NAPOLI - È ritornato quel Napoli d'attacco e d'avventura che aveva gridato all'Europa: sono il padrone del girone. Tuttavia, proprio, dopo la partita d'andata col Benfica, questo Napoli bello e prepotente s'era appassito ai primi segnali d'autunno. Mesi di angosce e di giornate storte, partite vuote di risultati, ma dense di palleggio e occasioni mancate. Val la pena ricostruirla la storia contemporanea del Napoli, prima bello e prepotente, poi sconclusionato e senza nerbo e infine, si spera, di nuovo bello e prepotente. Sopratutto diverso, più maturo e protagonista, perché col Benfica ha giocato e vinto con personalità, amministrando la partita - erroraccio finale di Albiol a parte - senza mai rischiare. Sarri ha lanciato segnali di cambiamento, scegliendo la propria battaglia tattica sulle debolezze degli avversari. Settanta minuti (quelli con Mertens in panchina) e poi i venti con lui in campo. E qui é nata la vittoria. Ma anche squadra, nel secondo tempo, più raccolta, con ripartenze fulminanti negli spazi ingovernati dal Benfica; ma pure una sorte di trequartista mobile (a turno Insigne e Hamsik) quando c'è stato in campo Gabbiadini, che ha giocato più largo sulla destra. Insomma dall'Inter al Benfica sono passati appena quattro giorni, ma sembrano già tantissimi per come il Napoli è uscito dal suo tunnel di delusioni. In gol Callejon e Mertens, due della cooperativa del gol, ovvero i dieci azzurri (27 volte in campionato, 11 in Champions) che non stanno facendo rimpiangere il gruzzolo di reti messe insieme un anno fa da Higuain. Finalino sulla partita-sorpresa di Kiev, clamorosa la sconfitta del terzo incomodo (il Besiktas), ma che nulla ha inciso sul primo posto del Napoli e sugli ottavi di finale che stanno già bussando alla porta azzurra.

Toni Iavarone

Napoli Magazine

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