NAPOLI - Il ruolo del Napoli nel campionato in corso si è sistemato nella zona alta della classifica, una posizione legata a prestazioni che, al di là del discorso sullo scudetto, hanno conferito alla squadra una fisionomia positiva. Da questo profilo si muove lo sguardo su quel che gli azzurri potranno rappresentare nel prossimo futuro. In attesa della ''campagna'' per i ritocchi utili si fanno strada, con i desideri e le speranze, anche i ricordi di campionati che portarono entusiasmi e visioni incancellabili. Lo scudetto non arrivava ma talvolta il Napoli mobilitava entusiasmi per la presenza di calciatori con doti caratteristiche forti. Accadde con Vinicio e, ancor prima, con un giocatore svedese di gran levatura: Hans Jeppson. Era già in Italia, il Napoli lo acquistò dall'Atalanta nel 1952 per 105 milioni, cifra record per l'epoca. L'asso svedese restò ''all'ombra del Vesuvio'' fino al 1955, ammirato dai tifosi per la sua classe in campo e il suo fiuto per il gol. In quel tempo, a Jeppson dedicai un profilo in versi, in un libricino stampato dall'editore Colonnese, dal titolo ''La testa nel pallone'' . Le caratteristiche di Jeppson, erano quelle di un grande ''artista'' del football, il suo gioco era limpido, il suo stile incomparabile: ''La finta leggera smuoveva volumi nell'atmosfera / il tiro fiondato chiudeva i cerchi che aveva ideato / fu l'asso venuto dal freddo, il campione sognato / fu una forte passione / per lo stile esibito / non riuscimmo con lui a distrarre il destino / l'ultimo anno sui campi lo giocò col Torino'' . Negli anni successivi il Napoli riuscì a rompere il ''tabù'' e le sue scalate alla vetta della classifica lo testimoniano. Sullo sfondo, il ricordo di Hans Jeppson.