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MR Z - Napoli, ecco l'equilibrio!
06.10.2015 14:07 di Napoli Magazine

NAPOLI - La stagione è appena cominciata ed è ancora molto lunga. Tanta acqua passerà sotto i ponti da qui fino a maggio, quando tutto sarà compiuto. Il campionato è arrivato soltanto alla settima giornata, l'Europa League ha visto disputate due sole partite del girone iniziale. Lasciate però, cari lettori di Napoli Magazine, che Mister Z, forse anche un po' prematuramente, si tolga qualche sassolino dalla scarpa. Essendo stato io uno dei primi critici di Benitez per il suo modo di condurre la squadra, per le sue scelte immodificabili, per la sua testardaggine nel non prendere atto dei difetti che il suo modulo evidenziava (per eventuali conferme in proposito, basta consultare l'archivio di Napoli Magazine, disponibile per tutti i lettori) ho oggi il sacrosanto diritto di gridare a squarciagola: "Avete visto?". Dopo i primi momenti non esaltanti del campionato del Napoli da questa pagina chiesi pazienza per Sarri. Ciò che non mi fece essere a quel tempo (stiamo parlando di poche settimane fa) tra i censori dell'allenatore, fu l'aver notato sin dal primo momento l'umiltà ed il pragmatismo ai quali il tecnico si ispirava nel proprio lavoro. Virtù delle quali sicuramente non disponeva il suo predecessore, bravissimo nel commentare talune negative uscite della sua squadra in maniera ineffabile, modulando l'eterna cantilena: "Dobbiamo trovare equilibrio". Peccato che questo benedetto equilibrio non sia mai stato trovato. E così è accaduto che nella conduzione di quella squadra abbiamo dovuto assistere alla presenza in campo sistematica di Britos al posto di Koulibaly, quando sarebbe bastato, come sta facendo Sarri con pazienza e lungimiranza, 'prendersi in carico' il francese, fargli capire i suoi errori, fargli ripassare in continuazione i movimenti, in una parola, allenarlo, per ottenere i formidabili miglioramenti cui stiamo assistendo nelle ultime settimane. E non basta. Benitez ha annichilito per due anni un certo Marek Hamsik, costringendolo a giocare in un ruolo non suo, respingendo beffardamente ogni appello che veniva da coloro i quali gli chiedevano accoratamente di riportarlo a centrocampo, nel suo ruolo naturale. Oggi, chissà perchè, Hamsik è sempre tra i migliori in campo ed è decisivo in ogni partita. Vogliamo parlare di Jorginho? Anche un bambino si sarebbe accorto che l'italo-brasiliano può giocare solo in un centrocampo in cui sia accompagnato da due colleghi di reparto che gli stiano di fianco. Così coperto, Jorginho può dedicarsi all'impostazione del gioco e lo fa, come stiamo vedendo ora, con continuità, intelligenza e concretezza. Vogliamo parlare di Insigne? Poverino, per due stagioni consecutive (fatta salva la lunga interruzione provocata dall'infortunio al ginocchio) è stato costretto a snaturarsi, a fare a volte perfino il terzino, a rincorrere sulla fascia sinistra del campo avversari galoppanti, lui che è chiaramente una punta con spiccate doti anche di rifinitore, come dimostrano ampiamente i cinque gol ed i tre assist-gol che ha confezionato nelle prime sette giornate di questo campionato. Vogliamo parlare di Higuain, costretto a giocare con Benitez in panchina sempre circondato da un nugolo di difensori e perciò sempre nervoso, arrabbiato con tutti, stizzoso? Faccio notare (a parte il bottino di gol messo a segno, che non è una novità d'annata) che fino ad ora, dopo sette turni, il Pipita non è stato ancora ammonito una volta. Come mai? E' diventato più buono? O forse si sente più realizzato, più protetto, più compreso dall'allenatore e soprattutto non si sente solo ed abbandonato in attacco? Ciò che maggiormente mi ha colpito della partita di domenica sera a San Siro non sono state le prodezze del duo Higuain-Insigne, non è stato l'intelligente dinamismo di Allan o la forza dirompente di Koulibaly. Non sono stati neppure i tempi di inserimento in attacco di Ghoulam o la rocciosa tenuta di Hysaj. Quel che mi ha più colpito domenica sera è stato ciò che è accaduto in occasione del quarto gol del Napoli, l'autorete di Rodrigo Ely. Ripensando a quell'azione si capisce che cosa significa avere in panchina una persona umile, modesta e concreta come Sarri. Riavvolgiamo il film di quell'azione. Mertens dà palla a Ghoulam, libero sulla sinistra e subito dopo, come un fulmine si getta dentro l'area piccola, così come fa Higuain. Il belga attira un difensore e lascia il Pipita alle cure del solo Ely il quale, in affanno com'è, interviene scomposto sul traversone di Ghoulam e manda la palla nella sua porta. Che significa? In quell'azione si è visto il lavoro di Sarri il quale sa benissimo che l'ultimo difetto della squadra (che va ancora curato) è la mancanza di tempismo e di organizzazione offensiva davanti alla porta, nello stretto, nell'area piccola, davanti al portiere. Sarri sa che a causa di questo difetto non si è vinto a Carpi e che contro le squadre chiuse a catenaccio, occorre organizzarsi e lavorare per trovare il grimaldello giusto. Lo ha detto e ridetto mille volte che c'è ancora tanto da migliorare in questa fase. E' arrivato a dire giustamente che perfino Higuain ha ampi margini su cui lavorare. Il rimedio è quello che si è visto domenica sera. Aggredire gli spazi in area di rigore, seguire fino in fondo l'azione dopo averla avviata, è il rimedio. Un allenatore questo deve fare: trovare i difetti della sua squadra, individuare con intelligenza ed umiltà i soluzioni ed allenare i giocatori a metterle in pratica. Quando si fa questo, l'"equilibrio" arriva da solo, non c'è bisogno di andarlo inutilmente a cercare per due anni senza mai trovarlo.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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di Napoli Magazine

06/10/2024 - 14:07

NAPOLI - La stagione è appena cominciata ed è ancora molto lunga. Tanta acqua passerà sotto i ponti da qui fino a maggio, quando tutto sarà compiuto. Il campionato è arrivato soltanto alla settima giornata, l'Europa League ha visto disputate due sole partite del girone iniziale. Lasciate però, cari lettori di Napoli Magazine, che Mister Z, forse anche un po' prematuramente, si tolga qualche sassolino dalla scarpa. Essendo stato io uno dei primi critici di Benitez per il suo modo di condurre la squadra, per le sue scelte immodificabili, per la sua testardaggine nel non prendere atto dei difetti che il suo modulo evidenziava (per eventuali conferme in proposito, basta consultare l'archivio di Napoli Magazine, disponibile per tutti i lettori) ho oggi il sacrosanto diritto di gridare a squarciagola: "Avete visto?". Dopo i primi momenti non esaltanti del campionato del Napoli da questa pagina chiesi pazienza per Sarri. Ciò che non mi fece essere a quel tempo (stiamo parlando di poche settimane fa) tra i censori dell'allenatore, fu l'aver notato sin dal primo momento l'umiltà ed il pragmatismo ai quali il tecnico si ispirava nel proprio lavoro. Virtù delle quali sicuramente non disponeva il suo predecessore, bravissimo nel commentare talune negative uscite della sua squadra in maniera ineffabile, modulando l'eterna cantilena: "Dobbiamo trovare equilibrio". Peccato che questo benedetto equilibrio non sia mai stato trovato. E così è accaduto che nella conduzione di quella squadra abbiamo dovuto assistere alla presenza in campo sistematica di Britos al posto di Koulibaly, quando sarebbe bastato, come sta facendo Sarri con pazienza e lungimiranza, 'prendersi in carico' il francese, fargli capire i suoi errori, fargli ripassare in continuazione i movimenti, in una parola, allenarlo, per ottenere i formidabili miglioramenti cui stiamo assistendo nelle ultime settimane. E non basta. Benitez ha annichilito per due anni un certo Marek Hamsik, costringendolo a giocare in un ruolo non suo, respingendo beffardamente ogni appello che veniva da coloro i quali gli chiedevano accoratamente di riportarlo a centrocampo, nel suo ruolo naturale. Oggi, chissà perchè, Hamsik è sempre tra i migliori in campo ed è decisivo in ogni partita. Vogliamo parlare di Jorginho? Anche un bambino si sarebbe accorto che l'italo-brasiliano può giocare solo in un centrocampo in cui sia accompagnato da due colleghi di reparto che gli stiano di fianco. Così coperto, Jorginho può dedicarsi all'impostazione del gioco e lo fa, come stiamo vedendo ora, con continuità, intelligenza e concretezza. Vogliamo parlare di Insigne? Poverino, per due stagioni consecutive (fatta salva la lunga interruzione provocata dall'infortunio al ginocchio) è stato costretto a snaturarsi, a fare a volte perfino il terzino, a rincorrere sulla fascia sinistra del campo avversari galoppanti, lui che è chiaramente una punta con spiccate doti anche di rifinitore, come dimostrano ampiamente i cinque gol ed i tre assist-gol che ha confezionato nelle prime sette giornate di questo campionato. Vogliamo parlare di Higuain, costretto a giocare con Benitez in panchina sempre circondato da un nugolo di difensori e perciò sempre nervoso, arrabbiato con tutti, stizzoso? Faccio notare (a parte il bottino di gol messo a segno, che non è una novità d'annata) che fino ad ora, dopo sette turni, il Pipita non è stato ancora ammonito una volta. Come mai? E' diventato più buono? O forse si sente più realizzato, più protetto, più compreso dall'allenatore e soprattutto non si sente solo ed abbandonato in attacco? Ciò che maggiormente mi ha colpito della partita di domenica sera a San Siro non sono state le prodezze del duo Higuain-Insigne, non è stato l'intelligente dinamismo di Allan o la forza dirompente di Koulibaly. Non sono stati neppure i tempi di inserimento in attacco di Ghoulam o la rocciosa tenuta di Hysaj. Quel che mi ha più colpito domenica sera è stato ciò che è accaduto in occasione del quarto gol del Napoli, l'autorete di Rodrigo Ely. Ripensando a quell'azione si capisce che cosa significa avere in panchina una persona umile, modesta e concreta come Sarri. Riavvolgiamo il film di quell'azione. Mertens dà palla a Ghoulam, libero sulla sinistra e subito dopo, come un fulmine si getta dentro l'area piccola, così come fa Higuain. Il belga attira un difensore e lascia il Pipita alle cure del solo Ely il quale, in affanno com'è, interviene scomposto sul traversone di Ghoulam e manda la palla nella sua porta. Che significa? In quell'azione si è visto il lavoro di Sarri il quale sa benissimo che l'ultimo difetto della squadra (che va ancora curato) è la mancanza di tempismo e di organizzazione offensiva davanti alla porta, nello stretto, nell'area piccola, davanti al portiere. Sarri sa che a causa di questo difetto non si è vinto a Carpi e che contro le squadre chiuse a catenaccio, occorre organizzarsi e lavorare per trovare il grimaldello giusto. Lo ha detto e ridetto mille volte che c'è ancora tanto da migliorare in questa fase. E' arrivato a dire giustamente che perfino Higuain ha ampi margini su cui lavorare. Il rimedio è quello che si è visto domenica sera. Aggredire gli spazi in area di rigore, seguire fino in fondo l'azione dopo averla avviata, è il rimedio. Un allenatore questo deve fare: trovare i difetti della sua squadra, individuare con intelligenza ed umiltà i soluzioni ed allenare i giocatori a metterle in pratica. Quando si fa questo, l'"equilibrio" arriva da solo, non c'è bisogno di andarlo inutilmente a cercare per due anni senza mai trovarlo.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

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