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INCROCI - Nel 2007 Sarri beffò Reja nel silenzio del San Paolo, Volpato: "Il mio gol fu decisivo, fu una splendida emozione"
01.05.2016 12:05 di Napoli Magazine Fonte: Fabio Tarantino per il Roma

Reja e Sarri: il passato e il presente si stringeranno la mano con forza e in un attimo sorrideranno guardandosi fissi negli occhi, al di là del vetro dei rispettivi occhiali, leggendosi dentro dopo essersi studiati a distanza per una settimana intera. L’uno saprà tutto dell’altro: idee, concetti ed anche contromosse per giocare in anticipo Napoli-Atalanta, per non lasciar nulla al caso. Il secondo posto da blindare e il ricordo – inevitabile – di cinque stagioni indimenticabili, le fondamenta di ogni successo costruito nel tempo, il percorso di crescita del quale sta giovando oggi lo stesso toscano, perché il passato non è mai un peso ed anzi è vanto e tesoro da custodire prezioso nel cassetto dei ricordi.

 

REJA VS SARRI. Nel bel mezzo del cammino verso il paradiso, stagione 2006/07, fu proprio lo stadio San Paolo (chiuso ai tifosi) teatro speciale del primo “Reja vs Sarri”, incrocio apparentemente banale tra due personaggi in cerca di gloria, personale e collettiva. Il Napoli aveva chiaro il proprio obiettivo, l’Arezzo – fanalino di coda - navigava nella tempesta più assoluta dopo aver salutato l’attuale ct dell’Italia, Antonio Conte, affidandosi allo “sconosciuto” Sarri, 48 anni ed una lunga gavetta alle spalle. A metà marzo, ancora ultimo, l’Arezzo esonerò Sarri richiamando Conte, intanto un mese prima, esattamente il 17 febbraio, riuscì nell’impresa di fermare il Napoli sul 2-2 in extremis, rimontando due volte ai gol di Bucchi e del Pampa Sosa.

 

L’EROE INATTESO. Il protagonista che non t’aspetti fu tale Rey Volpato, ventenne in rampa di lancio, vivaio Juventus. Al San Paolo, subentrato nel finale a Bricca, siglò la rete del 2-2 in pieno recupero su assist del napoletano Floro Flores: «Fu una splendida emozione – rivela Volpato -, anche se lo stadio era chiuso al pubblico i tifosi del Napoli erano all’esterno e il mio gol, purtroppo per loro, fu decisivo». Per quasi cinque mesi Volpato respirò il Sarrismo. 19 punti in 18 partite, quindi l’addio e il ritorno di Conte: «Per entrambi gli allenatori fu un anno importante per la loro crescita, spesso sono le esperienze negative a formarti. Sarri era preparatissimo tatticamente ma anche un gran motivatore. Amava trasmettere alla sua squadra il suo carattere, la sua identità di gioco. Ognuno di noi sapeva esattamente cosa dover fare in qualsiasi momento».

 

SCARAMANZIA E SCHERZI. Non fu sufficiente, però, per la sua riconferma e, soprattutto, per la salvezza dell’Arezzo: «Quando sei ultimo è soprattutto la squadra a dover dare una mano al suo allenatore e noi, per svariati motivi, non ne fummo capaci. Ma sono felice di aver incontrato un tecnico come lui, meticoloso in campo e spiritoso fuori. Quando non si parla di calcio ti fa divertire, è il primo a ridere e scherzare al momento giusto. Non si tira mai indietro». Amico, confidente ed anche personaggio unico nel suo genere, scaramantico come pochi: «Odiava le scarpe colorate – ricorda Volpato -. Da buon amante del nero, il suo colore preferito, Sarri le pretendeva solo così: semplici. Al massimo con contorni bianchi. Ma quelli erano proprio gli anni dei primi scarpini colorati, così riuscimmo a trovare un accordo: colorarle di nero con la bomboletta spray per renderle meno variopinte».

 

FILOSOFIE DIFFERENTI. In totale sono tre i duelli “Reja vs Sarri” e la bilancia pende dalla parte del toscano: due volte è finita 2-2 (nel 2006/07 ed anche lo scorso anno in Atalanta-Empoli) mentre lo scorso dicembre, nel match d’andata, il Napoli s’impose 3-1 a Bergamo con doppietta di Higuain e gol di Hamsik. Entrambi sposano filosofie di calcio differenti per arrivare al medesimo obiettivo: Reja l’efficacia, Sarri l’estetica senza mai risultar narcisista. La fase difensiva, curata nei minimi dettagli, è il punto d’incrocio tra le due idee di pensiero, l’elemento cardine d’ogni ragionamento e strategia. Napoli ha imparato ad amarli perché con uno ha riscoperto il sapore della Serie A e con l’altro il gusto di vincere divertendosi a prescindere dall’avversario, in qualsiasi circostanza. È anche per questo che domani sera, per i due, saranno previsti solo applausi.

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INCROCI - Nel 2007 Sarri beffò Reja nel silenzio del San Paolo, Volpato: "Il mio gol fu decisivo, fu una splendida emozione"

di Napoli Magazine

01/05/2024 - 12:05

Reja e Sarri: il passato e il presente si stringeranno la mano con forza e in un attimo sorrideranno guardandosi fissi negli occhi, al di là del vetro dei rispettivi occhiali, leggendosi dentro dopo essersi studiati a distanza per una settimana intera. L’uno saprà tutto dell’altro: idee, concetti ed anche contromosse per giocare in anticipo Napoli-Atalanta, per non lasciar nulla al caso. Il secondo posto da blindare e il ricordo – inevitabile – di cinque stagioni indimenticabili, le fondamenta di ogni successo costruito nel tempo, il percorso di crescita del quale sta giovando oggi lo stesso toscano, perché il passato non è mai un peso ed anzi è vanto e tesoro da custodire prezioso nel cassetto dei ricordi.

 

REJA VS SARRI. Nel bel mezzo del cammino verso il paradiso, stagione 2006/07, fu proprio lo stadio San Paolo (chiuso ai tifosi) teatro speciale del primo “Reja vs Sarri”, incrocio apparentemente banale tra due personaggi in cerca di gloria, personale e collettiva. Il Napoli aveva chiaro il proprio obiettivo, l’Arezzo – fanalino di coda - navigava nella tempesta più assoluta dopo aver salutato l’attuale ct dell’Italia, Antonio Conte, affidandosi allo “sconosciuto” Sarri, 48 anni ed una lunga gavetta alle spalle. A metà marzo, ancora ultimo, l’Arezzo esonerò Sarri richiamando Conte, intanto un mese prima, esattamente il 17 febbraio, riuscì nell’impresa di fermare il Napoli sul 2-2 in extremis, rimontando due volte ai gol di Bucchi e del Pampa Sosa.

 

L’EROE INATTESO. Il protagonista che non t’aspetti fu tale Rey Volpato, ventenne in rampa di lancio, vivaio Juventus. Al San Paolo, subentrato nel finale a Bricca, siglò la rete del 2-2 in pieno recupero su assist del napoletano Floro Flores: «Fu una splendida emozione – rivela Volpato -, anche se lo stadio era chiuso al pubblico i tifosi del Napoli erano all’esterno e il mio gol, purtroppo per loro, fu decisivo». Per quasi cinque mesi Volpato respirò il Sarrismo. 19 punti in 18 partite, quindi l’addio e il ritorno di Conte: «Per entrambi gli allenatori fu un anno importante per la loro crescita, spesso sono le esperienze negative a formarti. Sarri era preparatissimo tatticamente ma anche un gran motivatore. Amava trasmettere alla sua squadra il suo carattere, la sua identità di gioco. Ognuno di noi sapeva esattamente cosa dover fare in qualsiasi momento».

 

SCARAMANZIA E SCHERZI. Non fu sufficiente, però, per la sua riconferma e, soprattutto, per la salvezza dell’Arezzo: «Quando sei ultimo è soprattutto la squadra a dover dare una mano al suo allenatore e noi, per svariati motivi, non ne fummo capaci. Ma sono felice di aver incontrato un tecnico come lui, meticoloso in campo e spiritoso fuori. Quando non si parla di calcio ti fa divertire, è il primo a ridere e scherzare al momento giusto. Non si tira mai indietro». Amico, confidente ed anche personaggio unico nel suo genere, scaramantico come pochi: «Odiava le scarpe colorate – ricorda Volpato -. Da buon amante del nero, il suo colore preferito, Sarri le pretendeva solo così: semplici. Al massimo con contorni bianchi. Ma quelli erano proprio gli anni dei primi scarpini colorati, così riuscimmo a trovare un accordo: colorarle di nero con la bomboletta spray per renderle meno variopinte».

 

FILOSOFIE DIFFERENTI. In totale sono tre i duelli “Reja vs Sarri” e la bilancia pende dalla parte del toscano: due volte è finita 2-2 (nel 2006/07 ed anche lo scorso anno in Atalanta-Empoli) mentre lo scorso dicembre, nel match d’andata, il Napoli s’impose 3-1 a Bergamo con doppietta di Higuain e gol di Hamsik. Entrambi sposano filosofie di calcio differenti per arrivare al medesimo obiettivo: Reja l’efficacia, Sarri l’estetica senza mai risultar narcisista. La fase difensiva, curata nei minimi dettagli, è il punto d’incrocio tra le due idee di pensiero, l’elemento cardine d’ogni ragionamento e strategia. Napoli ha imparato ad amarli perché con uno ha riscoperto il sapore della Serie A e con l’altro il gusto di vincere divertendosi a prescindere dall’avversario, in qualsiasi circostanza. È anche per questo che domani sera, per i due, saranno previsti solo applausi.

Fonte: Fabio Tarantino per il Roma