L'Angolo
IL GRAFFIO - Corbo: "Presidente, sta pensando al piano giusto?"
02.05.2016 11:25 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

NAPOLI - Primo Maggio grazie, mi dà il tempo di riflettere. Dedico l'ultima parte ai pensieri che mi hanno turbato. L'arresto di un presunto pedofilo per la morte di Fortuna, “Chicca”, sei anni, precipitata dall'ottavo piano di quel parco degli orrori chiamato ancora Parco Verde. Pensieri che lascio alla fine, per chi ha voglia di leggermi oltre i temi consueti del Graffio.
Ho parlato con qualche radio in questi giorni. Ringrazio chi ha avuto la cortesia di interpellarmi. Rilevo tuttavia che argomenti e domande non cambiano. Questa è ormai classica: la prossima partita è da temere?
Credo che vada cambiata e sdoppiata la prospettiva. è la prima. L'altra: che futuro ha il Napoli?
Liquido la prima. Fino a metà maggio il Napoli può conquistare qualcosa di importante: il secondo posto vale quasi quanto lo scudetto. Ed è obiettivo da non fallire. La mancata conquista del titolo è una profonda disillusione, risparmia però le scene di eccessivo folklore. Le televisioni, anche le migliori tra le reti nazionali, raccontano gli aspetti demenziali di un successo sportivo. Se i tifosi del Crotone si rivedranno fra vent'anni nelle immagini di dissennata allegria forse potranno anche arrossire. La felicità ha una regola: saperla vivere. Mai sciuparla nel bieco delirio di una scena consegnata ad una telecamera. Conosco Crotone, la Calabria, il Sud. Hanno gente seria almeno quanto seria è la realtà meridionale. Il calcio è una ventata di allegria e orgoglio quando la squadra conquista una promozione. Benvenuto Crotone in A, ma noi giornalisti rispettiamo l'evento raccontando tutta la festa, esportando anche le scene di chi festeggia con dignità e misura. Non riprendere solo le macchiette.
Uno ha detto: Non ho pianto quando è nato mio figlio, piango ora.
Povero bambino, che padre stupido ha trovato sulla terra. Spero che da grande nessuno gli mostri quella dichiarazione.
Lo scudetto, quindi. Credo sia stato davvero triste averlo solo sfiorato a Napoli. Il titolo di Campione d'interno sembrava annunciarlo. Nella seconda parte del campionato, il Napoli è andato avanti più o meno alla stessa velocità, ma la Juve in rimonta è stata più forte, fortunata ed anche tutelata di questa squadra che mollemente si è lasciata imporre il silenzio stampa. Senza che uno solo - Sarri, Reina, Hamsik..-desse ai tifosi o chiedesse al presidente spiegazioni. Che cosa il Napoli rischia di dire e non deve?
Sul Napoli è calato un silenzio greve. Tutto il grigio della disillusione e del rimpianto. La depressione è ingiustificata per chi esce dalla sconfitta con la Roma al secondo posto e con la possibilità di difenderlo.
La società ha sperato di eliminare voci su richieste di premi, di conferme, di bonus? Forse, ma ha oscurato una splendida stagione.
Ho letto con attenzione l'analisi di Francesco De Luca. La sua eleganza, la prudenza, l'equilibrio del giornalista che conosco bene danno rilievo ai suoi timori. Evidentemente anche Francesco segue con preoccupazione questa squadra confinata dal suo presidente in un labirinto di ombre, di silenzi complici, di rimorsi inconfessabili. Un giorno o l'altro qualcuno sentirà il dovere di raccontare che succede tra le quinte? Può essere vero che De Laurentiis non sia soddisfatto di Sarri? Può essere credibile il rammarico dell'allenatore che non si sente gratificato dopo aver portato la squadra là dove nessuno aveva osato chiedergli?
Il Napoli ha ottimi professionisti per la comunicazione. Ma non se ne avvale. Perché il presidente pensa di sapere anche di più. Fosse vero, lancerebbe meglio i suoi film, almeno gli ultimi.
Giusto che termini il campionato. Il secondo posto vale il futuro quasi quanto lo scudetto perché conclude nel modo migliore la cavalcata della squadra. E la premia con una quarantina di milioni. Abbastanza per impostare un discorso nuovo. Porre le bassi ad un Napoli che può essere grande anche nei confini di un calcio ancora piccolo piccolo qual è il campionato italiano. Vi dice niente l'esempio negativo di Conte, purtroppo tollerato dalla Federcalcio? Sta preparando gli Europei
e lui è già fuggito in Inghilterra. Si è messo al riparo da qualsiasi risultato: vada come vada, lui è già nella ricca Premier.
Programmare il nuovo Napoli è facile, se si parte da pochi elementi.
1) Il Napoli per struttura tecnica e societaria è in ritardo sulla Juve che ha già un fatturato rilevante, una panchina di lusso, ottimi giovani in giro.
2) Il Napoli fattura la metà della Juve (circa 350 milioni contro 170) e non ha altri soci o fonti per investire.
3) De Laurentiis ha i conti in ordine, ed è un grande merito il suo; ma non è disposto a investimenti cospicui o rischiosi, non apre a soci, ed è suo diritto decidere.
Quindi?
Il Napoli ha poche ma buone soluzioni.
Non può rincorrere le Juve, troppo più avanti per una potenza societaria che, forse a sua insaputa, intimidisce anche gli arbitri, arbitri che nel dubbio sbagliano troppo spesso sulla pelle dei più deboli. Quante decisioni favorevoli hanno sospinto in alto la Juve? E quante sfavorevoli buttano giù il Frosinone di un civilissimo bravo Stellone? Il Napoli deve quindi fare la corsa su se stesso migliorando, con saggezza e competenza, la sua struttura tecnica. Può contare su un allenatore capace ed ambizioso come sul direttore sportivo. Cristiano Giuntoli conosce il mercato, ha l'intelligenza tecnica che mancava al club, è auspicabile che trovi le parole per convincere De Laurentiis sulle strategie, più difficile eludere le barriere finanziare del leggendario Chiavelli.
Migliorare se stesso vuol dire anche elaborare un piano con l'allenatore. Il ritardo della firma è probabilmente utile. Meglio discutere con calma. Non credo sia questione di soldi, o solo di soldi. Bisogna capire se Sarri riuscirà a collaborare nello sviluppo tecnico del Napoli, garantendo un più fluido ricambio di temi tattici e uomini in formazione. Occorrono più schemi e più giocatori da impiegare.
Solo elogi a Sarri, nessuno poteva fare meglio e di più. Ma rivedendo la partita di Roma è rimasto in balia dell'effetto Totti. Non si è capito se il Napoli nel finale stesse accelerando per vincere o attrezzandosi per difendere il pareggio così prezioso fino a mezzanotte. Tollerare Hamsik oltre ogni limite è stato il segnale di un fatale equivoco.
Aspettiamo il termine del campionato, giusto.
L'ultima delle soluzioni è legata a De Laurentiis. Sta nel calcio da troppo tempo per non conoscerlo. I risultati sono stati finora importanti. Un rapporto più franco con i tifosi, una vigilanza rigorosa nelle esternazioni, una maggiore autorevolezza nei rapporti con Federcalcio, Lega ed altri club possono favorire la conduzione del prossimo ciclo.
Fin qua, il calcio.
Chiudo il mio Primo Maggio richiamando i ricordi di una mia esperienza professionale. In decenni di cronaca per Repubblica ho seguito scandali e tragedie. Per il “Venerdì” sono stato tre giorni a Caivano per esplorare tutto il marcio del Parco Verde. L'arresto del presunto assassino porta in primo piano quanto si leggeva in quel servizio. Il procuratore Francesco Greco e il suo collega Domenico Airoma dovevano raccogliere attraverso indagini difficilissime dei carabinieri prove per l'arresto. Gran lavoro.
Nei servizi televisivi ho visto spesso il prete della zona. Maurizio Patriciello, parroco di Parco Verde. Lo conobbi quando precipitò con la sua mole ed il suo vocione rauco sul tavolo di Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia, a Castelcapuano. Ero moderatore del convegno organizzato dal “Sabato delle Idee” di Marco Salvatore. C'erano giganti della magistratura. I procuratori antimafia Franco Roberti, oggi responsabile nazionale anche dell'antiterrorismo, e Federico Cafiero de Raho.
L'irruzione di Patriciello per motivi di carità ritardò l'inizio del convegno. Chiedeva attenzione sulla Terra dei Fuochi ad un ministro che non si occupava di ambiente né di finanziamenti. Lo conobbi allora. L'ho cercato mentre ero al Parco Verde. Mi rispose, pensava che chiedessi informazioni sulla Terra dei Fuochi. Spiegai che svolgevo un reportage su pedofili e assassini. . Da quel venerdì non ci siamo più sentiti.
Se un giorno dovessi tornare da quelle parti per lavoro, gli domanderei quanto non ha avuto tempo di dire in tv. Nelle confessioni dei tremila fedeli, caro Patriciello, non ha mai captato la sensazione di quanto oggi le indagini e le neuropsichiatre infantili dell'Asl rivelano? Non dico che dovesse informare i carabinieri, ma vorrei sapere se ha dedicato qualche omelia domenicale, così di sfuggita, in linee generali, ai parrocchiani. Alla gente di quel lager dell'orrore che fa volare come angeli i bambini violentati. Probabile che fra questi vi fossero chissà quanti porci.
Forse l'ha fatto, mi scuserà se l'ha fatto, ma era molto più alta e forte la sua voce quando chiamava lo Stato per invocare fondi a vicine e lontane Terre dei Fuochi.

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NAPOLI - Primo Maggio grazie, mi dà il tempo di riflettere. Dedico l'ultima parte ai pensieri che mi hanno turbato. L'arresto di un presunto pedofilo per la morte di Fortuna, “Chicca”, sei anni, precipitata dall'ottavo piano di quel parco degli orrori chiamato ancora Parco Verde. Pensieri che lascio alla fine, per chi ha voglia di leggermi oltre i temi consueti del Graffio.
Ho parlato con qualche radio in questi giorni. Ringrazio chi ha avuto la cortesia di interpellarmi. Rilevo tuttavia che argomenti e domande non cambiano. Questa è ormai classica: la prossima partita è da temere?
Credo che vada cambiata e sdoppiata la prospettiva. è la prima. L'altra: che futuro ha il Napoli?
Liquido la prima. Fino a metà maggio il Napoli può conquistare qualcosa di importante: il secondo posto vale quasi quanto lo scudetto. Ed è obiettivo da non fallire. La mancata conquista del titolo è una profonda disillusione, risparmia però le scene di eccessivo folklore. Le televisioni, anche le migliori tra le reti nazionali, raccontano gli aspetti demenziali di un successo sportivo. Se i tifosi del Crotone si rivedranno fra vent'anni nelle immagini di dissennata allegria forse potranno anche arrossire. La felicità ha una regola: saperla vivere. Mai sciuparla nel bieco delirio di una scena consegnata ad una telecamera. Conosco Crotone, la Calabria, il Sud. Hanno gente seria almeno quanto seria è la realtà meridionale. Il calcio è una ventata di allegria e orgoglio quando la squadra conquista una promozione. Benvenuto Crotone in A, ma noi giornalisti rispettiamo l'evento raccontando tutta la festa, esportando anche le scene di chi festeggia con dignità e misura. Non riprendere solo le macchiette.
Uno ha detto: Non ho pianto quando è nato mio figlio, piango ora.
Povero bambino, che padre stupido ha trovato sulla terra. Spero che da grande nessuno gli mostri quella dichiarazione.
Lo scudetto, quindi. Credo sia stato davvero triste averlo solo sfiorato a Napoli. Il titolo di Campione d'interno sembrava annunciarlo. Nella seconda parte del campionato, il Napoli è andato avanti più o meno alla stessa velocità, ma la Juve in rimonta è stata più forte, fortunata ed anche tutelata di questa squadra che mollemente si è lasciata imporre il silenzio stampa. Senza che uno solo - Sarri, Reina, Hamsik..-desse ai tifosi o chiedesse al presidente spiegazioni. Che cosa il Napoli rischia di dire e non deve?
Sul Napoli è calato un silenzio greve. Tutto il grigio della disillusione e del rimpianto. La depressione è ingiustificata per chi esce dalla sconfitta con la Roma al secondo posto e con la possibilità di difenderlo.
La società ha sperato di eliminare voci su richieste di premi, di conferme, di bonus? Forse, ma ha oscurato una splendida stagione.
Ho letto con attenzione l'analisi di Francesco De Luca. La sua eleganza, la prudenza, l'equilibrio del giornalista che conosco bene danno rilievo ai suoi timori. Evidentemente anche Francesco segue con preoccupazione questa squadra confinata dal suo presidente in un labirinto di ombre, di silenzi complici, di rimorsi inconfessabili. Un giorno o l'altro qualcuno sentirà il dovere di raccontare che succede tra le quinte? Può essere vero che De Laurentiis non sia soddisfatto di Sarri? Può essere credibile il rammarico dell'allenatore che non si sente gratificato dopo aver portato la squadra là dove nessuno aveva osato chiedergli?
Il Napoli ha ottimi professionisti per la comunicazione. Ma non se ne avvale. Perché il presidente pensa di sapere anche di più. Fosse vero, lancerebbe meglio i suoi film, almeno gli ultimi.
Giusto che termini il campionato. Il secondo posto vale il futuro quasi quanto lo scudetto perché conclude nel modo migliore la cavalcata della squadra. E la premia con una quarantina di milioni. Abbastanza per impostare un discorso nuovo. Porre le bassi ad un Napoli che può essere grande anche nei confini di un calcio ancora piccolo piccolo qual è il campionato italiano. Vi dice niente l'esempio negativo di Conte, purtroppo tollerato dalla Federcalcio? Sta preparando gli Europei
e lui è già fuggito in Inghilterra. Si è messo al riparo da qualsiasi risultato: vada come vada, lui è già nella ricca Premier.
Programmare il nuovo Napoli è facile, se si parte da pochi elementi.
1) Il Napoli per struttura tecnica e societaria è in ritardo sulla Juve che ha già un fatturato rilevante, una panchina di lusso, ottimi giovani in giro.
2) Il Napoli fattura la metà della Juve (circa 350 milioni contro 170) e non ha altri soci o fonti per investire.
3) De Laurentiis ha i conti in ordine, ed è un grande merito il suo; ma non è disposto a investimenti cospicui o rischiosi, non apre a soci, ed è suo diritto decidere.
Quindi?
Il Napoli ha poche ma buone soluzioni.
Non può rincorrere le Juve, troppo più avanti per una potenza societaria che, forse a sua insaputa, intimidisce anche gli arbitri, arbitri che nel dubbio sbagliano troppo spesso sulla pelle dei più deboli. Quante decisioni favorevoli hanno sospinto in alto la Juve? E quante sfavorevoli buttano giù il Frosinone di un civilissimo bravo Stellone? Il Napoli deve quindi fare la corsa su se stesso migliorando, con saggezza e competenza, la sua struttura tecnica. Può contare su un allenatore capace ed ambizioso come sul direttore sportivo. Cristiano Giuntoli conosce il mercato, ha l'intelligenza tecnica che mancava al club, è auspicabile che trovi le parole per convincere De Laurentiis sulle strategie, più difficile eludere le barriere finanziare del leggendario Chiavelli.
Migliorare se stesso vuol dire anche elaborare un piano con l'allenatore. Il ritardo della firma è probabilmente utile. Meglio discutere con calma. Non credo sia questione di soldi, o solo di soldi. Bisogna capire se Sarri riuscirà a collaborare nello sviluppo tecnico del Napoli, garantendo un più fluido ricambio di temi tattici e uomini in formazione. Occorrono più schemi e più giocatori da impiegare.
Solo elogi a Sarri, nessuno poteva fare meglio e di più. Ma rivedendo la partita di Roma è rimasto in balia dell'effetto Totti. Non si è capito se il Napoli nel finale stesse accelerando per vincere o attrezzandosi per difendere il pareggio così prezioso fino a mezzanotte. Tollerare Hamsik oltre ogni limite è stato il segnale di un fatale equivoco.
Aspettiamo il termine del campionato, giusto.
L'ultima delle soluzioni è legata a De Laurentiis. Sta nel calcio da troppo tempo per non conoscerlo. I risultati sono stati finora importanti. Un rapporto più franco con i tifosi, una vigilanza rigorosa nelle esternazioni, una maggiore autorevolezza nei rapporti con Federcalcio, Lega ed altri club possono favorire la conduzione del prossimo ciclo.
Fin qua, il calcio.
Chiudo il mio Primo Maggio richiamando i ricordi di una mia esperienza professionale. In decenni di cronaca per Repubblica ho seguito scandali e tragedie. Per il “Venerdì” sono stato tre giorni a Caivano per esplorare tutto il marcio del Parco Verde. L'arresto del presunto assassino porta in primo piano quanto si leggeva in quel servizio. Il procuratore Francesco Greco e il suo collega Domenico Airoma dovevano raccogliere attraverso indagini difficilissime dei carabinieri prove per l'arresto. Gran lavoro.
Nei servizi televisivi ho visto spesso il prete della zona. Maurizio Patriciello, parroco di Parco Verde. Lo conobbi quando precipitò con la sua mole ed il suo vocione rauco sul tavolo di Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia, a Castelcapuano. Ero moderatore del convegno organizzato dal “Sabato delle Idee” di Marco Salvatore. C'erano giganti della magistratura. I procuratori antimafia Franco Roberti, oggi responsabile nazionale anche dell'antiterrorismo, e Federico Cafiero de Raho.
L'irruzione di Patriciello per motivi di carità ritardò l'inizio del convegno. Chiedeva attenzione sulla Terra dei Fuochi ad un ministro che non si occupava di ambiente né di finanziamenti. Lo conobbi allora. L'ho cercato mentre ero al Parco Verde. Mi rispose, pensava che chiedessi informazioni sulla Terra dei Fuochi. Spiegai che svolgevo un reportage su pedofili e assassini. . Da quel venerdì non ci siamo più sentiti.
Se un giorno dovessi tornare da quelle parti per lavoro, gli domanderei quanto non ha avuto tempo di dire in tv. Nelle confessioni dei tremila fedeli, caro Patriciello, non ha mai captato la sensazione di quanto oggi le indagini e le neuropsichiatre infantili dell'Asl rivelano? Non dico che dovesse informare i carabinieri, ma vorrei sapere se ha dedicato qualche omelia domenicale, così di sfuggita, in linee generali, ai parrocchiani. Alla gente di quel lager dell'orrore che fa volare come angeli i bambini violentati. Probabile che fra questi vi fossero chissà quanti porci.
Forse l'ha fatto, mi scuserà se l'ha fatto, ma era molto più alta e forte la sua voce quando chiamava lo Stato per invocare fondi a vicine e lontane Terre dei Fuochi.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica