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L'ANALISI - Corbo: "Juventus-Napoli, incassi, marketing, diritti tv, per fortuna gli uomini contano ancora più dei soldi"
12.02.2016 12:51 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per Repubblica

Il Napoli entra senza arrossire nello stadio simbolo della Torino moderna. Impianto tra i primi al mondo. Ecocompatibile, realizzato dagli architetti Hernando Suarez e Gino Zavanella, lo stesso che su richiesta di De Laurentiis schizzò un progetto anche per il San Paolo. Carta straccia: un altro sogno svanito, nella metropoli italiana delle grandi opere incompiute. Il dislivello tra le due città, la differente velocità tra annunciare e attuare, l’abissale distanza tra Nord e Sud nella capacità delle imprese di collegarsi con gli enti pubblici, si riflettono anche nel calcio. Non è certo colpa della squadra e dei suoi tifosi se Napoli ha il più degradato, sporco, insicuro impianto del campionato. Diventa un ulteriore motivo di orgoglio per Sarri e i suoi campioni se stravincono, comunque. Già, la retorica delle belle storie d’amore vissute in una capanna. Ma il valore del Napoli, la sua guida illuminata, la disponibilità dei giocatori non può deviare l’attenzione del club. Tra Juve e Napoli è lo stadio che in larga parte crea la differenza. Incassi, marketing, diritti tv. Tutto squilibrato. Gli allenatori, da Mazzarri a Sarri passando per Benitez, hanno sottolineato il divario tra i bilanci. Vittimismo che non risolve nulla. Di chi è la colpa? Della Juve no, se dal 2011 tocca un fatturato triplo a quello del Napoli? Oltre a puntare su uno stadio di proprietà, ha ricapitalizzato con 120 milioni per coprire un rosso di 95 nel suo bilancio e volare più alto. Vuole, può e sa investire. Di De Laurentiis neanche, se fa impresa cercando redditività. Ha chiuso in attivo otto bilanci con vantaggi personali e familiari, certo, ma è una garanzia per i tifosi: tiene il Napoli ad alte quote. Gli industriali ancora meno, se nel 2004 il romano De Laurentis intuì il business e i napoletani no. In 12 non misero insieme quei sei milioni urgenti per salvare il Napoli. In questo depresso scenario prova ieri a staccarsi il Comune. Caduto nella illusione di concedere all’amico-nemico De Laurentiis più di quanto i suoi poteri di sindaco gli consentissero, Luigi de Magistris tenta di rendere almeno decoroso e sicuro l’impianto per la Champions. Una spesa di 18-22 milioni, tutta del Comune: è già qualcosa. L’assessore Ciro Borriello ha ricevuto una delegazione del Coni, e raccolto una infinità di prescrizioni. Speriamo. Dopo anni di progetti importanti ma tutti svaniti il tema si riproporrà. Il Napoli parte domani con due punti in più, ma la capacità manageriale di Torino e Napoli dà un altro punteggio: 328 milioni di fatturato contro 132. Per fortuna, gli uomini contano ancora più dei soldi.

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L'ANALISI - Corbo: "Juventus-Napoli, incassi, marketing, diritti tv, per fortuna gli uomini contano ancora più dei soldi"

di Napoli Magazine

12/02/2024 - 12:51

Il Napoli entra senza arrossire nello stadio simbolo della Torino moderna. Impianto tra i primi al mondo. Ecocompatibile, realizzato dagli architetti Hernando Suarez e Gino Zavanella, lo stesso che su richiesta di De Laurentiis schizzò un progetto anche per il San Paolo. Carta straccia: un altro sogno svanito, nella metropoli italiana delle grandi opere incompiute. Il dislivello tra le due città, la differente velocità tra annunciare e attuare, l’abissale distanza tra Nord e Sud nella capacità delle imprese di collegarsi con gli enti pubblici, si riflettono anche nel calcio. Non è certo colpa della squadra e dei suoi tifosi se Napoli ha il più degradato, sporco, insicuro impianto del campionato. Diventa un ulteriore motivo di orgoglio per Sarri e i suoi campioni se stravincono, comunque. Già, la retorica delle belle storie d’amore vissute in una capanna. Ma il valore del Napoli, la sua guida illuminata, la disponibilità dei giocatori non può deviare l’attenzione del club. Tra Juve e Napoli è lo stadio che in larga parte crea la differenza. Incassi, marketing, diritti tv. Tutto squilibrato. Gli allenatori, da Mazzarri a Sarri passando per Benitez, hanno sottolineato il divario tra i bilanci. Vittimismo che non risolve nulla. Di chi è la colpa? Della Juve no, se dal 2011 tocca un fatturato triplo a quello del Napoli? Oltre a puntare su uno stadio di proprietà, ha ricapitalizzato con 120 milioni per coprire un rosso di 95 nel suo bilancio e volare più alto. Vuole, può e sa investire. Di De Laurentiis neanche, se fa impresa cercando redditività. Ha chiuso in attivo otto bilanci con vantaggi personali e familiari, certo, ma è una garanzia per i tifosi: tiene il Napoli ad alte quote. Gli industriali ancora meno, se nel 2004 il romano De Laurentis intuì il business e i napoletani no. In 12 non misero insieme quei sei milioni urgenti per salvare il Napoli. In questo depresso scenario prova ieri a staccarsi il Comune. Caduto nella illusione di concedere all’amico-nemico De Laurentiis più di quanto i suoi poteri di sindaco gli consentissero, Luigi de Magistris tenta di rendere almeno decoroso e sicuro l’impianto per la Champions. Una spesa di 18-22 milioni, tutta del Comune: è già qualcosa. L’assessore Ciro Borriello ha ricevuto una delegazione del Coni, e raccolto una infinità di prescrizioni. Speriamo. Dopo anni di progetti importanti ma tutti svaniti il tema si riproporrà. Il Napoli parte domani con due punti in più, ma la capacità manageriale di Torino e Napoli dà un altro punteggio: 328 milioni di fatturato contro 132. Per fortuna, gli uomini contano ancora più dei soldi.

Fonte: Antonio Corbo per Repubblica