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TONI AZZURRI - Iavarone: "Quella voglia matta di sentirsi il Napoli"
28.04.2015 17:13 di Napoli Magazine

NAPOLI - Si stropiccia gli occhi il Napoli: ma davvero sono così potente e implacabile, e perché non me ne sono accorto prima? Se lo staranno chiedendo i ragazzi con la maglia del colore del mare, dopo le settimane opache che portavano solo sconfitte e interminabili psicodrammi. Si asciuga gli occhi Lorenzo Insigne, mentre inghiotte le proprie lacrime, che esaltano il suo gol e sanno di giorni tristi e sogni di riscatto. Si ferma su questa immagine, ben oltre il 4-2 finale, la partita della squadra di Benitez. E stoppa tutti gli altri fotogrammi sul proprio presente e sul futuro prossimo, su quello che sarà nella prossima stagione e su ciò che accadrà da oggi a fine maggio. Le fiondate di Higuain e la  magia di Insigne, il piccolo grande figlio di Napoli, marchiano i novanta minuti di Fuorigrotta. La Samp è finita rannicchiata in un angolo, nemmeno il suo allenatore, Sinisa Mihajlovic, che si vorrebbe già in azzurro, prova  ad uscire dal cantuccio nel quale l’ha infilato questo Napoli. Riflettono sull’impossibilità dell’impresa di cui s’erano fatti carico. Ovvero fermare la corsa del Napoli verso il terzo e il secondo posto, magari ricandidandosi a posti d’alta classifica. Macché, questo sarà pure un campionato non bellissimo, né particolarmente impegnativo, tuttavia una verità storica, anche nel calcio, non sfugge a una regola inviolabile: la qualità non è un dettaglio, bensì è la globalità: tra napoletani e doriani c’è l’abisso della classe, delle virtù calcistiche. Basta osservare all’opera quel bendidio che Benitez ha a disposizione per intendersi su un punto: quando il Napoli sente di essere il Napoli, fa il deserto intorno a sé per emergere e distinguersi. Emerge su ogni dettaglio tecnico, la squadra di Benitez: nel palleggio, nella proposizione e nella fase difensiva che apre alle transizioni d’attacco e alle ripartenze in campo aperto con Insigne e Callejon. Insomma, questi giocano e si divertono. Soprattutto incantano per forza d’urto e qualità delle soluzioni tattiche, Ma attenzione, queste vengono pure dall’allenatore, ma la capacità di sentirsi calciatori giusti nei posti e negli attimi giusti è dote individuale, non è un’isolata sonata d’orchestra. Perché l’orchestra Napoli interpreta da quindici giorni a meraviglia non solo lo spartito di Benitez, ma anche e soprattutto il proprio virtuosismo. Credo che se dovessi formulare la pagella della serata, sarebbe impossibile marcare delle differenze. Insomma, come diceva quel tale: tutti bravi e arrivederci alla prossima. 

 

 

Toni Iavarone

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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NAPOLI - Si stropiccia gli occhi il Napoli: ma davvero sono così potente e implacabile, e perché non me ne sono accorto prima? Se lo staranno chiedendo i ragazzi con la maglia del colore del mare, dopo le settimane opache che portavano solo sconfitte e interminabili psicodrammi. Si asciuga gli occhi Lorenzo Insigne, mentre inghiotte le proprie lacrime, che esaltano il suo gol e sanno di giorni tristi e sogni di riscatto. Si ferma su questa immagine, ben oltre il 4-2 finale, la partita della squadra di Benitez. E stoppa tutti gli altri fotogrammi sul proprio presente e sul futuro prossimo, su quello che sarà nella prossima stagione e su ciò che accadrà da oggi a fine maggio. Le fiondate di Higuain e la  magia di Insigne, il piccolo grande figlio di Napoli, marchiano i novanta minuti di Fuorigrotta. La Samp è finita rannicchiata in un angolo, nemmeno il suo allenatore, Sinisa Mihajlovic, che si vorrebbe già in azzurro, prova  ad uscire dal cantuccio nel quale l’ha infilato questo Napoli. Riflettono sull’impossibilità dell’impresa di cui s’erano fatti carico. Ovvero fermare la corsa del Napoli verso il terzo e il secondo posto, magari ricandidandosi a posti d’alta classifica. Macché, questo sarà pure un campionato non bellissimo, né particolarmente impegnativo, tuttavia una verità storica, anche nel calcio, non sfugge a una regola inviolabile: la qualità non è un dettaglio, bensì è la globalità: tra napoletani e doriani c’è l’abisso della classe, delle virtù calcistiche. Basta osservare all’opera quel bendidio che Benitez ha a disposizione per intendersi su un punto: quando il Napoli sente di essere il Napoli, fa il deserto intorno a sé per emergere e distinguersi. Emerge su ogni dettaglio tecnico, la squadra di Benitez: nel palleggio, nella proposizione e nella fase difensiva che apre alle transizioni d’attacco e alle ripartenze in campo aperto con Insigne e Callejon. Insomma, questi giocano e si divertono. Soprattutto incantano per forza d’urto e qualità delle soluzioni tattiche, Ma attenzione, queste vengono pure dall’allenatore, ma la capacità di sentirsi calciatori giusti nei posti e negli attimi giusti è dote individuale, non è un’isolata sonata d’orchestra. Perché l’orchestra Napoli interpreta da quindici giorni a meraviglia non solo lo spartito di Benitez, ma anche e soprattutto il proprio virtuosismo. Credo che se dovessi formulare la pagella della serata, sarebbe impossibile marcare delle differenze. Insomma, come diceva quel tale: tutti bravi e arrivederci alla prossima. 

 

 

Toni Iavarone

 

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