Calcio
Calcio, Trapattoni: “Ho reso Cassano meno scontroso, la Lazio mi ha chiamato”
24.08.2016 03:48 di Napoli Magazine

Anche solo pensare di introdurlo in maniera originale potrebbe risultare retorico e banale. Negli anniGiovanni Trapattoni è riuscito a farsi conoscere in tutto il mondo non solo per il suo fare austero e contemporaneamente vincente, tra il professionismo puro ed un atavico spirito paterno, ma anche per la genuina ilarità che spesso, anche involontariamente, è riuscito a suscitare tra i media. Icona del Milan da calciatore e già storico ct dell’Italia ai Mondiali del 2002 e agli Europei del 2004, il mister ha rilasciato un’intervista a Soccermagazine, soffermandosi anche su alcuni dei campioni che ha allenato.

 

Oggi giocatori come Astori, Montolivo e Sturaro vanno in Nazionale, mentre in passato elementi alla stregua di Bruscolotti, Ferrara, Panucci e Zola uscivano anzitempo dal giro o non venivano proprio presi in considerazione: com’è possibile che si sia tornati indietro invece di andare avanti?
Beh, una volta c’era magari la possibilità di una scelta maggiore e poi si tenevano molte cose in considerazione, quali la continuità e la forma dei giocatori, quindi c’era anche la soggettività dei ruoli. Non è un discorso generico, è un discorso inevitabilmente molto specifico sui vari ruoli, sulle qualità che cerca una squadra: uno sa fare un ruolo, uno è più eclettico, l’altro sa farlo di meno, quindi non è una questione di vip o no. La realtà è che si son sempre ottenuti ottimi successi con gli uni o con gli altri.
 
Oltre a Silvio Piola finora solo Baggio ha giocato una partita d’addio con la Nazionale, tra l’altro proprio grazie a Lei: conoscendolo crede che Totti potrà fare altrettanto l’anno prossimo o il suo rapporto con l’azzurro era meno sentito?
Mah, non è un fatto di calarsi nella realtà o meno. Il giocatore che entra nel gruppo magari non ha la settimana o i 15 giorni per ambientarsi. Tenga presente che io ho avuto la possibilità tempo addietro di strappare dalle società il permesso di convocare una volta ogni 15 giorni a Coverciano i giocatori che ritenevo adatti per la Nazionale, quindi avevo il modo di fare anche una seduta di allenamento che potesse suggerire un po’ e applicare quelli che erano gli schemi. Oggi questo è un po’ impossibile vista l’intensità degli allenamenti e degli orari che ci sono.
 
Lei ha conosciuto meglio di molti altri il talento di Cassano: crede di essere stato tra i pochi a farlo esprimere degnamente?
Quando giocava a Roma credo che tutto sommato Cassano fosse un genio e io dico che i geni sono genio e sregolatezza. Sicuramente è un ragazzo che veniva dalla Bari città, un po’ magari meno brillante, meno vivibile, quindi ha avuto un passato da ragazzo molto difficile. Io conoscevo la sua storia familiare e tutto, quindi io puntualmente, generalmente gli parlavo, andavo in stanza a parlare con lui e son riuscito a renderlo un po’ meno forastico rispetto a come era abituato ad essere nella sua squadra.
 
Tra le tante squadre Lei ha allenato anche l’Inter: quanto incide la perdita di un tecnico come Mancini?
Molto perché Mancini è un tecnico che ha girato anche tutta l’Europa ottenendo dei successi evidenti, quindi devo dire che prima che il nuovo allenatore possa incidere – vuoi perché conosce relativamente tutta la rosa dei giocatori, vuoi perché ha una concezione diversa degli schemi di gioco – ci vuole indubbiamente del tempo.
 
Se si fosse liberato prima le sarebbe piaciuto vedere ct lui invece di Ventura?
Sicuramente è in grado di avere un’esperienza di caratura internazionale diversa. Ventura sta dimostrando o dimostrerà sicuramente che con la sua saggezza, con la sua calma ed esperienza di poter fare bene anche lui, perché l’allenatore della Nazionale deve toccare tutti i tasti delle società e della sensibilità anche dei vari quotidiani sportivi che incidono su queste cose. Penso al City, insomma. Tutti girano l’acqua e la raccolgono dalla stessa parte.
 
Tempo fa Lei disse che avrebbe messo Thohir e Berlusconi in panchina per vedere che sarebbe successo: adesso che sono entrambi più defilati crede che le squadre milanesi possano crescere?
Non cambia il concetto di chi sta in panchina la necessità di aver del tempo per poter così amalgamare e portare le tue idee ai giocatori. Poiché tante volte i presidenti mettono un impegno oneroso, di soldi, vorrebbero avere “soldi=calcio e risultati”: non è così perché si ha a che fare con materiale umano, oltretutto giovanile, di ragazzi, e quindi ci vuol del tempo come nelle altre attività della vita.
 
Un’altra società con difficoltà oggi è la Lazio: è vero che è stato vicino alla panchina biancoceleste?
Sì, ma qualche anno fa. Non diciamo tanti, ma qualche anno fa. Più di una volta ero stato chiamato, dal momento in cui io ho sposato una romana che viveva lì e credevano che potessi avere magari anche una familiarità con Roma.
 
Dopo la cessione di Higuain il Napoli deve affrontare anche il “mal di pancia” di Insigne, che si sta inimicando la piazza di cui era idolo: Lei come si sarebbe comportato in un caso del genere?
Devo dire che durante i ritiri facevo forse più il lavoro del prete che dell’allenatore, perché oggi gli allenatori, anche internazionali, anche con la cultura dei giocatori internazionali ti dicono “Tu giochi, tu non giochi. Tu giochi, tu non giochi. Tu non giochi e tu non giochi”, e quindi i giocatori vengono messi alle strette. Tu non sei nessuno che può ribellarsi a questo o chiedere spiegazioni a questo. Negli anni passati devo dire che veniva fatto – almeno io lo facevo – e mi ha sempre dato egregiamente delle soddisfazioni perché i ragazzi erano consapevoli del perché giocavano o non giocavano.
 
Considerando l’imponente campagna acquisti effettuata, la Juventus può essere davvero già certa del prossimo scudetto o è troppo presto per dire “gatto”?
Senza dubbio ha potenziato ancora qualcosa e ha fatto sì che sia una rosa che possa competere su più fronti, però il campionato italiano è un campionato estremamente delicato: è differente da quello inglese, è differente da quello tedesco o spagnolo e va detto che sicuramente ha il potenziale per poter emergere e vincere. Indubbiamente deve fare ancora qualcosa. Bisogna vedere come parte, ecco.
 
Ci dica la verità: se la chiamassero a fare telecronache altrove accetterebbe o la ritiene un’esperienza conclusa?
Magari no perché dipende da quali ambienti, nel momento in cui ad esempio la Germania la conosco un po’ di più, la Svizzera e la Spagna le conosco un po’ di più. Diciamo che potrei essere la terza voce o la seconda voce in modo diverso.

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Calcio, Trapattoni: “Ho reso Cassano meno scontroso, la Lazio mi ha chiamato”

di Napoli Magazine

24/08/2024 - 03:48

Anche solo pensare di introdurlo in maniera originale potrebbe risultare retorico e banale. Negli anniGiovanni Trapattoni è riuscito a farsi conoscere in tutto il mondo non solo per il suo fare austero e contemporaneamente vincente, tra il professionismo puro ed un atavico spirito paterno, ma anche per la genuina ilarità che spesso, anche involontariamente, è riuscito a suscitare tra i media. Icona del Milan da calciatore e già storico ct dell’Italia ai Mondiali del 2002 e agli Europei del 2004, il mister ha rilasciato un’intervista a Soccermagazine, soffermandosi anche su alcuni dei campioni che ha allenato.

 

Oggi giocatori come Astori, Montolivo e Sturaro vanno in Nazionale, mentre in passato elementi alla stregua di Bruscolotti, Ferrara, Panucci e Zola uscivano anzitempo dal giro o non venivano proprio presi in considerazione: com’è possibile che si sia tornati indietro invece di andare avanti?
Beh, una volta c’era magari la possibilità di una scelta maggiore e poi si tenevano molte cose in considerazione, quali la continuità e la forma dei giocatori, quindi c’era anche la soggettività dei ruoli. Non è un discorso generico, è un discorso inevitabilmente molto specifico sui vari ruoli, sulle qualità che cerca una squadra: uno sa fare un ruolo, uno è più eclettico, l’altro sa farlo di meno, quindi non è una questione di vip o no. La realtà è che si son sempre ottenuti ottimi successi con gli uni o con gli altri.
 
Oltre a Silvio Piola finora solo Baggio ha giocato una partita d’addio con la Nazionale, tra l’altro proprio grazie a Lei: conoscendolo crede che Totti potrà fare altrettanto l’anno prossimo o il suo rapporto con l’azzurro era meno sentito?
Mah, non è un fatto di calarsi nella realtà o meno. Il giocatore che entra nel gruppo magari non ha la settimana o i 15 giorni per ambientarsi. Tenga presente che io ho avuto la possibilità tempo addietro di strappare dalle società il permesso di convocare una volta ogni 15 giorni a Coverciano i giocatori che ritenevo adatti per la Nazionale, quindi avevo il modo di fare anche una seduta di allenamento che potesse suggerire un po’ e applicare quelli che erano gli schemi. Oggi questo è un po’ impossibile vista l’intensità degli allenamenti e degli orari che ci sono.
 
Lei ha conosciuto meglio di molti altri il talento di Cassano: crede di essere stato tra i pochi a farlo esprimere degnamente?
Quando giocava a Roma credo che tutto sommato Cassano fosse un genio e io dico che i geni sono genio e sregolatezza. Sicuramente è un ragazzo che veniva dalla Bari città, un po’ magari meno brillante, meno vivibile, quindi ha avuto un passato da ragazzo molto difficile. Io conoscevo la sua storia familiare e tutto, quindi io puntualmente, generalmente gli parlavo, andavo in stanza a parlare con lui e son riuscito a renderlo un po’ meno forastico rispetto a come era abituato ad essere nella sua squadra.
 
Tra le tante squadre Lei ha allenato anche l’Inter: quanto incide la perdita di un tecnico come Mancini?
Molto perché Mancini è un tecnico che ha girato anche tutta l’Europa ottenendo dei successi evidenti, quindi devo dire che prima che il nuovo allenatore possa incidere – vuoi perché conosce relativamente tutta la rosa dei giocatori, vuoi perché ha una concezione diversa degli schemi di gioco – ci vuole indubbiamente del tempo.
 
Se si fosse liberato prima le sarebbe piaciuto vedere ct lui invece di Ventura?
Sicuramente è in grado di avere un’esperienza di caratura internazionale diversa. Ventura sta dimostrando o dimostrerà sicuramente che con la sua saggezza, con la sua calma ed esperienza di poter fare bene anche lui, perché l’allenatore della Nazionale deve toccare tutti i tasti delle società e della sensibilità anche dei vari quotidiani sportivi che incidono su queste cose. Penso al City, insomma. Tutti girano l’acqua e la raccolgono dalla stessa parte.
 
Tempo fa Lei disse che avrebbe messo Thohir e Berlusconi in panchina per vedere che sarebbe successo: adesso che sono entrambi più defilati crede che le squadre milanesi possano crescere?
Non cambia il concetto di chi sta in panchina la necessità di aver del tempo per poter così amalgamare e portare le tue idee ai giocatori. Poiché tante volte i presidenti mettono un impegno oneroso, di soldi, vorrebbero avere “soldi=calcio e risultati”: non è così perché si ha a che fare con materiale umano, oltretutto giovanile, di ragazzi, e quindi ci vuol del tempo come nelle altre attività della vita.
 
Un’altra società con difficoltà oggi è la Lazio: è vero che è stato vicino alla panchina biancoceleste?
Sì, ma qualche anno fa. Non diciamo tanti, ma qualche anno fa. Più di una volta ero stato chiamato, dal momento in cui io ho sposato una romana che viveva lì e credevano che potessi avere magari anche una familiarità con Roma.
 
Dopo la cessione di Higuain il Napoli deve affrontare anche il “mal di pancia” di Insigne, che si sta inimicando la piazza di cui era idolo: Lei come si sarebbe comportato in un caso del genere?
Devo dire che durante i ritiri facevo forse più il lavoro del prete che dell’allenatore, perché oggi gli allenatori, anche internazionali, anche con la cultura dei giocatori internazionali ti dicono “Tu giochi, tu non giochi. Tu giochi, tu non giochi. Tu non giochi e tu non giochi”, e quindi i giocatori vengono messi alle strette. Tu non sei nessuno che può ribellarsi a questo o chiedere spiegazioni a questo. Negli anni passati devo dire che veniva fatto – almeno io lo facevo – e mi ha sempre dato egregiamente delle soddisfazioni perché i ragazzi erano consapevoli del perché giocavano o non giocavano.
 
Considerando l’imponente campagna acquisti effettuata, la Juventus può essere davvero già certa del prossimo scudetto o è troppo presto per dire “gatto”?
Senza dubbio ha potenziato ancora qualcosa e ha fatto sì che sia una rosa che possa competere su più fronti, però il campionato italiano è un campionato estremamente delicato: è differente da quello inglese, è differente da quello tedesco o spagnolo e va detto che sicuramente ha il potenziale per poter emergere e vincere. Indubbiamente deve fare ancora qualcosa. Bisogna vedere come parte, ecco.
 
Ci dica la verità: se la chiamassero a fare telecronache altrove accetterebbe o la ritiene un’esperienza conclusa?
Magari no perché dipende da quali ambienti, nel momento in cui ad esempio la Germania la conosco un po’ di più, la Svizzera e la Spagna le conosco un po’ di più. Diciamo che potrei essere la terza voce o la seconda voce in modo diverso.