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L'ATTACCANTE - Milik scaccia via le critiche
21.08.2017 11:50 di Napoli Magazine Fonte: Pierpaolo Matrone per il Roma

Che le sue intenzioni fossero quelle di esagerare lo si era capito già il 2 agosto dell’anno scorso, quando firmò il suo contratto con il Napoli. Perché per un ‘9’ che andava via, quello di Gonzalo Higuain, c’era un Arkadiusz Milik pronto a raddoppiare tutto, quantomeno nella speranza. A cominciare dal numero, il ‘99’, e poi chissà. L’abbondanza c’era anche nella cifra che Aurelio De Laurentiis ha scritto sul libretto degli assegni per strapparlo all’Ajax: 35 milioni di euro, bonus compresi, secondo acquisto più costoso della storia del Napoli e cessione-record anche per l’Ajax, che se ne intende di giovani talenti, ma mai era riuscito a venderne uno a tutti quei soldi. Il biglietto da visita era di quelli importanti: 47 gol in 75 partite, una media spaventosa che aveva stregato tutti, tanto da arrivare ad avere anche un bar a lui dedicato nel cuore di Amsterdam, il Milik’s Bar.

 

CHE IMPATTO. Un idolo in Olanda, una stella promettente in Polonia, un beniamino anche a Napoli. Fin da subito, perché Arek sa essere anche l’uomo delle prime volte. Gli sono bastate due partite, la prima al San Paolo e la prima in Champions League con l’azzurro addosso. Due doppiette contro Milan e Dinamo Kiev che fecero innamorare tutti. Otto i gol fino ad ottobre. Poi, però, quel maledetto Danimarca- Polonia. Milik fa crack, serve l’operazione a Villa Stuart: 4-6 mesi di stop che possono sembrare infernali. Per tutti, ma non per lui. Perché sebbene si parli di un classe ‘94, la personalità è tanta. Volere è potere, ed Arek voleva una cosa soltanto: guarire. «Forse è fatto di un’altra pasta!» aveva esclamato Max Biaggi a tre giorni dall’operazione, dopo averlo incrociato in clinica. E cosa volete che sia un infortunio quando a 6 anni perdi un padre? Milik è forte, ha dovuto esserlo per forza di cose. Poi, a ginocchio guarito, una gestione parsimoniosa da parte di Sarri e lo scorso anno è diventato solo una fase di rodaggio.

 

IL NUOVO MILIK. Adesso l’ex Ajax è pronto sul serio, al 100%. Anche dal punto di vista tattico è più inserito rispetto alla scorsa stagione. Maurizio Sarri ci ha lavorato tantissimo nel ritiro di Dimaro, per farlo rientrare appieno nei meccanismi della formazione azzurra, che nel frattempo è cambiata, ha preso velocità, ha immagazinato un gioco tutto nuovo e spettacolare. Col suo baricentro alto, la punta poteva trovarsi in difficoltà. Non è Mertens e si vede, ma un’alternativa tattica dello stesso spessore. Riesce a giocare di prima, proprio come gli chiede il suo allenatore. Ha aumentato la velocità, di passo e di pensiero, e si è anche allontanato un po’ dall’area di rigore, con la quale l’amore è viscerale fin dai tempi di Gornik Zabrze, dove ha mosso i primi passi. È un nuovo Milik, sì, ma con le vecchie abitudini. Tipo quella di segnare alla prima volta, anche se sabato niente doppietta. Un solo gol alla prima di campionato, con il destro, quello che dovrebbe essere il suo piede debole. Una frustata che qualcuno ha paragonato al diritto di Roger Federer. E’ un cecchino, Arkadiusz: tre reti nelle ultime cinque partite da titolare in Serie A. E’ carichissimo, Arkadiusz. «Vinceremo anche le prossime gare» ha scritto ieri sui social. E se lui gira così, il gioco diventa sicuramente più facile.

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L'ATTACCANTE - Milik scaccia via le critiche

di Napoli Magazine

21/08/2024 - 11:50

Che le sue intenzioni fossero quelle di esagerare lo si era capito già il 2 agosto dell’anno scorso, quando firmò il suo contratto con il Napoli. Perché per un ‘9’ che andava via, quello di Gonzalo Higuain, c’era un Arkadiusz Milik pronto a raddoppiare tutto, quantomeno nella speranza. A cominciare dal numero, il ‘99’, e poi chissà. L’abbondanza c’era anche nella cifra che Aurelio De Laurentiis ha scritto sul libretto degli assegni per strapparlo all’Ajax: 35 milioni di euro, bonus compresi, secondo acquisto più costoso della storia del Napoli e cessione-record anche per l’Ajax, che se ne intende di giovani talenti, ma mai era riuscito a venderne uno a tutti quei soldi. Il biglietto da visita era di quelli importanti: 47 gol in 75 partite, una media spaventosa che aveva stregato tutti, tanto da arrivare ad avere anche un bar a lui dedicato nel cuore di Amsterdam, il Milik’s Bar.

 

CHE IMPATTO. Un idolo in Olanda, una stella promettente in Polonia, un beniamino anche a Napoli. Fin da subito, perché Arek sa essere anche l’uomo delle prime volte. Gli sono bastate due partite, la prima al San Paolo e la prima in Champions League con l’azzurro addosso. Due doppiette contro Milan e Dinamo Kiev che fecero innamorare tutti. Otto i gol fino ad ottobre. Poi, però, quel maledetto Danimarca- Polonia. Milik fa crack, serve l’operazione a Villa Stuart: 4-6 mesi di stop che possono sembrare infernali. Per tutti, ma non per lui. Perché sebbene si parli di un classe ‘94, la personalità è tanta. Volere è potere, ed Arek voleva una cosa soltanto: guarire. «Forse è fatto di un’altra pasta!» aveva esclamato Max Biaggi a tre giorni dall’operazione, dopo averlo incrociato in clinica. E cosa volete che sia un infortunio quando a 6 anni perdi un padre? Milik è forte, ha dovuto esserlo per forza di cose. Poi, a ginocchio guarito, una gestione parsimoniosa da parte di Sarri e lo scorso anno è diventato solo una fase di rodaggio.

 

IL NUOVO MILIK. Adesso l’ex Ajax è pronto sul serio, al 100%. Anche dal punto di vista tattico è più inserito rispetto alla scorsa stagione. Maurizio Sarri ci ha lavorato tantissimo nel ritiro di Dimaro, per farlo rientrare appieno nei meccanismi della formazione azzurra, che nel frattempo è cambiata, ha preso velocità, ha immagazinato un gioco tutto nuovo e spettacolare. Col suo baricentro alto, la punta poteva trovarsi in difficoltà. Non è Mertens e si vede, ma un’alternativa tattica dello stesso spessore. Riesce a giocare di prima, proprio come gli chiede il suo allenatore. Ha aumentato la velocità, di passo e di pensiero, e si è anche allontanato un po’ dall’area di rigore, con la quale l’amore è viscerale fin dai tempi di Gornik Zabrze, dove ha mosso i primi passi. È un nuovo Milik, sì, ma con le vecchie abitudini. Tipo quella di segnare alla prima volta, anche se sabato niente doppietta. Un solo gol alla prima di campionato, con il destro, quello che dovrebbe essere il suo piede debole. Una frustata che qualcuno ha paragonato al diritto di Roger Federer. E’ un cecchino, Arkadiusz: tre reti nelle ultime cinque partite da titolare in Serie A. E’ carichissimo, Arkadiusz. «Vinceremo anche le prossime gare» ha scritto ieri sui social. E se lui gira così, il gioco diventa sicuramente più facile.

Fonte: Pierpaolo Matrone per il Roma