L'APPUNTO
L'APPUNTO - Nunzia Marciano: "Napoli: senza coraggio si perde una battaglia, non la guerra"
02.12.2017 14:36 di Napoli Magazine

NAPOLI - Si è persa una battaglia, non la guerra. Chiariamo: resta il fatto che chi non tiene coraggio, non si cocca con le femmine belle e il Napoli al San Paolo contro la Juventus ha dormito da solo, letteralmente. Nella notte delle notti, di quelle che tengono col fiato sospeso una città, di quelle che cambiano i palinsesti delle TV, di quelle che a Napoli e dintorni non si parlava d’altro da giorni, in campo, in una bolgia che forse così piena non s’era quasi mai vista, non scende il solito Napoli, quello guerriero e battagliero, quello che un gol avversario non lo vede come una sconfitta ad una manciata di minuti dal fischio di inizio e di cui aver paura, ma come lo stimolo al riscatto, alla vittoria. Il Napoli-non-Napoli resta primo, ma l’ospite bianconera accorcia le distanze e chi segue ha la possibilità di un sorpasso che stavolta non durerebbe solo una notte ma una settimana intera. La delusione c’è, inutile nasconderlo: Napoli-Juve non è mai solo una partita di calcio. È due città che si sfidano, due popoli che combattono, due squadre che si bramano e bramano la vittoria. E va da sé che quanta più adrenalina comportino quei 90’, tanta più delusione comporterà una sconfitta. Ma ribadiamo: si è persa una battaglia, non la guerra. Per quest’ultima il cammino è talmente lungo che sentirne anche solo l’odore della fine sarebbe impossibile. Il Napoli paga la sua stanchezza e quella non fa mai sconti. Si sarebbe voluti uscire dal San Paolo con un sorriso di gioia, di quelli a cui questo Napoli ha oramai abituati. E invece no: invece si esce con la morte nel cuore per ciò che sarebbe potuto essere e invece non è stato e non sarà. E tutto solo perché non si è avuto abbastanza coraggio. Napoli-Juve non si ripeterà e Juve-Napoli tra qualche mese non sarà la stessa cosa ma tant’è: si è creduto fino alla fine, la speranza non ha abbandonato nessuno, ma la voglia di vincere, di esserci con la testa e col cuore, ha dovuto cedere il posto all’amarezza di una sconfitta che costerà una notte insonne. Ripetiamolo, ancora una volta: quella contro la Juve era solo una battaglia, il Napoli resta azzurro come il suo cielo e il suo mare nonostante abbia giocato in nero e la Juventus resta incolore come il cuore di chi non sa emozionare nonostante abbia giocato in giallo. Ciò che si è lo si resta, e una caduta, un errore, una partita sbagliata non cambiano le cose. Chi ama ama, e non smette di certo per la delusione seppur legittima di una notte. L’amore non finisce. Anzi. Si deve solo fare i conti con la realtà, di un risultato beffardo dove la colpa, se di colpa si può parlare, bisogna darsela da soli e accettare che è così e basta. Ora la testa si rialza, per guardare lontano. Per vedere ciò che aspetta e magari aspettare di gioire ancora, con merito e voglia, perché questo significa amare: non smettere mai. Ah, dimenticavamo: dicono che abbia segnato un ex. Dicono che abbia risposto a chi lo offende perché ancora non si è ripreso dalla delusione di un paio di stagioni fa. Dicono che sia per quello che la delusione è ancora più forte. Dicono anche che quel gol si poteva evitare. Dicono. Ma io non me ne sono nemmeno accorta: ero troppo impegnata ad amare chi non delude, chi ci prova e resta. Nonostante tutto e tutti. Perché di amare quando si inizia, non si smette. Neppure se quell’amore fa i conti con la tristezza. Si ama. Punto.

 

 

Nunzia Marciano

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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02/12/2024 - 14:36

NAPOLI - Si è persa una battaglia, non la guerra. Chiariamo: resta il fatto che chi non tiene coraggio, non si cocca con le femmine belle e il Napoli al San Paolo contro la Juventus ha dormito da solo, letteralmente. Nella notte delle notti, di quelle che tengono col fiato sospeso una città, di quelle che cambiano i palinsesti delle TV, di quelle che a Napoli e dintorni non si parlava d’altro da giorni, in campo, in una bolgia che forse così piena non s’era quasi mai vista, non scende il solito Napoli, quello guerriero e battagliero, quello che un gol avversario non lo vede come una sconfitta ad una manciata di minuti dal fischio di inizio e di cui aver paura, ma come lo stimolo al riscatto, alla vittoria. Il Napoli-non-Napoli resta primo, ma l’ospite bianconera accorcia le distanze e chi segue ha la possibilità di un sorpasso che stavolta non durerebbe solo una notte ma una settimana intera. La delusione c’è, inutile nasconderlo: Napoli-Juve non è mai solo una partita di calcio. È due città che si sfidano, due popoli che combattono, due squadre che si bramano e bramano la vittoria. E va da sé che quanta più adrenalina comportino quei 90’, tanta più delusione comporterà una sconfitta. Ma ribadiamo: si è persa una battaglia, non la guerra. Per quest’ultima il cammino è talmente lungo che sentirne anche solo l’odore della fine sarebbe impossibile. Il Napoli paga la sua stanchezza e quella non fa mai sconti. Si sarebbe voluti uscire dal San Paolo con un sorriso di gioia, di quelli a cui questo Napoli ha oramai abituati. E invece no: invece si esce con la morte nel cuore per ciò che sarebbe potuto essere e invece non è stato e non sarà. E tutto solo perché non si è avuto abbastanza coraggio. Napoli-Juve non si ripeterà e Juve-Napoli tra qualche mese non sarà la stessa cosa ma tant’è: si è creduto fino alla fine, la speranza non ha abbandonato nessuno, ma la voglia di vincere, di esserci con la testa e col cuore, ha dovuto cedere il posto all’amarezza di una sconfitta che costerà una notte insonne. Ripetiamolo, ancora una volta: quella contro la Juve era solo una battaglia, il Napoli resta azzurro come il suo cielo e il suo mare nonostante abbia giocato in nero e la Juventus resta incolore come il cuore di chi non sa emozionare nonostante abbia giocato in giallo. Ciò che si è lo si resta, e una caduta, un errore, una partita sbagliata non cambiano le cose. Chi ama ama, e non smette di certo per la delusione seppur legittima di una notte. L’amore non finisce. Anzi. Si deve solo fare i conti con la realtà, di un risultato beffardo dove la colpa, se di colpa si può parlare, bisogna darsela da soli e accettare che è così e basta. Ora la testa si rialza, per guardare lontano. Per vedere ciò che aspetta e magari aspettare di gioire ancora, con merito e voglia, perché questo significa amare: non smettere mai. Ah, dimenticavamo: dicono che abbia segnato un ex. Dicono che abbia risposto a chi lo offende perché ancora non si è ripreso dalla delusione di un paio di stagioni fa. Dicono che sia per quello che la delusione è ancora più forte. Dicono anche che quel gol si poteva evitare. Dicono. Ma io non me ne sono nemmeno accorta: ero troppo impegnata ad amare chi non delude, chi ci prova e resta. Nonostante tutto e tutti. Perché di amare quando si inizia, non si smette. Neppure se quell’amore fa i conti con la tristezza. Si ama. Punto.

 

 

Nunzia Marciano

 

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