L'Angolo
TONI AZZURRI - Iavarone scrive su "NM": "Gli Stati Generali del Napoli"
03.05.2016 10:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - Si ricomincia sempre daccapo, se c’è da analizzare la sorte mutevole e progressiva del Napoli. Si ripetono domande e litanie vecchie e nuove. Del genere: ecco cosa fare per scalzare il dominio Juve. Perché l’allenatore non riflette su certi cambi e talune tattiche? Perché il mercato è andato in questo modo, piuttosto che in un altro? E così via. Sfugge, tuttavia, l’unica possibile analisi sullo stato dell’arte napoletana (intesa come Ssc Napoli).  E cioè che club e squadra non appaiono – o appariranno – ma sono. Lo sono come formazione, o meglio rosa di calciatori, che sino all’anno scorso era vituperata, quasi fosse da rinnegare in blocco, e che a inizio stagione lasciava perplessi per possibilità e progetti. Si supponeva che Sarri fosse una specie di inesperto mestierante, pronto a precipitare giù dalla torre alle prime insidie. Magari, non lo ammetterà, ma c’era pure un bel gruppo di critici che pronosticava grigie classifiche e tempi cupi per il Napoli, troppo distante dallo strapotere Juve e molto debole per competere con campagne acquisti come quelle di Roma, Inter e Milan. Ebbene tutti i presentimenti sono sfumati, sino a sparire dall’orizzonte di molti. Tant’è che oggi ci si abbandona a valutazioni sul mancato scudetto. Come se fosse routine aver lottato con la Juve spalla a spalla per tre quarti di campionato - alla Juve una concorrenza così non si vedeva da un quinquennio - o aver ridotto il gap del Napoli coi bianconeri ed averlo piazzato (il gap) tra sé e le altre, ovvero Roma, Inter e Milan. Come se la gran quantità di punti, i gol realizzati e l’ottimo quoziente reti fossero un fatto banale, nell’anno in cui i campioni d’Italia hanno fatto addirittura meglio di prima. Come se non fosse evidente che da 24 anni, nella storia del nostro calcio, con due fugaci eccezioni romane, vincono lo scudetto solo tre grandi club: Juve, Inter e Milan. Due città da sempre al centro del fatturato nazionale e da sempre voraci verso l’economia meridionale. Due città e tre squadre diventate per le loro vittorie squadre di molti tifosi. Il Napoli, avanguardia calcistica del Sud, è tenacemente nelle mani di Aurelio De Laurentiis. presidente a volte sopra le righe, anche se negli ultimi tempi ha un po’ limitato gli eccessi. Egli sta però attraversando il calcio con inattesa maestria, ed è giusto riconoscergli oggi i meriti che ha. Perché il suo Napoli, il Napoli-era De Laurentiis, ha conciliato risultati sportivi e conti economici. Manca ancora il vero titolo, però si può fare. Già, ma se non ora, quando? Quando il puzzle del suo destino s’incasellerà sino all’ultima pedina. Sarà frutto di circostanze e cause occasionali? Certo, perché i tempi sembrano ogni volta lontani dallo scudetto programmato. La base, però, c’è da un pezzo. Il Napoli, a esempio, è l’unica società italiana ad avere partecipato alle ultime sei edizioni delle coppe, senza saltarne nemmeno una: un impressionante segnale di continuità a buoni livelli. E si è anche fregiato di qualche bel trofeo: due coppe Italia, una Supercoppa. Ma il campionato, si sa, è un’altra faccenda, perché è lì che vincono i migliori. E la squadra con i colori del mare ha dimostrato di potersi giocare un ruolo da assoluta protagonista sino alla fine. E, forse, anche dopo.

 

 

Toni Iavarone

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

ULTIMISSIME L'ANGOLO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
TONI AZZURRI - Iavarone scrive su "NM": "Gli Stati Generali del Napoli"

di Napoli Magazine

03/05/2024 - 10:00

NAPOLI - Si ricomincia sempre daccapo, se c’è da analizzare la sorte mutevole e progressiva del Napoli. Si ripetono domande e litanie vecchie e nuove. Del genere: ecco cosa fare per scalzare il dominio Juve. Perché l’allenatore non riflette su certi cambi e talune tattiche? Perché il mercato è andato in questo modo, piuttosto che in un altro? E così via. Sfugge, tuttavia, l’unica possibile analisi sullo stato dell’arte napoletana (intesa come Ssc Napoli).  E cioè che club e squadra non appaiono – o appariranno – ma sono. Lo sono come formazione, o meglio rosa di calciatori, che sino all’anno scorso era vituperata, quasi fosse da rinnegare in blocco, e che a inizio stagione lasciava perplessi per possibilità e progetti. Si supponeva che Sarri fosse una specie di inesperto mestierante, pronto a precipitare giù dalla torre alle prime insidie. Magari, non lo ammetterà, ma c’era pure un bel gruppo di critici che pronosticava grigie classifiche e tempi cupi per il Napoli, troppo distante dallo strapotere Juve e molto debole per competere con campagne acquisti come quelle di Roma, Inter e Milan. Ebbene tutti i presentimenti sono sfumati, sino a sparire dall’orizzonte di molti. Tant’è che oggi ci si abbandona a valutazioni sul mancato scudetto. Come se fosse routine aver lottato con la Juve spalla a spalla per tre quarti di campionato - alla Juve una concorrenza così non si vedeva da un quinquennio - o aver ridotto il gap del Napoli coi bianconeri ed averlo piazzato (il gap) tra sé e le altre, ovvero Roma, Inter e Milan. Come se la gran quantità di punti, i gol realizzati e l’ottimo quoziente reti fossero un fatto banale, nell’anno in cui i campioni d’Italia hanno fatto addirittura meglio di prima. Come se non fosse evidente che da 24 anni, nella storia del nostro calcio, con due fugaci eccezioni romane, vincono lo scudetto solo tre grandi club: Juve, Inter e Milan. Due città da sempre al centro del fatturato nazionale e da sempre voraci verso l’economia meridionale. Due città e tre squadre diventate per le loro vittorie squadre di molti tifosi. Il Napoli, avanguardia calcistica del Sud, è tenacemente nelle mani di Aurelio De Laurentiis. presidente a volte sopra le righe, anche se negli ultimi tempi ha un po’ limitato gli eccessi. Egli sta però attraversando il calcio con inattesa maestria, ed è giusto riconoscergli oggi i meriti che ha. Perché il suo Napoli, il Napoli-era De Laurentiis, ha conciliato risultati sportivi e conti economici. Manca ancora il vero titolo, però si può fare. Già, ma se non ora, quando? Quando il puzzle del suo destino s’incasellerà sino all’ultima pedina. Sarà frutto di circostanze e cause occasionali? Certo, perché i tempi sembrano ogni volta lontani dallo scudetto programmato. La base, però, c’è da un pezzo. Il Napoli, a esempio, è l’unica società italiana ad avere partecipato alle ultime sei edizioni delle coppe, senza saltarne nemmeno una: un impressionante segnale di continuità a buoni livelli. E si è anche fregiato di qualche bel trofeo: due coppe Italia, una Supercoppa. Ma il campionato, si sa, è un’altra faccenda, perché è lì che vincono i migliori. E la squadra con i colori del mare ha dimostrato di potersi giocare un ruolo da assoluta protagonista sino alla fine. E, forse, anche dopo.

 

 

Toni Iavarone

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com