In Evidenza
IL PENSIERO - Puca: "Napoli, non è successo niente, quattro pedalate e li riprendiamo"
14.02.2016 11:41 di Napoli Magazine

NAPOLI - Gianni Puca, autore teatrale di Gino Rivieccio, scrive a "NapoliMagazine.Com" il suo pensiero dopo Juventus-Napoli: "Sabato Napoli è così silenziosa che si sente il suo cuore battere. Si sente il battito della città, della gente. C’è chi dalla mattina è stato fino alla sera davanti al televisore spento ad aspettare. Inutile dire che è una partita come le altre. Per i napoletani non lo è. Non lo è mai stata, e non lo sarà mai. Può valere lo scudetto o anche niente, ma non sarà mai una partita comune. Dalla mattina un popolo storicamente logorroico si è ridotto a due semplici parole: “ForzaNapoli”. “Sempre”! “ForzaNapoli” rigorosamente tutto attaccato, perché questa città e la sua forza sono storicamente un tutt’uno. E “sempre”, in questo caso, non è semplicemente un avverbio di tempo tattico, come quelli che usano i fidanzati a San Valentino. No. E’ una promessa. Una promessa a cui nessun malato di azzurrocitosi è mai venuto meno. E la prova è arrivata subito, la notte della stessa partita. In tremila a Capodichino ad attendere la squadra alle tre di notte per rincuorarla, per ringraziarla, per incitarla, nonostante il risultato. Mai avevo visto una tale compattezza tra squadra e pubblico. È stata una bellissima dichiarazione d'Amore. Di Amore vero. E l'Amore alla fine vince sempre. Tra i calciatori del Napoli e la città stanotte è stato sottoscritto un patto. Certo, non sarebbe serio promettere di vincere, anche perché ci sono pure gli altri, che sono forti, sebbene abbiano fatto tre punti con un tiro e mezzo, ma si può promettere di dare l’anima per difendere questa città. Sì, è vero, è solo un gioco, ma solo per chi non sa cosa rappresenti “il pallone” a Napoli. No, non il calcio, quello è un’altra cosa, quello è un centro di interessi, un business, non ha nulla a che fare con il pallone, quella palla magica attorno alla quale ruota l’umore di una città, di un popolo, che è storicamente abituato a vivere e gioire di piccole soddisfazioni. Dal risultato del Napoli dipende l’umore di questa città azzurropatica, dipende l’andamento dell’economia, dipendono i rapporti sentimentali. Le sconfitte del Napoli sono la principale causa di separazione a Napoli. La frase: “E vabé, e tu stai così solo perché il Napoli ha perso?” è unanimemente riconosciuta dalla giurisprudenza partenopea come causa di separazione con addebito. Il Napoli non è solo un ammortizzatore sociale, è anche un ammortizzatore sessuale. Alzino la mano i tifosi del Napoli che hanno fatto l’Amore stanotte e quelli che lo faranno oggi. Intorno ad un pallone sono nate le più sacre amicizie, tra bambini che ci giocano, tra adulti che fanno sacrifici per seguire la propria squadra ovunque sempre insieme alle stesse persone, quelle di cui ci convinciamo che portano bene. Ma comunque “non è successo niente. ‘O ciuccio è ferito, ma nun è muorto. Quattro pedalate e li riprendiamo”, ripete Tonino a se stesso per tutta la notte mentre torna da Torino. Era andato lì da solo, nonostante il divieto imposto dallo Stato, ormai arresosi alla propria impotenza. Molti suoi amici sono entrati lo stesso, travestiti da venditori di borghetti, da steward, da segnalinee, lui invece è rimasto fuori. A respirare l’atmosfera. A sentire le voci. Riusciva a capire minuto per minuto cosa stesse accadendo dentro, senza vedere nulla. Ha visto con gli occhi del cuore sia le poche azioni del Napoli, sia le poche dei rivali. Ha visto pure il tocco sfortunato del difensore del Napoli che ha deviato il giusto andamento della gara in fondo ad una rete triste come quella dei pescatori che passano una notte intera in mezzo al mare in tempesta e tornano a mani vuote. Ma quel mezzo goal non cambierà il corso della Storia. A novembre di trent’anni fa, proprio iniziò proprio lì quella azzurra, e esattamente da lì ricomincerà. Nonostante il risultato. “Cari Agnelli, i conti li facciamo a Pasqua”, urla Tonino mentre passa fuori alla sede della FIAT, sul muro della quale scrive una preghiera con una bomboletta spray con caratteri azzurri: “FIAT VOLUNTAS MIA”".

ULTIMISSIME IN EVIDENZA
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
IL PENSIERO - Puca: "Napoli, non è successo niente, quattro pedalate e li riprendiamo"

di Napoli Magazine

14/02/2024 - 11:41

NAPOLI - Gianni Puca, autore teatrale di Gino Rivieccio, scrive a "NapoliMagazine.Com" il suo pensiero dopo Juventus-Napoli: "Sabato Napoli è così silenziosa che si sente il suo cuore battere. Si sente il battito della città, della gente. C’è chi dalla mattina è stato fino alla sera davanti al televisore spento ad aspettare. Inutile dire che è una partita come le altre. Per i napoletani non lo è. Non lo è mai stata, e non lo sarà mai. Può valere lo scudetto o anche niente, ma non sarà mai una partita comune. Dalla mattina un popolo storicamente logorroico si è ridotto a due semplici parole: “ForzaNapoli”. “Sempre”! “ForzaNapoli” rigorosamente tutto attaccato, perché questa città e la sua forza sono storicamente un tutt’uno. E “sempre”, in questo caso, non è semplicemente un avverbio di tempo tattico, come quelli che usano i fidanzati a San Valentino. No. E’ una promessa. Una promessa a cui nessun malato di azzurrocitosi è mai venuto meno. E la prova è arrivata subito, la notte della stessa partita. In tremila a Capodichino ad attendere la squadra alle tre di notte per rincuorarla, per ringraziarla, per incitarla, nonostante il risultato. Mai avevo visto una tale compattezza tra squadra e pubblico. È stata una bellissima dichiarazione d'Amore. Di Amore vero. E l'Amore alla fine vince sempre. Tra i calciatori del Napoli e la città stanotte è stato sottoscritto un patto. Certo, non sarebbe serio promettere di vincere, anche perché ci sono pure gli altri, che sono forti, sebbene abbiano fatto tre punti con un tiro e mezzo, ma si può promettere di dare l’anima per difendere questa città. Sì, è vero, è solo un gioco, ma solo per chi non sa cosa rappresenti “il pallone” a Napoli. No, non il calcio, quello è un’altra cosa, quello è un centro di interessi, un business, non ha nulla a che fare con il pallone, quella palla magica attorno alla quale ruota l’umore di una città, di un popolo, che è storicamente abituato a vivere e gioire di piccole soddisfazioni. Dal risultato del Napoli dipende l’umore di questa città azzurropatica, dipende l’andamento dell’economia, dipendono i rapporti sentimentali. Le sconfitte del Napoli sono la principale causa di separazione a Napoli. La frase: “E vabé, e tu stai così solo perché il Napoli ha perso?” è unanimemente riconosciuta dalla giurisprudenza partenopea come causa di separazione con addebito. Il Napoli non è solo un ammortizzatore sociale, è anche un ammortizzatore sessuale. Alzino la mano i tifosi del Napoli che hanno fatto l’Amore stanotte e quelli che lo faranno oggi. Intorno ad un pallone sono nate le più sacre amicizie, tra bambini che ci giocano, tra adulti che fanno sacrifici per seguire la propria squadra ovunque sempre insieme alle stesse persone, quelle di cui ci convinciamo che portano bene. Ma comunque “non è successo niente. ‘O ciuccio è ferito, ma nun è muorto. Quattro pedalate e li riprendiamo”, ripete Tonino a se stesso per tutta la notte mentre torna da Torino. Era andato lì da solo, nonostante il divieto imposto dallo Stato, ormai arresosi alla propria impotenza. Molti suoi amici sono entrati lo stesso, travestiti da venditori di borghetti, da steward, da segnalinee, lui invece è rimasto fuori. A respirare l’atmosfera. A sentire le voci. Riusciva a capire minuto per minuto cosa stesse accadendo dentro, senza vedere nulla. Ha visto con gli occhi del cuore sia le poche azioni del Napoli, sia le poche dei rivali. Ha visto pure il tocco sfortunato del difensore del Napoli che ha deviato il giusto andamento della gara in fondo ad una rete triste come quella dei pescatori che passano una notte intera in mezzo al mare in tempesta e tornano a mani vuote. Ma quel mezzo goal non cambierà il corso della Storia. A novembre di trent’anni fa, proprio iniziò proprio lì quella azzurra, e esattamente da lì ricomincerà. Nonostante il risultato. “Cari Agnelli, i conti li facciamo a Pasqua”, urla Tonino mentre passa fuori alla sede della FIAT, sul muro della quale scrive una preghiera con una bomboletta spray con caratteri azzurri: “FIAT VOLUNTAS MIA”".