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DRIES - Mertens: "Mi sento napoletano da sempre, Sarri mi ha insegnato il calcio"
18.11.2017 11:35 di Napoli Magazine

Dries Mertens, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Il calcio in Italia è una bellissima malattia. Quando sono arrivato a Napoli mi sono reso conto che tutti seguono il calcio con immensa passione, anche le nonne. Come ho iniziato a giocare a calcio? Mio fratello ha cinque anni più di me e giocava a calcio. Io avevo quattro anni, si poteva iniziare solo a cinque. Così l’unica cosa che potevo fare, piccolo com’ero, era vedere i suoi allenamenti. Quindi stavo e guardavo ma avevo una gran voglia di tirare calci al pallone. Una volta non ho retto e sono andato al campo a giocare con ragazzi che avevano 5 o 6 anni. In quel momento papà non mi stava guardando, ma quando se ne è accorto mi è venuto a prendere: “Non puoi giocare, sei troppo piccolo”. Ma l’allenatore della squadra lo ha fermato: ‘No domani lui si allena con noi, è molto forte’. Da bambino non avevo un idolo. Giocavo a calcio, giocavo sempre, ma non lo guardavo. Napoli? Avevo giocato a Napoli con l’Utrecht. Mi erano piaciuti subito la città e il suo spirito. Quando la società mi ha acquistato sono venuto con tutta la famiglia e mi sono ambientato facilmente. E’ molto diverso il sentimento della gente di Napoli per il calcio e i suoi protagonisti rispetto a quello a cui ero abituato in Belgio. Ci sono un calore, una solidarietà che ti aiutano a vivere bene una città che non è la tua. Napoli si stringe attorno ai giocatori della sua squadra, li fa sentire tutti napoletani da sempre. Il punto che mi piace di più di Napoli? Il mare. Non mi si può togliere il mare. Io vivo al mare. Mi sveglio con il caffè, vedo il mare e questo mi fa felice. Anche io avrei voluto, nella vita, essere alto due metri. C'è bisogno di fisicità in certe zone del campo. Essere brevilineo ti aiuta per saltare l'uomo, nell'uno contro uno, ma è un limite sui cross o in fase difensiva. Centravanti ideale? Ho giocato con Higuain e posso dire che è un fuoriclasse, per questo abbiamo avuto difficoltà quando è andato via. Sa fare cose che non tanti attaccanti sanno fare. Cosa mi ha insegnato Sarri? Il calcio. E’ un allenatore che mi piace. E’ un tecnico preparato e persino scienti­fico nella cura delle partite. Una cosa che mi piace del suo gioco è il modo in cui organizza le fasi in cui noi abbiamo il possesso di palla e poi come struttura la pressione che facciamo sugli avversari, quando sono loro a giocare il pallone. Mi piace come prepara ogni incontro. Sembra che già hai giocato la partita e in campo sembra che la tua squadra abbia un uomo in più. Anno buono per lo scudetto? Speriamo. E’ vero che siamo stati sfortunati, che l’infortunio di Milik e adesso di Ghoulam non ci aiutano, sappiamo che non abbiamo 30 uomini ma vogliamo fare bene e siamo un punto avanti alle altre squadre. E questo è già un importante passo in avanti, in un campionato che sarà molto combattuto. Il difensore più forte che ho incontrato? Non lo so, ma mi piace giocare contro difensori forti, mi sprona. Quando gioco contro Chiellini, per esempio, mi trovo bene. Il mio gol preferito? Quello contro la Fiorentina. Ho fatto un tunnel a Rodriguez poi un passaggio no look ad Hamsik. Lui ha tirato, il portiere ha respinto e io ho fatto gol. Spiegare il calcio ad un bambino? Direi che è piena gioia, pura felicità. Puro divertimento. Il Belgio? Ci sono tanti calciatori giovani e talentuosi, siamo una grande generazione, come non capitava da anni. Non sono forti solo i titolari, ma anche le riserve, e stiamo giocando davvero bene. Siamo ancora alla ricerca del modulo più giusto, ma abbiamo delle potenzialità enormi e ci sono ancora sette mesi per trovarlo e cercare di migliorare per raggiungere il miglior risultato possibile ai Mondiali. Italia eliminata? Forse potete tifare per noi ora dato che molti nostri giocatori giocano in questo campionato e vogliono bene alla nazione. Mi dispiace tanto, perché sono qui da cinque anni e vedere amici come Jorginho e Insigne non andare al Mondiale non è bello. L'Italia è una grande squadra, una delle grandi del calcio, e meritava di qualificarsi. Il problema è stato nel girone con la Spagna, la più forte del mondo, secondo me, insieme alla Germania: arrivare secondi, quindi, era immaginabile. Poi, nel Playoff contro la Svezia, è stata anche sfortunata".

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DRIES - Mertens: "Mi sento napoletano da sempre, Sarri mi ha insegnato il calcio"

di Napoli Magazine

18/11/2024 - 11:35

Dries Mertens, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Il calcio in Italia è una bellissima malattia. Quando sono arrivato a Napoli mi sono reso conto che tutti seguono il calcio con immensa passione, anche le nonne. Come ho iniziato a giocare a calcio? Mio fratello ha cinque anni più di me e giocava a calcio. Io avevo quattro anni, si poteva iniziare solo a cinque. Così l’unica cosa che potevo fare, piccolo com’ero, era vedere i suoi allenamenti. Quindi stavo e guardavo ma avevo una gran voglia di tirare calci al pallone. Una volta non ho retto e sono andato al campo a giocare con ragazzi che avevano 5 o 6 anni. In quel momento papà non mi stava guardando, ma quando se ne è accorto mi è venuto a prendere: “Non puoi giocare, sei troppo piccolo”. Ma l’allenatore della squadra lo ha fermato: ‘No domani lui si allena con noi, è molto forte’. Da bambino non avevo un idolo. Giocavo a calcio, giocavo sempre, ma non lo guardavo. Napoli? Avevo giocato a Napoli con l’Utrecht. Mi erano piaciuti subito la città e il suo spirito. Quando la società mi ha acquistato sono venuto con tutta la famiglia e mi sono ambientato facilmente. E’ molto diverso il sentimento della gente di Napoli per il calcio e i suoi protagonisti rispetto a quello a cui ero abituato in Belgio. Ci sono un calore, una solidarietà che ti aiutano a vivere bene una città che non è la tua. Napoli si stringe attorno ai giocatori della sua squadra, li fa sentire tutti napoletani da sempre. Il punto che mi piace di più di Napoli? Il mare. Non mi si può togliere il mare. Io vivo al mare. Mi sveglio con il caffè, vedo il mare e questo mi fa felice. Anche io avrei voluto, nella vita, essere alto due metri. C'è bisogno di fisicità in certe zone del campo. Essere brevilineo ti aiuta per saltare l'uomo, nell'uno contro uno, ma è un limite sui cross o in fase difensiva. Centravanti ideale? Ho giocato con Higuain e posso dire che è un fuoriclasse, per questo abbiamo avuto difficoltà quando è andato via. Sa fare cose che non tanti attaccanti sanno fare. Cosa mi ha insegnato Sarri? Il calcio. E’ un allenatore che mi piace. E’ un tecnico preparato e persino scienti­fico nella cura delle partite. Una cosa che mi piace del suo gioco è il modo in cui organizza le fasi in cui noi abbiamo il possesso di palla e poi come struttura la pressione che facciamo sugli avversari, quando sono loro a giocare il pallone. Mi piace come prepara ogni incontro. Sembra che già hai giocato la partita e in campo sembra che la tua squadra abbia un uomo in più. Anno buono per lo scudetto? Speriamo. E’ vero che siamo stati sfortunati, che l’infortunio di Milik e adesso di Ghoulam non ci aiutano, sappiamo che non abbiamo 30 uomini ma vogliamo fare bene e siamo un punto avanti alle altre squadre. E questo è già un importante passo in avanti, in un campionato che sarà molto combattuto. Il difensore più forte che ho incontrato? Non lo so, ma mi piace giocare contro difensori forti, mi sprona. Quando gioco contro Chiellini, per esempio, mi trovo bene. Il mio gol preferito? Quello contro la Fiorentina. Ho fatto un tunnel a Rodriguez poi un passaggio no look ad Hamsik. Lui ha tirato, il portiere ha respinto e io ho fatto gol. Spiegare il calcio ad un bambino? Direi che è piena gioia, pura felicità. Puro divertimento. Il Belgio? Ci sono tanti calciatori giovani e talentuosi, siamo una grande generazione, come non capitava da anni. Non sono forti solo i titolari, ma anche le riserve, e stiamo giocando davvero bene. Siamo ancora alla ricerca del modulo più giusto, ma abbiamo delle potenzialità enormi e ci sono ancora sette mesi per trovarlo e cercare di migliorare per raggiungere il miglior risultato possibile ai Mondiali. Italia eliminata? Forse potete tifare per noi ora dato che molti nostri giocatori giocano in questo campionato e vogliono bene alla nazione. Mi dispiace tanto, perché sono qui da cinque anni e vedere amici come Jorginho e Insigne non andare al Mondiale non è bello. L'Italia è una grande squadra, una delle grandi del calcio, e meritava di qualificarsi. Il problema è stato nel girone con la Spagna, la più forte del mondo, secondo me, insieme alla Germania: arrivare secondi, quindi, era immaginabile. Poi, nel Playoff contro la Svezia, è stata anche sfortunata".