Il prossimo avvento del palinsesto scommesse complementare può rappresentare un cambio di passo per l’ippica nazionale, un fattore decisivo per il rilancio del settore. Ne è convinto Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016 e riferimento storico per le vicende ippiche: «Le scommesse tradizionali che riguardano i cavalli – dice ad Agipronews nel corso di Fieracavalli Verona – presuppongono una grande competenza dello scommettitore. C’è tutto uno studio dietro per capire che può vincere. Il che è molto affascinante per i clienti storici, ma per tutti gli altri si trasforma in una barriera all’ingresso». L’introduzione delle scommesse a quota fissa, secondo Ughi, è destinata a cambiare il quadro: «Succede un fatto nuovo: l’analisi delle performance di un cavallo e le conseguenti valutazioni le fa un quotista e le accetta il banco. In pratica, la quota offerta al cliente diventa la sintesi di queste valutazioni. Ci si può divertire a giocare anche senza avere una grande competenza, questo può attirare nuovi scommettitori. Il problema dell’ippica è che si vive ancora solo e soltanto sullo zoccolo duro degli appassionati, ma manca il ricambio». A proposito di rilancio dell’ippica. Si parla spesso delle politiche che riguardano il settore e dell’azione in merito dei vari governi. Secondo Ughi, non è però dalla politica che può arrivare la spinta decisiva. Anzi, l’ippica in qualche modo dovrebbe essere affrancata dalla sfera ministeriale. «Al Mipaaf ci sono funzionari attenti e bravi, ma non possono essere loro a fare strategie sul settore. Bisognerebbe cominciare a considerare le corse come uno spettacolo sportivo, mentre nell’immaginario collettivo l’ippica è da sempre un’industria di scommesse, il che l’ha penalizzata a livello di immagine. Gli ippodromi e tutta la filiera dovrebbero essere gestiti da privati all’interno di un settore sportivo e collocati nell’ambito del Coni. È sbagliato continuare ad aspettare strategie vincenti dal mondo della politica». MF/Agipro
di Napoli Magazine
09/11/2019 - 04:00
Il prossimo avvento del palinsesto scommesse complementare può rappresentare un cambio di passo per l’ippica nazionale, un fattore decisivo per il rilancio del settore. Ne è convinto Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016 e riferimento storico per le vicende ippiche: «Le scommesse tradizionali che riguardano i cavalli – dice ad Agipronews nel corso di Fieracavalli Verona – presuppongono una grande competenza dello scommettitore. C’è tutto uno studio dietro per capire che può vincere. Il che è molto affascinante per i clienti storici, ma per tutti gli altri si trasforma in una barriera all’ingresso». L’introduzione delle scommesse a quota fissa, secondo Ughi, è destinata a cambiare il quadro: «Succede un fatto nuovo: l’analisi delle performance di un cavallo e le conseguenti valutazioni le fa un quotista e le accetta il banco. In pratica, la quota offerta al cliente diventa la sintesi di queste valutazioni. Ci si può divertire a giocare anche senza avere una grande competenza, questo può attirare nuovi scommettitori. Il problema dell’ippica è che si vive ancora solo e soltanto sullo zoccolo duro degli appassionati, ma manca il ricambio». A proposito di rilancio dell’ippica. Si parla spesso delle politiche che riguardano il settore e dell’azione in merito dei vari governi. Secondo Ughi, non è però dalla politica che può arrivare la spinta decisiva. Anzi, l’ippica in qualche modo dovrebbe essere affrancata dalla sfera ministeriale. «Al Mipaaf ci sono funzionari attenti e bravi, ma non possono essere loro a fare strategie sul settore. Bisognerebbe cominciare a considerare le corse come uno spettacolo sportivo, mentre nell’immaginario collettivo l’ippica è da sempre un’industria di scommesse, il che l’ha penalizzata a livello di immagine. Gli ippodromi e tutta la filiera dovrebbero essere gestiti da privati all’interno di un settore sportivo e collocati nell’ambito del Coni. È sbagliato continuare ad aspettare strategie vincenti dal mondo della politica». MF/Agipro