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SALUTE - Lussazione della spalla, ora si cura con A.S.A., la tecnica mini invasiva tutta italiana
13.06.2018 12:49 di Napoli Magazine

LUSSAZIONE DELLA SPALLA: ORA SI CURA CON A.S.A.

 

LA TECNICA MINI INVASIVA TUTTA ITALIANA

 

 

 

Attivata la specialistica di chirurgia della spalla presso la Clinica Mediterranea di Napoli

 

Prof. Marco Maiotti, ortopedico specialista in diagnosi e chirurgia della spalla e del ginocchio: “Operato recentemente il campione mondiale di paracadutismo, Giuseppe Cossu presso la Clinica Mediterranea, Napoli: l’intervento consentirà una ripresa funzionale dopo tre mesi, la spalla era uscita in volo”

 

La spalla è l’articolazione più instabile, le lesioni colpiscono soprattutto i giovani e gli sportivi

 

 

Napoli  – Cosa accomuna il campione mondiale di paracadutismo Giuseppe Cossu, il calciatore Alessandro Rossi o il quattro volte campione italiano di Judo Walter Facente? Campioni sportivi con problemi d’instabilità alla spalla[1], l’articolazione più mobile del corpo umano e proprio per la sua struttura anatomica, la più instabile. Le sue lesioni sono spesso di natura traumatica, con una maggiore incidenza tra i giovani, soprattutto sportivi.

Se queste lesioni non vengono riparate chirurgicamente è molto probabile che si vada incontro a delle lussazioni ripetute, recidivanti, determinate non più da una caduta o da un evento traumatico acuto, ma dai semplici movimenti quotidiani, ad esempio mentre si praticano attività sportive o addirittura durante il sonno.

Trattare la lussazione della spalla per via artroscopica, nei casi di instabilità cronica, con un metodo più efficace di altri trattamenti chirurgici, meno invasivo e tutto “made In Italy”, con una ripresa funzionale a tre mesi dall’intervento e una bassissima percentuale di recidive, è possibile. Si chiama A.S.A (Augmentation Artroscopico del Sottoscapolare) e ad averla ideata e sviluppata è il Prof. Marco Maiotti, ortopedico, specialista in diagnosi e chirurgia della spalla e del ginocchio, Clinica Mediterranea, Napoli e Casa di Cura Pio XI, Roma.

“Questa tecnica permette di trattare pazienti anche molto giovani (dai 15 anni in su), soprattutto quando il tradizionale intervento di riparazione artroscopica espone ad un’elevata percentuale di recidive e l’intervento di Latarjet è sovra-indicato – spiega il Professor Marco Maiotti. Come nel caso del campione di paracadutismo, la lussazione di una spalla poteva rappresentare anche un rischio fatale nel caso fosse avvenuta durante il volo o può seriamente compromettere l’attività sportiva nelle altre discipline. Per questo motivo è importante intervenire chirurgicamente il prima possibile. L’intervento con tecnica A.S.A. può restituire la giusta stabilità alla spalla, senza comprometterne la mobilità articolare e senza dover eseguire interventi più complessi e a cielo aperto che, seppur efficaci per il ripristino della stabilità, prevedono l’utilizzo di viti o placche di metallo che se mal posizionati possono determinare gravi complicazioni come nel caso dell’intervento di Latarjet”.

Con la tecnica A.S.A. sono stati già trattati in Italia, circa 600 pazienti negli ultimi 9 anni. La percentuale complessiva di recidive si attesta intorno al 3%, avvenute comunque dopo un evento traumatico ad alta energia e cosa assolutamente da non sottovalutare non sono state riferite ad oggi complicazioni legate all’intervento. 

Studi scientifici hanno permesso di osservare un buon recupero articolare senza significative limitazioni della rotazione esterna. Le controindicazioni di tale intervento emergono quando la TC evidenzia un danno osseo glenoideo importante.

“Molti, soprattutto i giovanissimi – conclude Marco Maiotti - non si sottopongono all’intervento perchè prima dell’A.S.A l’intervento tradizionale artroscopico non dava garanzie di stabilità soprattutto in sport di contatto o estremi come il paracadutismo e l’intervento di Latarjet è di difficile esecuzione e mal accettato dal paziente perché a cielo aperto. Molti quindi abbandonavano lo sport. L’innovativa tecnica A.S.A garantisce, soprattutto agli sportivi, un ritorno alle attività in pochi mesi dopo l’intervento, con un rischio davvero basso di recidiva”.

 

[1] Consiste nella fuoriuscita della testa dell’omero (l’osso del braccio) dalla cavità glenoidea della scapola. Quando la testa omerale esce dalla sua sede naturale, quasi sempre lacera delle strutture legamentose e capsulari che avvolgono i capi articolari e in alcuni casi, si verificano anche delle lesioni ai segmenti ossei.
In questi casi le strutture capsulo-legamentose possono risultare così danneggiate da non poter ricorrere al semplice intervento di stabilizzazione (intervento di riparazione di Bankart).

Eseguendo una Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto intra-articolare chiamata Artro-RM si osserverà l’eccessiva diffusione del mezzo di contrasto nella porzione anteriore dell’articolazione, segno di un’importante lesione capsulo-legamentosa e di un tessuto degenerato.

Inoltre, per calcolare eventuali difetti ossei, è indicato eseguire un esame TC della spalla per quantificare la perdita ossea a livello glenoideo e/o omerale e pianificare al meglio l’intervento.

In alcune condizioni particolari, come in presenza di tessuti capsulo-legamentosi irreparabili o in pazienti iper-lassi che hanno già di per sé una mobilità articolare maggiore rispetto al normale o anche in pazienti che praticano sport di contatto come rugby e judo, in cui le potenzialità di una recidiva aumentano notevolmente ed arrivano al 60%. il semplice intervento di riparazione del tessuto staccato non è sufficiente e bisogna ricorrere all’ausilio di un tessuto di supporto, una parte del tendine sottoscapolare, da usare come una sorta di “toppa”. Si determina in questo caso una doppia barriera anteriore che contiene molto meglio la testa omerale.

 

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13/06/2024 - 12:49

LUSSAZIONE DELLA SPALLA: ORA SI CURA CON A.S.A.

 

LA TECNICA MINI INVASIVA TUTTA ITALIANA

 

 

 

Attivata la specialistica di chirurgia della spalla presso la Clinica Mediterranea di Napoli

 

Prof. Marco Maiotti, ortopedico specialista in diagnosi e chirurgia della spalla e del ginocchio: “Operato recentemente il campione mondiale di paracadutismo, Giuseppe Cossu presso la Clinica Mediterranea, Napoli: l’intervento consentirà una ripresa funzionale dopo tre mesi, la spalla era uscita in volo”

 

La spalla è l’articolazione più instabile, le lesioni colpiscono soprattutto i giovani e gli sportivi

 

 

Napoli  – Cosa accomuna il campione mondiale di paracadutismo Giuseppe Cossu, il calciatore Alessandro Rossi o il quattro volte campione italiano di Judo Walter Facente? Campioni sportivi con problemi d’instabilità alla spalla[1], l’articolazione più mobile del corpo umano e proprio per la sua struttura anatomica, la più instabile. Le sue lesioni sono spesso di natura traumatica, con una maggiore incidenza tra i giovani, soprattutto sportivi.

Se queste lesioni non vengono riparate chirurgicamente è molto probabile che si vada incontro a delle lussazioni ripetute, recidivanti, determinate non più da una caduta o da un evento traumatico acuto, ma dai semplici movimenti quotidiani, ad esempio mentre si praticano attività sportive o addirittura durante il sonno.

Trattare la lussazione della spalla per via artroscopica, nei casi di instabilità cronica, con un metodo più efficace di altri trattamenti chirurgici, meno invasivo e tutto “made In Italy”, con una ripresa funzionale a tre mesi dall’intervento e una bassissima percentuale di recidive, è possibile. Si chiama A.S.A (Augmentation Artroscopico del Sottoscapolare) e ad averla ideata e sviluppata è il Prof. Marco Maiotti, ortopedico, specialista in diagnosi e chirurgia della spalla e del ginocchio, Clinica Mediterranea, Napoli e Casa di Cura Pio XI, Roma.

“Questa tecnica permette di trattare pazienti anche molto giovani (dai 15 anni in su), soprattutto quando il tradizionale intervento di riparazione artroscopica espone ad un’elevata percentuale di recidive e l’intervento di Latarjet è sovra-indicato – spiega il Professor Marco Maiotti. Come nel caso del campione di paracadutismo, la lussazione di una spalla poteva rappresentare anche un rischio fatale nel caso fosse avvenuta durante il volo o può seriamente compromettere l’attività sportiva nelle altre discipline. Per questo motivo è importante intervenire chirurgicamente il prima possibile. L’intervento con tecnica A.S.A. può restituire la giusta stabilità alla spalla, senza comprometterne la mobilità articolare e senza dover eseguire interventi più complessi e a cielo aperto che, seppur efficaci per il ripristino della stabilità, prevedono l’utilizzo di viti o placche di metallo che se mal posizionati possono determinare gravi complicazioni come nel caso dell’intervento di Latarjet”.

Con la tecnica A.S.A. sono stati già trattati in Italia, circa 600 pazienti negli ultimi 9 anni. La percentuale complessiva di recidive si attesta intorno al 3%, avvenute comunque dopo un evento traumatico ad alta energia e cosa assolutamente da non sottovalutare non sono state riferite ad oggi complicazioni legate all’intervento. 

Studi scientifici hanno permesso di osservare un buon recupero articolare senza significative limitazioni della rotazione esterna. Le controindicazioni di tale intervento emergono quando la TC evidenzia un danno osseo glenoideo importante.

“Molti, soprattutto i giovanissimi – conclude Marco Maiotti - non si sottopongono all’intervento perchè prima dell’A.S.A l’intervento tradizionale artroscopico non dava garanzie di stabilità soprattutto in sport di contatto o estremi come il paracadutismo e l’intervento di Latarjet è di difficile esecuzione e mal accettato dal paziente perché a cielo aperto. Molti quindi abbandonavano lo sport. L’innovativa tecnica A.S.A garantisce, soprattutto agli sportivi, un ritorno alle attività in pochi mesi dopo l’intervento, con un rischio davvero basso di recidiva”.

 

[1] Consiste nella fuoriuscita della testa dell’omero (l’osso del braccio) dalla cavità glenoidea della scapola. Quando la testa omerale esce dalla sua sede naturale, quasi sempre lacera delle strutture legamentose e capsulari che avvolgono i capi articolari e in alcuni casi, si verificano anche delle lesioni ai segmenti ossei.
In questi casi le strutture capsulo-legamentose possono risultare così danneggiate da non poter ricorrere al semplice intervento di stabilizzazione (intervento di riparazione di Bankart).

Eseguendo una Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto intra-articolare chiamata Artro-RM si osserverà l’eccessiva diffusione del mezzo di contrasto nella porzione anteriore dell’articolazione, segno di un’importante lesione capsulo-legamentosa e di un tessuto degenerato.

Inoltre, per calcolare eventuali difetti ossei, è indicato eseguire un esame TC della spalla per quantificare la perdita ossea a livello glenoideo e/o omerale e pianificare al meglio l’intervento.

In alcune condizioni particolari, come in presenza di tessuti capsulo-legamentosi irreparabili o in pazienti iper-lassi che hanno già di per sé una mobilità articolare maggiore rispetto al normale o anche in pazienti che praticano sport di contatto come rugby e judo, in cui le potenzialità di una recidiva aumentano notevolmente ed arrivano al 60%. il semplice intervento di riparazione del tessuto staccato non è sufficiente e bisogna ricorrere all’ausilio di un tessuto di supporto, una parte del tendine sottoscapolare, da usare come una sorta di “toppa”. Si determina in questo caso una doppia barriera anteriore che contiene molto meglio la testa omerale.