Mister Z
MR Z - Il Napoli è come Dorian Gray
15.03.2016 14:24 di Napoli Magazine

NAPOLI - Il Napoli visto a Palermo non mi è piaciuto. Al di là del risultato e della vittoria che, per come è andata la partita, definire meritata è poco, non è piaciuto come ha giocato la squadra nel suo assieme e, soprattutto, non mi è piaciuto il fatto che, pur non essendosi il Palermo arroccato in difesa come hanno fatto in passato tante avversarie, anche qualcuna dai lombi nobili come Juventus, Roma e Milan, gli azzurri non siano riusciti a chiudere la gara. Troppi errori sotto porta, troppa leggerezza, troppa sicurezza di sé. E così siamo stati costretti a vivere con preoccupazione crescente il secondo tempo. E a mano a mano che si avvicinava la fine, ognuno di noi nel suo intimo, pur senza fiatare sull'argomento per evidenti motivi di scaramanzia, ha temuto che i palermitani ci facessero il servizio. Sarebbe bastato un nonnulla, un tiro dalla distanza deviato da una gamba o da un fianco, come è già tristemente avvenuto in passato, per vedere vanificati tutti gli sforzi fatti per rimanere a stretto contatto con la capolista. Meno male che il Palermo si è rivelato tanto scarso da riuscire a tirare in porta una sola volta con Vasquez (a proposito, solo i commentatori di Sky non si sono accorti che il tiro, se non fosse intervenuto Reina per deviare il pallone in calcio d'angolo, avrebbe concluso la sua traiettoria sul fondo, sfiorando il palo), senza riuscire a rendersi pericoloso mai più. Fa rabbia, però, pensare che una squadra che ha il dominio totale della gara non riesca a concretizzare almeno una delle tante occasioni costruite. La critica principale che muovo agli azzurri, per la verità, non riguarda neppure tanto l'approssimazione nel modo di concludere a rete, quanto una carente rabbia agonistica, una concentrazione non ideale, che mi sembra siano alla base dei troppi errori. E poi ho avuto come l'impressione che la squadra da qualche tempo tenda eccessivamente a specchiarsi nel suo gioco fatto di passaggi ripetuti, di fraseggi stretti, di triangolazioni imparate a memoria. Ogni tanto, invece, soprattutto quando ci si trova ai limiti dell'area di rigore, sarebbe meglio lasciar perdere gli schemi consolidati per dare libero sfogo alla fantasia, all'improvvisazione, al gesto tecnico-atletico ad li fuori delle righe. Sono molti i calciatori azzurri capaci di tirar fuori una giocata 'diversa', che rompa gli schemi tattici e che abbia come risultato  mettere un uomo da solo davanti al portiere. Non so se avete fatto caso, amici di Napolimagazine, che molto spesso quando parte il primo passaggio che deve costruire un 'triangolo', chi riceve il pallone, invece di concentrarsi sulla restituzione della sfera al compagno di squadra che l'ha proposto, per mandarlo in porta, lo cede di nuovo indietro, di prima, ad un altro compagno. E così si ricomincia daccapo a girare intorno alla difesa, alla ricerca di uno spiraglio, con una serie di passaggi fitta ed in molti casi improduttiva. Il Napoli è come Dorian Gray, che guarda il suo ritratto giovanile e si specchia nella sua bellezza, fino a farne un rito insensato. La speranza è che la squadra nelle nove partite che rimangono per completare il campionato ritrovi, soprattutto fuori casa, quella cattiveria e quella concretezza che tante altre volte ha mostrato. Indubbiamente i dati statistici che Sarri snocciola a commento delle gare, compresa quella di domenica scorsa, dimostrano in maniera inequivocabile il dominio assoluto di questa squadra sulle avversarie. Ciò vale per il Palermo come per il Milan, per la Juventus ed il Chievo e per tutte quelle che sono passate sotto il giogo della squadra che esprime indubitabilmente il miglior calcio in Italia e non solo. Però quando il risultato è così importante come in questo frangente della stagione, forse in qualche caso è meglio badare un po' più al sodo e mettere tre o quattro palloni in rete per chiudere il conto e farci stare tutti più tranquilli.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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15/03/2024 - 14:24

NAPOLI - Il Napoli visto a Palermo non mi è piaciuto. Al di là del risultato e della vittoria che, per come è andata la partita, definire meritata è poco, non è piaciuto come ha giocato la squadra nel suo assieme e, soprattutto, non mi è piaciuto il fatto che, pur non essendosi il Palermo arroccato in difesa come hanno fatto in passato tante avversarie, anche qualcuna dai lombi nobili come Juventus, Roma e Milan, gli azzurri non siano riusciti a chiudere la gara. Troppi errori sotto porta, troppa leggerezza, troppa sicurezza di sé. E così siamo stati costretti a vivere con preoccupazione crescente il secondo tempo. E a mano a mano che si avvicinava la fine, ognuno di noi nel suo intimo, pur senza fiatare sull'argomento per evidenti motivi di scaramanzia, ha temuto che i palermitani ci facessero il servizio. Sarebbe bastato un nonnulla, un tiro dalla distanza deviato da una gamba o da un fianco, come è già tristemente avvenuto in passato, per vedere vanificati tutti gli sforzi fatti per rimanere a stretto contatto con la capolista. Meno male che il Palermo si è rivelato tanto scarso da riuscire a tirare in porta una sola volta con Vasquez (a proposito, solo i commentatori di Sky non si sono accorti che il tiro, se non fosse intervenuto Reina per deviare il pallone in calcio d'angolo, avrebbe concluso la sua traiettoria sul fondo, sfiorando il palo), senza riuscire a rendersi pericoloso mai più. Fa rabbia, però, pensare che una squadra che ha il dominio totale della gara non riesca a concretizzare almeno una delle tante occasioni costruite. La critica principale che muovo agli azzurri, per la verità, non riguarda neppure tanto l'approssimazione nel modo di concludere a rete, quanto una carente rabbia agonistica, una concentrazione non ideale, che mi sembra siano alla base dei troppi errori. E poi ho avuto come l'impressione che la squadra da qualche tempo tenda eccessivamente a specchiarsi nel suo gioco fatto di passaggi ripetuti, di fraseggi stretti, di triangolazioni imparate a memoria. Ogni tanto, invece, soprattutto quando ci si trova ai limiti dell'area di rigore, sarebbe meglio lasciar perdere gli schemi consolidati per dare libero sfogo alla fantasia, all'improvvisazione, al gesto tecnico-atletico ad li fuori delle righe. Sono molti i calciatori azzurri capaci di tirar fuori una giocata 'diversa', che rompa gli schemi tattici e che abbia come risultato  mettere un uomo da solo davanti al portiere. Non so se avete fatto caso, amici di Napolimagazine, che molto spesso quando parte il primo passaggio che deve costruire un 'triangolo', chi riceve il pallone, invece di concentrarsi sulla restituzione della sfera al compagno di squadra che l'ha proposto, per mandarlo in porta, lo cede di nuovo indietro, di prima, ad un altro compagno. E così si ricomincia daccapo a girare intorno alla difesa, alla ricerca di uno spiraglio, con una serie di passaggi fitta ed in molti casi improduttiva. Il Napoli è come Dorian Gray, che guarda il suo ritratto giovanile e si specchia nella sua bellezza, fino a farne un rito insensato. La speranza è che la squadra nelle nove partite che rimangono per completare il campionato ritrovi, soprattutto fuori casa, quella cattiveria e quella concretezza che tante altre volte ha mostrato. Indubbiamente i dati statistici che Sarri snocciola a commento delle gare, compresa quella di domenica scorsa, dimostrano in maniera inequivocabile il dominio assoluto di questa squadra sulle avversarie. Ciò vale per il Palermo come per il Milan, per la Juventus ed il Chievo e per tutte quelle che sono passate sotto il giogo della squadra che esprime indubitabilmente il miglior calcio in Italia e non solo. Però quando il risultato è così importante come in questo frangente della stagione, forse in qualche caso è meglio badare un po' più al sodo e mettere tre o quattro palloni in rete per chiudere il conto e farci stare tutti più tranquilli.

 

 

Mario Zaccaria

 

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