Napoli MagazineNapoli Magazine onlineuuid:4e7dff20-d3a8-496c-beca-9d7f8cd423d3;id=14502024-03-28T12:44:08Z1152767TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Non basta una buona partita"NAPOLI - Almeno per adesso una porta girevole che sbuca sulla Champions, s’è chiusa, ma il Napoli sa bene che ce ne saranno altre. Già, perché questa è una di quelle sconfitte che addirittura possono far elevare il livello d’autostima. Perché questo è un risultato in parte sbagliato - Insigne & co. meritavano di più - e in parte no, se è vero che il valore aggiunto nel calcio lo fanno i fuoriclasse. E dai piedi di Chiesa (il suo ricamo con assist dipinto), di Ronaldo e di Dybala è nata la vittoria juventina. Partita avvincente, aperta. Il Napoli nella ripresa chiude nell’angolo gli avversari con gran disappunto di Pirlo. È mancato l’apporto di qualche difensore, però questo è stato il limite di tutta la stagione. Come al solito il Napoli ha creato abbastanza, tuttavia concretizzato poco, vista la penuria di veri attaccanti. La corsa Champions certamente non s’arresta a Torino. Per il resto il Napoli lo vedi  quando leggi certi commenti di lana caprina, quando osservi quali sono le mancanze d’organico, quando osservi le caratteristiche di chi riesce a scommettere sul futuro e di chi invece non riesce a fuggire dal presente. Intorno al Napoli c’è un mondo a due velocità, che si prepara ad affrontare le incredibili sfide finali della stagione. Il primo mondo, che è il mondo della cosiddetta crisi vissuta settimane fa, è quello che soffre, arranca, che fatica ed è quello che in prospettiva sembra avere le maggiori difficoltà per rimettersi in carreggiata e recuperare il tempo perduto durante quei mesi più cupi, quando contro il Granada, nel Napoli si faceva fatica a contarne undici per mandali in campo. Il secondo mondo, che è il mondo della cosiddetta ripresa di tecnica e risultati e quello che in prospettiva sembra avere maggiori possibilità di toccare il traguardo Champions.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-04-08T15:44:00ZNAPOLI - Almeno per adesso una porta girevole che sbuca sulla Champions, s’è chiusa, ma il Napoli sa bene che ce ne saranno altre. Già, perché questa è una di quelle sconfitte che addirittura possono far elevare il livello d’autostima. Perché questo è un risultato in parte sbagliato - Insigne & co. meritavano di più - e in parte no, se è vero che il valore aggiunto nel calcio lo fanno i fuoriclasse. E dai piedi di Chiesa (il suo ricamo con assist dipinto), di Ronaldo e di Dybala è nata la vittoria juventina. Partita avvincente, aperta. Il Napoli nella ripresa chiude nell’angolo gli avversari con gran disappunto di Pirlo. È mancato l’apporto di qualche difensore, però questo è stato il limite di tutta la stagione. Come al solito il Napoli ha creato abbastanza, tuttavia concretizzato poco, vista la penuria di veri attaccanti. La corsa Champions certamente non s’arresta a Torino. Per il resto il Napoli lo vedi  quando leggi certi commenti di lana caprina, quando osservi quali sono le mancanze d’organico, quando osservi le caratteristiche di chi riesce a scommettere sul futuro e di chi invece non riesce a fuggire dal presente. Intorno al Napoli c’è un mondo a due velocità, che si prepara ad affrontare le incredibili sfide finali della stagione. Il primo mondo, che è il mondo della cosiddetta crisi vissuta settimane fa, è quello che soffre, arranca, che fatica ed è quello che in prospettiva sembra avere le maggiori difficoltà per rimettersi in carreggiata e recuperare il tempo perduto durante quei mesi più cupi, quando contro il Granada, nel Napoli si faceva fatica a contarne undici per mandali in campo. Il secondo mondo, che è il mondo della cosiddetta ripresa di tecnica e risultati e quello che in prospettiva sembra avere maggiori possibilità di toccare il traguardo Champions.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171152019TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Juve-Napoli, sliding doors Champions"NAPOLI - Da qualche ora il Napoli è arrampicato su una vittoria facile diventata poi quasi impossibile. Un 3-0 che sciaguratamente gli stava scivolando tra le dita. Troppe lacune individuali se il Napoli permette pure al Crotone di fare la voce grossa. Soliti pregi e difetti (senza Koulibaly la difesa balla sempre pericolosamente). Da tenere a bada la coppia Maksimovic-Manolas. Davanti c’è qualità con Insigne e Mertens. Bene Demme e Zielinski ormai elementi fondanti del progetto tattico. Tuttavia, i risultati danno il Napoli appaiato alla Juve (e mercoledì ci sarà l’atteso scontro diretto). Ma il dato significativo è quello che emerge da sempre: questa squadra in questa annata è così, nel bene e nel male. Ci ha abituati allo scetticismo, che poi non è un gran male. Perché il ragionevole dubbio ci accompagna sempre nella quotidianità. Intendiamoci: quasi nessuno crede davvero che la Gattuso band possa diventare la protagonista del campionato. Ed è probabile che, quando il resto della stagione prenderà un ritmo spedito, il Napoli centrerà l’unico obiettivo massimo (zona Champions) per il quale è stato costruito. E pure quest’annata finirà in gloria. Quattro vittorie di fila - con qualcuna meno bella dell’altra -, sono un modello aritmetico che porta a una buona valutazione del Napoli. Lo dividono pochi giorni da quel mercoledì, quando la sfida con la Juve darà la possibilità di staccare il primo biglietto per la zona Champions. Sarà la partita di chi ricomincia a credere in se stesso (il Napoli) e chi si sente avvolta tra delusioni e colpi a vuoto. Già, la Juve uscita con un pari stentato dal derby col Toro, sembra quella messa peggio. Insomma, Juventus-Napoli sarà davvero lo sliding doors per il quarto posto.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-04-04T14:42:00ZNAPOLI - Da qualche ora il Napoli è arrampicato su una vittoria facile diventata poi quasi impossibile. Un 3-0 che sciaguratamente gli stava scivolando tra le dita. Troppe lacune individuali se il Napoli permette pure al Crotone di fare la voce grossa. Soliti pregi e difetti (senza Koulibaly la difesa balla sempre pericolosamente). Da tenere a bada la coppia Maksimovic-Manolas. Davanti c’è qualità con Insigne e Mertens. Bene Demme e Zielinski ormai elementi fondanti del progetto tattico. Tuttavia, i risultati danno il Napoli appaiato alla Juve (e mercoledì ci sarà l’atteso scontro diretto). Ma il dato significativo è quello che emerge da sempre: questa squadra in questa annata è così, nel bene e nel male. Ci ha abituati allo scetticismo, che poi non è un gran male. Perché il ragionevole dubbio ci accompagna sempre nella quotidianità. Intendiamoci: quasi nessuno crede davvero che la Gattuso band possa diventare la protagonista del campionato. Ed è probabile che, quando il resto della stagione prenderà un ritmo spedito, il Napoli centrerà l’unico obiettivo massimo (zona Champions) per il quale è stato costruito. E pure quest’annata finirà in gloria. Quattro vittorie di fila - con qualcuna meno bella dell’altra -, sono un modello aritmetico che porta a una buona valutazione del Napoli. Lo dividono pochi giorni da quel mercoledì, quando la sfida con la Juve darà la possibilità di staccare il primo biglietto per la zona Champions. Sarà la partita di chi ricomincia a credere in se stesso (il Napoli) e chi si sente avvolta tra delusioni e colpi a vuoto. Già, la Juve uscita con un pari stentato dal derby col Toro, sembra quella messa peggio. Insomma, Juventus-Napoli sarà davvero lo sliding doors per il quarto posto.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171149224TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli e Gattuso, ora chi fa marcia indietro?"NAPOLI - Il problema: il Napoli di Gattuso mette giù pure la Roma e riesce a resuscitare i meno fra i cosiddetti più della squadra azzurra, risollevandoli dal loro smarrimento (leggi Hysaj); poi mette capo nell’undici-base e infila pure il falso “nueve” (rileggi Mertens) e si dimostra in grado di impiegare un mese per raggruppare insieme quattro vittorie in cinque gare. È il cammino ultimo del Napoli. Dunque che fare per evitare altri brutti pensieri nei confronti del Napoii? Che ormai corre lesto verso l’obiettivo primario stagionale: zona Champions. Traguardo benedetto dal beneplacito governativo. Detto del problema, ecco la soluzione: spacciare il cattivo per buono, il nuovo per il vecchio, il bello per il brutto; sostituire i sorrisi coi pianti; i fischi con gli applausi; le pernacchie con i peana. E se proprio non c’è da sentirsi appagati, basta attribuire le vittorie a padri ignoti, al caso, al fato e sostenere che in fondo il Napoli ha solo limitato i danni. Va bene pure così. Tuttavia, comunque la giri e rigiri, la realtà è che il tassametro del Napoli segna tredici punti nelle ultime cinque partite. Beh, quasi un en plein. E quando c’è stata l’inversione di tendenza? E come? E dove? Senza polemiche prima ancora che senza infortuni - era dietro solo all’Inter e se la giocava alla pari con Juve e Atalanta (Milan sorpresa per tutti) - il Napoli ha finalmente scontato assenze e veleni con l’unico rimedio: lavoro, lavoro, praticità e priorità dell’obiettivo societario: zona Champions. Con un minimo di serenità, Mertens centravanti e Zielinski “tuttocampista” Gattuso ha trovato la quadratura. E questa passa pure e, soprattutto, attraverso un particolare di non poco conto. Già, perché c’è una svolta nella svolta. Parte da lontano, attraversa la logica dei tentativi. Porta al ruolo di Fabian Ruiz. Beh sì, lo spagnolo faceva molta, troppa fatica a giocare davanti alla difesa, riportandolo nei due di centrocampo è tornato a essere lui. Si applica e, con Demme vicino, ha ritrovato la felicità di giocare, di essere e sentirsi comunque importante per la squadra. E non sentirsi sacrificato e obbligato al solo lavoro sporco. Insomma, fra i tre litiganti, lassù, nel fortino dei primi quattro posti della classifica, spunta un gruppo sorprendente. Il quarto incomodo, che zitto zitto, mette tutti in disaccordo: è il Napoli di Gattuso. Insomma, è ritornata la bellezza malinconica del ranuncolo, dicono. Buona settimana.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-03-22T19:13:00ZNAPOLI - Il problema: il Napoli di Gattuso mette giù pure la Roma e riesce a resuscitare i meno fra i cosiddetti più della squadra azzurra, risollevandoli dal loro smarrimento (leggi Hysaj); poi mette capo nell’undici-base e infila pure il falso “nueve” (rileggi Mertens) e si dimostra in grado di impiegare un mese per raggruppare insieme quattro vittorie in cinque gare. È il cammino ultimo del Napoli. Dunque che fare per evitare altri brutti pensieri nei confronti del Napoii? Che ormai corre lesto verso l’obiettivo primario stagionale: zona Champions. Traguardo benedetto dal beneplacito governativo. Detto del problema, ecco la soluzione: spacciare il cattivo per buono, il nuovo per il vecchio, il bello per il brutto; sostituire i sorrisi coi pianti; i fischi con gli applausi; le pernacchie con i peana. E se proprio non c’è da sentirsi appagati, basta attribuire le vittorie a padri ignoti, al caso, al fato e sostenere che in fondo il Napoli ha solo limitato i danni. Va bene pure così. Tuttavia, comunque la giri e rigiri, la realtà è che il tassametro del Napoli segna tredici punti nelle ultime cinque partite. Beh, quasi un en plein. E quando c’è stata l’inversione di tendenza? E come? E dove? Senza polemiche prima ancora che senza infortuni - era dietro solo all’Inter e se la giocava alla pari con Juve e Atalanta (Milan sorpresa per tutti) - il Napoli ha finalmente scontato assenze e veleni con l’unico rimedio: lavoro, lavoro, praticità e priorità dell’obiettivo societario: zona Champions. Con un minimo di serenità, Mertens centravanti e Zielinski “tuttocampista” Gattuso ha trovato la quadratura. E questa passa pure e, soprattutto, attraverso un particolare di non poco conto. Già, perché c’è una svolta nella svolta. Parte da lontano, attraversa la logica dei tentativi. Porta al ruolo di Fabian Ruiz. Beh sì, lo spagnolo faceva molta, troppa fatica a giocare davanti alla difesa, riportandolo nei due di centrocampo è tornato a essere lui. Si applica e, con Demme vicino, ha ritrovato la felicità di giocare, di essere e sentirsi comunque importante per la squadra. E non sentirsi sacrificato e obbligato al solo lavoro sporco. Insomma, fra i tre litiganti, lassù, nel fortino dei primi quattro posti della classifica, spunta un gruppo sorprendente. Il quarto incomodo, che zitto zitto, mette tutti in disaccordo: è il Napoli di Gattuso. Insomma, è ritornata la bellezza malinconica del ranuncolo, dicono. Buona settimana.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171147687TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Qui Ringhio io..."NAPOLI - Un giorno qualche scienziato del calcio ci spiegherà “l’impatto devastante” che avrebbe avuto sul Napoli, Rino Gattuso (magari ha solo colmato un vuoto, e questo è un gran bene). Qualche analista-opinionista, prima o poi, scioglierà gli strani intrecci della parte tecnica con quella societaria (il sistema nervoso di un club che vive di conflittualità). Tuttavia, nel frattempo, il Napoli di Gattuso ha soffiato punti al Milan, agganciato la Roma e ha ridato vigore a tre dibattiti intrecciati, mai spenti nella città divisa dal pro o contro Gattuso. Il primo riguarda la missione societaria: Insigne e compagnia, allenatore compreso, sono in piena corsa per un posto in Champions. Toccherà ai cultori dei risultati dare risposte. Poi c’è l’organico, qualitativo solo per ciò che riguarda Insigne, Zielinski e Mertens, quando questi recupererà in pieno forma e determinazione. Da qui la parola a chi ha pronosticato futuri radiosi (scudetto, Champions e/o Europa League etc.) trasformando auspici in previsioni a prova di matematica. E, infine, la patologia tutta nostra, napoletana e meridionale, di adagiarci nella retorica dell'inganno e dell'abbandono, rifugiandoci nella sterile litania della "colpa degli altri" e nel rivendicazionismo lamentoso. Voce e riflessioni a chi, anziché produrre nuove idee resta impastato da un sudismo di maniera. Ed eccoci a Milan-Napoli. Vittoria che fa seguito a una partita ruvida, ma tenuta per briglia sciolta dagli azzurri (ieri in versione maglia argentina). Avversario, comunque, molto rimaneggiato. Insigne. Koulibaly e Zielinski su tutti (ma anche Politano). Poi continuità di rendimento e un sistema di gioco che può piacere o no, ma c’è. E poi ancora un’altra buona prestazione. Ed eccoci a due finalini. Bakayoko ha rischiato un’altra brutta figura, ma il rigore non c’era. Seconda chiusura di articolo sulla Roma e la protesta sul rinvio di Juve-Napoli. La Lega ha spiegato, carte alla mano, che quanto deliberato fa parte del regolamento. Cara Roma, il movimento calcistico crescerà quando valuterà le decisioni come tali. E non se fanno comodo a questa o a quella bottega.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-03-15T17:42:00ZNAPOLI - Un giorno qualche scienziato del calcio ci spiegherà “l’impatto devastante” che avrebbe avuto sul Napoli, Rino Gattuso (magari ha solo colmato un vuoto, e questo è un gran bene). Qualche analista-opinionista, prima o poi, scioglierà gli strani intrecci della parte tecnica con quella societaria (il sistema nervoso di un club che vive di conflittualità). Tuttavia, nel frattempo, il Napoli di Gattuso ha soffiato punti al Milan, agganciato la Roma e ha ridato vigore a tre dibattiti intrecciati, mai spenti nella città divisa dal pro o contro Gattuso. Il primo riguarda la missione societaria: Insigne e compagnia, allenatore compreso, sono in piena corsa per un posto in Champions. Toccherà ai cultori dei risultati dare risposte. Poi c’è l’organico, qualitativo solo per ciò che riguarda Insigne, Zielinski e Mertens, quando questi recupererà in pieno forma e determinazione. Da qui la parola a chi ha pronosticato futuri radiosi (scudetto, Champions e/o Europa League etc.) trasformando auspici in previsioni a prova di matematica. E, infine, la patologia tutta nostra, napoletana e meridionale, di adagiarci nella retorica dell'inganno e dell'abbandono, rifugiandoci nella sterile litania della "colpa degli altri" e nel rivendicazionismo lamentoso. Voce e riflessioni a chi, anziché produrre nuove idee resta impastato da un sudismo di maniera. Ed eccoci a Milan-Napoli. Vittoria che fa seguito a una partita ruvida, ma tenuta per briglia sciolta dagli azzurri (ieri in versione maglia argentina). Avversario, comunque, molto rimaneggiato. Insigne. Koulibaly e Zielinski su tutti (ma anche Politano). Poi continuità di rendimento e un sistema di gioco che può piacere o no, ma c’è. E poi ancora un’altra buona prestazione. Ed eccoci a due finalini. Bakayoko ha rischiato un’altra brutta figura, ma il rigore non c’era. Seconda chiusura di articolo sulla Roma e la protesta sul rinvio di Juve-Napoli. La Lega ha spiegato, carte alla mano, che quanto deliberato fa parte del regolamento. Cara Roma, il movimento calcistico crescerà quando valuterà le decisioni come tali. E non se fanno comodo a questa o a quella bottega.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171146131TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Squadra viva, nonostante tutto"NAPOLI - Detto che il Napoli ha vinto, e anche bene, su un gradevole Bologna. Ed ha vinto per il conto dei gol, viene, comunque, da chiedersi qualcosa. La prima domanda è: ma perché il Napoli - tra errori, omissioni e assenze - è sempre lì, a un metro dalla zona Champions? La seconda: se il Napoli ha come unico goleador Insigne, pure unico trascinatore, qualche perplessità sulle vere punte si pone? Oggi Osimhen, reduce da tutti i malanni possibili, al di là del gol, potrà mai essere un attaccante da doppia cifra? Tutto ci è spiegato da quest'ultima partita. Partita piratesca contro il Bologna, palleggiatore e votato ad avanzare. E Napoli praticone e ispirato dal principio di derubare l’avversario del pallone e lanciarsi all’attacco, di sorpresa. Se poi si aggiunge una buona dose di qualità di Insigne e Zielinski, le risposte agli interrogativi, di cui sopra, sono belle e pronte. E se, caro Bologna, il Napoli lo affronti così è un bel vantaggio per gli azzurri. Osimhen si conferma “irregolare” da spazi aperti (ma quanti gliene lasceranno?). Ma andiamo avanti. Poi c’è il clima nel quale accade tutto ciò. Se il Napoli fosse un’azienda diversa da quella che pratica calcio, come si dice, i soci avrebbero già promosso azione di responsabilità civile contro gli amministratori. Da tempo, infatti, nonostante siano rimasti in pochi a portare l’antico e glorioso nome di SSC Napoli, l’ambiente interno è quello che lo circonda, non si comportano più come tali; ogni cosa appare, invece, un accanimento di pseudo gruppi di pressione, cacicchi locali, ognuno interessato alla propria fortuna più che a quella comune. Il resto è Il Napoli che rimane attaccato al quarto posto, massimo obiettivo stagionale, ovvero a meno tre dalla zona Champions e con una partita in meno.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-03-08T17:39:00ZNAPOLI - Detto che il Napoli ha vinto, e anche bene, su un gradevole Bologna. Ed ha vinto per il conto dei gol, viene, comunque, da chiedersi qualcosa. La prima domanda è: ma perché il Napoli - tra errori, omissioni e assenze - è sempre lì, a un metro dalla zona Champions? La seconda: se il Napoli ha come unico goleador Insigne, pure unico trascinatore, qualche perplessità sulle vere punte si pone? Oggi Osimhen, reduce da tutti i malanni possibili, al di là del gol, potrà mai essere un attaccante da doppia cifra? Tutto ci è spiegato da quest'ultima partita. Partita piratesca contro il Bologna, palleggiatore e votato ad avanzare. E Napoli praticone e ispirato dal principio di derubare l’avversario del pallone e lanciarsi all’attacco, di sorpresa. Se poi si aggiunge una buona dose di qualità di Insigne e Zielinski, le risposte agli interrogativi, di cui sopra, sono belle e pronte. E se, caro Bologna, il Napoli lo affronti così è un bel vantaggio per gli azzurri. Osimhen si conferma “irregolare” da spazi aperti (ma quanti gliene lasceranno?). Ma andiamo avanti. Poi c’è il clima nel quale accade tutto ciò. Se il Napoli fosse un’azienda diversa da quella che pratica calcio, come si dice, i soci avrebbero già promosso azione di responsabilità civile contro gli amministratori. Da tempo, infatti, nonostante siano rimasti in pochi a portare l’antico e glorioso nome di SSC Napoli, l’ambiente interno è quello che lo circonda, non si comportano più come tali; ogni cosa appare, invece, un accanimento di pseudo gruppi di pressione, cacicchi locali, ognuno interessato alla propria fortuna più che a quella comune. Il resto è Il Napoli che rimane attaccato al quarto posto, massimo obiettivo stagionale, ovvero a meno tre dalla zona Champions e con una partita in meno.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171145364TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli, istruzioni sul masochismo"NAPOLI - Occorre un’enorme dose di crudele genialità nel giocare contro se stessi. Se poi lo fai a un attimo dalla fine di una vittoria, ormai definita, il talento aumenta sino al punto di divenire lucida follia suicida. Certo ci sarebbe un cassetto pieno zeppo di parole villane per tutto ciò, ma non vale la pena scomodare altro vocabolario verso chi ha scelto di lanciare l’ennesima, manciata di delusione nei confronti di chi per questo Napoli ancora ci tiene. Era il 93’ e qualche spicciolo di secondo, c’erano svariati modi di battere quella rimessa laterale (finanche cincischiare nel tirare palla, sino a farsi ammonire). C’era una pallone che, purtroppo, ha scelto traiettoria e mani peggiori: quelle di Bakayoko. E che aggiungere su Manolas? E su quel rigore provocato, ormai a tempo scaduto, con l’indole da pollame spiumato? A Reggio Emilia, Manolas ha giocato (si fa per dire) qualche minuto. Nonostante il poco tempo, il quasi sempre infortunato, in ritardo negli anticipi, s’è prodotto in un fallo inutile che ha prodotto il verdetto del 3-3. Certo, poteva finire in tanti modi, il Sassuolo è manovriero e intenso, ma le poche individualità del Napoli, rimasto comunque in partita, hanno creato a De Zerbi molti grattacapi. In generale è difficile essere costanti nelle prestazioni tra partite così ravvicinate, infortuni e cappellate varie (ah, già c’è pure l’autogol di Maksimovic). C’è, però, chi sa tenere sveglie classe e grinta. E non va confuso con certi adorabili gaglioffi. Anzi. Insigne è come una pagella piena di dieci e lode nel mare di mediocrità in cui si dibatte il Napoli. Insomma, un’altra occasione alle ortiche e un punticino (per altro giusto) ottenuto dopo una partita della quale resterà ben poco da ricordare. Resta, invece, questo si, il disgusto per un arbitro e un “comitato” Var inadeguati.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-03-04T14:30:00ZNAPOLI - Occorre un’enorme dose di crudele genialità nel giocare contro se stessi. Se poi lo fai a un attimo dalla fine di una vittoria, ormai definita, il talento aumenta sino al punto di divenire lucida follia suicida. Certo ci sarebbe un cassetto pieno zeppo di parole villane per tutto ciò, ma non vale la pena scomodare altro vocabolario verso chi ha scelto di lanciare l’ennesima, manciata di delusione nei confronti di chi per questo Napoli ancora ci tiene. Era il 93’ e qualche spicciolo di secondo, c’erano svariati modi di battere quella rimessa laterale (finanche cincischiare nel tirare palla, sino a farsi ammonire). C’era una pallone che, purtroppo, ha scelto traiettoria e mani peggiori: quelle di Bakayoko. E che aggiungere su Manolas? E su quel rigore provocato, ormai a tempo scaduto, con l’indole da pollame spiumato? A Reggio Emilia, Manolas ha giocato (si fa per dire) qualche minuto. Nonostante il poco tempo, il quasi sempre infortunato, in ritardo negli anticipi, s’è prodotto in un fallo inutile che ha prodotto il verdetto del 3-3. Certo, poteva finire in tanti modi, il Sassuolo è manovriero e intenso, ma le poche individualità del Napoli, rimasto comunque in partita, hanno creato a De Zerbi molti grattacapi. In generale è difficile essere costanti nelle prestazioni tra partite così ravvicinate, infortuni e cappellate varie (ah, già c’è pure l’autogol di Maksimovic). C’è, però, chi sa tenere sveglie classe e grinta. E non va confuso con certi adorabili gaglioffi. Anzi. Insigne è come una pagella piena di dieci e lode nel mare di mediocrità in cui si dibatte il Napoli. Insomma, un’altra occasione alle ortiche e un punticino (per altro giusto) ottenuto dopo una partita della quale resterà ben poco da ricordare. Resta, invece, questo si, il disgusto per un arbitro e un “comitato” Var inadeguati.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171144913TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Se puoi giocare con i pezzi migliori..."NAPOLI - La distanza che separa le ambizioni del Napoli dal modello ideale di una squadra che avrebbe potuto fare chissà che, ma non è riuscito, è una fila lunga di sconfitte, malumori e rotture inopportune: presidente-allenatore, direttore sportivo-presidente, qualche giocatore-allenatore, etc. Un nutrito fardello di piccoli e grandi guai che messi insieme a un Napoli, forse, sopravvalutato in estate e eccessivamente sminuito ora, formano il destino attuale della Gattuso-band. Un destino non proprio da buttare via, vista la mutevole classifica e l’impalpabile forza di alcune delle concorrenti: come la Roma di ieri sera, con solo un punto in più in classifica e una partita in più. Insomma, la vittoria sul Benevento (arretrato in difesa che più arretrato non si può), dimostra che oltre a ritrovare la strada per la zona Champions, il Napoli non ha messo in pratica un calcio spumeggiante, ma ha fatto intravedere una parvenza di ripresa e organizzazione mentale e di tenuta tra i calciatori, finalmente! Le migliorie? L'attacco ora posizionato con il ritorno di Mertens - non al massimo, ma che segna e non è poco per questo Napoli - e, soprattutto, con Insigne a contatto di palleggio. E poi le posizioni di Fabian Ruiz e Zielinski, spesso molto vicini. E poi ancora Ghoulam sulla sinistra, ovvero il ritorno di un vero terzino e non il ricorso a bravi calciatori, ma di qualità decisamente inferiore. In fondo il calcio è tutto qui: il pregio dei singoli. Il resto sono sofismi di chi di questo sport si sente l’unico depositario. Insomma, per dirla con un vecchio saggio dei campi da gioco: non mi appassionano i moduli, mi appassiona chi gioca bene a pallone.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-03-02T19:09:00ZNAPOLI - La distanza che separa le ambizioni del Napoli dal modello ideale di una squadra che avrebbe potuto fare chissà che, ma non è riuscito, è una fila lunga di sconfitte, malumori e rotture inopportune: presidente-allenatore, direttore sportivo-presidente, qualche giocatore-allenatore, etc. Un nutrito fardello di piccoli e grandi guai che messi insieme a un Napoli, forse, sopravvalutato in estate e eccessivamente sminuito ora, formano il destino attuale della Gattuso-band. Un destino non proprio da buttare via, vista la mutevole classifica e l’impalpabile forza di alcune delle concorrenti: come la Roma di ieri sera, con solo un punto in più in classifica e una partita in più. Insomma, la vittoria sul Benevento (arretrato in difesa che più arretrato non si può), dimostra che oltre a ritrovare la strada per la zona Champions, il Napoli non ha messo in pratica un calcio spumeggiante, ma ha fatto intravedere una parvenza di ripresa e organizzazione mentale e di tenuta tra i calciatori, finalmente! Le migliorie? L'attacco ora posizionato con il ritorno di Mertens - non al massimo, ma che segna e non è poco per questo Napoli - e, soprattutto, con Insigne a contatto di palleggio. E poi le posizioni di Fabian Ruiz e Zielinski, spesso molto vicini. E poi ancora Ghoulam sulla sinistra, ovvero il ritorno di un vero terzino e non il ricorso a bravi calciatori, ma di qualità decisamente inferiore. In fondo il calcio è tutto qui: il pregio dei singoli. Il resto sono sofismi di chi di questo sport si sente l’unico depositario. Insomma, per dirla con un vecchio saggio dei campi da gioco: non mi appassionano i moduli, mi appassiona chi gioca bene a pallone.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171143250TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Le colpe del Napoli negli ultimi trenta metri"NAPOLI - Tutto il Napoli comincia e finisce negli ultimi trenta metri, là dove una partita prende una piega, piuttosto che un’altra. Da anni ormai la squadra si perde nel vuoto di una sterile manovra che diventa un “no sense” calcistico. Passaggi su passaggi, lenti e fatui, quasi in attesa che accada qualcosa. Già, aspettando, magari, l’uomo che trasformi i ghirigori di palleggi in qualcosa di concreto, nella provvidenza del gol. E, invece, nulla. Si va avanti così tra sbalzi di classifica e caccia all’allenatore. Con arruolamenti di bravi e promettenti ragazzi, che non sono attaccanti di razza. Disse Luca Toni, citazione non solenne ma efficace: “La vera punta è un ignorante per definizione. Nel senso che non pensa a moduli o a chi e come gli si passa la palla. Pensa solo a far gol, perché sa fare solo quello". Ecco, una squadra che da anni non ha un suo attaccante nei primi quattro posti della classifica cannonieri, non può pensare di avere grandi obiettivi. Ne ha avuto, invece, il Napoli di Cavani e Higuain e del “miracolato” Mertens, i quali assemblarono un bel po’ di gol e consensi. Ma quelli erano tempi, anche e soprattutto, di minima concorrenza. Allora Milan e Inter tentavano di ricostruire su macerie societarie, la Roma navigava ancora più ondivaga di adesso, l’Atalanta era una “provinciale” e basta. C’erano la Juve e il Napoli. Ora non è più così, la sfida alla concorrenza s’è fatta molto più alta. Ecco perché queste e altre ragioni influenzano il cammino del Napoli. La sconfitta di Bergamo, rivela in modo crudele come non si possono più nascondere questi problemi, come gli otto ko in campionato. Dodici su 34 partite in stagione. Quattro batoste nelle ultime partite. La grande lezione del calcio è che ci sono sbagli cui spesso non puoi rimediare.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-02-22T16:00:00ZNAPOLI - Tutto il Napoli comincia e finisce negli ultimi trenta metri, là dove una partita prende una piega, piuttosto che un’altra. Da anni ormai la squadra si perde nel vuoto di una sterile manovra che diventa un “no sense” calcistico. Passaggi su passaggi, lenti e fatui, quasi in attesa che accada qualcosa. Già, aspettando, magari, l’uomo che trasformi i ghirigori di palleggi in qualcosa di concreto, nella provvidenza del gol. E, invece, nulla. Si va avanti così tra sbalzi di classifica e caccia all’allenatore. Con arruolamenti di bravi e promettenti ragazzi, che non sono attaccanti di razza. Disse Luca Toni, citazione non solenne ma efficace: “La vera punta è un ignorante per definizione. Nel senso che non pensa a moduli o a chi e come gli si passa la palla. Pensa solo a far gol, perché sa fare solo quello". Ecco, una squadra che da anni non ha un suo attaccante nei primi quattro posti della classifica cannonieri, non può pensare di avere grandi obiettivi. Ne ha avuto, invece, il Napoli di Cavani e Higuain e del “miracolato” Mertens, i quali assemblarono un bel po’ di gol e consensi. Ma quelli erano tempi, anche e soprattutto, di minima concorrenza. Allora Milan e Inter tentavano di ricostruire su macerie societarie, la Roma navigava ancora più ondivaga di adesso, l’Atalanta era una “provinciale” e basta. C’erano la Juve e il Napoli. Ora non è più così, la sfida alla concorrenza s’è fatta molto più alta. Ecco perché queste e altre ragioni influenzano il cammino del Napoli. La sconfitta di Bergamo, rivela in modo crudele come non si possono più nascondere questi problemi, come gli otto ko in campionato. Dodici su 34 partite in stagione. Quattro batoste nelle ultime partite. La grande lezione del calcio è che ci sono sbagli cui spesso non puoi rimediare.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171141700TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Vince il Napoli capovolto"NAPOLI - Mentre Insigne segnava il rigore, poi diventato della vittoria, il primo pensiero andava a come sarebbe finita la partita. E, invece, memori di recenti memorabili rovesci, per prendere e portare via tre punti alla Juve, bastava e avanzava lui, col suo rigore e il suo centesimo gol nel Napoli, senza scomodare chissà quale fuoriclasse o un improbabile magheggio tattico. Il secondo pensiero era per i poveri giocatori della Juve e, soprattutto, per i tentativi di rimettere le cose a posto, gabbati dalla loro confusa rabbia di essere, invece, messi sotto dal Napoli dai pochi titolari. Sì gabbati, passati da super squadra con super campioni a squadra e basta. Notevole anche l’ideona di Pirlo d’inventare il super attacco con Ronaldo-Morata-Chiesa, supportato da Cuadrado, spinto in avanti di tanti e più metri. Un attacco super diventato mini perché Meret, sostituto abituale ed emergenziale (come oggi) di Ospina, non ne ha persa una (di parate). Il terzo pensiero era per i cinque infortunati del Napoli e di tutti quelli “caduti” da novembre in poi: perché dimenticarli? Il quarto era per i cercatori d’“anima”, i cacciatori di “visione di gioco”, i ghostbuster di “identità tattica”, i gemmologi di “purezza della manovra”, gli spingitori di “competenza” e dunque di “continuità”, i guardiacaccia “anti-allenatori sempre”. Ora i nuovi dioscuri Insigne e Meret li hanno accontentati tutti in un colpo solo, con un match dotato contemporaneamente di anima, identità, competenza e chi più ne ha più ne metta. Cari amici, è il calcio. È quello che può sostenere che il Napoli ha capovolto se stesso, passando dal Napoli d’infinite occasioni, zero gol, a questo di zero occasioni, un gol, tre punti. Tuttavia, al di là delle circostanze, ben oltre le vittorie più o meno limitate, alla squadra che ha i colori del mare, oggi, vanno solo i complimenti. Se li é meritati, soprattutto se ha sconfitto così beffardamente certi avversari.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-02-14T19:30:00ZNAPOLI - Mentre Insigne segnava il rigore, poi diventato della vittoria, il primo pensiero andava a come sarebbe finita la partita. E, invece, memori di recenti memorabili rovesci, per prendere e portare via tre punti alla Juve, bastava e avanzava lui, col suo rigore e il suo centesimo gol nel Napoli, senza scomodare chissà quale fuoriclasse o un improbabile magheggio tattico. Il secondo pensiero era per i poveri giocatori della Juve e, soprattutto, per i tentativi di rimettere le cose a posto, gabbati dalla loro confusa rabbia di essere, invece, messi sotto dal Napoli dai pochi titolari. Sì gabbati, passati da super squadra con super campioni a squadra e basta. Notevole anche l’ideona di Pirlo d’inventare il super attacco con Ronaldo-Morata-Chiesa, supportato da Cuadrado, spinto in avanti di tanti e più metri. Un attacco super diventato mini perché Meret, sostituto abituale ed emergenziale (come oggi) di Ospina, non ne ha persa una (di parate). Il terzo pensiero era per i cinque infortunati del Napoli e di tutti quelli “caduti” da novembre in poi: perché dimenticarli? Il quarto era per i cercatori d’“anima”, i cacciatori di “visione di gioco”, i ghostbuster di “identità tattica”, i gemmologi di “purezza della manovra”, gli spingitori di “competenza” e dunque di “continuità”, i guardiacaccia “anti-allenatori sempre”. Ora i nuovi dioscuri Insigne e Meret li hanno accontentati tutti in un colpo solo, con un match dotato contemporaneamente di anima, identità, competenza e chi più ne ha più ne metta. Cari amici, è il calcio. È quello che può sostenere che il Napoli ha capovolto se stesso, passando dal Napoli d’infinite occasioni, zero gol, a questo di zero occasioni, un gol, tre punti. Tuttavia, al di là delle circostanze, ben oltre le vittorie più o meno limitate, alla squadra che ha i colori del mare, oggi, vanno solo i complimenti. Se li é meritati, soprattutto se ha sconfitto così beffardamente certi avversari.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171140334TONI AZZURRI - Iavarone su “NM”: “Napoli, i numeri dello spreco”NAPOLI - Sconfitti dai numeri, e non solo dal Genoa. Il desolante Napoli dimostra tutta la propria incapacità nella quinta sconfitta delle ultime dieci partite. Cinquanta per cento dì bocciature, roba che farebbe tremare i polsi anche a un giovane liceale. Nel Napoli no. La squadra va con incoscienza a schiantarsi contro le cattive cifre e la condanna che esse esprimono. Ecco il gruppo azzurro sgretolato dai due tiri subiti, due gol. Da ventidue tiri fatti, sette nello specchio: un gol. Errori della linea difensiva, errori disastrosi dei singoli (anche in attacco). E, qui, finiscono gli aggettivi dei vari commenti. Ma cosa c’è dietro questo Napoli che sembra appestato? Che è come un blockbuster a basso budget, un B-Movie de noantri. C’è troppa grigia normalità, a volte finanche modesta normalità. Pochi calciatori di buon livello, uno o due azzurri di eccellenza, ma ormai rivolti con lo sguardo al loro illustre passato, più che al realismo del presente. E così pure il Napoli pare ormai relegato in angolo della loro mente. Il primo tempo di Genova ne è una grossissima testimonianza. Preparato discretamente da Gattuso, distrutto da giocatori di media-bassa classifica. Sul lato tecnico poi s’affaccia anche il “commentismo” da “acchiappaclic”, un inciucio da cortile, senza tuttavia che si colga in pieno il senso dei fatti. Come se la cronaca selvaggia della delusione dei tifosi, l’anticipazione della notizia più della notizia stessa, la rincorsa incessante del presente, esaurisse in sé il racconto del reale. Sono questi i tempi attraverso i quali, il Napoli sta conducendo il suo stanco campionato. Aspettando un’inversione di tendenza che sembra non arrivare mai.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-02-08T16:18:00ZNAPOLI - Sconfitti dai numeri, e non solo dal Genoa. Il desolante Napoli dimostra tutta la propria incapacità nella quinta sconfitta delle ultime dieci partite. Cinquanta per cento dì bocciature, roba che farebbe tremare i polsi anche a un giovane liceale. Nel Napoli no. La squadra va con incoscienza a schiantarsi contro le cattive cifre e la condanna che esse esprimono. Ecco il gruppo azzurro sgretolato dai due tiri subiti, due gol. Da ventidue tiri fatti, sette nello specchio: un gol. Errori della linea difensiva, errori disastrosi dei singoli (anche in attacco). E, qui, finiscono gli aggettivi dei vari commenti. Ma cosa c’è dietro questo Napoli che sembra appestato? Che è come un blockbuster a basso budget, un B-Movie de noantri. C’è troppa grigia normalità, a volte finanche modesta normalità. Pochi calciatori di buon livello, uno o due azzurri di eccellenza, ma ormai rivolti con lo sguardo al loro illustre passato, più che al realismo del presente. E così pure il Napoli pare ormai relegato in angolo della loro mente. Il primo tempo di Genova ne è una grossissima testimonianza. Preparato discretamente da Gattuso, distrutto da giocatori di media-bassa classifica. Sul lato tecnico poi s’affaccia anche il “commentismo” da “acchiappaclic”, un inciucio da cortile, senza tuttavia che si colga in pieno il senso dei fatti. Come se la cronaca selvaggia della delusione dei tifosi, l’anticipazione della notizia più della notizia stessa, la rincorsa incessante del presente, esaurisse in sé il racconto del reale. Sono questi i tempi attraverso i quali, il Napoli sta conducendo il suo stanco campionato. Aspettando un’inversione di tendenza che sembra non arrivare mai.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171139016TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Il destino del Napoli"NAPOLI - È un errore continuare a ripetere che il problema del Napoli sia il suo gioco, oppure l’allenatore e/o la squadra. Il problema maggiore sta nell’assenza di buone e sane relazioni tra gruppo tecnico (inclusi i calciatori) e proprietà. Lo strappo di Gattuso ha lasciato in un cono d’ombra la vittoria sul Parma. E, forse, è un bene. Visto un Napoli alquanto modesto che si è fatto grattugiare per buona parte da una delle squadre più deboli di Serie A. Se il rendimento e il bel gioco del Napoli crescessero più rapidamente dei rapporti ormai incrinati fra Gattuso e De Laurentiis, forse non sarebbe neppure il caso di parlarne. Ma questo tormentato binario sul quale viaggia il Napoli, ora che il segreto sulle relazioni allo stremo è stato svelato dalle affermazioni di Gattuso, si alimenterà ancor di più lo scoppiettio delle contraddizioni. Purtroppo la tentazione è sempre la stessa: buttarla in commedia. È un destino comune a tutti gli allenatori del Napoli. Se finirà, sarà, come al solito, per tradimento, ingratitudine etc. L’ultimo a passare sotto la mannaia è stato Carlo Ancelotti. Nel quale Adl aveva rivisto la forza tranquilla del padre: «Scelsi la sua serenità. Ma non so se feci la cosa più giusta per il Napoli», ammise dopo averlo cacciato. Sappiamo che pure oggi i rapporti fra nuovo tecnico e presidente sono più evidenti delle crepe nei muri. E sappiamo pure che una crepa può essere sanata e compattare il muro. Occorre, però, buonsenso nel fare tutto ciò oppure esso (il buonsenso), per dirla alla maniera manzoniana, se ne starà nascosto in un cassetto per paura del senso comune. In questo intreccio di odio-amore c’è materiale per spiegare i destini del Napoli. Sempre in bilico tra risultati e mal di pancia. Perché la situazione supera spesso le crisi interne. Del resto Insigne e compagnia sono potenzialmente terzi, raggiungono la semifinale di Coppa Italia, e sono qualificati come primi classificati nel girone di Europa League. Ecco perché ben oltre i dissidi, non si può dire che Gattuso non stia facendo il suo lavoro. Secondo chi legge sta rispettando o meno i piani societari e i suoi traguardi, o no? Mi sa proprio di sì.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-02-01T16:52:00ZNAPOLI - È un errore continuare a ripetere che il problema del Napoli sia il suo gioco, oppure l’allenatore e/o la squadra. Il problema maggiore sta nell’assenza di buone e sane relazioni tra gruppo tecnico (inclusi i calciatori) e proprietà. Lo strappo di Gattuso ha lasciato in un cono d’ombra la vittoria sul Parma. E, forse, è un bene. Visto un Napoli alquanto modesto che si è fatto grattugiare per buona parte da una delle squadre più deboli di Serie A. Se il rendimento e il bel gioco del Napoli crescessero più rapidamente dei rapporti ormai incrinati fra Gattuso e De Laurentiis, forse non sarebbe neppure il caso di parlarne. Ma questo tormentato binario sul quale viaggia il Napoli, ora che il segreto sulle relazioni allo stremo è stato svelato dalle affermazioni di Gattuso, si alimenterà ancor di più lo scoppiettio delle contraddizioni. Purtroppo la tentazione è sempre la stessa: buttarla in commedia. È un destino comune a tutti gli allenatori del Napoli. Se finirà, sarà, come al solito, per tradimento, ingratitudine etc. L’ultimo a passare sotto la mannaia è stato Carlo Ancelotti. Nel quale Adl aveva rivisto la forza tranquilla del padre: «Scelsi la sua serenità. Ma non so se feci la cosa più giusta per il Napoli», ammise dopo averlo cacciato. Sappiamo che pure oggi i rapporti fra nuovo tecnico e presidente sono più evidenti delle crepe nei muri. E sappiamo pure che una crepa può essere sanata e compattare il muro. Occorre, però, buonsenso nel fare tutto ciò oppure esso (il buonsenso), per dirla alla maniera manzoniana, se ne starà nascosto in un cassetto per paura del senso comune. In questo intreccio di odio-amore c’è materiale per spiegare i destini del Napoli. Sempre in bilico tra risultati e mal di pancia. Perché la situazione supera spesso le crisi interne. Del resto Insigne e compagnia sono potenzialmente terzi, raggiungono la semifinale di Coppa Italia, e sono qualificati come primi classificati nel girone di Europa League. Ecco perché ben oltre i dissidi, non si può dire che Gattuso non stia facendo il suo lavoro. Secondo chi legge sta rispettando o meno i piani societari e i suoi traguardi, o no? Mi sa proprio di sì.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171137345TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli, squadra troppo liquida"NAPOLI - Com’è possibile che quelli che ieri erano gli attuali o futuri fuoriclasse, siano diventati, d’un tratto, così modesti, sonnacchiosi in campo e avviati sul viale del tramonto? È possibile. Ed è il vizio antico delle glorificazioni a effetto. Si vince, e giù a sperticarsi in paragoni esorbitanti. Ad annunciare chissà quali traguardi. A rallegrare, scrivendo di ipotetici percorsi in campionato o nelle coppe. Gran parte di questo scivolamento lo si deve alla realtà nella quale il Napoli opera e nella quale club e area tecnica sono immersi. Come in politica, il termine liquido può adattarsi a squadre come il Napoli, il cui approccio alla stagione fluttua liberamente nelle diverse e sempre mutevoli identità di genere (calcistico). Da qui il percorso infruttuoso e incostante. Certo, in questo tempo di epidemia e privazioni, regge pure il dibattito sulla “stagione anomala”. Ma sarebbe riduttivo fermarsi qui. Il Napoli possiede un gruppo di buoni calciatori, con un po’ di reduci, ormai esausti, e qualche ottima individualità. Non è un super team. Spesso s’innamora, a torto, di una sua presunta “grandeur” e trasforma i buoni calciatori in bamboline: vedi Verona-Napoli 3-1. Il calcio è così, profondamente complesso che non si può ridurre tutto a 4-3-3 o 4-2-3-1. I moduli sono solo numeri. I principi, i concetti e il reale valore della rosa sono i veri sistemi di gioco. Ora la colpa di tutto, come da prassi, è dell’allenatore e non dell’organico e delle presunte ambizioni. Se escono voci su esoneri a dimissioni non arrivano dal nulla. Forse Gattuso non sta così simpatico a qualcuno in società. È vero che la sua gestione ha prodotto 11 partite vinte, ma pure sei sconfitte in 18 partite (un terzo). E considerando il panorama generale della serie A, quei ko gridano vendetta. Certo, a Gattuso è sfuggito qualcosa, ed è un peccato: perché la classifica ancora non è compromessa. A patto che il Napoli si senta ogni tanto squadra solida. Magari dando fondo a uno spirito collettivo di buona volontà. Un modo di essere che oggi sembra lontanissimo. Anzi, proprio non s’intravede. È una prassi vista e rivista, che già anni fa inquietava il filosofo Pappagone: “Siamo vincoli o sparpagliati “. Coraggio, il meglio è passato. Ora si è liquidi. Ma domani chissà.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-01-25T18:26:00ZNAPOLI - Com’è possibile che quelli che ieri erano gli attuali o futuri fuoriclasse, siano diventati, d’un tratto, così modesti, sonnacchiosi in campo e avviati sul viale del tramonto? È possibile. Ed è il vizio antico delle glorificazioni a effetto. Si vince, e giù a sperticarsi in paragoni esorbitanti. Ad annunciare chissà quali traguardi. A rallegrare, scrivendo di ipotetici percorsi in campionato o nelle coppe. Gran parte di questo scivolamento lo si deve alla realtà nella quale il Napoli opera e nella quale club e area tecnica sono immersi. Come in politica, il termine liquido può adattarsi a squadre come il Napoli, il cui approccio alla stagione fluttua liberamente nelle diverse e sempre mutevoli identità di genere (calcistico). Da qui il percorso infruttuoso e incostante. Certo, in questo tempo di epidemia e privazioni, regge pure il dibattito sulla “stagione anomala”. Ma sarebbe riduttivo fermarsi qui. Il Napoli possiede un gruppo di buoni calciatori, con un po’ di reduci, ormai esausti, e qualche ottima individualità. Non è un super team. Spesso s’innamora, a torto, di una sua presunta “grandeur” e trasforma i buoni calciatori in bamboline: vedi Verona-Napoli 3-1. Il calcio è così, profondamente complesso che non si può ridurre tutto a 4-3-3 o 4-2-3-1. I moduli sono solo numeri. I principi, i concetti e il reale valore della rosa sono i veri sistemi di gioco. Ora la colpa di tutto, come da prassi, è dell’allenatore e non dell’organico e delle presunte ambizioni. Se escono voci su esoneri a dimissioni non arrivano dal nulla. Forse Gattuso non sta così simpatico a qualcuno in società. È vero che la sua gestione ha prodotto 11 partite vinte, ma pure sei sconfitte in 18 partite (un terzo). E considerando il panorama generale della serie A, quei ko gridano vendetta. Certo, a Gattuso è sfuggito qualcosa, ed è un peccato: perché la classifica ancora non è compromessa. A patto che il Napoli si senta ogni tanto squadra solida. Magari dando fondo a uno spirito collettivo di buona volontà. Un modo di essere che oggi sembra lontanissimo. Anzi, proprio non s’intravede. È una prassi vista e rivista, che già anni fa inquietava il filosofo Pappagone: “Siamo vincoli o sparpagliati “. Coraggio, il meglio è passato. Ora si è liquidi. Ma domani chissà.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171134450TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Il Napoli è così, se vi pare"NAPOLI - Avevamo un tempo, a gennaio, dopo il rituale ko da panettone, in cui c’era la certezza di tornare a correre per i primissimi posti della classifica. Arrivavano i primi risultati da bel gioco, s’immaginavano domeniche radiose di successi e consensi. Questa è stata la certezza sino a qualche anno fa. Ora non si può più dare nulla per scontato. Il Napoli, dopo l’inverosimile partita contro lo Spezia, avrebbe dovuto avere un’idea ben chiara in testa: provare a vincere. Sì, perché il Napoli è il Napoli, almeno contro squadre di cabotaggio più leggero, la sua rosa è ricca, rispetto a Udinese e simili, e i tanti piazzamenti in Champions sono lì a ricordarlo. Eppure non é andata proprio così. Perché quando - contro squadre come la friulana - a salvarsi sono solo i tre punti, il momento rimane preoccupante. E nel Napoli delle cose strane e dei mondi alla rovescia, che va in confusione per un non nulla, succede anche questo. Che Bakayoko al minuto 90 segna il gol e annulla l’ennesimo inutile pareggio, figlio, sino ad allora, di un’altra anomala partita. Insomma, ancora un Napoli di un’improvvisazione imbarazzante, che continua a sparire troppo facilmente dal campo. Già, il “vulnus” è questo. Le colpe? Beh, gettare la croce solo sull’allenatore è una delle tante liturgie del pallone. Cacciare Gattuso dalle mura della città non risolverebbe il problema. Ora serve recuperare gli infortunati - che stanno tornando - perché anche in questa squadra esistono titolari e riserve e mai come a Udine è parso chiarissimo. Le difficoltà ci sono. E non sono poche, il Napoli non riesce a coniugare le occasioni con i gol (il più grave dei grattacapi). E oggi altri segnali stanno lì, a portare nuove preoccupazioni; l’equilibratore (il centrocampo) è svanito sotto i colpi a vuoto di Fabian Ruiz e dello stesso Bakayoko. L’Udinese da dietro ha spinto di brutto e aspettava soltanto i passi falsi (tanti) di Insigne e compagnia per mettere in croce Meret, un ossigeno puro per aver evitato il risultato peggiore.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-01-11T08:00:00ZNAPOLI - Avevamo un tempo, a gennaio, dopo il rituale ko da panettone, in cui c’era la certezza di tornare a correre per i primissimi posti della classifica. Arrivavano i primi risultati da bel gioco, s’immaginavano domeniche radiose di successi e consensi. Questa è stata la certezza sino a qualche anno fa. Ora non si può più dare nulla per scontato. Il Napoli, dopo l’inverosimile partita contro lo Spezia, avrebbe dovuto avere un’idea ben chiara in testa: provare a vincere. Sì, perché il Napoli è il Napoli, almeno contro squadre di cabotaggio più leggero, la sua rosa è ricca, rispetto a Udinese e simili, e i tanti piazzamenti in Champions sono lì a ricordarlo. Eppure non é andata proprio così. Perché quando - contro squadre come la friulana - a salvarsi sono solo i tre punti, il momento rimane preoccupante. E nel Napoli delle cose strane e dei mondi alla rovescia, che va in confusione per un non nulla, succede anche questo. Che Bakayoko al minuto 90 segna il gol e annulla l’ennesimo inutile pareggio, figlio, sino ad allora, di un’altra anomala partita. Insomma, ancora un Napoli di un’improvvisazione imbarazzante, che continua a sparire troppo facilmente dal campo. Già, il “vulnus” è questo. Le colpe? Beh, gettare la croce solo sull’allenatore è una delle tante liturgie del pallone. Cacciare Gattuso dalle mura della città non risolverebbe il problema. Ora serve recuperare gli infortunati - che stanno tornando - perché anche in questa squadra esistono titolari e riserve e mai come a Udine è parso chiarissimo. Le difficoltà ci sono. E non sono poche, il Napoli non riesce a coniugare le occasioni con i gol (il più grave dei grattacapi). E oggi altri segnali stanno lì, a portare nuove preoccupazioni; l’equilibratore (il centrocampo) è svanito sotto i colpi a vuoto di Fabian Ruiz e dello stesso Bakayoko. L’Udinese da dietro ha spinto di brutto e aspettava soltanto i passi falsi (tanti) di Insigne e compagnia per mettere in croce Meret, un ossigeno puro per aver evitato il risultato peggiore.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171133757TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Brutto perdere così!"NAPOLI - C’era stata, per una volta, una squadra d’acciaio che aveva fabbricato una vittoria che pareva propedeutica. Poi, passati appena tre-giorni-tre, la stessa si è ritrovata, come spesso accade, gonfia di diffcoltà oggettive. Circondato da un clima strano, nel quale ogni circostanza avversa rischia di alimentare la convinzione, il Napoli è sempre più simile a quello che perde con lo Spezia, piuttosto che all’altro bello e, ormai, immaginario di Cagliari. Fin qui, la considerazione di carattere generale. Poi ci sono i dettagli, quelli nei quali si annidano i demoni del Napoli. L’opacità, l’inconsistenza, la mancanza di lucidità sono i lati oscuri (troppi) di questa squadra. Fermiamoci sull’attacco: decine e decine di occasioni e altrettanti “tiracci” nel vuoto. Qui non c’entra la “mancanza di cattiveria”, indiscusso karma di Gattuso. C’è da sfogliare l’album delle incompetenze del Napoli. Diventa paradigmatico un episodio: 94’, Lloriente si trova una palla gol in area e, invece, di cercare la porta si fa cercare dalla paura. Si fa sbattere il pallone sul petto per poi spostarsi. Bah. Incredibile, ma vero. Non che lo spagnolo sia il solo colpevole. Tutt’altro, nel desolante dopo Spezia, è in buona compagnia: il Napoli mette in mostra alcuni calciatori che non solo sono clamorosamente limitati tecnicamente, ma in più sono assenti nell’anima, nella voglia di reagire ai propri errori. Brutto perdere così, pure per questo Napoli troppo labile.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2021-01-07T18:00:00ZNAPOLI - C’era stata, per una volta, una squadra d’acciaio che aveva fabbricato una vittoria che pareva propedeutica. Poi, passati appena tre-giorni-tre, la stessa si è ritrovata, come spesso accade, gonfia di diffcoltà oggettive. Circondato da un clima strano, nel quale ogni circostanza avversa rischia di alimentare la convinzione, il Napoli è sempre più simile a quello che perde con lo Spezia, piuttosto che all’altro bello e, ormai, immaginario di Cagliari. Fin qui, la considerazione di carattere generale. Poi ci sono i dettagli, quelli nei quali si annidano i demoni del Napoli. L’opacità, l’inconsistenza, la mancanza di lucidità sono i lati oscuri (troppi) di questa squadra. Fermiamoci sull’attacco: decine e decine di occasioni e altrettanti “tiracci” nel vuoto. Qui non c’entra la “mancanza di cattiveria”, indiscusso karma di Gattuso. C’è da sfogliare l’album delle incompetenze del Napoli. Diventa paradigmatico un episodio: 94’, Lloriente si trova una palla gol in area e, invece, di cercare la porta si fa cercare dalla paura. Si fa sbattere il pallone sul petto per poi spostarsi. Bah. Incredibile, ma vero. Non che lo spagnolo sia il solo colpevole. Tutt’altro, nel desolante dopo Spezia, è in buona compagnia: il Napoli mette in mostra alcuni calciatori che non solo sono clamorosamente limitati tecnicamente, ma in più sono assenti nell’anima, nella voglia di reagire ai propri errori. Brutto perdere così, pure per questo Napoli troppo labile.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171131449TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli, ora non resta che rialzarsi!"NAPOLI -Un pareggio col Torino, strappato con i denti e non so con che cos’altro. In sette giorni due sconfitte e un pareggio. Totale: un punto. Chi si aspettasse dal Napoli, ora in discussione, almeno un riassunto degli obiettivi strategici, resterebbe sicuramente deluso. La partita di mercoledì introduce ben poche novità e molti punti oscuri e noti. Già, perché le cose non vanno assolutamente bene. Pesano le assenze, ma manca soprattutto imprevedibilità; una manovra e un gioco molto spesso “monocolori”. E la condanna arriva dai numeri, troppi in negativo. Il Napoli in casa ha già lasciato otto dei ventuno punti disponibili. Ora non resta che rialzarsi. Già, perché la curva della classifica è in discesa e può avere due effetti: o schiacciarsi sulla propria depressione calcistica oppure ricevere la scossa da un imperscrutabile Dio del pallone. Che sia la volta buona? Vedremo presto la catarsi dei risultati? Perché di questo i tifosi napoletani hanno bisogno: concretezza, tempi certi, soluzioni all’altezza dei problemi, soprattutto quelli generati o amplificati dalla delusione di un’ennesima partita sbagliata. Resta, tuttavia il dubbio se questa squadra voglia davvero credere in se stessa. E ciò per una serie di buoni motivi: a) è svanita la voglia di riscatto del Napoli reduce da due sconfitte di fila e tre giorni di ritiro; b) è passato in cavalleria il rientro di Insigne dalla squalifica: è stato, comunque, il trascinatore e l’autore di un magnifico (per il gol, solo per il gol) 1-1; c) la sentenza del Coni, avrebbe dovuto aggiungere motivazioni a quel mare di grinta che Rino Gattuso sa trasmettere e invece... C’è altro però. Il calcio non possiede l’unità di misura per farsi interprete di vicende personali. E non possiamo confondere la passione per le vittorie con il toccasana per tutto e tutti. Da qui Rino Gattuso e la sua malattia. Uomo verticale che non si vergogna di indossare le proprie idee e una parlata sempre chiara, schietta. Il simbolo di quella che oggi chiameremmo una idea liberale del calcio, ma che in Italia, sembra essersi dissolta. E quella di Gattuso, purtroppo, diventa solo una rivoluzione a tiratura limitata, però vuoi mettere la soddisfazione di sparigliare il pallone.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-12-25T18:18:00ZNAPOLI -Un pareggio col Torino, strappato con i denti e non so con che cos’altro. In sette giorni due sconfitte e un pareggio. Totale: un punto. Chi si aspettasse dal Napoli, ora in discussione, almeno un riassunto degli obiettivi strategici, resterebbe sicuramente deluso. La partita di mercoledì introduce ben poche novità e molti punti oscuri e noti. Già, perché le cose non vanno assolutamente bene. Pesano le assenze, ma manca soprattutto imprevedibilità; una manovra e un gioco molto spesso “monocolori”. E la condanna arriva dai numeri, troppi in negativo. Il Napoli in casa ha già lasciato otto dei ventuno punti disponibili. Ora non resta che rialzarsi. Già, perché la curva della classifica è in discesa e può avere due effetti: o schiacciarsi sulla propria depressione calcistica oppure ricevere la scossa da un imperscrutabile Dio del pallone. Che sia la volta buona? Vedremo presto la catarsi dei risultati? Perché di questo i tifosi napoletani hanno bisogno: concretezza, tempi certi, soluzioni all’altezza dei problemi, soprattutto quelli generati o amplificati dalla delusione di un’ennesima partita sbagliata. Resta, tuttavia il dubbio se questa squadra voglia davvero credere in se stessa. E ciò per una serie di buoni motivi: a) è svanita la voglia di riscatto del Napoli reduce da due sconfitte di fila e tre giorni di ritiro; b) è passato in cavalleria il rientro di Insigne dalla squalifica: è stato, comunque, il trascinatore e l’autore di un magnifico (per il gol, solo per il gol) 1-1; c) la sentenza del Coni, avrebbe dovuto aggiungere motivazioni a quel mare di grinta che Rino Gattuso sa trasmettere e invece... C’è altro però. Il calcio non possiede l’unità di misura per farsi interprete di vicende personali. E non possiamo confondere la passione per le vittorie con il toccasana per tutto e tutti. Da qui Rino Gattuso e la sua malattia. Uomo verticale che non si vergogna di indossare le proprie idee e una parlata sempre chiara, schietta. Il simbolo di quella che oggi chiameremmo una idea liberale del calcio, ma che in Italia, sembra essersi dissolta. E quella di Gattuso, purtroppo, diventa solo una rivoluzione a tiratura limitata, però vuoi mettere la soddisfazione di sparigliare il pallone.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171130832TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Ecco cosa ha questo Napoli"NAPOLI - Cercasi disperatamente squadra d’attacco e d’avventura, in maglia azzurra o similari. Due sono le cose che potrebbero fornire una pista: o il Napoli s’è definitivamente dissolto, e saranno guai, oppure la partita con l’Inter era il suo vero volto (ko a parte) e la Lazio ha dato una gran bella mano a questo 2-0, che poteva anche essere qualcosa in più. È stata una di quelle sere in cui viene spontaneo dire “va bene, anche questo quarto posto è andato”. È indiscutibile che, pur decimato dei suoi giocatori di qualità (Mertens e Insigne), questo di Roma è un’altro Napoli, ovvero la presunta squadra che avrebbe dovutal essere antiLazio. Chel non si diverte, che non fa circolare velocissima la palla, si sfianca in palleggi oriz- zontali, dà punti di riferimento, non scambiando le posizioni. È un Napoli brutto, sfrondato, impalpabile. E, soprattutto, è sembrato di non aver mai avuto voglia di entrare in partita. Eppure del Napoli s’è sempre detto che aveva una rosa ampia e quanto mai varia ed efficace. Tanto che lo sbocco naturale del dopo Inter, nonostante le assenze importanti, sembrava essere proprio il match con la Lazio. L’effetto è stato, purtroppo, devastante, la classica emulazione fallita di un modello alto che inevi- tabilmente si traduce in mediocrità. Il Napoli 2 - oppure 1bis -, ha incontrato l’inciampo dove credeva di trovare il sublime, ovvero: a Milano aveva incrociato la propria autorevolezza, ma perseguitata da una immotivata sconfitta. Tuttavia il ritorno al vero, ha consegnato alla cronaca una squadra tutto sommato discreta, avvincente se è al completo, attualmente senza terzini, ma senza automatismi offensivi e, a volte, con inenarrabili buchi difensivi. Il risultato è un gruppo altalenante, che galleggerà tra il quarto (ha perso con tutte le squadre che si trovano più su in classifica) e il settimo posto a seconda dei meriti o demeriti altrui. Perché bisogna essere realisti: se investi 400 milioni e non meno, molto, ma molto meno. E non puoi credere che le fragole costino quanto le ostriche. Tuttavia nessuno s’è mai nascosto questo, tantomeno De Laurentiis. Nessuno, però, nasconde che spesso a Napoli le aspettative deformano la realtà delle cose.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-12-21T10:00:00ZNAPOLI - Cercasi disperatamente squadra d’attacco e d’avventura, in maglia azzurra o similari. Due sono le cose che potrebbero fornire una pista: o il Napoli s’è definitivamente dissolto, e saranno guai, oppure la partita con l’Inter era il suo vero volto (ko a parte) e la Lazio ha dato una gran bella mano a questo 2-0, che poteva anche essere qualcosa in più. È stata una di quelle sere in cui viene spontaneo dire “va bene, anche questo quarto posto è andato”. È indiscutibile che, pur decimato dei suoi giocatori di qualità (Mertens e Insigne), questo di Roma è un’altro Napoli, ovvero la presunta squadra che avrebbe dovutal essere antiLazio. Chel non si diverte, che non fa circolare velocissima la palla, si sfianca in palleggi oriz- zontali, dà punti di riferimento, non scambiando le posizioni. È un Napoli brutto, sfrondato, impalpabile. E, soprattutto, è sembrato di non aver mai avuto voglia di entrare in partita. Eppure del Napoli s’è sempre detto che aveva una rosa ampia e quanto mai varia ed efficace. Tanto che lo sbocco naturale del dopo Inter, nonostante le assenze importanti, sembrava essere proprio il match con la Lazio. L’effetto è stato, purtroppo, devastante, la classica emulazione fallita di un modello alto che inevi- tabilmente si traduce in mediocrità. Il Napoli 2 - oppure 1bis -, ha incontrato l’inciampo dove credeva di trovare il sublime, ovvero: a Milano aveva incrociato la propria autorevolezza, ma perseguitata da una immotivata sconfitta. Tuttavia il ritorno al vero, ha consegnato alla cronaca una squadra tutto sommato discreta, avvincente se è al completo, attualmente senza terzini, ma senza automatismi offensivi e, a volte, con inenarrabili buchi difensivi. Il risultato è un gruppo altalenante, che galleggerà tra il quarto (ha perso con tutte le squadre che si trovano più su in classifica) e il settimo posto a seconda dei meriti o demeriti altrui. Perché bisogna essere realisti: se investi 400 milioni e non meno, molto, ma molto meno. E non puoi credere che le fragole costino quanto le ostriche. Tuttavia nessuno s’è mai nascosto questo, tantomeno De Laurentiis. Nessuno, però, nasconde che spesso a Napoli le aspettative deformano la realtà delle cose.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171130092TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Pensare che sul “vaffa” s’è costruito un partito"NAPOLI - È qualcosa di meno di un progetto ma, tenuto conto dell’autorevolezza della sconfitta patita con l’Inter - e non è un paradosso -, è molto più di un semplice auspicio. È la prova che pure l’ultimo sospetto sul Napoli è venuto a cadere. Sì, lo ammetto. Ho sempre pensato che il Napoli non sappia affrontare le cosiddette "partite della svolta”. Per varie e oscure ragioni legate verosimilmente alla mentalità. Ma a Milano, ieri sera, le cose sono cambiate, perché il Napoli, che magari non ha un piano scudetto, ha senz’altro ambizioni tali da poterci abituare a pensare più in grande. Il Napoli ha fatto come i grandi pugili - non quelli di potenza, ma quelli d’ingegno - ha demolito l’Inter col fioretto, col continuo palleggio e col seguito naturale degli affondi, di quelli come se fossero una gragnola di jab su un ring. Insomma, non fosse stato per un episodio e un dettaglio - e, purtroppo, il diavolo si nasconde sempre lì, tra rigori e altri dettagli -, gli azzurri di Gattuso avrebbero vissuto ben altro finale. Detto che il ko di Milano, ha ragione d’essere solo per l’emotività di un risultato sbagliato, veniamo all’espulsione di Insigne. Ebbene un “vaffa” ha cancellato la bella partita del capitano e del Napoli. Questione che viene a galla anche dall’ interessante analisi semantica posta da Gattuso. Che mondo insensato quello del pallone. Un “vaffa” è peccato mortale. È una catastrofe sociale, una lesione dell’anima. E pensare, invece, che su questa parola - un tempo parolaccia - Beppe Grillo ha costruito un movimento politico che oggi sta governando il Paese. Si spieghi, quindi, al signor Massa di vattelapesca, che ha dimostrato di non essere all'altezza sbagliando molte decisioni, che essere permalosi, è peggio di un insulto, peraltro già bello e sdoganato. Non sto esortando al turpiloquio. È l’ipocrisia che sa di sepolcri imbiancati. Cito una frase di Franca Valeri: «Bugiarda? No, reticente». La reticenza -nulla a che vedere con l’omertà - è un valore, un diritto. Di questi tempi, forse, anche un dovere.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-12-17T08:00:00ZNAPOLI - È qualcosa di meno di un progetto ma, tenuto conto dell’autorevolezza della sconfitta patita con l’Inter - e non è un paradosso -, è molto più di un semplice auspicio. È la prova che pure l’ultimo sospetto sul Napoli è venuto a cadere. Sì, lo ammetto. Ho sempre pensato che il Napoli non sappia affrontare le cosiddette "partite della svolta”. Per varie e oscure ragioni legate verosimilmente alla mentalità. Ma a Milano, ieri sera, le cose sono cambiate, perché il Napoli, che magari non ha un piano scudetto, ha senz’altro ambizioni tali da poterci abituare a pensare più in grande. Il Napoli ha fatto come i grandi pugili - non quelli di potenza, ma quelli d’ingegno - ha demolito l’Inter col fioretto, col continuo palleggio e col seguito naturale degli affondi, di quelli come se fossero una gragnola di jab su un ring. Insomma, non fosse stato per un episodio e un dettaglio - e, purtroppo, il diavolo si nasconde sempre lì, tra rigori e altri dettagli -, gli azzurri di Gattuso avrebbero vissuto ben altro finale. Detto che il ko di Milano, ha ragione d’essere solo per l’emotività di un risultato sbagliato, veniamo all’espulsione di Insigne. Ebbene un “vaffa” ha cancellato la bella partita del capitano e del Napoli. Questione che viene a galla anche dall’ interessante analisi semantica posta da Gattuso. Che mondo insensato quello del pallone. Un “vaffa” è peccato mortale. È una catastrofe sociale, una lesione dell’anima. E pensare, invece, che su questa parola - un tempo parolaccia - Beppe Grillo ha costruito un movimento politico che oggi sta governando il Paese. Si spieghi, quindi, al signor Massa di vattelapesca, che ha dimostrato di non essere all'altezza sbagliando molte decisioni, che essere permalosi, è peggio di un insulto, peraltro già bello e sdoganato. Non sto esortando al turpiloquio. È l’ipocrisia che sa di sepolcri imbiancati. Cito una frase di Franca Valeri: «Bugiarda? No, reticente». La reticenza -nulla a che vedere con l’omertà - è un valore, un diritto. Di questi tempi, forse, anche un dovere.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171129494TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Felici gli amanti del risultato"NAPOLI - Non voglio fare l’anti Napoli, proprio no. Meno che mai voglio sminuire i tanti meriti di risultati e classifiche varie. In ogni partita, però, lo stato di salute del Napoli, prodotto dal suo gioco, mette in luce il dato centrale della risorsa dei ragazzi in maglia “simil Argentina”: se basta il risultato, le cose vanno più che bene. Ecco perché la partita con la Sampdoria inaridisce dinanzi alle impalpabili note della cronaca: il Napoli subisce per un tempo la Samp. Il piano B, tanto per rimanere nel tema più attuale, di Gattuso, si chiama Lozano: un gol e un assist. Rivisto un buon Manolas e un Insigne anche centrocampista. Certo, i risultati accrescono enormemente l’ambito dei poteri di Gattuso, portandoli a limiti sinora impensabili, ma, con uguale intensità, si manifestano i sintomi della strutturale mancanza di un gioco che possa garantire la certezza che obiettivi di stagione e quant’altro siano raggiunti con buona dose di probabilità. Fa un certo effetto vedere l’abisso che separa tutto il resto (classifica, qualificazione in Europa League etc.) dalle manchevolezze di casa azzurra. Da un lato c’è la dolente solennità con la quale il Napoli declama la propria manovra (giro palla, numeri di buona tecnica e altro), dall’altro la necessità di convincere come sistema tattico. Il contrasto, come il nodo da sciogliere, è proprio questo. Vediamo tutti che il Napoli, e non solo da oggi, va un po’ alla deriva, privo com’è dei solidi ancoraggi di un metodo che possa salvaguardare la potenza del proprio organico. Qual è il vero Napoli? Quello del primo tempo che non trova spazi, oppure quello della ripresa che impone superiorità e forza della rosa, tramutandola in vittoria con due cambi e due azioni. Dico un’ovvietà: il Napoli ha accontentato gli amanti del solo risultato. E, comunque, non è cosa da poco.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-12-14T17:45:00ZNAPOLI - Non voglio fare l’anti Napoli, proprio no. Meno che mai voglio sminuire i tanti meriti di risultati e classifiche varie. In ogni partita, però, lo stato di salute del Napoli, prodotto dal suo gioco, mette in luce il dato centrale della risorsa dei ragazzi in maglia “simil Argentina”: se basta il risultato, le cose vanno più che bene. Ecco perché la partita con la Sampdoria inaridisce dinanzi alle impalpabili note della cronaca: il Napoli subisce per un tempo la Samp. Il piano B, tanto per rimanere nel tema più attuale, di Gattuso, si chiama Lozano: un gol e un assist. Rivisto un buon Manolas e un Insigne anche centrocampista. Certo, i risultati accrescono enormemente l’ambito dei poteri di Gattuso, portandoli a limiti sinora impensabili, ma, con uguale intensità, si manifestano i sintomi della strutturale mancanza di un gioco che possa garantire la certezza che obiettivi di stagione e quant’altro siano raggiunti con buona dose di probabilità. Fa un certo effetto vedere l’abisso che separa tutto il resto (classifica, qualificazione in Europa League etc.) dalle manchevolezze di casa azzurra. Da un lato c’è la dolente solennità con la quale il Napoli declama la propria manovra (giro palla, numeri di buona tecnica e altro), dall’altro la necessità di convincere come sistema tattico. Il contrasto, come il nodo da sciogliere, è proprio questo. Vediamo tutti che il Napoli, e non solo da oggi, va un po’ alla deriva, privo com’è dei solidi ancoraggi di un metodo che possa salvaguardare la potenza del proprio organico. Qual è il vero Napoli? Quello del primo tempo che non trova spazi, oppure quello della ripresa che impone superiorità e forza della rosa, tramutandola in vittoria con due cambi e due azioni. Dico un’ovvietà: il Napoli ha accontentato gli amanti del solo risultato. E, comunque, non è cosa da poco.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171128085TONI AZZURRI - Toni Iavarone su "NM": "L’aggancio" alla Juve non è il traguardo"NAPOLI - Terzo posto, 20 punti "agganciata" la Juve. E poi: nove vittorie, un pareggio e tre sconfitte, il tutto tra campionato ed Europa League. E poi ancora: appena una lunghezza separa gli “azzurroargentini” (come da maglia al seguito) dal passaggio al turno europeo. Se il Napoli fosse un’attività economica, avesse un suo fatturato, sarebbe trattato certamente meglio. Almeno al pari di altri settori impegnati nella quotidiana sfida alla concorrenza. Invece qualche alzata di spalle per un po’ di problemi che si porta appresso s’intravede ogni tanto. Valutazioni oggettive, tant’è che Gattuso ne fa un suo karma.”Bisogna fornire segnali di continuità”, dice l’allenatore, anche dopo la partita, con vittoria incorporata, di Crotone. Già, la squadra di Stroppa nel suo piccolo (due punti nelle nove partite in serie A) ha tenuto banco per i primi 20’ e il Napoli ha sofferto. Tuttavia gli è bastato un doppio prodigio prima di Zielinski (tunnel e assist) e dopo d’Insigne, con il suo colpo capolavoro per sciogliere qualche nodo di troppo. Il resto è una strenua resistenza del Crotone, lentamente seppellito dai quattro gol. Insomma, partita andata come doveva andare. Ma è da sottolineare in che modo la mediana con Bakayoko, Demme e Zielinski non abbia alternative più valide. E non perché Fabian Ruiz non sia adatto e/o meno peggio di altri, ma per dirla alla buona: la necessità aguzza l’ingegno. E le capacità del Napoli verranno fuori di qui a poco. Sotto con Real Sociedad, Sampdoria, Inter e Lazio, che diranno parecchio su cosa può e deve fare il Napoli. Alcuni dubbi restano, ma la classifica c’è, parla, e dice che per ora la banda del Ringhio si trova lassù con merito. Insomma, il Napoli sta confermando la retta via e soprattutto le impressioni di settembre, con pronostici e vaticini vari.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-12-07T16:25:00ZNAPOLI - Terzo posto, 20 punti "agganciata" la Juve. E poi: nove vittorie, un pareggio e tre sconfitte, il tutto tra campionato ed Europa League. E poi ancora: appena una lunghezza separa gli “azzurroargentini” (come da maglia al seguito) dal passaggio al turno europeo. Se il Napoli fosse un’attività economica, avesse un suo fatturato, sarebbe trattato certamente meglio. Almeno al pari di altri settori impegnati nella quotidiana sfida alla concorrenza. Invece qualche alzata di spalle per un po’ di problemi che si porta appresso s’intravede ogni tanto. Valutazioni oggettive, tant’è che Gattuso ne fa un suo karma.”Bisogna fornire segnali di continuità”, dice l’allenatore, anche dopo la partita, con vittoria incorporata, di Crotone. Già, la squadra di Stroppa nel suo piccolo (due punti nelle nove partite in serie A) ha tenuto banco per i primi 20’ e il Napoli ha sofferto. Tuttavia gli è bastato un doppio prodigio prima di Zielinski (tunnel e assist) e dopo d’Insigne, con il suo colpo capolavoro per sciogliere qualche nodo di troppo. Il resto è una strenua resistenza del Crotone, lentamente seppellito dai quattro gol. Insomma, partita andata come doveva andare. Ma è da sottolineare in che modo la mediana con Bakayoko, Demme e Zielinski non abbia alternative più valide. E non perché Fabian Ruiz non sia adatto e/o meno peggio di altri, ma per dirla alla buona: la necessità aguzza l’ingegno. E le capacità del Napoli verranno fuori di qui a poco. Sotto con Real Sociedad, Sampdoria, Inter e Lazio, che diranno parecchio su cosa può e deve fare il Napoli. Alcuni dubbi restano, ma la classifica c’è, parla, e dice che per ora la banda del Ringhio si trova lassù con merito. Insomma, il Napoli sta confermando la retta via e soprattutto le impressioni di settembre, con pronostici e vaticini vari.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171126728TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Ah, ecco chi ha suggerito!"NAPOLI - Sbuca dal cassetto della memoria la maglia a strnmisce biancazzurre (per gli appassionati, la quarta della serie ultima) che mette insieme Napoli e l’Argentina. Uno dei tanti bei momenti che hanno accompagnato la vittoria del Napoli sulla Roma, vittoria ancora gravida del ricordo di Diego Armando Maradona. Ecco che cosa è il grande calciatore, lo si è letto negli occhi e tra le lacrime di tanta gente di tutto il mondo, perché ci si possa ostinare a non intendere. Le gesta custodiscono la bellezza del calcio, distraggono milioni di persone che nel grigiore di questi tempi, e dei tempi che furono, finirebbero per rimestare senza tregua nelle miserie della vita. Diego per sempre. Il suo nome eccita amori e affanni in petti che altrimenti ristagnerebbero. La gran bella partita dei ragazzi di Gattuso, nello stadio dedicato a Maradona, sembrerebbe disperdersi nei tributi al grande calciatore del Napoli, tuttavia non è così. Anzi, è proprio nel segno di Maradona, certo non nella sua genialità, ma nella sua tempra, nella voglia di guardare avanti sempre. Perché solo chi si rialza dopo una caduta (due sconfitte casalinghe di fila) verrà ricordato per la propria forza di volontà. Deciso, ordinato, pochissime sbavature, finalmente il Napoli ha mostrato che esistono alternative tattiche. Il 4-3-3 mostra un altro Napoli, non è questione di numeri, ma di interpretazione, la squadra è stata costruita per giocare così per le caratteristiche dei centrocampisti e può farlo pure con Bakayoko, forse meno con Osimhen. E quando tornerà sarà un bel dilemma per Gattuso. La Roma veniva da cinque vittorie consecutive, con un sacco zeppo di gol (15) ed era guardata con un tantino di preoccupazione. Chissà quanto ha potuto incidere Gattuso col suo rimbrotto alla squadra dopo l’ultimo ko. Insomma, da squadra poco coraggiosa a un Napoli che si riprende il suo campionato e misura le proprie ambizioni: riagganciare la zona Champions. Questo è il Napoli. Che segna 4 gol e domina una Roma ancora in rampa di lancio (ma ieri sciagurata), la aggancia, supera la Lazio e si addormenta al quarto posto in nutrita compagnia. L’anomalia era vederlo in balia degli avversari. È bastato rimettere la testa a posto. Speriamo che duri.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-11-30T18:15:00ZNAPOLI - Sbuca dal cassetto della memoria la maglia a strnmisce biancazzurre (per gli appassionati, la quarta della serie ultima) che mette insieme Napoli e l’Argentina. Uno dei tanti bei momenti che hanno accompagnato la vittoria del Napoli sulla Roma, vittoria ancora gravida del ricordo di Diego Armando Maradona. Ecco che cosa è il grande calciatore, lo si è letto negli occhi e tra le lacrime di tanta gente di tutto il mondo, perché ci si possa ostinare a non intendere. Le gesta custodiscono la bellezza del calcio, distraggono milioni di persone che nel grigiore di questi tempi, e dei tempi che furono, finirebbero per rimestare senza tregua nelle miserie della vita. Diego per sempre. Il suo nome eccita amori e affanni in petti che altrimenti ristagnerebbero. La gran bella partita dei ragazzi di Gattuso, nello stadio dedicato a Maradona, sembrerebbe disperdersi nei tributi al grande calciatore del Napoli, tuttavia non è così. Anzi, è proprio nel segno di Maradona, certo non nella sua genialità, ma nella sua tempra, nella voglia di guardare avanti sempre. Perché solo chi si rialza dopo una caduta (due sconfitte casalinghe di fila) verrà ricordato per la propria forza di volontà. Deciso, ordinato, pochissime sbavature, finalmente il Napoli ha mostrato che esistono alternative tattiche. Il 4-3-3 mostra un altro Napoli, non è questione di numeri, ma di interpretazione, la squadra è stata costruita per giocare così per le caratteristiche dei centrocampisti e può farlo pure con Bakayoko, forse meno con Osimhen. E quando tornerà sarà un bel dilemma per Gattuso. La Roma veniva da cinque vittorie consecutive, con un sacco zeppo di gol (15) ed era guardata con un tantino di preoccupazione. Chissà quanto ha potuto incidere Gattuso col suo rimbrotto alla squadra dopo l’ultimo ko. Insomma, da squadra poco coraggiosa a un Napoli che si riprende il suo campionato e misura le proprie ambizioni: riagganciare la zona Champions. Questo è il Napoli. Che segna 4 gol e domina una Roma ancora in rampa di lancio (ma ieri sciagurata), la aggancia, supera la Lazio e si addormenta al quarto posto in nutrita compagnia. L’anomalia era vederlo in balia degli avversari. È bastato rimettere la testa a posto. Speriamo che duri.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171122680TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli, pressioni e vertigini"NAPOLI - Pressioni e vertigini. Ora che la striscia straordinaria di consensi sembrava che si fosse interrotta, il Napoli a Bologna se ne era andato a caccia di certezze. E oggi in parte c’è riuscito. Già, perché ha dominato in lungo e largo. Ed é stato, purtroppo, un tentativo di eutanasia calcistica tenere in vita una partita che si è quasi subito svestita di competitività, tanto da poterla vincere dal divano. E, invece, un finale arruffone per poco non segnava col frego rosso un’altra occasione perduta. Tuttavia questa vittoria, di riffa o di raffa, resta tale e anche un po’ di più. Perché da un lato il Napoli aveva l’obbligo di lasciarsi alle spalle le scorie di più di una brutta partita (e non solo quella di Fiume), derubricando giovedì scorso, alla voce «serate storte», una prestazione complessivamente deficitaria. Dall’altro, ecco perché è da considerarsi una vittoria pesante, bisognava sfruttare l’opportunità di poter risalire la vetta delle classifiche (campionato ed Europa). Punti e zona Champions oggi parlano così. Al Napoli tocca alzare l’asticella e puntare al terzo posto finale, e può fare anche un saltino più su. Gli altri “competitor”, per ora, non sembrano superiori. Ma c’è ancora un’altra partita da giocare, forse la più importante da quando è cominciata la stagione. Il Napoli sarà dinanzi ad un’ennesima sentenza della giustizia sportiva: il risultato sarà più importante di qualsiasi altra vittoria. La sentenza paradossale dei tre punti (più uno) di penalizzazione per non aver giocato Juve-Napoli!”, resta e resterà la più chiara raffigurazione dell’incertezza del diritto sportivo e non solo.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-11-09T17:00:00ZNAPOLI - Pressioni e vertigini. Ora che la striscia straordinaria di consensi sembrava che si fosse interrotta, il Napoli a Bologna se ne era andato a caccia di certezze. E oggi in parte c’è riuscito. Già, perché ha dominato in lungo e largo. Ed é stato, purtroppo, un tentativo di eutanasia calcistica tenere in vita una partita che si è quasi subito svestita di competitività, tanto da poterla vincere dal divano. E, invece, un finale arruffone per poco non segnava col frego rosso un’altra occasione perduta. Tuttavia questa vittoria, di riffa o di raffa, resta tale e anche un po’ di più. Perché da un lato il Napoli aveva l’obbligo di lasciarsi alle spalle le scorie di più di una brutta partita (e non solo quella di Fiume), derubricando giovedì scorso, alla voce «serate storte», una prestazione complessivamente deficitaria. Dall’altro, ecco perché è da considerarsi una vittoria pesante, bisognava sfruttare l’opportunità di poter risalire la vetta delle classifiche (campionato ed Europa). Punti e zona Champions oggi parlano così. Al Napoli tocca alzare l’asticella e puntare al terzo posto finale, e può fare anche un saltino più su. Gli altri “competitor”, per ora, non sembrano superiori. Ma c’è ancora un’altra partita da giocare, forse la più importante da quando è cominciata la stagione. Il Napoli sarà dinanzi ad un’ennesima sentenza della giustizia sportiva: il risultato sarà più importante di qualsiasi altra vittoria. La sentenza paradossale dei tre punti (più uno) di penalizzazione per non aver giocato Juve-Napoli!”, resta e resterà la più chiara raffigurazione dell’incertezza del diritto sportivo e non solo.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171121357TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli horror, ma cambierà"NAPOLI - Eppur si gioca, nonostante il Covid, nonostante tutto. E in questo tutto va a fondo il Napoli che già qualche segnale di bufera l’aveva già lanciato. Tuttavia a Benevento e a San Sebastián le vittorie hanno dissimulato qualche sofferenza di troppo di Mertens e compagnia varia. A spogliare di qualche elogio di troppo ci ha pensato il Sassuolo, gran palleggio e acume tattico: la partita s’è giocata al ritmo voluto da De Zerbi. E anche con calciatori (il Napoli) meno determinati (è un eufemismo) e forse con qualcuno un po’ troppo distratto. Tanto da far smarrire uno tutto d’un pezzo come Rino Gattuso. Chissà, forse Petagna dentro un po’ di minuti prima e aver tolto tutti gli esterni di attacco non ha aiutato... e poi c’è sempre bisogno di Insigne. Non è una giustificazione, è per ricordare che lui e l’epicentro del nostro gioco offensivo, ieri orribile. La situazione che il Napoli sta vivendo mette in discussione, e lo fa a ogni risultato non gradito, le basi stesse della coesione del rapporto squadra-tifosi-critica. Crea disparità e potenziali conflitti fra i tanti. Costringe ogni misura del decisore tattico a muoversi tra Scilla e Cariddi, a scegliere tizio piuttosto che caio e l’economia, tra il 4-2-3-1 o altro (ovvero i moduli), tra il meglio e il peggio, trai giovani e i senatori della squadra. Come in tempi di magra, la conflittualità dovrebbe essere sospesa. Non la diversità di opinioni e di ricette per uscire dai momenti difficili: i giudizi sommari non funzionano da sempre. Ma la prassi dei tempi normali, che punta a guadagnare consensi sugli insuccessi degli altri (la Juve è in crisi, l’Inter non va etc.) quella sì, va sospesa. Noi non sappia- mo quali saranno i rimedi trovati. D’altra parte, dal modulo alla capacità di far uscire da un velo di apatia il gruppo azzurro, si opereranno scelte che condizioneranno per i prossimi impegni a venire: campionato e coppe. Se le sbagliano, se ne avvantaggeranno solo gli avversari e chi già adesso vorrebbe far saltare il tavolo. Infine il calcio nella bufera Covid19. I club, stavolta hanno ragione (e non capita spesso, anzi): di fronte a una situazione eccezionale servivano decisioni eccezionali, soprattutto si dovevano ridurre gli impegni. Invece questa stagione è iniziata come se non fosse successo nulla, con lo stesso numero di partite.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-11-02T18:01:00ZNAPOLI - Eppur si gioca, nonostante il Covid, nonostante tutto. E in questo tutto va a fondo il Napoli che già qualche segnale di bufera l’aveva già lanciato. Tuttavia a Benevento e a San Sebastián le vittorie hanno dissimulato qualche sofferenza di troppo di Mertens e compagnia varia. A spogliare di qualche elogio di troppo ci ha pensato il Sassuolo, gran palleggio e acume tattico: la partita s’è giocata al ritmo voluto da De Zerbi. E anche con calciatori (il Napoli) meno determinati (è un eufemismo) e forse con qualcuno un po’ troppo distratto. Tanto da far smarrire uno tutto d’un pezzo come Rino Gattuso. Chissà, forse Petagna dentro un po’ di minuti prima e aver tolto tutti gli esterni di attacco non ha aiutato... e poi c’è sempre bisogno di Insigne. Non è una giustificazione, è per ricordare che lui e l’epicentro del nostro gioco offensivo, ieri orribile. La situazione che il Napoli sta vivendo mette in discussione, e lo fa a ogni risultato non gradito, le basi stesse della coesione del rapporto squadra-tifosi-critica. Crea disparità e potenziali conflitti fra i tanti. Costringe ogni misura del decisore tattico a muoversi tra Scilla e Cariddi, a scegliere tizio piuttosto che caio e l’economia, tra il 4-2-3-1 o altro (ovvero i moduli), tra il meglio e il peggio, trai giovani e i senatori della squadra. Come in tempi di magra, la conflittualità dovrebbe essere sospesa. Non la diversità di opinioni e di ricette per uscire dai momenti difficili: i giudizi sommari non funzionano da sempre. Ma la prassi dei tempi normali, che punta a guadagnare consensi sugli insuccessi degli altri (la Juve è in crisi, l’Inter non va etc.) quella sì, va sospesa. Noi non sappia- mo quali saranno i rimedi trovati. D’altra parte, dal modulo alla capacità di far uscire da un velo di apatia il gruppo azzurro, si opereranno scelte che condizioneranno per i prossimi impegni a venire: campionato e coppe. Se le sbagliano, se ne avvantaggeranno solo gli avversari e chi già adesso vorrebbe far saltare il tavolo. Infine il calcio nella bufera Covid19. I club, stavolta hanno ragione (e non capita spesso, anzi): di fronte a una situazione eccezionale servivano decisioni eccezionali, soprattutto si dovevano ridurre gli impegni. Invece questa stagione è iniziata come se non fosse successo nulla, con lo stesso numero di partite.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171119991TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Rimedi contro chi fa le barricate"NAPOLI - Chi lo dice che l’incubo di perderne un’altra, la paura d’essere colpiti da chi ti lascia giocare e poi ti colpisce, sia una disgrazia, un evento che la sorte poteva risparmiarci? Di solito non ha portato al Napoli nulla di buono, ma sempre solo ko e polemiche? Eppure riflettendo sull’esperienza finora compiuta, qualche vantaggio c’è. Non perché mi illuda di avere chissà quale influenza sulle decisioni tattiche del Napoli (non sono un tecnico, né intendo diventarlo) ma per rispetto nei confronti di chi si è prodigato (i tifosi) per capire come Gattuso avrebbe rovesciato il tavolo tattico, per non incappare in un’AZ bis. Mi scuso per l’autoreferenzialità, però quando mi ricapita. In molti hanno pensato alla necessità di avere in campo un calciatore di fisicità in attacco (Petagna) e una rampa di lancio più oleata a destra (Politano per Lozano). E così Gattuso ha fatto. Beh, per dirla con un politico, quando ti piazzano una mucca in corridoio, le soluzioni, pur se poche, esistono. Ed esse sono almeno due. La prima è quella trovata da Gattuso, si tratta di una “riparazione” in corsa. L’altra riguarda l’atteggiamento del Napoli da inizio partita. Per dirla in breve: quando sai che non hai di fronte una squadra che ti gioca addosso, ma che si chiude come una falange romana (impero, non squadre di calcio), allora fai ben altro. Magari sarebbe il caso di “italianizzarsi” un po’. Che so? Inserendo qualche punta in meno. L’intento è fare aprire gli avversari e colpire in contropiede, visto che tra le carte da giocare c’è quella vincente: Osimhen, rapido e visibile. Va bene che nel calcio, come nella vita, c’è sempre un assolutore e quindi molti commentatori sono quel che sono e lisciano tutti, chi più chi meno, i loro allenatori, i loro calciatori, ovviamente di un solo colore di maglia. Tuttavia Benevento-Napoli, se indicazioni fornisce sono queste due appena citate, magari rivedute e corrette da chi ne sa di più, ma pur sempre queste restano. Infine le parole di Gattuso sulla difficile situazione che ben tutti conosciamo. Chiare le sue parole. Basta con i più irresponsabili, come quelli che in questa fase pericolosissima d’impennata, anche in Campania (e Dio sa quel che succederà), non tengono alcun conto delle norme (leggi, decreti, ordinanze e quant’altro) esistenti. Regole cogenti. Che, cioè, vincolano tutti. Bravo Gattuso.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-10-26T16:00:00ZNAPOLI - Chi lo dice che l’incubo di perderne un’altra, la paura d’essere colpiti da chi ti lascia giocare e poi ti colpisce, sia una disgrazia, un evento che la sorte poteva risparmiarci? Di solito non ha portato al Napoli nulla di buono, ma sempre solo ko e polemiche? Eppure riflettendo sull’esperienza finora compiuta, qualche vantaggio c’è. Non perché mi illuda di avere chissà quale influenza sulle decisioni tattiche del Napoli (non sono un tecnico, né intendo diventarlo) ma per rispetto nei confronti di chi si è prodigato (i tifosi) per capire come Gattuso avrebbe rovesciato il tavolo tattico, per non incappare in un’AZ bis. Mi scuso per l’autoreferenzialità, però quando mi ricapita. In molti hanno pensato alla necessità di avere in campo un calciatore di fisicità in attacco (Petagna) e una rampa di lancio più oleata a destra (Politano per Lozano). E così Gattuso ha fatto. Beh, per dirla con un politico, quando ti piazzano una mucca in corridoio, le soluzioni, pur se poche, esistono. Ed esse sono almeno due. La prima è quella trovata da Gattuso, si tratta di una “riparazione” in corsa. L’altra riguarda l’atteggiamento del Napoli da inizio partita. Per dirla in breve: quando sai che non hai di fronte una squadra che ti gioca addosso, ma che si chiude come una falange romana (impero, non squadre di calcio), allora fai ben altro. Magari sarebbe il caso di “italianizzarsi” un po’. Che so? Inserendo qualche punta in meno. L’intento è fare aprire gli avversari e colpire in contropiede, visto che tra le carte da giocare c’è quella vincente: Osimhen, rapido e visibile. Va bene che nel calcio, come nella vita, c’è sempre un assolutore e quindi molti commentatori sono quel che sono e lisciano tutti, chi più chi meno, i loro allenatori, i loro calciatori, ovviamente di un solo colore di maglia. Tuttavia Benevento-Napoli, se indicazioni fornisce sono queste due appena citate, magari rivedute e corrette da chi ne sa di più, ma pur sempre queste restano. Infine le parole di Gattuso sulla difficile situazione che ben tutti conosciamo. Chiare le sue parole. Basta con i più irresponsabili, come quelli che in questa fase pericolosissima d’impennata, anche in Campania (e Dio sa quel che succederà), non tengono alcun conto delle norme (leggi, decreti, ordinanze e quant’altro) esistenti. Regole cogenti. Che, cioè, vincolano tutti. Bravo Gattuso.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171118516TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Questo Napoli può tutto!"NAPOLI - Bisognerebbe soffermarsi su quel 6-0 al Genoa, Covid o non Covid, per intuire quali siano le potenzialità del Napoli, riveduto e corretto da Gattuso e da una seria sessione di mercato. Così come non dovrebbe sfuggire ai più attenti l’importanza di avere in squadra un tizio - e qui tizio è un termine di assoluta simpatia - dello spessore difensivo di Bakayoko. Già, perché quell’argine davanti a Hysai & co. consente a Fabian Ruiz di dedicarsi al suo lavoro preferito: impostare e inserirsi. E a tutto ciò basta aggiungere che il Napoli diventa la prima squadra che, grazie al proprio acume tattico, ha messo a nudo tutti i limiti difensivi dell’Atalanta, sino a sabato mattina allegra macchina da gol, d’attacco e d’avventura. Insomma, Napoli multitecnico. Col suo 4-2-4 ultra offensivo diverte e si diverte  Si difende con due linee di quattro e quando riparte lo fa con altrettanti giocatori d’attacco. Tanta roba, qualità e quantità. Tanta davvero, che consente al Napoli di assistere impassibile pure al lento e inutile risveglio dell’Atalanta.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-10-19T17:03:00ZNAPOLI - Bisognerebbe soffermarsi su quel 6-0 al Genoa, Covid o non Covid, per intuire quali siano le potenzialità del Napoli, riveduto e corretto da Gattuso e da una seria sessione di mercato. Così come non dovrebbe sfuggire ai più attenti l’importanza di avere in squadra un tizio - e qui tizio è un termine di assoluta simpatia - dello spessore difensivo di Bakayoko. Già, perché quell’argine davanti a Hysai & co. consente a Fabian Ruiz di dedicarsi al suo lavoro preferito: impostare e inserirsi. E a tutto ciò basta aggiungere che il Napoli diventa la prima squadra che, grazie al proprio acume tattico, ha messo a nudo tutti i limiti difensivi dell’Atalanta, sino a sabato mattina allegra macchina da gol, d’attacco e d’avventura. Insomma, Napoli multitecnico. Col suo 4-2-4 ultra offensivo diverte e si diverte  Si difende con due linee di quattro e quando riparte lo fa con altrettanti giocatori d’attacco. Tanta roba, qualità e quantità. Tanta davvero, che consente al Napoli di assistere impassibile pure al lento e inutile risveglio dell’Atalanta.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171114612TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli, ecco i gol che abbagliano"NAPOLI - Sembrava d’essere alla fiera del gol. È stato, invece, Napoli-Genoa 6-0 e tante altre belle cose, viste e giudicate con entusiasmo, ovviamente, dalla sponda dei ragazzi in maglia azzurra. Cominciamo da come Gattuso sta riverniciando la squadra: brillante nella fase offensiva (ieri un po’ eccessiva), qualitativa a centrocampo (tuttavia può andar bene col Genoa o con squadre dal passo compassato) e una difesa, che pur se non stressata da Zappacosta & Co., ritrova Koulibaly più esperto e meno istintivo. E proprio da Koulibaly sbocciano le sorprese del pre dell’in partita, sono due: Giuntoli, il ds, conferma che KK resta qui, non andrà da nessuna parte. L’altra buona notizia diventa l’acquisito spessore tattico del forte centrale. Altra novità è rappresentata dall’enorme meccanismo che il Napoli può mettere in campo, così grande, così grosso da poter coprire alla fine qualsiasi incertezza di gioco. Tuttavia c’è stata, soprattutto nel primo tempo, qualche difficoltà nell’avere tanti attaccanti in campo (Osimhen, Mertens, Lozano, Insigne). Questo ha, però, permesso il palleggio agli azzurri che ha stordito la squadra avversaria. Alla fine un risultato abbastanza normale contro un Genoa tutt’altro che normale. Già, sembra che il limite del Napoli sia stato spostato più in là dalla gracile opposizione dei calciatori di Maran, il che divide i meriti napoletani (e ce ne sono) dai demeriti di un avversario improbabile. La pagellina: inizia a funzionare Lozano (e non per i gol), Mertens si eleva, Fabián Ruiz lo si vede molto bene nel secondo tempo, benino Osimhen, cose gradevoli e un limite: non va incontro al pallone, lo aspetta. Le prossime due partite (Juventus e Atalanta) ci diranno tanto tanto di più. Per ora, applausi e standing ovation.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-09-28T14:53:00ZNAPOLI - Sembrava d’essere alla fiera del gol. È stato, invece, Napoli-Genoa 6-0 e tante altre belle cose, viste e giudicate con entusiasmo, ovviamente, dalla sponda dei ragazzi in maglia azzurra. Cominciamo da come Gattuso sta riverniciando la squadra: brillante nella fase offensiva (ieri un po’ eccessiva), qualitativa a centrocampo (tuttavia può andar bene col Genoa o con squadre dal passo compassato) e una difesa, che pur se non stressata da Zappacosta & Co., ritrova Koulibaly più esperto e meno istintivo. E proprio da Koulibaly sbocciano le sorprese del pre dell’in partita, sono due: Giuntoli, il ds, conferma che KK resta qui, non andrà da nessuna parte. L’altra buona notizia diventa l’acquisito spessore tattico del forte centrale. Altra novità è rappresentata dall’enorme meccanismo che il Napoli può mettere in campo, così grande, così grosso da poter coprire alla fine qualsiasi incertezza di gioco. Tuttavia c’è stata, soprattutto nel primo tempo, qualche difficoltà nell’avere tanti attaccanti in campo (Osimhen, Mertens, Lozano, Insigne). Questo ha, però, permesso il palleggio agli azzurri che ha stordito la squadra avversaria. Alla fine un risultato abbastanza normale contro un Genoa tutt’altro che normale. Già, sembra che il limite del Napoli sia stato spostato più in là dalla gracile opposizione dei calciatori di Maran, il che divide i meriti napoletani (e ce ne sono) dai demeriti di un avversario improbabile. La pagellina: inizia a funzionare Lozano (e non per i gol), Mertens si eleva, Fabián Ruiz lo si vede molto bene nel secondo tempo, benino Osimhen, cose gradevoli e un limite: non va incontro al pallone, lo aspetta. Le prossime due partite (Juventus e Atalanta) ci diranno tanto tanto di più. Per ora, applausi e standing ovation.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171105186TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Dopo Barcellona, ecco l’incognita"NAPOLI - Cosa ci resta del dopo Barcellona? Una selva di parole, se non un parolaio. “Scalare l’Everest, impresa possibile, il Barcellona è in crisi..” e via così con tanti bellissimi lavori di inopportuna narrativa o, meglio ancora, di pronosticume creativo. Già, rimane questo e poco altro, perché il Barcellona è una poderosa macchina da calcio, con o senza titolari e/o seconde linee, costa e vale un mucchietto di miliardi, vi ci giocano i migliori al mondo, incluso il migliore dei migliori (Messi) e questo dovrebbe bastare a fare un po’ di differenze e proporzioni, magari aiutandosi pure con un almanacco del calcio. E poi c’è il Napoli: buona squadra, struttura del club molto snella, finanziaremente avveduto, costi bilanciati, fatturato milionario. Ci sarebbe da chiedersi se questo può bastare a spiegare la differenza del campo. Probabilmente no, perché poi ci si mettono anche gli stati d’animo e le motivazioni , che non sempre decidono. Come ieri al Camp Nou. È tutta qui la partita del Napoli, con i suoi picchi e con le pecche di qualche singolo, Koulibaly per primo. Finisce dunque per inerzia in uno degli ultimi cassetti del club, questa stagione del Napoli, dimostratosi più piccino delle aspettative e senza mai trovare le coordinate giuste per i propri obiettivi. Ha spesso perso la minestra per un chicco di sale, non riuscendo ad esprimere il suo potenziale. Il settimo posto in campionato è pura delusione e c'è voluta la vittoria in Coppa Italia per restare in Europa. Insomma il ciclo era finito da qualche anno e tutti abbiamo fatto finta di non accorgercene. Finito come gli ultimi centravanti veri del Napoli. Diventerebbe stancante ricordare errori e omissioni sotto porta. Così come pure ripetere che se Piotr Zielinski è la mezz’ala più forte a cui possiamo ambire, Marek Hamsik è stata la più grossa perdita di sempre. E il dopo Callejon è già un’assenza serissima che non può essere lasciata al caso.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-08-10T18:10:00ZNAPOLI - Cosa ci resta del dopo Barcellona? Una selva di parole, se non un parolaio. “Scalare l’Everest, impresa possibile, il Barcellona è in crisi..” e via così con tanti bellissimi lavori di inopportuna narrativa o, meglio ancora, di pronosticume creativo. Già, rimane questo e poco altro, perché il Barcellona è una poderosa macchina da calcio, con o senza titolari e/o seconde linee, costa e vale un mucchietto di miliardi, vi ci giocano i migliori al mondo, incluso il migliore dei migliori (Messi) e questo dovrebbe bastare a fare un po’ di differenze e proporzioni, magari aiutandosi pure con un almanacco del calcio. E poi c’è il Napoli: buona squadra, struttura del club molto snella, finanziaremente avveduto, costi bilanciati, fatturato milionario. Ci sarebbe da chiedersi se questo può bastare a spiegare la differenza del campo. Probabilmente no, perché poi ci si mettono anche gli stati d’animo e le motivazioni , che non sempre decidono. Come ieri al Camp Nou. È tutta qui la partita del Napoli, con i suoi picchi e con le pecche di qualche singolo, Koulibaly per primo. Finisce dunque per inerzia in uno degli ultimi cassetti del club, questa stagione del Napoli, dimostratosi più piccino delle aspettative e senza mai trovare le coordinate giuste per i propri obiettivi. Ha spesso perso la minestra per un chicco di sale, non riuscendo ad esprimere il suo potenziale. Il settimo posto in campionato è pura delusione e c'è voluta la vittoria in Coppa Italia per restare in Europa. Insomma il ciclo era finito da qualche anno e tutti abbiamo fatto finta di non accorgercene. Finito come gli ultimi centravanti veri del Napoli. Diventerebbe stancante ricordare errori e omissioni sotto porta. Così come pure ripetere che se Piotr Zielinski è la mezz’ala più forte a cui possiamo ambire, Marek Hamsik è stata la più grossa perdita di sempre. E il dopo Callejon è già un’assenza serissima che non può essere lasciata al caso.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171103875TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Da Barcellona al futuro che Napoli fa?"NAPOLI - Un ponte fatto di giorni e di attese divide il Napoli dall’appuntamento della stagione: il Barcelona. Sarà quel che sarà, tuttavia ai ragazzi con la maglia colore del mare toccherà buttare all’aria il tavolo delle incomprensioni e del campionato fallimentare. Sì, proprio da qui bisognerà iniziare se si vuol dare un senso alla stagione che seguirà. Che Napoli farà da qui a quando il calcio - anch’esso prigioniero del virus - riprenderà il suo cammino? Beh, per ora le coordinate sono ancora da definire. De Laurentiis distribuisce gioie (“Osimhen, sfida per un ciclo vincente”) e dolori (“Milik via senza sconti. Se resta potrebbe non giocare”), e non rinuncia al suo ruolo di presidente “tutto di un pezzo “, così che non parla di un’annata buttata nel cestino (certo la Coppa Italia ha lenito un po’ di pena), né fa autocritica. Né - e bisogna dirlo - si sono lette e udite domande in tal senso nell’ultima intervista urbi et orbi. Ma tanto c’è Osimhen. Alla pressione di essere l’acquisto più costoso nella storia del Napoli e il calciatore africano Under 21 più pagato di sempre, per il celebrato centravanti nigeriano si aggiunge il contesto: arriva in una squadra che ha un disperato bisogno di gol. Da subito. E li vorrà da lui, classe 1998. Un bel peso e un futuro tutto da scoprire. Già, il domani di questo Napoli che, però, tatticamente s’indebolisce sempre più -tranne sviluppi allo stato imprevedibili -: stiamo scrivendo di Callejon. Ci son due modi per raccontare il suo profilo di grande equilibratore di una squadra. Il primo è annidato in un campo di calcio (Palermo-Napoli del 2016), quando per un'ora e passa, Callejon è stato terzino e poi un goleador. Quella fascia destra percorsa avanti e indietro per una vita da “tornante”. Sono questi i due aspetti nodali, i due paradigmi del Napoli che verrà: tutto ciò che è stato (Callejon) e ciò che sarà (Osimhen).     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-08-03T15:08:00ZNAPOLI - Un ponte fatto di giorni e di attese divide il Napoli dall’appuntamento della stagione: il Barcelona. Sarà quel che sarà, tuttavia ai ragazzi con la maglia colore del mare toccherà buttare all’aria il tavolo delle incomprensioni e del campionato fallimentare. Sì, proprio da qui bisognerà iniziare se si vuol dare un senso alla stagione che seguirà. Che Napoli farà da qui a quando il calcio - anch’esso prigioniero del virus - riprenderà il suo cammino? Beh, per ora le coordinate sono ancora da definire. De Laurentiis distribuisce gioie (“Osimhen, sfida per un ciclo vincente”) e dolori (“Milik via senza sconti. Se resta potrebbe non giocare”), e non rinuncia al suo ruolo di presidente “tutto di un pezzo “, così che non parla di un’annata buttata nel cestino (certo la Coppa Italia ha lenito un po’ di pena), né fa autocritica. Né - e bisogna dirlo - si sono lette e udite domande in tal senso nell’ultima intervista urbi et orbi. Ma tanto c’è Osimhen. Alla pressione di essere l’acquisto più costoso nella storia del Napoli e il calciatore africano Under 21 più pagato di sempre, per il celebrato centravanti nigeriano si aggiunge il contesto: arriva in una squadra che ha un disperato bisogno di gol. Da subito. E li vorrà da lui, classe 1998. Un bel peso e un futuro tutto da scoprire. Già, il domani di questo Napoli che, però, tatticamente s’indebolisce sempre più -tranne sviluppi allo stato imprevedibili -: stiamo scrivendo di Callejon. Ci son due modi per raccontare il suo profilo di grande equilibratore di una squadra. Il primo è annidato in un campo di calcio (Palermo-Napoli del 2016), quando per un'ora e passa, Callejon è stato terzino e poi un goleador. Quella fascia destra percorsa avanti e indietro per una vita da “tornante”. Sono questi i due aspetti nodali, i due paradigmi del Napoli che verrà: tutto ciò che è stato (Callejon) e ciò che sarà (Osimhen).     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171102447TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli, la vittoria che fa pensare"NAPOLI - Sferza come una ventata di Libeccio il “j accuse” di Gattuso. Come si fa a tenere in tensione agonistica un gruppo di calciatori proprio qui, nella città di mare e delle tentazioni? Giocare in piena estate con Ischia, Capri, Positano dietro l’angolo e i pomeriggi liberi non certo passati a casa, come le sere. Ed eccolo il nocciolo della questione che riconduce il tutto al comportamento attuale di qualcuno della squadra, ovvero procedere con licenziositá, un male oscuro (ma non troppo) del professionismo sportivo. Nasce anche da questo la vittoria preoccupante (2-0 al Sassuolo) che il Napoli, di questi tempi, si trascina dietro. Anzi evidenzia la flemmatica partecipazione della squadra a questo post del post Covid, la sua fase calante, l’impotenza nel reagire, la vanità quando eccede nel palleggio senza mai trasformarsi in gol. Manca pure un obiettivo, avendo il Napoli nel suo quadernetto degli appunti, solo il viaggio a Barcellona per gli ottavi di Champions. Si saprà, di qui a poco, se questi giorni sono serviti al Napoli, fin troppo rilassato, per prepararsi all’impresa. La squadra rivela ormai da tempo un impianto carente e un gioco abitudinario: concede sempre la sua porta agli avversari. E pur se i gol di ieri del Sassuolo (addirittura quattro) sono da classificare in fuori gioco, sempre errori dei difendenti restano. Grossolani sbagli, non ricevendo, la difesa, protezione adeguata dal centrocampo, ieri ancora rinnovato, ma inconcludente; con l’irritante Fabian sottotono, Lobotka scolastico nella sua costruzione, Zielinski andante, ma sul così così. Poi c’è la fase più delicata: la realizzazione. Milik è una nuvola di fumo, l’evanescenza per definizione nella sua palese sindrome dell’altrove. Si sente con la fantasia chissà dove, di certo consegna al Napoli la controfigura di se stesso. Ieri avrebbe dovuto dare tutto, anche di più: in un Napoli che conta nove tiri nel centro della porta e un gran numero di uomini in zona gol, un centravanti dovrebbe candidarsi alla partita di Barcellona. Invece: praticamente nullo, inesistente. Ormai sembra così distante dal Napoli, tant’è che la squadra neanche si è accorta della sua sostituzione con Mertens. Insomma, un’altra partita da Intersociale. Salvo rare eccezioni, da quando il calcio è ricominciato (Napoli compreso) sembra un altro sport. Senza anima, ritmo, passione: ci si allena male e si gioca peggio. Si sapeva che sarebbe andata così, dobbiamo accontentarci, però non possiamo certamente avere parole di consenso. Apprezzare, insomma, non è di questi tempi.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-07-27T20:05:00ZNAPOLI - Sferza come una ventata di Libeccio il “j accuse” di Gattuso. Come si fa a tenere in tensione agonistica un gruppo di calciatori proprio qui, nella città di mare e delle tentazioni? Giocare in piena estate con Ischia, Capri, Positano dietro l’angolo e i pomeriggi liberi non certo passati a casa, come le sere. Ed eccolo il nocciolo della questione che riconduce il tutto al comportamento attuale di qualcuno della squadra, ovvero procedere con licenziositá, un male oscuro (ma non troppo) del professionismo sportivo. Nasce anche da questo la vittoria preoccupante (2-0 al Sassuolo) che il Napoli, di questi tempi, si trascina dietro. Anzi evidenzia la flemmatica partecipazione della squadra a questo post del post Covid, la sua fase calante, l’impotenza nel reagire, la vanità quando eccede nel palleggio senza mai trasformarsi in gol. Manca pure un obiettivo, avendo il Napoli nel suo quadernetto degli appunti, solo il viaggio a Barcellona per gli ottavi di Champions. Si saprà, di qui a poco, se questi giorni sono serviti al Napoli, fin troppo rilassato, per prepararsi all’impresa. La squadra rivela ormai da tempo un impianto carente e un gioco abitudinario: concede sempre la sua porta agli avversari. E pur se i gol di ieri del Sassuolo (addirittura quattro) sono da classificare in fuori gioco, sempre errori dei difendenti restano. Grossolani sbagli, non ricevendo, la difesa, protezione adeguata dal centrocampo, ieri ancora rinnovato, ma inconcludente; con l’irritante Fabian sottotono, Lobotka scolastico nella sua costruzione, Zielinski andante, ma sul così così. Poi c’è la fase più delicata: la realizzazione. Milik è una nuvola di fumo, l’evanescenza per definizione nella sua palese sindrome dell’altrove. Si sente con la fantasia chissà dove, di certo consegna al Napoli la controfigura di se stesso. Ieri avrebbe dovuto dare tutto, anche di più: in un Napoli che conta nove tiri nel centro della porta e un gran numero di uomini in zona gol, un centravanti dovrebbe candidarsi alla partita di Barcellona. Invece: praticamente nullo, inesistente. Ormai sembra così distante dal Napoli, tant’è che la squadra neanche si è accorta della sua sostituzione con Mertens. Insomma, un’altra partita da Intersociale. Salvo rare eccezioni, da quando il calcio è ricominciato (Napoli compreso) sembra un altro sport. Senza anima, ritmo, passione: ci si allena male e si gioca peggio. Si sapeva che sarebbe andata così, dobbiamo accontentarci, però non possiamo certamente avere parole di consenso. Apprezzare, insomma, non è di questi tempi.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171101887TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Non solo rigori, ma anche l’anima"NAPOLI - Dov’è finito il Napoli che il 17 giugno, appena quattro settimane fa, stese la Juve e vinse la Coppa Italia e poi fece faville post lockdown? Fu una fiammata quella vittoria, più forte dell’ultima spiaggia, o va considerata solo un disguido questa sconfitta più grigia dell’autunno che verrà? Ma ci voleva il Parma, e un po’ di rigori alla rinfusa, per sapere che il Napoli è senz’anima? Il settimo posto in serie A è la giusta dimensione, persino generosa se solo si seguono un po’ di ragionamenti. Andiamo più in là della partita di ieri sera, il Napoli si accompagna con record a dir poco stravaganti. C’è chi si loda e imbroda perché Mertens e compagnia hanno in Europa il primato dei pali, ben 50. E, invece, ci sarebbe da recriminare, e molto: non con la malasorte, che non c’entra una mazza (come direbbe Tiger Woods), ma con l’inquietante dato che non c’è nessuno che sappia tirare in porta. Ecco spiegato perché il record di pali. Ecco perché serviva, già da un po’ di tempo, un attaccante che faccia gol altrimenti tutto questo possesso diventa sterile e inopportuno. A dirla tutta bisognerebbe rivoluzionare quasi tutto il reparto, magari conservando solo Mertens e Insigne. Ora bisogna seguire l’altra coordinata, quella degli arbitri pericolosi per gli altri (il Napoli nella fattispecie) e per se stessi. Potrebbe essere fuorviante fermarsi a questa pur giusta recriminazione, ecco perché non bisogna mai tralasciare la partita ad alto tasso di bromuro. Con, sì e no, tre tiri in porta, a parte i rigori decisi da una tendenza tra lo sciatto e la vanagloria arbitrale. Certo, non bisogna arrendersi dinanzi alle storture e ai reiterata di tal Giua, che da altri disastri proviene. Tuttavia questo Napoli tirato su alla men peggio sta sfuggendo di mano anche a Gattuso, sino a pochi giorni fa osannato, onorato e ribattezzato: l’allenatore coraggioso che ha cambiato volto al Napoli.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-07-25T14:52:00ZNAPOLI - Dov’è finito il Napoli che il 17 giugno, appena quattro settimane fa, stese la Juve e vinse la Coppa Italia e poi fece faville post lockdown? Fu una fiammata quella vittoria, più forte dell’ultima spiaggia, o va considerata solo un disguido questa sconfitta più grigia dell’autunno che verrà? Ma ci voleva il Parma, e un po’ di rigori alla rinfusa, per sapere che il Napoli è senz’anima? Il settimo posto in serie A è la giusta dimensione, persino generosa se solo si seguono un po’ di ragionamenti. Andiamo più in là della partita di ieri sera, il Napoli si accompagna con record a dir poco stravaganti. C’è chi si loda e imbroda perché Mertens e compagnia hanno in Europa il primato dei pali, ben 50. E, invece, ci sarebbe da recriminare, e molto: non con la malasorte, che non c’entra una mazza (come direbbe Tiger Woods), ma con l’inquietante dato che non c’è nessuno che sappia tirare in porta. Ecco spiegato perché il record di pali. Ecco perché serviva, già da un po’ di tempo, un attaccante che faccia gol altrimenti tutto questo possesso diventa sterile e inopportuno. A dirla tutta bisognerebbe rivoluzionare quasi tutto il reparto, magari conservando solo Mertens e Insigne. Ora bisogna seguire l’altra coordinata, quella degli arbitri pericolosi per gli altri (il Napoli nella fattispecie) e per se stessi. Potrebbe essere fuorviante fermarsi a questa pur giusta recriminazione, ecco perché non bisogna mai tralasciare la partita ad alto tasso di bromuro. Con, sì e no, tre tiri in porta, a parte i rigori decisi da una tendenza tra lo sciatto e la vanagloria arbitrale. Certo, non bisogna arrendersi dinanzi alle storture e ai reiterata di tal Giua, che da altri disastri proviene. Tuttavia questo Napoli tirato su alla men peggio sta sfuggendo di mano anche a Gattuso, sino a pochi giorni fa osannato, onorato e ribattezzato: l’allenatore coraggioso che ha cambiato volto al Napoli.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171100896TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Grandi chance e piccole partite"NAPOLI - La vittoria sull’Udinese (quel gran gesto di Politano, struggente parabola che ha regalato il killer-gol) mette un bel frego di “bianchetto” sulla partita dormiente, per gioco, ma non per avversario (complimenti all’Udinese). Brutture a parte (il Napoli becca quasi sempre una rete al passivo), il match indolente di ieri é pure figlio della zona grigia, altrimenti detta: assenza di obiettivi. Tuttavia l’obiettivo Champions-Barcellona esiste e lotta insieme con noi. Si avvicina e sarebbe paradossale arrivarci svagati e con gli infradito ai piedi. La considerazione più saggia su questo tempo di attese e di test (singoli e di squadra) l’ha fatta Rino Gattuso: le possibilità (Barcellona e altro ndr) del Napoli e di molti dei ragazzi esistono, c’è solo la paura di sprecarle. E vale per ognuno. Vale per le ambizioni e le desiderate della gente del Napoli. Vale soprattutto per chi resterà e vestirà l’azzurro, e forse ancor di più per lo stesso Gattuso. Se ciò non fosse chiaro, si correrebbe il serio rischio di sacrificare quanto di buono é stato costruito in questo anno difficile, mettendo da parte l’altare degli “ismi”. I personalismi, gli isterismi, i pessimismi e molto altro ancora. Il Napoli post lockdown viaggia a velocità da scudetto: sei vittorie, due pareggi e una sconfitta, quella contro l’Atalanta. Già, il paradigmatico 0-2, rappresenta l’unico mezzo passo falso, la sola ricaduta nei difetti ante-coronavirus. Non è tutto, dalla ripresa del campionato il Napoli risulta essere tra le squadre che hanno realizzato numeri imperiali che stridono con il passato recente: i trascorsi grigi e, ormai, incombenti nella memoria di tutti. E il futuro? Beh quello é legato a come il Napoli ridisegnerà il proprio attacco. Insigne, Callejon, Politano, Milik raramente hanno segnato tanto da guarire dall’immunodeficienza realizzativa. Insomma, per le tante occasioni create anche ieri , servono i gol: quelli di una punta da 25 centri ed esterni e mezzali in doppia cifra. Se futuro proprio dev’essere, tanto vale sia soprattutto questo.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-07-20T20:44:00ZNAPOLI - La vittoria sull’Udinese (quel gran gesto di Politano, struggente parabola che ha regalato il killer-gol) mette un bel frego di “bianchetto” sulla partita dormiente, per gioco, ma non per avversario (complimenti all’Udinese). Brutture a parte (il Napoli becca quasi sempre una rete al passivo), il match indolente di ieri é pure figlio della zona grigia, altrimenti detta: assenza di obiettivi. Tuttavia l’obiettivo Champions-Barcellona esiste e lotta insieme con noi. Si avvicina e sarebbe paradossale arrivarci svagati e con gli infradito ai piedi. La considerazione più saggia su questo tempo di attese e di test (singoli e di squadra) l’ha fatta Rino Gattuso: le possibilità (Barcellona e altro ndr) del Napoli e di molti dei ragazzi esistono, c’è solo la paura di sprecarle. E vale per ognuno. Vale per le ambizioni e le desiderate della gente del Napoli. Vale soprattutto per chi resterà e vestirà l’azzurro, e forse ancor di più per lo stesso Gattuso. Se ciò non fosse chiaro, si correrebbe il serio rischio di sacrificare quanto di buono é stato costruito in questo anno difficile, mettendo da parte l’altare degli “ismi”. I personalismi, gli isterismi, i pessimismi e molto altro ancora. Il Napoli post lockdown viaggia a velocità da scudetto: sei vittorie, due pareggi e una sconfitta, quella contro l’Atalanta. Già, il paradigmatico 0-2, rappresenta l’unico mezzo passo falso, la sola ricaduta nei difetti ante-coronavirus. Non è tutto, dalla ripresa del campionato il Napoli risulta essere tra le squadre che hanno realizzato numeri imperiali che stridono con il passato recente: i trascorsi grigi e, ormai, incombenti nella memoria di tutti. E il futuro? Beh quello é legato a come il Napoli ridisegnerà il proprio attacco. Insigne, Callejon, Politano, Milik raramente hanno segnato tanto da guarire dall’immunodeficienza realizzativa. Insomma, per le tante occasioni create anche ieri , servono i gol: quelli di una punta da 25 centri ed esterni e mezzali in doppia cifra. Se futuro proprio dev’essere, tanto vale sia soprattutto questo.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171099339TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Gli errori di rigore"NAPOLI - Cominciamo dalla fine e dal rigore gentile offerto al Milan: sentirsi penalizzati nell’era delle tecnologie (leggi var, sigh!) si fa molta fatica a comprendere. Così come a sopportare. Ma andiamo avanti: il Napoli ha giocato una buona partita, ha messo in campo qualità e strategia, ha provato e riprovato a rendere in gol il gran lavoro di palleggio, tuttavia il gioco dell’oca, che segna il cammino del Napoli, ha prodotto, come al solito il minimo sindacale. Bisogna scriverlo con chiarezza: il Napoli deve comprare chi fa gol. Tanti. In mezzo al campo, sugli esterni d’attacco e al centro. Il salto di qualità, l’unico possibile il prossimo anno, è trasformare gli anni di dominio territoriale, pali e occasioni in risultato. E qui sta uno dei temi del dibattito sul Napoli di quest’anno: soprattutto la prima punta, il centravanti d’attacco e d’avventura, l’estremo sul quale poggiare il lavoro di tutti per poi raccogliere i vantaggi; il Napoli, però, segna poco e sciupa tanto. Forse troppo. Detto ciò, proseguiamo in questa riesamina a ritroso. L’altro cruccio di Gattuso diventa la fragilità con la quale ci si espone agli avversari. Sette gol subiti nelle ultime cinque partite, impongono la necessità di migliorare i giochi e le attenzioni dei singoli in fase difensiva. Gattuso ha già caricato il pallottoliere come si deve: non tanto per quel quinto posto effimero quanto motivazionale, ma soprattutto per la caccia al Napoli che verrà, quello molto più suo di oggi, e dei relativi interpreti: chi resta e chi va via. Ed eccoci a Callejon. Parla Gattuso: "Può restare un altro anno? Dovete chiederlo al presidente e al direttore sportivo, loro sanno cosa penso del giocatore e cosa sta dando. Rispetto le politiche della società, chiedete a loro". Tradotto: c’è voglia di Callejon, bisognerebbe offrirgli il rinnovo bis.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-07-14T19:13:00ZNAPOLI - Cominciamo dalla fine e dal rigore gentile offerto al Milan: sentirsi penalizzati nell’era delle tecnologie (leggi var, sigh!) si fa molta fatica a comprendere. Così come a sopportare. Ma andiamo avanti: il Napoli ha giocato una buona partita, ha messo in campo qualità e strategia, ha provato e riprovato a rendere in gol il gran lavoro di palleggio, tuttavia il gioco dell’oca, che segna il cammino del Napoli, ha prodotto, come al solito il minimo sindacale. Bisogna scriverlo con chiarezza: il Napoli deve comprare chi fa gol. Tanti. In mezzo al campo, sugli esterni d’attacco e al centro. Il salto di qualità, l’unico possibile il prossimo anno, è trasformare gli anni di dominio territoriale, pali e occasioni in risultato. E qui sta uno dei temi del dibattito sul Napoli di quest’anno: soprattutto la prima punta, il centravanti d’attacco e d’avventura, l’estremo sul quale poggiare il lavoro di tutti per poi raccogliere i vantaggi; il Napoli, però, segna poco e sciupa tanto. Forse troppo. Detto ciò, proseguiamo in questa riesamina a ritroso. L’altro cruccio di Gattuso diventa la fragilità con la quale ci si espone agli avversari. Sette gol subiti nelle ultime cinque partite, impongono la necessità di migliorare i giochi e le attenzioni dei singoli in fase difensiva. Gattuso ha già caricato il pallottoliere come si deve: non tanto per quel quinto posto effimero quanto motivazionale, ma soprattutto per la caccia al Napoli che verrà, quello molto più suo di oggi, e dei relativi interpreti: chi resta e chi va via. Ed eccoci a Callejon. Parla Gattuso: "Può restare un altro anno? Dovete chiederlo al presidente e al direttore sportivo, loro sanno cosa penso del giocatore e cosa sta dando. Rispetto le politiche della società, chiedete a loro". Tradotto: c’è voglia di Callejon, bisognerebbe offrirgli il rinnovo bis.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171098366TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Quella voglia che ogni tanto scema"NAPOLI - L’unica delusione per il Napoli, in questa serata calda dal sapore di miele, è lo smarrimento mentale che per un po’ di minuti lo ha accompagnato, gol dell’1-1 del Genoa incluso. Il riscatto totale annunciato (mente e corpo) ogni tanto resta nell’ombra, tant’è che quelli del Napoli sembrano giocatori qualsiasi. Ma non è da una partita che si giudica un giocatore oppure una squadra. Tuttavia lassù in Liguria non è stato tutto facile per la banda del Ringhio. È mancata la testa, non la qualità. E l’una senza l’altra se sommate insieme si annullano, insomma fanno zero. S’avverte l’impressione, ma spero di sbagliare, che dopo un iniziale entusiasmo post stagione rovinata, l’interesse per una riprogettazione complessiva della struttura squadra, a partire da una diversa gestione della partita, sia già scemato. Di certo, però, non è calata la serie ripetute di vittorie della breve, ma intensa, era Gattuso. E questo non può che far bene, per chi sino a qualche settimana fa si sentiva ormai escluso da tutte le competizioni. E, invece, è arrivata la Coppa Italia e la green card per l’Europa League, ma pure la risalita in classifica e l’impalpabile caccia al quinto posto. Un “traguardino” più che altro per tenere in tensione caratteriale una squadra che sembrerebbe cambiare poco nell’organico, ma che, invece, osserva le partenze annunciate (Allan, Callejon, Koulibaly e Milik) che si incrociano sui dubbi intorno a Politano e, per certi versi, anche su un Lozano apparentemente ritrovato. Perché, per ora, altro non c’è nel domani del Napoli, che gli indizi che vengono dal calcio mercato.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-07-09T14:33:00ZNAPOLI - L’unica delusione per il Napoli, in questa serata calda dal sapore di miele, è lo smarrimento mentale che per un po’ di minuti lo ha accompagnato, gol dell’1-1 del Genoa incluso. Il riscatto totale annunciato (mente e corpo) ogni tanto resta nell’ombra, tant’è che quelli del Napoli sembrano giocatori qualsiasi. Ma non è da una partita che si giudica un giocatore oppure una squadra. Tuttavia lassù in Liguria non è stato tutto facile per la banda del Ringhio. È mancata la testa, non la qualità. E l’una senza l’altra se sommate insieme si annullano, insomma fanno zero. S’avverte l’impressione, ma spero di sbagliare, che dopo un iniziale entusiasmo post stagione rovinata, l’interesse per una riprogettazione complessiva della struttura squadra, a partire da una diversa gestione della partita, sia già scemato. Di certo, però, non è calata la serie ripetute di vittorie della breve, ma intensa, era Gattuso. E questo non può che far bene, per chi sino a qualche settimana fa si sentiva ormai escluso da tutte le competizioni. E, invece, è arrivata la Coppa Italia e la green card per l’Europa League, ma pure la risalita in classifica e l’impalpabile caccia al quinto posto. Un “traguardino” più che altro per tenere in tensione caratteriale una squadra che sembrerebbe cambiare poco nell’organico, ma che, invece, osserva le partenze annunciate (Allan, Callejon, Koulibaly e Milik) che si incrociano sui dubbi intorno a Politano e, per certi versi, anche su un Lozano apparentemente ritrovato. Perché, per ora, altro non c’è nel domani del Napoli, che gli indizi che vengono dal calcio mercato.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171097659TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Quella antica macchina da gol"NAPOLI - Una nuova, anzi antica, soluzione della crisi del gol sta nella, ormai eterea, riconferma di Callejon, l’anima perpetua del Napoli. Perché non solo il gol spiega la sua partita e quella del Napoli, ma lo Illustrano i due terzi del tridente, unica, vera strada per uscire dall’astenia da rete. Tuttavia Callejon é più lontano dal Napoli, di quanto il suo gol si possa rivedere l’anno prossimo. Così si presenta oggi il Napoli, all’ennesimo giorno dell’anno più difficile della sua storia Aureliana. Perché, ora, la prospettiva appare chiara: c’ è un Napoli prima e dopo, ormai è scritto. Ma ci sarà anche la squadra che sta riscrivendo l’annata nera del club. È una squadra qualitativa che, per quanto non è dato sapere, diventa apatica nel momento topica. Ovvero la collaborazione alla manovra offensiva e difensiva: guardate Insigne (il migliore in campo) come raddrizza la partita. Per il resto è un gruppo che ha sempre saputo migliorarsi e nulla esclude che possa farlo anche l’anno prossimo. Perché la stagione 2019-2020 è stata e continua a essere una collezione di nuovi picchi, positivi e negativi, come se scalarli desse al Napoli, versione Gattuso, nuove energie, non la fatica di imprese e delusioni sempre pesanti. La cima visionaria ed effimera del quinto posto, ad esempio: obiettivo in apparenza banale, eppure poter toccare questa illusoria quota stagionale già oggi - quando poi mancheranno da giocare altre cinque partite almeno, e magari anche di più (leggi Champions) - è considerato ormai non scontato ma neppure, ovviamente, eccezionale. E poi ci sono anche le sei vittorie in sette partite (fatale é stata Bergamo); un piccolo grande record, che ha sempre il suo perché, ma l’impresa che cerca il Napoli é la riconferma di gran parte della rosa, ampliando le potenziali del suo motorino d’attacco e di difesa.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-07-06T09:48:00ZNAPOLI - Una nuova, anzi antica, soluzione della crisi del gol sta nella, ormai eterea, riconferma di Callejon, l’anima perpetua del Napoli. Perché non solo il gol spiega la sua partita e quella del Napoli, ma lo Illustrano i due terzi del tridente, unica, vera strada per uscire dall’astenia da rete. Tuttavia Callejon é più lontano dal Napoli, di quanto il suo gol si possa rivedere l’anno prossimo. Così si presenta oggi il Napoli, all’ennesimo giorno dell’anno più difficile della sua storia Aureliana. Perché, ora, la prospettiva appare chiara: c’ è un Napoli prima e dopo, ormai è scritto. Ma ci sarà anche la squadra che sta riscrivendo l’annata nera del club. È una squadra qualitativa che, per quanto non è dato sapere, diventa apatica nel momento topica. Ovvero la collaborazione alla manovra offensiva e difensiva: guardate Insigne (il migliore in campo) come raddrizza la partita. Per il resto è un gruppo che ha sempre saputo migliorarsi e nulla esclude che possa farlo anche l’anno prossimo. Perché la stagione 2019-2020 è stata e continua a essere una collezione di nuovi picchi, positivi e negativi, come se scalarli desse al Napoli, versione Gattuso, nuove energie, non la fatica di imprese e delusioni sempre pesanti. La cima visionaria ed effimera del quinto posto, ad esempio: obiettivo in apparenza banale, eppure poter toccare questa illusoria quota stagionale già oggi - quando poi mancheranno da giocare altre cinque partite almeno, e magari anche di più (leggi Champions) - è considerato ormai non scontato ma neppure, ovviamente, eccezionale. E poi ci sono anche le sei vittorie in sette partite (fatale é stata Bergamo); un piccolo grande record, che ha sempre il suo perché, ma l’impresa che cerca il Napoli é la riconferma di gran parte della rosa, ampliando le potenziali del suo motorino d’attacco e di difesa.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171096261TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Il ritorno del centravanti vero"NAPOLI - La cartellina con l'intestazione Napoli-Spal viene chiusa con la scritta 3-1. Tuttavia la partita, tutto sommato prevedibile nell’esito, porta con sé non pochi spunti di discussione. In definitiva sarebbe fin troppo semplice, lasciar parlare la cronaca, che riflette appunto un dominio totale del Napoli, sia sul fronte tattico che su quello della gestione del risultato, e richiamare alla mente il piglio con cui Gattuso ha ridato ordine e sicurezza alla squadra. Le reali indicazioni che maturano (e ce ne sono) sono almeno un paio. La prima ci parla di come sia stato tirato a lucido il celebre tridente col “falso nueve”, lo ricordate nell’era del Napoli bello e prepotente? Ebbene il primo tempo con le fughe a tre (Callejon, Mertens e Insigne) e i due gol, del belga e dello spagnolo (ma ci infilerei, per estetica calcistica, anche il 3-1 annullato a Insigne) va rimarcato dall’evidenziatore. Perché? Beh, perché andrà via oppure no Callejon, quella del “mini-tridente”(per statura) é formula da coltivare e arricchire. Tutto ciò ci porta al secondo punto. Il gran dibattito sul (pare) imminente addio a Milik, potrebbe aver rivelato quale sarà l’altra carta d’attacco che ha tra le mani Gattuso: il centravanti di gran fisico e di naturale vocazione: Andrea Petagna. Ció comporterà una squadra che sa risalire dalla propria area e un vero terminale offensivo per il gran lavoro dei genietti del centrocampo e delle corsie esterne. Si dirà, ma Milik è centravanti moderno? Oggi il calcio vuole questo genere di calciatori, di manovra, di tecnica etc. Ebbene, ce ne faremo una ragione e quando torneranno a illuminare il colto e l’inclita i nuovi teoreti del pallone, diremo: si salvi chi può! Aggiungendo per placare la loro indole avveniristica che se Petagna non è un centravanti moderno, magari sarà da modernariato. Finalino su un caro ragazzo che è Lorenzo Minotti, ieri calciatore, oggi commentatore dedito alla caccia al fotogramma. In Napoli-Parma ne ha scovato uno, nel quale Insigne avrebbe lanciato uno sguardo torvo a Gattuso per la sostituzione, usando il bel po’ di luoghi comuni che riguardano il Napoli: il capitano sbagliato, il suo carattere fumantino la sua ira funesta che può rompere gli equilibri etc. Beh, diamo per buono che Minotti sia scivolato su un retro pensiero tutto suo, ma ciò serva anche per altri. Per chi produce enormi quantità di panna montata destinate regolarmente a finire nel frullatore del nulla.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-07-01T16:30:00ZNAPOLI - La cartellina con l'intestazione Napoli-Spal viene chiusa con la scritta 3-1. Tuttavia la partita, tutto sommato prevedibile nell’esito, porta con sé non pochi spunti di discussione. In definitiva sarebbe fin troppo semplice, lasciar parlare la cronaca, che riflette appunto un dominio totale del Napoli, sia sul fronte tattico che su quello della gestione del risultato, e richiamare alla mente il piglio con cui Gattuso ha ridato ordine e sicurezza alla squadra. Le reali indicazioni che maturano (e ce ne sono) sono almeno un paio. La prima ci parla di come sia stato tirato a lucido il celebre tridente col “falso nueve”, lo ricordate nell’era del Napoli bello e prepotente? Ebbene il primo tempo con le fughe a tre (Callejon, Mertens e Insigne) e i due gol, del belga e dello spagnolo (ma ci infilerei, per estetica calcistica, anche il 3-1 annullato a Insigne) va rimarcato dall’evidenziatore. Perché? Beh, perché andrà via oppure no Callejon, quella del “mini-tridente”(per statura) é formula da coltivare e arricchire. Tutto ciò ci porta al secondo punto. Il gran dibattito sul (pare) imminente addio a Milik, potrebbe aver rivelato quale sarà l’altra carta d’attacco che ha tra le mani Gattuso: il centravanti di gran fisico e di naturale vocazione: Andrea Petagna. Ció comporterà una squadra che sa risalire dalla propria area e un vero terminale offensivo per il gran lavoro dei genietti del centrocampo e delle corsie esterne. Si dirà, ma Milik è centravanti moderno? Oggi il calcio vuole questo genere di calciatori, di manovra, di tecnica etc. Ebbene, ce ne faremo una ragione e quando torneranno a illuminare il colto e l’inclita i nuovi teoreti del pallone, diremo: si salvi chi può! Aggiungendo per placare la loro indole avveniristica che se Petagna non è un centravanti moderno, magari sarà da modernariato. Finalino su un caro ragazzo che è Lorenzo Minotti, ieri calciatore, oggi commentatore dedito alla caccia al fotogramma. In Napoli-Parma ne ha scovato uno, nel quale Insigne avrebbe lanciato uno sguardo torvo a Gattuso per la sostituzione, usando il bel po’ di luoghi comuni che riguardano il Napoli: il capitano sbagliato, il suo carattere fumantino la sua ira funesta che può rompere gli equilibri etc. Beh, diamo per buono che Minotti sia scivolato su un retro pensiero tutto suo, ma ciò serva anche per altri. Per chi produce enormi quantità di panna montata destinate regolarmente a finire nel frullatore del nulla.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171094954TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Il Bignami del calcio"NAPOLI - Piace, sì davvero piace questo Napoli che tiene viva la rincorsa Champions (perché tutto si può fare e tutto sperare) e che gioca come se fosse un efficace riassunto del calcio, o meglio la sua sintesi: tenacia (nessuno molla un attimo di gara), tecnica e tanta tattica. Sí, perché il Napoli rimodellato da Gattuso, riesce in novanta minuti ad armare le ripartenze, a gestire il possesso palla, a fortificare la fase-difesa, a occupare l’area avversaria, a proporre triangoli stretti e micidiali. E chi più ne ha, più ne metta. Vittoria a Verona, 2-0 (gol su palla inattiva del duo di scorta Milik e Lozano), e mette nell’angolo, a furia di cambi di atteggiamento tattico, una squadra, come questa Juric, d’attacco e d’avventura: il Verona che rappresenta ora la vera sorpresa dell’annata. Eppure si temeva una sorta d’inciampo del Napoli, per molti ancora inebriato dai fumi festaioli post Coppa Italia. Spesso, tuttavia, non si fa conto con la realtà e si lascia carta bianca alla narrativa. E questa col Napoli diventa la usurata descrizione della squadra che cicaleggia e non mette a frutto le proprie potenzialità. Insomma, una di quelle formazioni a cui bastano le vittorie di un solo giorno. Ma non é così, perché quando i fatti cambiano, é giusto cambiare opinione; Gattuso, artefice del Napoli di oggi, ne é il volto e la mente. E piace il suo modo di aver rianimato un sistema spento e senza spirito. Un cambiamento che davvero potrebbe portare al giusto epilogo la rincorsa Champions. E tutto ciò grazie a gente come Insigne, come Zielinski di ieri sera, la coppia di centrali e tutti quelli che partecipano al dopo crisi napoletano. Tant’è che pure il piccolo record del suo allenatore (unico nella storia azzurra ad aver vinto cinque trasferte su sei), segnala che la corsia vincente é destinata solo a chi gioca bene al calcio. Ecco perché recuperare un campionato é possibile.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-06-24T16:25:00ZNAPOLI - Piace, sì davvero piace questo Napoli che tiene viva la rincorsa Champions (perché tutto si può fare e tutto sperare) e che gioca come se fosse un efficace riassunto del calcio, o meglio la sua sintesi: tenacia (nessuno molla un attimo di gara), tecnica e tanta tattica. Sí, perché il Napoli rimodellato da Gattuso, riesce in novanta minuti ad armare le ripartenze, a gestire il possesso palla, a fortificare la fase-difesa, a occupare l’area avversaria, a proporre triangoli stretti e micidiali. E chi più ne ha, più ne metta. Vittoria a Verona, 2-0 (gol su palla inattiva del duo di scorta Milik e Lozano), e mette nell’angolo, a furia di cambi di atteggiamento tattico, una squadra, come questa Juric, d’attacco e d’avventura: il Verona che rappresenta ora la vera sorpresa dell’annata. Eppure si temeva una sorta d’inciampo del Napoli, per molti ancora inebriato dai fumi festaioli post Coppa Italia. Spesso, tuttavia, non si fa conto con la realtà e si lascia carta bianca alla narrativa. E questa col Napoli diventa la usurata descrizione della squadra che cicaleggia e non mette a frutto le proprie potenzialità. Insomma, una di quelle formazioni a cui bastano le vittorie di un solo giorno. Ma non é così, perché quando i fatti cambiano, é giusto cambiare opinione; Gattuso, artefice del Napoli di oggi, ne é il volto e la mente. E piace il suo modo di aver rianimato un sistema spento e senza spirito. Un cambiamento che davvero potrebbe portare al giusto epilogo la rincorsa Champions. E tutto ciò grazie a gente come Insigne, come Zielinski di ieri sera, la coppia di centrali e tutti quelli che partecipano al dopo crisi napoletano. Tant’è che pure il piccolo record del suo allenatore (unico nella storia azzurra ad aver vinto cinque trasferte su sei), segnala che la corsia vincente é destinata solo a chi gioca bene al calcio. Ecco perché recuperare un campionato é possibile.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171093871TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Gattuso, la tempra dell'uomo d'onore"NAPOLI - Se la forza di resistere, la voglia di potercela fare hanno tutte una loro ragione, queste stasera hanno impresso su di loro il marchio del Napoli. Tuttavia la vittoria della Coppa Italia a danno della Juve, nemica da sempre, porta ben altro con se. Si carica della determinazione di Gattuso, della sua tempra, di quanto questo uomo del Sud abbia messo a disposizione della missione Napoli. Si trattava di accompagnare una squadra, un ambiente, un club fuori del tunnel. Già, ma come? Resistere e lavorare, toccare il precipizio della classifica e metabolizzare le sconfitte per poi risalire la corrente con la ragione e il lavoro. Calcio semplice, pratico, senza fronzoli, poche amnesie: un Napoli che ha incarnato alla perfezione lo spirito del suo allenatore Gattuso. Sacrificio e lotta, meno spettacolo, ma tanta concretezza. Una squadra capace di soffrire come stasera e colpire al momento giusto. In partita o ai rigori. Purché si vinca e si vinca con onore. È il credo del Napoli, che alza la Coppa al cielo nella notte di Roma, e di Gennaro Gattuso che ha fatto il suo dovere sempre, anche e soprattutto ora che ha la morte nel cuore.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-06-19T08:30:00ZNAPOLI - Se la forza di resistere, la voglia di potercela fare hanno tutte una loro ragione, queste stasera hanno impresso su di loro il marchio del Napoli. Tuttavia la vittoria della Coppa Italia a danno della Juve, nemica da sempre, porta ben altro con se. Si carica della determinazione di Gattuso, della sua tempra, di quanto questo uomo del Sud abbia messo a disposizione della missione Napoli. Si trattava di accompagnare una squadra, un ambiente, un club fuori del tunnel. Già, ma come? Resistere e lavorare, toccare il precipizio della classifica e metabolizzare le sconfitte per poi risalire la corrente con la ragione e il lavoro. Calcio semplice, pratico, senza fronzoli, poche amnesie: un Napoli che ha incarnato alla perfezione lo spirito del suo allenatore Gattuso. Sacrificio e lotta, meno spettacolo, ma tanta concretezza. Una squadra capace di soffrire come stasera e colpire al momento giusto. In partita o ai rigori. Purché si vinca e si vinca con onore. È il credo del Napoli, che alza la Coppa al cielo nella notte di Roma, e di Gennaro Gattuso che ha fatto il suo dovere sempre, anche e soprattutto ora che ha la morte nel cuore.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171092818TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "La strada tracciata da Gattuso"NAPOLI - Svegliati dopo un calcio noioso e stanco (citazione per Juve-Milan) in una notte napoletana strana, senza pubblico, ma con in campo tanto onore e passione. Dignità morale che il Napoli si é dato, mettendo a segno la finale di coppa Italia. Dignità anche tattica, almeno nel secondo tempo, quando piovevano tentativi interisti per scardinare la partita. Già, é questo il Napoli praticone dei tempi di oggi, poco incline allo show, con i suoi alti e bassi, capace, però, di portare più su - almeno come interesse e capacità di attrarre - l’indice di gradimento del pallone, ormai sfiancato dal Covid19 e da tutto ciò che ha portato, dai giorni nostri alle salutari chiusure, ancorché penalizzanti per la nostra normalità, calcio incluso. Detto ciò, viene in mente quel detto: vorrei, ma non posso. Ecco, è così il governo del calcio della politica della ripartenza. Tuttavia messo nel cassetto il pallone nazionale, con i suoi impraticabili scenari, ci piace, invece, immaginare il futuro prossimo venturo del Napoli: sfida con la Juve per la Coppa Italia. E già questo è un traguardo, considerando la stagione grigia e deludente sino a dicembre inoltrato (esonero Ancelotti e avvio Gattuso). Insomma, una sorta di riscatto dopo delusioni e “pezze a colori”. Sarà pure coppa di consolazione, ma per il Napoli è chiaro ritorno dopo i disastri di Ancelotti. Partita da racchiudere in pochissime parole: Ospina decide nel male e nel bene, prima si fa sorprendere da Eriksen su calcio d’angolo, poi rilancia Insigne per i gol dell’1-1 di Mertens, infine sfodera tre parate su Lukaku, e su Eriksen due volte. È lui che porta il Napoli in finale di Coppa Italia. Bene anche i centrali azzurri: così come Mertens. Che dire? Sarà pure una sfida per una Coppa ormai debilitata, tuttavia questa squadra è, oggi, lontanissima parente del peggior Napoli degli ultimi 15 anni e Gattuso l’ha portata in finale eliminando Lazio e Inter, l’ha rimessa nella corsa per l'Europa in serie A e si è regalato pure un bell'1-1 con il Barça in Champions. Insomma, si può ricominciare e sperare.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-06-15T07:10:00ZNAPOLI - Svegliati dopo un calcio noioso e stanco (citazione per Juve-Milan) in una notte napoletana strana, senza pubblico, ma con in campo tanto onore e passione. Dignità morale che il Napoli si é dato, mettendo a segno la finale di coppa Italia. Dignità anche tattica, almeno nel secondo tempo, quando piovevano tentativi interisti per scardinare la partita. Già, é questo il Napoli praticone dei tempi di oggi, poco incline allo show, con i suoi alti e bassi, capace, però, di portare più su - almeno come interesse e capacità di attrarre - l’indice di gradimento del pallone, ormai sfiancato dal Covid19 e da tutto ciò che ha portato, dai giorni nostri alle salutari chiusure, ancorché penalizzanti per la nostra normalità, calcio incluso. Detto ciò, viene in mente quel detto: vorrei, ma non posso. Ecco, è così il governo del calcio della politica della ripartenza. Tuttavia messo nel cassetto il pallone nazionale, con i suoi impraticabili scenari, ci piace, invece, immaginare il futuro prossimo venturo del Napoli: sfida con la Juve per la Coppa Italia. E già questo è un traguardo, considerando la stagione grigia e deludente sino a dicembre inoltrato (esonero Ancelotti e avvio Gattuso). Insomma, una sorta di riscatto dopo delusioni e “pezze a colori”. Sarà pure coppa di consolazione, ma per il Napoli è chiaro ritorno dopo i disastri di Ancelotti. Partita da racchiudere in pochissime parole: Ospina decide nel male e nel bene, prima si fa sorprendere da Eriksen su calcio d’angolo, poi rilancia Insigne per i gol dell’1-1 di Mertens, infine sfodera tre parate su Lukaku, e su Eriksen due volte. È lui che porta il Napoli in finale di Coppa Italia. Bene anche i centrali azzurri: così come Mertens. Che dire? Sarà pure una sfida per una Coppa ormai debilitata, tuttavia questa squadra è, oggi, lontanissima parente del peggior Napoli degli ultimi 15 anni e Gattuso l’ha portata in finale eliminando Lazio e Inter, l’ha rimessa nella corsa per l'Europa in serie A e si è regalato pure un bell'1-1 con il Barça in Champions. Insomma, si può ricominciare e sperare.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171073367TONI AZZURRI - Toni Iavarone scrive su "NM": "I meriti di Rino Gattuso e il terminale inoffensivo"NAPOLI - Ci sono due partiti nella ricostruzione del Napoli, appena sollevatosi dalle proprie macerie, quello della ripartenza ad alta velocità e quello che sì, bisogna scrollarsi di dosso l’ossessione, facciamolo pure appena sarà possibile, ma adelante con juicio. E così va la truppa di Gattuso, che contro il Torino é uscita dalla trincea e ha duellato a campo aperto.Ma proprio sulla squadra d’attacco e di disavventura pesa quel “quasi guarita”. Già, questo 2-1 è un 3-0 che non ce l'ha fatta, perché il Napoli cammina con il peso di un terminale offensivo che non c’è. Ventuno volte, nel primo tempo, il pallone ha ballato da solo nell’area avversaria, con undici tiri a porta, risultato: un gol, ottenuto su palla inattiva e a opera di un difensore, come il 2-0 siglato poi da Di Lorenzo, bravo sempre che meriterebbe una storia a parte. Gol sbagliati a raffica, con il solito indeciso Milik, che avrebbero potuto vanificare una partita tutta di marca napoletana che ha annichilito un Toro, già depresso di suo. Nella partita dominata, un’altra spina s’aggiunge a quella dei gol, che lì davanti, non arrivano. La distrazione finale del 2-1, infatti, è molto grave come l’errore di Ospina. Cross lento nell’area piccola, che di solito é preda dei portieri, il nostro non solo non esce, ma si posiziona male sulla linea. In definitiva sono due le pecche in una notte che segna la nona vittoria della gestione Gattuso (già più del suo predecessore Ancelotti), come dire anime diverse, concezioni diverse. Tuttavia anche questo passerà, anche se non si può vedere chiaramente il traguardo e il passato è troppo lontano per essere un modello. Mai come stavolta, però, bisogna considerare anche tutto l’altro che accade oltre il pianeta Napoli. Il campionato a porte chiuse è brutto, orribile, ma un campionato senza una vera classifica è peggio. Fino a metà maggio quella classifica non la conosceremo, sarà un esercizio teorico di ipotesi, tra le squadre (non solo di testa) esisterà sempre una zona grigia e non interpretabile. Ovvero come attraversare nel peggiore dei modi il buio di una crisi improvvisa.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-03-01T11:00:00ZNAPOLI - Ci sono due partiti nella ricostruzione del Napoli, appena sollevatosi dalle proprie macerie, quello della ripartenza ad alta velocità e quello che sì, bisogna scrollarsi di dosso l’ossessione, facciamolo pure appena sarà possibile, ma adelante con juicio. E così va la truppa di Gattuso, che contro il Torino é uscita dalla trincea e ha duellato a campo aperto.Ma proprio sulla squadra d’attacco e di disavventura pesa quel “quasi guarita”. Già, questo 2-1 è un 3-0 che non ce l'ha fatta, perché il Napoli cammina con il peso di un terminale offensivo che non c’è. Ventuno volte, nel primo tempo, il pallone ha ballato da solo nell’area avversaria, con undici tiri a porta, risultato: un gol, ottenuto su palla inattiva e a opera di un difensore, come il 2-0 siglato poi da Di Lorenzo, bravo sempre che meriterebbe una storia a parte. Gol sbagliati a raffica, con il solito indeciso Milik, che avrebbero potuto vanificare una partita tutta di marca napoletana che ha annichilito un Toro, già depresso di suo. Nella partita dominata, un’altra spina s’aggiunge a quella dei gol, che lì davanti, non arrivano. La distrazione finale del 2-1, infatti, è molto grave come l’errore di Ospina. Cross lento nell’area piccola, che di solito é preda dei portieri, il nostro non solo non esce, ma si posiziona male sulla linea. In definitiva sono due le pecche in una notte che segna la nona vittoria della gestione Gattuso (già più del suo predecessore Ancelotti), come dire anime diverse, concezioni diverse. Tuttavia anche questo passerà, anche se non si può vedere chiaramente il traguardo e il passato è troppo lontano per essere un modello. Mai come stavolta, però, bisogna considerare anche tutto l’altro che accade oltre il pianeta Napoli. Il campionato a porte chiuse è brutto, orribile, ma un campionato senza una vera classifica è peggio. Fino a metà maggio quella classifica non la conosceremo, sarà un esercizio teorico di ipotesi, tra le squadre (non solo di testa) esisterà sempre una zona grigia e non interpretabile. Ovvero come attraversare nel peggiore dei modi il buio di una crisi improvvisa.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171072591TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli, una notte (quasi) magica"NAPOLI - Nei grandi momenti contano i luoghi e le coincidenze. Quando Dries “Ciro” Mertens va a segnare il gol dell’1-0 al Barcellona sembra presentarsi a un appuntamento prefissato. L’azione conferma la linearità della scena, Ciro è il giocatore scaraventato dalla magia del Napoli, emerso dalle sue macerie, per andare a colpire con un altro gol-meraviglia. Sentiva che sarebbe stata la sua serata. Non era solo questione di sensazioni, ma é stato ancora il vento del destino che gli assegna ormai il ruolo del protagonista. Così, ogni tocco è diventato un inno di eleganza e tecnica. Tutto a testa alta. Certo, per il Napoli resta l’amaro in bocca del pareggio del Barcellona: un tiro, un gol. Nulla di eccitante per chi teneva la grande impresa stretta in pugno, ma é stato comunque qualcosa di importante in questa stagione di passaggio, perché al di là di un inatteso, alla vigilia, 1-1 coi fuoriclasse catalani, oltre i punti e le posizioni di classifica, da qualche tempo si vede un’idea di Napoli, si avverte un’identità tecnica e tattica. Squadra compressa in quindici metri, Mertens che ha toccato più palloni nella trequarti del Napoli che nella metà campo del Barcellona. Il calcio è anche e soprattutto così: un misto di motivazioni e strategia, e quelle di Gattuso stanno pagando. Certo, “L’armada Messi” (lui bloccato dal sistema Napoli: 23 palle perse), si é nutrita soprattutto di passaggi corti, ma se non si accende la luce del “10”, il Barça gioca in un cono d’ombra. È un po’ ammaccato e a fine ciclo, tuttavia sarà molto dura al Nou Camp, nonostante le squalifiche di Busquets e Vidal. Fin qui il match. Ora considerazioni sparse per concludere questa bella serata napoletana. Mertens è mezza squadra, altro che “marchette”. E poi: il Napoli è risultato punito da un solo errore difensivo e da un clamoroso erroraccio sotto porta di Callejon. E infine: resta un grande rammarico per il pareggio. Ma si può fare.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-02-26T08:00:00ZNAPOLI - Nei grandi momenti contano i luoghi e le coincidenze. Quando Dries “Ciro” Mertens va a segnare il gol dell’1-0 al Barcellona sembra presentarsi a un appuntamento prefissato. L’azione conferma la linearità della scena, Ciro è il giocatore scaraventato dalla magia del Napoli, emerso dalle sue macerie, per andare a colpire con un altro gol-meraviglia. Sentiva che sarebbe stata la sua serata. Non era solo questione di sensazioni, ma é stato ancora il vento del destino che gli assegna ormai il ruolo del protagonista. Così, ogni tocco è diventato un inno di eleganza e tecnica. Tutto a testa alta. Certo, per il Napoli resta l’amaro in bocca del pareggio del Barcellona: un tiro, un gol. Nulla di eccitante per chi teneva la grande impresa stretta in pugno, ma é stato comunque qualcosa di importante in questa stagione di passaggio, perché al di là di un inatteso, alla vigilia, 1-1 coi fuoriclasse catalani, oltre i punti e le posizioni di classifica, da qualche tempo si vede un’idea di Napoli, si avverte un’identità tecnica e tattica. Squadra compressa in quindici metri, Mertens che ha toccato più palloni nella trequarti del Napoli che nella metà campo del Barcellona. Il calcio è anche e soprattutto così: un misto di motivazioni e strategia, e quelle di Gattuso stanno pagando. Certo, “L’armada Messi” (lui bloccato dal sistema Napoli: 23 palle perse), si é nutrita soprattutto di passaggi corti, ma se non si accende la luce del “10”, il Barça gioca in un cono d’ombra. È un po’ ammaccato e a fine ciclo, tuttavia sarà molto dura al Nou Camp, nonostante le squalifiche di Busquets e Vidal. Fin qui il match. Ora considerazioni sparse per concludere questa bella serata napoletana. Mertens è mezza squadra, altro che “marchette”. E poi: il Napoli è risultato punito da un solo errore difensivo e da un clamoroso erroraccio sotto porta di Callejon. E infine: resta un grande rammarico per il pareggio. Ma si può fare.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171071924TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "La mutazione genetica"NAPOLI - Se va così, può anche non essere una scoc- ciatura. Se si può gestire corrichiando senza forzare per un’ora e trovando poi anche nuove soluzioni, battendo un avversario ringalluzzito, qual é stato il Brescia dopo il gol dell’1-0, allora se c’è gran confusione sotto il cielo della Gattuso band, la situazione é favorevole. Finalmente. Perché il Napoli aveva frainteso del tutto l'impostazione del primo tempo, facendo l'esatto opposto di quello che andava fatto. Palleggio macchinosi e inconsistenza, manovra sotto ritmo, vuoto pneumatico in attacco. Insomma, impressionante. Poi la mutazione “genetica” nella ripresa. Squadra meglio organizzata, umile, allenata bene, macchina da gol e con una carica agonistica che potrebbe mettere paura a chiunque, aspettando il Barcellona, anche in Champions League. Ecco perché questa vittoria ha ancora più valore per il modo in cui è arrivata, perché si é dimostrato tutt’altro che semplice ribaltare l'inerzia della partita, contro un Brescia ostinatamente rinchiuso nel proprio bunker, dopo aver preso di petto una difesa avversaria spenta e fuori regime tattico. Si va sul pallottoliere del match col gol dell’1-0. Quando ti feriscono puoi fare due cose. Una è istruire una rivincita. Forte e immediata. L’altra, dopo aver incassato e smaltito un po’ la sofferenza, è passare oltre. È così bello riuscire a non pensare più a chi ti ha “colpito”. Non esistono più per te. Non ci pensi più. Così si va avanti. Come ha fatto il Napoli col Brescia e idealmente contro la congrega degli imbecilli da curva che urlavano “coronavirus” ai napoletani. E fermiamoci qui. Perché non vale rispondere per iscritto ai cretini, visto che non sanno nemmeno leggere.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-02-23T16:23:00ZNAPOLI - Se va così, può anche non essere una scoc- ciatura. Se si può gestire corrichiando senza forzare per un’ora e trovando poi anche nuove soluzioni, battendo un avversario ringalluzzito, qual é stato il Brescia dopo il gol dell’1-0, allora se c’è gran confusione sotto il cielo della Gattuso band, la situazione é favorevole. Finalmente. Perché il Napoli aveva frainteso del tutto l'impostazione del primo tempo, facendo l'esatto opposto di quello che andava fatto. Palleggio macchinosi e inconsistenza, manovra sotto ritmo, vuoto pneumatico in attacco. Insomma, impressionante. Poi la mutazione “genetica” nella ripresa. Squadra meglio organizzata, umile, allenata bene, macchina da gol e con una carica agonistica che potrebbe mettere paura a chiunque, aspettando il Barcellona, anche in Champions League. Ecco perché questa vittoria ha ancora più valore per il modo in cui è arrivata, perché si é dimostrato tutt’altro che semplice ribaltare l'inerzia della partita, contro un Brescia ostinatamente rinchiuso nel proprio bunker, dopo aver preso di petto una difesa avversaria spenta e fuori regime tattico. Si va sul pallottoliere del match col gol dell’1-0. Quando ti feriscono puoi fare due cose. Una è istruire una rivincita. Forte e immediata. L’altra, dopo aver incassato e smaltito un po’ la sofferenza, è passare oltre. È così bello riuscire a non pensare più a chi ti ha “colpito”. Non esistono più per te. Non ci pensi più. Così si va avanti. Come ha fatto il Napoli col Brescia e idealmente contro la congrega degli imbecilli da curva che urlavano “coronavirus” ai napoletani. E fermiamoci qui. Perché non vale rispondere per iscritto ai cretini, visto che non sanno nemmeno leggere.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171070940TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Un passettino alla volta"NAPOLI - Gli esami finiscono sempre. Purtroppo, quelli del Napoli sono ancora in corso. Certo, la vittoria di Cagliari è importante. Per certi versi può considerarsi un altro passo verso l’uscita dal tunnel. La fine di un periodaccio, di un ambiente con troppe intemperie e con qualche fallimento calcistico di troppo. Ora, però, qualcosa si intravede, perché un po’ si smuove il Napoli e un po’ di cose stanno accadendo. Come i momenti - venuti fuori pure a Cagliari - nei quali il Napoli é tornato a fare il Napoli. In Sardegna la partita l’hanno fatta Mertens (autore del bellissimo 1-0 e motore della squadra) e i suoi compagni di campo. Lo dice il possesso di palla e spiega quanto il Napoli abbia fatto di diverso contro l’Inter, quando non doveva dettare la legge del più forte, ma subirla per poi reagire e vincere. Match - quello di Cagliari - simile, invece, per impostazione alla infausta gara col Lecce. Già, proprio così. Allora, però, furono gli errori e le disattenzioni dei singoli - tronfi e didascalici - a complicare le cose. Sì, perché nella sciagurata partita del San Paolo, le scelte di Gattuso sono state le stesse dì Cagliari. Sopratutto quel cambio Mertens per Lobotka. Simile a questo di ieri: Insigne per Demme, ovvero un attaccante per un centrocampista. Sostituzione, che sette giorni fa, fece gridare alla luna i teorici del tatticismo o del “playstationismo” (infatti, questa congrega confonde uomini e campo con una consolle e un algoritmo). Ma il calcio é ben altro. La verità è che parte della scuola italica del tatticismo assoluto ancora resiste alle valutazioni dei comportamenti dei singoli: tant’è che presto sostituirà i gol con le faccine e le partite con dei software. E per una certa retorica giornalistica e tecnica, la colpa è sempre del sistema di gioco (i vari “numeretti” 4-4-2, 4-3-3, 4-2-4 etc.) mai personale e/o di completezza e competitività dell’organico. Basta dare un’occhiata all’attacco che non funziona e a chi per mestiere dovrebbe fare più gol e invece ne fa pochi. Il Napoli è la seconda squadra per conclusione a rete, mentre é la quindicesima per tiri nello specchio ed é la quattordicesima per percentuale realizzativa. Per dirla meglio: sono questi i “numeretti” che contano. Non gli altri.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-02-17T15:44:00ZNAPOLI - Gli esami finiscono sempre. Purtroppo, quelli del Napoli sono ancora in corso. Certo, la vittoria di Cagliari è importante. Per certi versi può considerarsi un altro passo verso l’uscita dal tunnel. La fine di un periodaccio, di un ambiente con troppe intemperie e con qualche fallimento calcistico di troppo. Ora, però, qualcosa si intravede, perché un po’ si smuove il Napoli e un po’ di cose stanno accadendo. Come i momenti - venuti fuori pure a Cagliari - nei quali il Napoli é tornato a fare il Napoli. In Sardegna la partita l’hanno fatta Mertens (autore del bellissimo 1-0 e motore della squadra) e i suoi compagni di campo. Lo dice il possesso di palla e spiega quanto il Napoli abbia fatto di diverso contro l’Inter, quando non doveva dettare la legge del più forte, ma subirla per poi reagire e vincere. Match - quello di Cagliari - simile, invece, per impostazione alla infausta gara col Lecce. Già, proprio così. Allora, però, furono gli errori e le disattenzioni dei singoli - tronfi e didascalici - a complicare le cose. Sì, perché nella sciagurata partita del San Paolo, le scelte di Gattuso sono state le stesse dì Cagliari. Sopratutto quel cambio Mertens per Lobotka. Simile a questo di ieri: Insigne per Demme, ovvero un attaccante per un centrocampista. Sostituzione, che sette giorni fa, fece gridare alla luna i teorici del tatticismo o del “playstationismo” (infatti, questa congrega confonde uomini e campo con una consolle e un algoritmo). Ma il calcio é ben altro. La verità è che parte della scuola italica del tatticismo assoluto ancora resiste alle valutazioni dei comportamenti dei singoli: tant’è che presto sostituirà i gol con le faccine e le partite con dei software. E per una certa retorica giornalistica e tecnica, la colpa è sempre del sistema di gioco (i vari “numeretti” 4-4-2, 4-3-3, 4-2-4 etc.) mai personale e/o di completezza e competitività dell’organico. Basta dare un’occhiata all’attacco che non funziona e a chi per mestiere dovrebbe fare più gol e invece ne fa pochi. Il Napoli è la seconda squadra per conclusione a rete, mentre é la quindicesima per tiri nello specchio ed é la quattordicesima per percentuale realizzativa. Per dirla meglio: sono questi i “numeretti” che contano. Non gli altri.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171070236TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Quando la classe operaia va in Paradiso"NAPOLI - Essenziale, pratico, nessun fronzolo, solo attenzione e sudore. Così il Napoli riemerge dall’ultimo suo naufragio (il ko col Lecce) e sbuca dalle sue acque agitate, nientemeno che contro l’Inter. Poco da stupirsi, però. Perché il decorso del Napoli é proprio così. Qualche giorno ha la sua pena, qualche altro ha la sua gioia. E, quest’anno, le gioie arrivano quando c’è poco da cincischiare e molto da lavorare, soprattutto sotto traccia, come nel caso delle partitissime (Lazio, Juve e stanotte l’Inter). Perché in un match così la determinazione ti viene da sola, non c’è stimolo da trasmettere. La voglia ce l’hai dentro. Che poi si diventi d’attacco e d’avventura una volta e accorti e previdenti in occasione diversa, ebbene: è il calcio baby. Già perché difesa e contropiede è ciò che il Napoli di Gattuso sa fare meglio. Questa squadra non é una scheggia impazzita, se ha fatto meglio contro Juve, Lazio e Inter che con le meno abbienti. Difesa e qualità nelle ripartenze sono armi inossidabili. Un calcio equilibrato, poco sgargiante, ma figlio di una lunga e prospera tradizione: il calcio all’italiana. Insomma, non importa se il gatto è bianco o nero, l’importante è che acchiappi i topi. E se posso aggiungere la mia: non mi appassionano i moduli, mi appassiona chi gioca bene a calcio.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-02-13T10:00:00ZNAPOLI - Essenziale, pratico, nessun fronzolo, solo attenzione e sudore. Così il Napoli riemerge dall’ultimo suo naufragio (il ko col Lecce) e sbuca dalle sue acque agitate, nientemeno che contro l’Inter. Poco da stupirsi, però. Perché il decorso del Napoli é proprio così. Qualche giorno ha la sua pena, qualche altro ha la sua gioia. E, quest’anno, le gioie arrivano quando c’è poco da cincischiare e molto da lavorare, soprattutto sotto traccia, come nel caso delle partitissime (Lazio, Juve e stanotte l’Inter). Perché in un match così la determinazione ti viene da sola, non c’è stimolo da trasmettere. La voglia ce l’hai dentro. Che poi si diventi d’attacco e d’avventura una volta e accorti e previdenti in occasione diversa, ebbene: è il calcio baby. Già perché difesa e contropiede è ciò che il Napoli di Gattuso sa fare meglio. Questa squadra non é una scheggia impazzita, se ha fatto meglio contro Juve, Lazio e Inter che con le meno abbienti. Difesa e qualità nelle ripartenze sono armi inossidabili. Un calcio equilibrato, poco sgargiante, ma figlio di una lunga e prospera tradizione: il calcio all’italiana. Insomma, non importa se il gatto è bianco o nero, l’importante è che acchiappi i topi. E se posso aggiungere la mia: non mi appassionano i moduli, mi appassiona chi gioca bene a calcio.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171069639TONI AZZURRI - Toni Iavarone su "NM" dopo il ko: "Napoli, troppe ricadute!"NAPOLI - Vittima di una ricaduta, eccolo il Napoli, quello che continua a fornire la sensazione di non sapersi riprendere. Fosse davvero un malato, gli si potrebbe diagnosticare di essere finalmente fuori pericolo, ma di avere un quadro clinico tutt'ora debole e complesso. Tuttavia, il Napoli é solo - o soprattutto, fate voi - una squadra di calcio. E i problemi che manifesta sono quelli di una formazione, parzialmente aggiustata nel mercato di gennaio (i due centrocampisti di ruolo che mancavano), ma ancora con un organico deficitario (mancano un vero centravanti, un terzino sinistro etc.). Raccontava un antico saggio del calcio, il fu Vujaidin Boskov: “squadra vince quando fa più gol degli altri”. Dunque se il Napoli a trazione anteriore non segna, l’intero circuito va in “corto”. E con esso l’equilibrio generale della squadra, oltre ovviamente alle colpe dei singoli della fase difensiva. Basta dare un’occhiata al report del primo tempo, sezione attacco, per accorgersi di come e quanto il Napoli sia vittima di una insostenibile astinenza di gol. In 45’ sono stati giocati 27 palloni nell’area del Lecce. L’attacco del Napoli ha prodotto sei tiri in porta, dei quali solo uno nello specchio: una miseria. Compatto e offensivo, il Napoli non riesce a esserlo. O l'una o l'altra purtroppo. Chiaro che raggiungere questo equilibrio significherebbe alzare il livello, ma il Napoli non si può ancora ritenere una squadra competitiva. Certo, è tornato ad avere una sua identità tattica, però è ancora privo di equilibrio. Gattuso non deve farsi trasportare dall’entusiasmo che troppo spesso incendia l’ambiente e oscura gli obiettivi. Perché, oggi, la delusione è proprio Gattuso, che Inconsciamente ha consegnato tatticamente il Napoli all’avversario. Napoli, troppo brutto per essere vero. Slegato, confusionario, pasticcione, senza idee, lento, senza alternative, tutti che si limitano allo scolastico. Alle brutture azzurre s’aggiunge l’arbitro: lui ben al di là del bene e del male, ovvero pessimo. Non andare al Var e ammonire Milik,chiudendo le proteste con un arrogante “decido io” è inammissibile. Soprattutto per un arbitro alle prime armi come lui, ancora rinchiuso nel guscio della propria mediocrità.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-02-10T10:00:00ZNAPOLI - Vittima di una ricaduta, eccolo il Napoli, quello che continua a fornire la sensazione di non sapersi riprendere. Fosse davvero un malato, gli si potrebbe diagnosticare di essere finalmente fuori pericolo, ma di avere un quadro clinico tutt'ora debole e complesso. Tuttavia, il Napoli é solo - o soprattutto, fate voi - una squadra di calcio. E i problemi che manifesta sono quelli di una formazione, parzialmente aggiustata nel mercato di gennaio (i due centrocampisti di ruolo che mancavano), ma ancora con un organico deficitario (mancano un vero centravanti, un terzino sinistro etc.). Raccontava un antico saggio del calcio, il fu Vujaidin Boskov: “squadra vince quando fa più gol degli altri”. Dunque se il Napoli a trazione anteriore non segna, l’intero circuito va in “corto”. E con esso l’equilibrio generale della squadra, oltre ovviamente alle colpe dei singoli della fase difensiva. Basta dare un’occhiata al report del primo tempo, sezione attacco, per accorgersi di come e quanto il Napoli sia vittima di una insostenibile astinenza di gol. In 45’ sono stati giocati 27 palloni nell’area del Lecce. L’attacco del Napoli ha prodotto sei tiri in porta, dei quali solo uno nello specchio: una miseria. Compatto e offensivo, il Napoli non riesce a esserlo. O l'una o l'altra purtroppo. Chiaro che raggiungere questo equilibrio significherebbe alzare il livello, ma il Napoli non si può ancora ritenere una squadra competitiva. Certo, è tornato ad avere una sua identità tattica, però è ancora privo di equilibrio. Gattuso non deve farsi trasportare dall’entusiasmo che troppo spesso incendia l’ambiente e oscura gli obiettivi. Perché, oggi, la delusione è proprio Gattuso, che Inconsciamente ha consegnato tatticamente il Napoli all’avversario. Napoli, troppo brutto per essere vero. Slegato, confusionario, pasticcione, senza idee, lento, senza alternative, tutti che si limitano allo scolastico. Alle brutture azzurre s’aggiunge l’arbitro: lui ben al di là del bene e del male, ovvero pessimo. Non andare al Var e ammonire Milik,chiudendo le proteste con un arrogante “decido io” è inammissibile. Soprattutto per un arbitro alle prime armi come lui, ancora rinchiuso nel guscio della propria mediocrità.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171068626TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Napoli, tra qualche ombra s’intravede l’Europa"NAPOLI - Questa partita, appena finita, può e deve entrare in una serie salvifica per il Napoli. Perché c’era il rischio di restare solo infervorati dalle vittorie con Lazio e Juve. E, invece, servivano e serviranno tre punti come quelli strappati alla Sampdoria. Il Napoli di Gattuso ora sa di essere una squadra di lotta e di governo, a Genova, infatti, animi e cuori azzurri hanno ritrovato il loro campo positivo, insieme con la qualità e il completamento di una rosa che, senza Lobotka e Demme, non aveva ordine e nerbo. Perché svuotata di centrocampisti, zeppa solo di tenere e volatili mezzali e infaticabili esterni. Ecco qua il difetto riparato a gennaio, la sottile imperfezione da cui è nato tutto il recente disastro tecnico, passato alle cronache per l’abbondanza di errori e disavventure. Un’anomalia che, insieme con le liti non ancora sopite, ha scatenato quel putiferio di avvenimenti e dichiarazioni che ha segnato il pessimo cammino degli azzurri. Ora il Napoli sta, pian piano, ingerendo il cocktail di farmaci preparato per la cura Gattuso: qualità e ferocia agonistica. L’unica efficace mistura per cercare di uscire da questo interminabile malessere calcistico. E il malato, ovvero il Napoli, sembra rispondere già benino alla terapia: tre vittorie di fila (non accadeva da settembre scorso), cinque punti strappati alla Roma (meno nove dalla zona Champions) in due partite; ora a due lunghezze dall’Europa League. E poi: si torna a segnare con continuità, sette gol nelle ultime tre gare. E poi ancora le note poco liete: napoletani timidi e sfilacciato per aver subito troppo dopo il gol del 2-1 Il Napoli, insomma, ha qualità sopra la media, non avesse gestito male (a tutti i livelli) il momento difficile, sarebbe adesso a combattere per ripristinare la propria storia. Quella che gli compete. Ed é perciò che la partita contro la Sampdoria potrebbe diventare paradigmatica. Là dove il Napoli ha reagito, cercando di essere più rapido nell’analisi della rimonta subita e nel produrre i risultati dovuti.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-02-04T16:42:00ZNAPOLI - Questa partita, appena finita, può e deve entrare in una serie salvifica per il Napoli. Perché c’era il rischio di restare solo infervorati dalle vittorie con Lazio e Juve. E, invece, servivano e serviranno tre punti come quelli strappati alla Sampdoria. Il Napoli di Gattuso ora sa di essere una squadra di lotta e di governo, a Genova, infatti, animi e cuori azzurri hanno ritrovato il loro campo positivo, insieme con la qualità e il completamento di una rosa che, senza Lobotka e Demme, non aveva ordine e nerbo. Perché svuotata di centrocampisti, zeppa solo di tenere e volatili mezzali e infaticabili esterni. Ecco qua il difetto riparato a gennaio, la sottile imperfezione da cui è nato tutto il recente disastro tecnico, passato alle cronache per l’abbondanza di errori e disavventure. Un’anomalia che, insieme con le liti non ancora sopite, ha scatenato quel putiferio di avvenimenti e dichiarazioni che ha segnato il pessimo cammino degli azzurri. Ora il Napoli sta, pian piano, ingerendo il cocktail di farmaci preparato per la cura Gattuso: qualità e ferocia agonistica. L’unica efficace mistura per cercare di uscire da questo interminabile malessere calcistico. E il malato, ovvero il Napoli, sembra rispondere già benino alla terapia: tre vittorie di fila (non accadeva da settembre scorso), cinque punti strappati alla Roma (meno nove dalla zona Champions) in due partite; ora a due lunghezze dall’Europa League. E poi: si torna a segnare con continuità, sette gol nelle ultime tre gare. E poi ancora le note poco liete: napoletani timidi e sfilacciato per aver subito troppo dopo il gol del 2-1 Il Napoli, insomma, ha qualità sopra la media, non avesse gestito male (a tutti i livelli) il momento difficile, sarebbe adesso a combattere per ripristinare la propria storia. Quella che gli compete. Ed é perciò che la partita contro la Sampdoria potrebbe diventare paradigmatica. Là dove il Napoli ha reagito, cercando di essere più rapido nell’analisi della rimonta subita e nel produrre i risultati dovuti.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171067086TONI AZZURRI - Toni Iavarone su "NM": "Gattuso & Insigne, trovata la cura"NAPOLI - Dalle macerie del Napoli (laggiù in classifica con i moti interni e le liti giudiziarie) ora escono in due, Gattuso e Insigne, sono loro a rimuovere i primi macigni sul cammino della squadra che ha i colori del mare e che ieri - incredibile, ma vero - ha prima immobilizzato e poi mandato ko, nientemeno, che la Juve di Sarri e Higuain. E con loro l’epopea di chi è caduto nell’oblìo della sceneggiata del tradimento, di “isso, essa e o malamente”. Insomma, questo Napoli che ha toccato il fondo, oggi dovrebbe cominciare a rivedere la serenità. Non si tratta della lunga marcia verso la rinascita, ma dei piccoli passi in una settimana: dalla Lazio alla Juve. E non é poco.Tuttavia ciò non basta a negargli il diritto all’ansia e a non sottovalutare ciò che gli è successo da ottobre in poi, in coda a Spal-Napoli: un attacco d’ansia, poi la crisi tecnica, d’ambiente e di rapporti. E poi ancora i primi sorrisi, di questi giorni, soprattutto da parte dei cosiddetti senatori, che in molti hanno indicato - sbagliando, come al solito - nel male assoluto del Napoli. Ora, dopo l’uno-due alla Juve, non è ancora il censimento di ciò che possiedi, ma la proiezione dei sogni e la possibilità di raggiungerli. Nel segno, però, della concretezza, del mestiere artigiano fatto di fatica e lavoro, senza il tintinnio delle medaglie, di recente e accecante memoria. Umiltá, come contro la Juve: applicazione, coraggio, densità, uscite giuste e qualità nelle ripartenze. Tanto operaismo (Hysai e Di Lorenzo ) e ancor di più aristocrazia tecnica (Insigne). Ecco, magari é ancora davvero presto per dirlo, ma adesso esiste pure il merito di un allenatore alla Gattuso, ovvero l' aver dato una identità già molto chiara al Napoli. Che poi il segreto è sempre lo stesso: i veri protagonisti non si tolgono dalla battaglia. E il centro di gravità - che sino al mercato di gennaio non c’era - oggi é rappresentato da  Demme e Lobotka. Con loro il Napoli aggiunge cavalli nel motore: con quei due, e con un centrocampo che prima non c’era, compie un salto di qualità sugli esterni a livello di potenza e di mentalità offensiva.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-01-27T09:00:00ZNAPOLI - Dalle macerie del Napoli (laggiù in classifica con i moti interni e le liti giudiziarie) ora escono in due, Gattuso e Insigne, sono loro a rimuovere i primi macigni sul cammino della squadra che ha i colori del mare e che ieri - incredibile, ma vero - ha prima immobilizzato e poi mandato ko, nientemeno, che la Juve di Sarri e Higuain. E con loro l’epopea di chi è caduto nell’oblìo della sceneggiata del tradimento, di “isso, essa e o malamente”. Insomma, questo Napoli che ha toccato il fondo, oggi dovrebbe cominciare a rivedere la serenità. Non si tratta della lunga marcia verso la rinascita, ma dei piccoli passi in una settimana: dalla Lazio alla Juve. E non é poco.Tuttavia ciò non basta a negargli il diritto all’ansia e a non sottovalutare ciò che gli è successo da ottobre in poi, in coda a Spal-Napoli: un attacco d’ansia, poi la crisi tecnica, d’ambiente e di rapporti. E poi ancora i primi sorrisi, di questi giorni, soprattutto da parte dei cosiddetti senatori, che in molti hanno indicato - sbagliando, come al solito - nel male assoluto del Napoli. Ora, dopo l’uno-due alla Juve, non è ancora il censimento di ciò che possiedi, ma la proiezione dei sogni e la possibilità di raggiungerli. Nel segno, però, della concretezza, del mestiere artigiano fatto di fatica e lavoro, senza il tintinnio delle medaglie, di recente e accecante memoria. Umiltá, come contro la Juve: applicazione, coraggio, densità, uscite giuste e qualità nelle ripartenze. Tanto operaismo (Hysai e Di Lorenzo ) e ancor di più aristocrazia tecnica (Insigne). Ecco, magari é ancora davvero presto per dirlo, ma adesso esiste pure il merito di un allenatore alla Gattuso, ovvero l' aver dato una identità già molto chiara al Napoli. Che poi il segreto è sempre lo stesso: i veri protagonisti non si tolgono dalla battaglia. E il centro di gravità - che sino al mercato di gennaio non c’era - oggi é rappresentato da  Demme e Lobotka. Con loro il Napoli aggiunge cavalli nel motore: con quei due, e con un centrocampo che prima non c’era, compie un salto di qualità sugli esterni a livello di potenza e di mentalità offensiva.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171066245TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Sommesso sussulto d'orgoglio"NAPOLI - Una notte, sino all’alba, faccia a faccia alla ricerca dell’onore perduto, ma sopratutto di quella ferocia agonistica, grande assente nel Napoli svuotato. C’era questo, e c'erano altre scene provenienti dal breve ritiro di Castelvolturno, prodromo della vittoria contro la Lazio e dell’avanzata in Coppa Italia. C’era nell'aria pure la prepotenza di chi vuole prendere a calci la propria crisi, come da costume e da credo di Gattuso. Eccole le tracce per spiegare il lieve, sommesso sussulto di orgoglio della vittoria ritrovata. Quel gol di Insigne, quella serpentina d’attacco e d’avventura ha deciso la partita confusa, astrusa, disordinata. Difesa e contropiede, poco gioco e tanta applicazione, si può andare avanti così. Purché questo sia un segnale e non un fuoco fatuo, come troppe volte s’é acceso e spento nell’anima del Napoli. Ne aveva bisogno questa squadra di una serata così, di certi segnali. C’é ancora un segnale in questa notte di speranza, perché per ora altro non c’è nel domani del Napoli, l’indizio viene dal mercato. C’è l’accordo con l’Inter per avere Politano. Un altro esterno a disposizione di Gattuso per il suo 4-3-3 con un pizzico di veleno. In attesa dei ritorni e delle assenze: Maksimovic sarà a disposizione tra domani e dopodomani. Domani Koulibaly farà l’ennesima risonanza. Mertens sente ancora dei piccoli fastidi. Allan domani sarà a riposo e poi ricomincerà con la squadra. Ghoulam ancora non sta benissimo. E nemmeno noi, ancora.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-01-22T09:30:00ZNAPOLI - Una notte, sino all’alba, faccia a faccia alla ricerca dell’onore perduto, ma sopratutto di quella ferocia agonistica, grande assente nel Napoli svuotato. C’era questo, e c'erano altre scene provenienti dal breve ritiro di Castelvolturno, prodromo della vittoria contro la Lazio e dell’avanzata in Coppa Italia. C’era nell'aria pure la prepotenza di chi vuole prendere a calci la propria crisi, come da costume e da credo di Gattuso. Eccole le tracce per spiegare il lieve, sommesso sussulto di orgoglio della vittoria ritrovata. Quel gol di Insigne, quella serpentina d’attacco e d’avventura ha deciso la partita confusa, astrusa, disordinata. Difesa e contropiede, poco gioco e tanta applicazione, si può andare avanti così. Purché questo sia un segnale e non un fuoco fatuo, come troppe volte s’é acceso e spento nell’anima del Napoli. Ne aveva bisogno questa squadra di una serata così, di certi segnali. C’é ancora un segnale in questa notte di speranza, perché per ora altro non c’è nel domani del Napoli, l’indizio viene dal mercato. C’è l’accordo con l’Inter per avere Politano. Un altro esterno a disposizione di Gattuso per il suo 4-3-3 con un pizzico di veleno. In attesa dei ritorni e delle assenze: Maksimovic sarà a disposizione tra domani e dopodomani. Domani Koulibaly farà l’ennesima risonanza. Mertens sente ancora dei piccoli fastidi. Allan domani sarà a riposo e poi ricomincerà con la squadra. Ghoulam ancora non sta benissimo. E nemmeno noi, ancora.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171065723TONI AZZURRI - Toni Iavarone su "NM": "Napoli, l'inganno più atroce"NAPOLI - Chi ha voglia di non fermarsi alla superficie delle cose, di non accontentarsi dei ragionamenti su chi sia mai il colpevole del disastro Napoli? Su quelli che, qui e ora, hanno vinto e su quelli che hanno perduto, perché bisogna rendersi conto del fatto che questo 0-2, a opera della Fiorentina, chiude definitivamente un’epoca. D’ora in poi non sarà più possibile, per chissà quanto tempo, immaginare cambiamenti sostanziali e nuovi cieli azzurri: ricordate quel campionato incollati alla Juve, con novanta e passa punti? Bene, dimenticatelo. Ora come ora dovrebbero chiedere tutti scusa ai tifosi, a partire da De Laurentiis. Ridurre così la squadra che meritava lo scudetto 2018 è stato un sacrilegio. Diventa imbarazzante commentare una partita pessima, senza senso e senza logica. Il Napoli é diventato soltanto un refuso del gioco del calcio. Va in campo senza nessuno che possa far gol, ci resta con difensori che sono indifendibili. A questa squadra pesa ogni cosa, ogni azione, ogni movimento. Con questo Napoli finisce male tutto. Come col San Paolo, che compatto nel fischiare quella che una volta era una squadra, che non sa più vincere, nemmeno a Fuorigrotta, nel suo fortino, dove ha perso le ultime quattro partite (Bologna, Parma, Inter e Fiorentina). Rino Gattuso dovrà fare i conti col suo lavoro, tenendo conto delle difficoltà oggettive che l’attenderanno nei giorni a venire. Il vero problema sta nelle individualità, nei tanti errori commessi che hanno spianato la strada a molti, Chiesa e alla Fiorentina compresi: è stata davvero dura marcarli per Manolas e Di Lorenzo. E poi, la mollezza di Fabian Ruiz, elefantiaco nei movimenti; la lentezza di Callejon, sempre e soltanto alla ri- cerca di movimenti, che gli riescono pure male. E quella debolezza nelle conclusioni gli è costata l’ennesimo flop. Da quella famosa sera dell'ammutinamento, il Napoli ha accelerato la sua dissoluzione. É chiaro che qui non c’è allenatore che basti, se non si ferma il contenzioso (multe e azioni civili) in atto tra i calciatori e il club. Perché s’é raggiunto il limite invalicabile, dove tutti sono indegni. E la questione Napoli inizia a diventare sporca sul serio. Ecco perché ci sentiamo tutti come quel bambino che, sugli spalti, versava lacrime attraverso i suoi occhi gonfi di delusione.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-01-20T16:16:00ZNAPOLI - Chi ha voglia di non fermarsi alla superficie delle cose, di non accontentarsi dei ragionamenti su chi sia mai il colpevole del disastro Napoli? Su quelli che, qui e ora, hanno vinto e su quelli che hanno perduto, perché bisogna rendersi conto del fatto che questo 0-2, a opera della Fiorentina, chiude definitivamente un’epoca. D’ora in poi non sarà più possibile, per chissà quanto tempo, immaginare cambiamenti sostanziali e nuovi cieli azzurri: ricordate quel campionato incollati alla Juve, con novanta e passa punti? Bene, dimenticatelo. Ora come ora dovrebbero chiedere tutti scusa ai tifosi, a partire da De Laurentiis. Ridurre così la squadra che meritava lo scudetto 2018 è stato un sacrilegio. Diventa imbarazzante commentare una partita pessima, senza senso e senza logica. Il Napoli é diventato soltanto un refuso del gioco del calcio. Va in campo senza nessuno che possa far gol, ci resta con difensori che sono indifendibili. A questa squadra pesa ogni cosa, ogni azione, ogni movimento. Con questo Napoli finisce male tutto. Come col San Paolo, che compatto nel fischiare quella che una volta era una squadra, che non sa più vincere, nemmeno a Fuorigrotta, nel suo fortino, dove ha perso le ultime quattro partite (Bologna, Parma, Inter e Fiorentina). Rino Gattuso dovrà fare i conti col suo lavoro, tenendo conto delle difficoltà oggettive che l’attenderanno nei giorni a venire. Il vero problema sta nelle individualità, nei tanti errori commessi che hanno spianato la strada a molti, Chiesa e alla Fiorentina compresi: è stata davvero dura marcarli per Manolas e Di Lorenzo. E poi, la mollezza di Fabian Ruiz, elefantiaco nei movimenti; la lentezza di Callejon, sempre e soltanto alla ri- cerca di movimenti, che gli riescono pure male. E quella debolezza nelle conclusioni gli è costata l’ennesimo flop. Da quella famosa sera dell'ammutinamento, il Napoli ha accelerato la sua dissoluzione. É chiaro che qui non c’è allenatore che basti, se non si ferma il contenzioso (multe e azioni civili) in atto tra i calciatori e il club. Perché s’é raggiunto il limite invalicabile, dove tutti sono indegni. E la questione Napoli inizia a diventare sporca sul serio. Ecco perché ci sentiamo tutti come quel bambino che, sugli spalti, versava lacrime attraverso i suoi occhi gonfi di delusione.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171065081TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Un respiro profondo"NAPOLI - Il presente del Napoli non ha molte chiavi di lettura; un solo scenario si presenta dinanzi alla compagnia Gattuso &co., tutto ciò che arriva di positivo va aggiunto nel protocollo terapeutico di un soggetto ancora grave. Tuttavia a premessa va aggiunta premessa: non esistono più avversari comodi o difficili. Esiste il quotidiano con gli ostacoli da superare. E anche il Perugia, col cammino in Coppa Italia, sono cavalli di Frisia da abbattere e saltare. Per il resto una partita molto scolastica, dove una certa meccanica di gioco s’intravede, così come lo spartito che Gattuso ha consegnato alla squadra. Del resto il calcio é questo, anzi: è soprattutto questo, il resto (opinioni e cose varie) sono soltanto onanismi mentali. Bene la fase difensiva, assolutamente assente la finalizzazione: immacolato il portiere del Perugia. Non ci fossero stati i rigori chissà, come avrebbe fatto il Napoli a fare il Napoli. Ora non resta che superare la sindrome harakiri: quarantacinque minuti giocati così come si dovrebbe, poi qualche secondo per farsi male da soli. Infine i singoli. Test soprattutto per Lozano (Demme, solo una prima apparizione). Il messicano Inizia nell’undici di partenza, gioca per 80’: prestazione convenzionale. Deve rendere visibile sul campo l’enorme investimento fatto dalla società, altrimenti i paragoni con Vargas si sprecheranno per sempre e ancora di più.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-01-16T11:34:00ZNAPOLI - Il presente del Napoli non ha molte chiavi di lettura; un solo scenario si presenta dinanzi alla compagnia Gattuso &co., tutto ciò che arriva di positivo va aggiunto nel protocollo terapeutico di un soggetto ancora grave. Tuttavia a premessa va aggiunta premessa: non esistono più avversari comodi o difficili. Esiste il quotidiano con gli ostacoli da superare. E anche il Perugia, col cammino in Coppa Italia, sono cavalli di Frisia da abbattere e saltare. Per il resto una partita molto scolastica, dove una certa meccanica di gioco s’intravede, così come lo spartito che Gattuso ha consegnato alla squadra. Del resto il calcio é questo, anzi: è soprattutto questo, il resto (opinioni e cose varie) sono soltanto onanismi mentali. Bene la fase difensiva, assolutamente assente la finalizzazione: immacolato il portiere del Perugia. Non ci fossero stati i rigori chissà, come avrebbe fatto il Napoli a fare il Napoli. Ora non resta che superare la sindrome harakiri: quarantacinque minuti giocati così come si dovrebbe, poi qualche secondo per farsi male da soli. Infine i singoli. Test soprattutto per Lozano (Demme, solo una prima apparizione). Il messicano Inizia nell’undici di partenza, gioca per 80’: prestazione convenzionale. Deve rendere visibile sul campo l’enorme investimento fatto dalla società, altrimenti i paragoni con Vargas si sprecheranno per sempre e ancora di più.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171064583TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Un suicidio assistito"NAPOLI - Chissà, forse sarà l’indole di questo Napoli, che porta a una sorta di suicidio assistito. Come contro l’Inter, anzi, qui, in misura minore, una cavolata di un calciatore (il portiere Ospina) ha prodotto la sconfitta n. 7 del campionato. Nonostante una buona prestazione del Napoli, grazie a un secondo tempo dove qualità e tenacia si sono fuse al punto di sottomettere la Lazio e quindi ridimensionare a “sorpresa la sorpresa della stagione”. Dice bene Gattuso: “sentirsi dire bravo quando si continua a perdere, è la punizione maggiore”. Sfortuna, jella e tutti i sortilegi possibili saranno chiamati in causa. Ma davvero è solo malasorte o c’è dell’altro? Perché ci deve essere qualcosa di reale, di concreto negli inciampi del Napoli, tutt’altro che inspiegabili. Le grandi crisi vivono anche di questi dispetti. Tuttavia si può giudicare solo una partita per capire di un crollo ormai strutturale? Il microcosmo Napoli appare immobile nel pieno della prima era di decadenza Aureliana. Un sistema d’impresa che si sta sgretolando; e dire che gli ultimi tre anni avevano annunciato le difficoltà: organico approssimativo, quindi problemi per squadra e quindi, ancora, per il prodotto calcio. È il declino di un gruppo abituato a mettere insieme 80 e 90 punti, e che oggi si ritrova a galleggiare a metà classifica, con una proprietà che gioca sull’euro più, euro meno, sugli acquisti, un allenatore andato via, forte solo di un gran passato, che ha smagnetizzato ogni meccanismo tattico. Oggi non restano che uno stadio vuoto popolato soltanto da sfiducia e una classifica terremotata. Cosa occorrerebbe per superare questo tunnel buio? Un De Laurentiis più saggio e disposto a rifondare club e squadra. E tifosi che credano ancora nelle favole e nelle storie a lieto fine. Un sogno.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2020-01-13T19:46:00ZNAPOLI - Chissà, forse sarà l’indole di questo Napoli, che porta a una sorta di suicidio assistito. Come contro l’Inter, anzi, qui, in misura minore, una cavolata di un calciatore (il portiere Ospina) ha prodotto la sconfitta n. 7 del campionato. Nonostante una buona prestazione del Napoli, grazie a un secondo tempo dove qualità e tenacia si sono fuse al punto di sottomettere la Lazio e quindi ridimensionare a “sorpresa la sorpresa della stagione”. Dice bene Gattuso: “sentirsi dire bravo quando si continua a perdere, è la punizione maggiore”. Sfortuna, jella e tutti i sortilegi possibili saranno chiamati in causa. Ma davvero è solo malasorte o c’è dell’altro? Perché ci deve essere qualcosa di reale, di concreto negli inciampi del Napoli, tutt’altro che inspiegabili. Le grandi crisi vivono anche di questi dispetti. Tuttavia si può giudicare solo una partita per capire di un crollo ormai strutturale? Il microcosmo Napoli appare immobile nel pieno della prima era di decadenza Aureliana. Un sistema d’impresa che si sta sgretolando; e dire che gli ultimi tre anni avevano annunciato le difficoltà: organico approssimativo, quindi problemi per squadra e quindi, ancora, per il prodotto calcio. È il declino di un gruppo abituato a mettere insieme 80 e 90 punti, e che oggi si ritrova a galleggiare a metà classifica, con una proprietà che gioca sull’euro più, euro meno, sugli acquisti, un allenatore andato via, forte solo di un gran passato, che ha smagnetizzato ogni meccanismo tattico. Oggi non restano che uno stadio vuoto popolato soltanto da sfiducia e una classifica terremotata. Cosa occorrerebbe per superare questo tunnel buio? Un De Laurentiis più saggio e disposto a rifondare club e squadra. E tifosi che credano ancora nelle favole e nelle storie a lieto fine. Un sogno.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171061783TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Primo colpo da elettroshock!"NAPOLI - La rapida e vorticosa regressione del Napoli, nei primi 45’, verso l'ennesimo baratro, fa il paio con l’improvvisa uscita dal migliore impazzimento di Insigne e compagni. Eh sì, primo tempo da lacrime e smarrimento e poi proprio loro - ovviamente spinti dalle prime indicazioni “gattusiane” -, proprio gli azzurri si sono riappropriati del loro senso di responsabilità. E con esso pure quei tre punti da medicina salvifica e basta. Già, perché se qualcosa di diverso é accaduto, é da ricercare proprio nel senso di questa vittoria, ovvero nella terapia. Perché i primi giorni di Gattuso possono essere paragonati a una manovra salvavita, a una scossa di elettroshock, a un colpo di defibrillatore per un malato in crisi che ha rischiato - e rischia ancora - di scivolare verso l’ irreversibile. Insomma, Sassuolo-Napoli é da annoverare tra i prodigi e non tra i miracoli. Perché se Gattuso produrrà qualcosa di benemerito e stabile, lo vedremo con il tempo. Certo é che, comunque la si pensi, un bel po’ di intensità e cambi adatti e adattati vanno iscritti ai meriti di Gattuso. Già il solo fatto di dover prendere ciò che di buono si riesce a trovare, potrebbe farci capire che c'è qualcosa che non va. Perché in questo Napoli - e nella sua classifica meritata, ma non consona - di buono dovrebbe esserci tutto.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T12:44:08Z2019-12-23T16:05:00ZNAPOLI - La rapida e vorticosa regressione del Napoli, nei primi 45’, verso l'ennesimo baratro, fa il paio con l’improvvisa uscita dal migliore impazzimento di Insigne e compagni. Eh sì, primo tempo da lacrime e smarrimento e poi proprio loro - ovviamente spinti dalle prime indicazioni “gattusiane” -, proprio gli azzurri si sono riappropriati del loro senso di responsabilità. E con esso pure quei tre punti da medicina salvifica e basta. Già, perché se qualcosa di diverso é accaduto, é da ricercare proprio nel senso di questa vittoria, ovvero nella terapia. Perché i primi giorni di Gattuso possono essere paragonati a una manovra salvavita, a una scossa di elettroshock, a un colpo di defibrillatore per un malato in crisi che ha rischiato - e rischia ancora - di scivolare verso l’ irreversibile. Insomma, Sassuolo-Napoli é da annoverare tra i prodigi e non tra i miracoli. Perché se Gattuso produrrà qualcosa di benemerito e stabile, lo vedremo con il tempo. Certo é che, comunque la si pensi, un bel po’ di intensità e cambi adatti e adattati vanno iscritti ai meriti di Gattuso. Già il solo fatto di dover prendere ciò che di buono si riesce a trovare, potrebbe farci capire che c'è qualcosa che non va. Perché in questo Napoli - e nella sua classifica meritata, ma non consona - di buono dovrebbe esserci tutto.     Toni Iavarone     Napoli Magazine     Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217