppo aperte o troppo stregate. È dura dirlo. Nella notte di Napoli-Roma, ci si è svegliati da sogno più bello catapultati direttamente nell’incubo peggiore. La classifica è ancora guidata dal Napoli, ma chi segue ha un’occasione in più per far tre punti, e allora sì che la matematica potrebbe essere nemica immeritata di questo Napoli e del suo Sarrismo. Ma ancora non è detto: “Bisogna vincerle tutte”, questo s’era detto, “come fossero 12 finali”. Se ne è persa una ma il principio resta, perché se il Napoli le vince, tutte, compresa “quella a Torino”, allora la matematica tornerà a sorridere a questa squadra valorosa che merita quel sorriso. E lo merita anche Napoli, merita di crederci, perché l’arrendersi non è per questa città, non le si addice, non lo sa fare. Non l’ha mai fatto. Chi si ferma è perduto, chi smette di crederci altrettanto. E qui nessuno ha voglia di perdersi: la voglia è di vincere, anche se adesso è più dura, anche se ora la salita è ancora più salita, anche se ora non si può più sbagliare. Anche se per qualche giorno il pensiero sarà fisso e tornerà a Napoli-Roma e a come uno 0-0 sul campo romano sia diventato un 2-4 sul campo napoletano. Ma non c’è tempo per ricordare: domenica c’è l’Inter a Milano e si deve vincere, senza se, senza ma e senza errori. Adesso bisogna davvero crederci, al di là del risultato. Crederci. Senza smettere. Crederci sul serio. Sempre. E comunque.

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

 

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04/03/2024 - 11:25

NAPOLI - E ora? Adesso, ad un’ora scarsa dalla fine di questo sabato? Adesso, dico, che si fa? Che cosa si pensa, che cosa si dice, che cosa ancora si spera? Chiariamo: la matematica no, non è certo un’opinione e non c’è certezza matematica che una sconfitta rappresenti la fine del sogno più bello che si sia mai vissuto, perciò no, se non c’è la matematica non c’è nemmeno la fine della speranza, che quella davvero a morire non ci pensa proprio. Napoli-Roma, 2-4. Napoli-Roma, una sconfitta, che davvero ci può stare: non si può vincere sempre, anche se, a denti stretti ma lo diciamo, si sarebbe dovuto. Vincere. La sorte avversa agli azzurri ha regalato agli incolori tre punti d’oro tempestati di diamanti che a vederlo quel gol è stato surreale e a viverlo in un San Paolo pronto per l’anticipo del sabato che già esultava a 30” dalla fine, è stato incredibile e drammatico. Per chi era sugli spalti e per chi di lì a poco sarebbe sceso in campo nel suo stadio a giocarsi la sua partita. La domanda è stata una: come scenderà in campo un Napoli che quel pareggio lo avrebbe desiderato forse più della Lazio? La risposta sembrava perfettamente data dal gol di Insigne che però, complice ancora la mala sorte, è rimasto figlio unico sino al recupero finale quando Dries lo ha doppiato, ma inutilmente, perché la Roma aveva già fatto poker. Una partita decisa forse dagli estremi difensori o da porte troppo aperte o troppo stregate. È dura dirlo. Nella notte di Napoli-Roma, ci si è svegliati da sogno più bello catapultati direttamente nell’incubo peggiore. La classifica è ancora guidata dal Napoli, ma chi segue ha un’occasione in più per far tre punti, e allora sì che la matematica potrebbe essere nemica immeritata di questo Napoli e del suo Sarrismo. Ma ancora non è detto: “Bisogna vincerle tutte”, questo s’era detto, “come fossero 12 finali”. Se ne è persa una ma il principio resta, perché se il Napoli le vince, tutte, compresa “quella a Torino”, allora la matematica tornerà a sorridere a questa squadra valorosa che merita quel sorriso. E lo merita anche Napoli, merita di crederci, perché l’arrendersi non è per questa città, non le si addice, non lo sa fare. Non l’ha mai fatto. Chi si ferma è perduto, chi smette di crederci altrettanto. E qui nessuno ha voglia di perdersi: la voglia è di vincere, anche se adesso è più dura, anche se ora la salita è ancora più salita, anche se ora non si può più sbagliare. Anche se per qualche giorno il pensiero sarà fisso e tornerà a Napoli-Roma e a come uno 0-0 sul campo romano sia diventato un 2-4 sul campo napoletano. Ma non c’è tempo per ricordare: domenica c’è l’Inter a Milano e si deve vincere, senza se, senza ma e senza errori. Adesso bisogna davvero crederci, al di là del risultato. Crederci. Senza smettere. Crederci sul serio. Sempre. E comunque.

 

Nunzia Marciano

 

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