Cultura & Gossip
MOSTRA A TRENTO - "GENOMA UMANO. Quello che ci rende unici", anche nello sport!
22.02.2018 14:22 di Napoli Magazine

Al MUSE Museo delle Scienze di Trento,

 

dal 24 febbraio, la mostra che parla di tutti noi e di come i nostri talenti, sia sportivi che non, siano determinati da molto altro, non solo dai geni.

 

GENOMA UMANO. Quello che ci rende unici

 

dal 24 febbraio 2018 al 6 gennaio 2019

 

MUSE Museo delle Scienze – Trento

 

Inaugurazione: venerdì 23 febbraio, ore 17.30

 

Tra i casi presentati, anche quello dei velocisti giamaicani.

 

E per l’occasione, Luca Vettori, Daniele De Pandis e Filippo Lanza, tre giocatori - icona della Trentino Volley partecipano al video di lancio della mostra

 

 

Perché le persone sono tutte diverse? Da dove provengono i talenti? Esiste un gene della spericolatezza, che ci fa affrontare senza paura le imprese più rischiose? Dal 24 febbraio 2018 al MUSE - Museo delle Scienze di Trento, la mostra “GENOMA UMANO. Quello che ci rende unici” affronta interrogativi che ci riguardano profondamente e sui quali, oggi, è focalizzato un settore importante e promettente della ricerca in campo biologico.

 

Lungo il percorso dell’esposizione è possibile trovare anche alcuni richiami al mondo dello sport, dove avere talento è fondamentale e permette di fare la differenza: nel cuore della mostra, una piazza ospita sei siluette, rappresentazione di altrettante ‘persone comuni’, che testimoniano attraverso le loro storie come ognuno porti in sé predisposizioni e talenti, che possono o non possono manifestarsi. Tra le storie messe a punto dal team del Muse, troviamo ad esempio quella di Ammy, ex atleta velocista e oggi insegnante di ‘coaching’ in un prestigioso college di educazione fisica giamaicano, che riflette sulla questione se il talento sportivo possa dipendere dalla genetica oppure dall’allenamento e dalle condizioni ambientali e culturali. Talento e sport entrano anche nel video di lancio della mostra: tre personaggi-chiave della Trentino Volley, Luca Vettori, Daniele De Pandis e Filippo Lanza, si sono “messi in gioco” per animare in una chiave del tutto inedita il visual della mostra: al ritmo sincopato di una musica tribale, condividono la loro storia di talento con i tanti protagonisti del racconto.

 

LA PIAZZA. Alla ricerca di una predisposizione

 

In uno spazio allestito come una piazza affollata, spiccano 6 siluette di persone, a cui il pubblico può avvicinarsi per ascoltare storie personali che riguardano predisposizioni a patologie e talenti. Qui si può ascoltare e riflettere sugli aspetti psicologici, personali e sociali che la conoscenza della genetica umana può produrre quando la scienza entra nelle vite quotidiane. Il pubblico è invitato a immedesimarsi nelle storie di 6 ‘persone comuni’ che testimoniano come ogni persona porti in sé predisposizioni che possono o non possono manifestarsi e che inducono a scelte.

 

 

La storia di Ammy

 

Ex atleta velocista nella specialità della staffetta 400 metri piani, oggi insegnante di coaching in uno dei più importanti college di educazione fisica vicino a Kingstone, Ammy faceva parte dei corridori giamaicani, vere e proprie “machine per la vittoria” in grado di emozionare e stupire gli appassionati di atletica di tutto il mondo con la loro potenza e prontezza di riflessi.

 

Nella storia al Muse, Ammy si interroga sul motivo di questa predominanza giamaicana nella corsa, che dura fin dal 1948 alle Olimpiadi di Londra, quando alcuni velocisti hanno saputo incantare gli spettatori, e ancora oggi sono alla ribalta con fenomeni come Usain Bolt e la nuova stella nascente Brianna Lystone.

 

La scienza non sembra essere concorde nel trovare una spiegazione per questo talento sportivo: si propongono fattori genetici ereditati dagli africani deportati in Jamaica nel passato, varianti di alcuni geni che producono una maggiore capacità del cuore di pompare sangue molto ossigenato ai muscoli, oppure altre varianti che producono una maggiore capacità di contrazione dei muscoli. Altri trovano spiegazione nell’alimentazione.

 

Quella proposta da Ammy è invece una spiegazione culturale, che parla di un paese dove la corsa è un modo per riscattarsi dalla povertà, dove fin dall’infanzia due scarpe e tanta voglia di correre – assieme a buoni allenatori e ai migliori metodi di allenamento, consentono di mettersi alla prova, per guadagnarsi un lasciapassare per riuscire ad andare a studiare nei migliori college del mondo.

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MOSTRA A TRENTO - "GENOMA UMANO. Quello che ci rende unici", anche nello sport!

di Napoli Magazine

22/02/2024 - 14:22

Al MUSE Museo delle Scienze di Trento,

 

dal 24 febbraio, la mostra che parla di tutti noi e di come i nostri talenti, sia sportivi che non, siano determinati da molto altro, non solo dai geni.

 

GENOMA UMANO. Quello che ci rende unici

 

dal 24 febbraio 2018 al 6 gennaio 2019

 

MUSE Museo delle Scienze – Trento

 

Inaugurazione: venerdì 23 febbraio, ore 17.30

 

Tra i casi presentati, anche quello dei velocisti giamaicani.

 

E per l’occasione, Luca Vettori, Daniele De Pandis e Filippo Lanza, tre giocatori - icona della Trentino Volley partecipano al video di lancio della mostra

 

 

Perché le persone sono tutte diverse? Da dove provengono i talenti? Esiste un gene della spericolatezza, che ci fa affrontare senza paura le imprese più rischiose? Dal 24 febbraio 2018 al MUSE - Museo delle Scienze di Trento, la mostra “GENOMA UMANO. Quello che ci rende unici” affronta interrogativi che ci riguardano profondamente e sui quali, oggi, è focalizzato un settore importante e promettente della ricerca in campo biologico.

 

Lungo il percorso dell’esposizione è possibile trovare anche alcuni richiami al mondo dello sport, dove avere talento è fondamentale e permette di fare la differenza: nel cuore della mostra, una piazza ospita sei siluette, rappresentazione di altrettante ‘persone comuni’, che testimoniano attraverso le loro storie come ognuno porti in sé predisposizioni e talenti, che possono o non possono manifestarsi. Tra le storie messe a punto dal team del Muse, troviamo ad esempio quella di Ammy, ex atleta velocista e oggi insegnante di ‘coaching’ in un prestigioso college di educazione fisica giamaicano, che riflette sulla questione se il talento sportivo possa dipendere dalla genetica oppure dall’allenamento e dalle condizioni ambientali e culturali. Talento e sport entrano anche nel video di lancio della mostra: tre personaggi-chiave della Trentino Volley, Luca Vettori, Daniele De Pandis e Filippo Lanza, si sono “messi in gioco” per animare in una chiave del tutto inedita il visual della mostra: al ritmo sincopato di una musica tribale, condividono la loro storia di talento con i tanti protagonisti del racconto.

 

LA PIAZZA. Alla ricerca di una predisposizione

 

In uno spazio allestito come una piazza affollata, spiccano 6 siluette di persone, a cui il pubblico può avvicinarsi per ascoltare storie personali che riguardano predisposizioni a patologie e talenti. Qui si può ascoltare e riflettere sugli aspetti psicologici, personali e sociali che la conoscenza della genetica umana può produrre quando la scienza entra nelle vite quotidiane. Il pubblico è invitato a immedesimarsi nelle storie di 6 ‘persone comuni’ che testimoniano come ogni persona porti in sé predisposizioni che possono o non possono manifestarsi e che inducono a scelte.

 

 

La storia di Ammy

 

Ex atleta velocista nella specialità della staffetta 400 metri piani, oggi insegnante di coaching in uno dei più importanti college di educazione fisica vicino a Kingstone, Ammy faceva parte dei corridori giamaicani, vere e proprie “machine per la vittoria” in grado di emozionare e stupire gli appassionati di atletica di tutto il mondo con la loro potenza e prontezza di riflessi.

 

Nella storia al Muse, Ammy si interroga sul motivo di questa predominanza giamaicana nella corsa, che dura fin dal 1948 alle Olimpiadi di Londra, quando alcuni velocisti hanno saputo incantare gli spettatori, e ancora oggi sono alla ribalta con fenomeni come Usain Bolt e la nuova stella nascente Brianna Lystone.

 

La scienza non sembra essere concorde nel trovare una spiegazione per questo talento sportivo: si propongono fattori genetici ereditati dagli africani deportati in Jamaica nel passato, varianti di alcuni geni che producono una maggiore capacità del cuore di pompare sangue molto ossigenato ai muscoli, oppure altre varianti che producono una maggiore capacità di contrazione dei muscoli. Altri trovano spiegazione nell’alimentazione.

 

Quella proposta da Ammy è invece una spiegazione culturale, che parla di un paese dove la corsa è un modo per riscattarsi dalla povertà, dove fin dall’infanzia due scarpe e tanta voglia di correre – assieme a buoni allenatori e ai migliori metodi di allenamento, consentono di mettersi alla prova, per guadagnarsi un lasciapassare per riuscire ad andare a studiare nei migliori college del mondo.