Attualità
A NAPOLI - La bomba non era per Sorbillo, ma per i titolari di un'altra pizzeria
28.07.2019 15:11 di Napoli Magazine Fonte: Titti Beneduce per il Corriere del Mezzogiorno

La bomba che il 16 gennaio danneggiò l’ingresso della pizzeria Sorbillo, ai Tribunali, non era destinata al locale, ma all’abitazione di una famiglia che abita nell’edificio e che gestisce, poco distante, un’altra pizzeria, «Pizza e pummarola»: la famiglia Esposito. Emerge dal decreto di fermo cui sono state sottoposte tre persone ritenute legate al clan Mazzarella per estorsione nei confronti proprio degli Esposito: Antonio Iodice, di 20 anni, Pietro Perez, di 39, e Marco De Martino, di 19. Indagando su una richiesta di denaro «per i carcerati» avanzata al titolare di «Pizza e pummarola», i carabinieri della compagnia Napoli Centro hanno scoperto che l’ordigno era stato lanciato sul balcone della loro casa, già fatta bersaglio alcuni giorni prima da colpi di arma da fuoco, e che per un errore era caduto davanti alla porta d’ingresso della pizzeria Sorbillo.

 

La denuncia della moglie

 

A denunciare l’estorsione, terrorizzata per le conseguenze che la bomba avrebbe potuto avere, è stata la moglie del titolare di «Pizza e pummarola», Rosa. Vincendo la paura e la resistenza del marito, che era contrario, Rosa ha raccontato tutto agli investigatori. Data la pericolosità della situazione, i pm Urbano Mozzillo e Celeste Carrano hanno disposto il fermo dei tre. Indagini sono ovviamente in corso anche sulla bomba e presto potrebbero arrivare a una svolta.

 

L’intercettazione tra Sorbillo e un suo collaboratore

 

Da alcune intercettazioni telefoniche si evince che fin dalle prime ore c’era il dubbio, se non la certezza, che l’obiettivo degli sconosciuti attentatori non fosse il locale di Gino Sorbillo. Alle 16.39 del 17 gennaio, per esempio, Sorbillo riceve una telefonata da un collaboratore, Pasquale.


Gino: «Devo andare in Procura, al centro direzionale, capito?».
Pasquale: «Eh, ho capito, ma comunque…».
Gino: «Eh? Aspetta, comunque?».
Pasquale: «Non era a te». Gino: «Non era a me?».
Pasquale: «Eh! Perciò ti sto dicendo, ci vediamo da vicino».
Gino: «Eh no, però fammi capire: Ma scusa, che è? Hanno sbagliato?».
Pasquale: «Eh! Eh! Eh!». Gino: «Davvero?».
Pasquale: «Perciò ti sto dicendo: ci vediamo da vicino, eh, chiamami alle otto e ci incontriamo».

 

I dubbi

 

Interpellato dal Corriere del Mezzogiorno, Gino Sorbillo ammette di avere avuto molti dubbi sull’attentato: «Sono state fatte varie ipotesi e ho vissuto settimane di angoscia, chiedendomi che cosa significasse quel gesto. Nei giorni precedenti, per esempio, mi ero dipinto il volto di nero in sostegno di Koulibaly e si è pensato che fosse una ritorsione da parte di tifosi estremisti. Mi sono sempre battuto per la legalità, e del resto sono un ex carabiniere, e certamente a qualcuno ho dato fastidio, ma richieste di denaro non ne ho mai ricevute. In effetti gli Esposito gestiscono una piccola pizzeria in piazza San Gaetano e hanno un balcone due o tre metri più avanti del mio ingresso: trovo che sia gravissimo comunque che nel centro storico di Napoli, patrimonio dell’Unesco, qualcuno lanci una bomba, che sia verso un’abitazione o verso un locale».

 

Intercettazione tra il collaboratore di Sorbillo e una poliziotta



È sempre Pasquale, parlando al telefono con una poliziotta sua amica, a riferire come sono andate le cose.
Poliziotta: «E perché l’hanno posizionata proprio sotto da Sorbillo?».
Pasquale: «No, non l’hanno posizionata, gliel’hanno buttata nel balcone. E buttandola nel balcone è andata a finire… Ha preso un ferro, una staffa di ferro, un qualcosa, non ha saputo… La paura stessa del buttargliela ed è tornata indietro».
Poliziotta: «È caduta a terra».
Pasquale: «È caduta a terra e si è fermata davanti a Sorbillo, perché effettivamente, se la volevano mettere a Gino, spostavano il pannello e gliela buttavano dentro. Io l’ho visto il video: passa solo e si è fermato sotto al balcone. L’ha buttata sotto al balcone».
Poliziotta: «Ora hanno creato un macello. Questo Gino che sta cavalcando…».
Pasquale: «Gino ha avuto 500 euro di danni e sta facendo un milione di euro di pubblicità».

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A NAPOLI - La bomba non era per Sorbillo, ma per i titolari di un'altra pizzeria

di Napoli Magazine

28/07/2024 - 15:11

La bomba che il 16 gennaio danneggiò l’ingresso della pizzeria Sorbillo, ai Tribunali, non era destinata al locale, ma all’abitazione di una famiglia che abita nell’edificio e che gestisce, poco distante, un’altra pizzeria, «Pizza e pummarola»: la famiglia Esposito. Emerge dal decreto di fermo cui sono state sottoposte tre persone ritenute legate al clan Mazzarella per estorsione nei confronti proprio degli Esposito: Antonio Iodice, di 20 anni, Pietro Perez, di 39, e Marco De Martino, di 19. Indagando su una richiesta di denaro «per i carcerati» avanzata al titolare di «Pizza e pummarola», i carabinieri della compagnia Napoli Centro hanno scoperto che l’ordigno era stato lanciato sul balcone della loro casa, già fatta bersaglio alcuni giorni prima da colpi di arma da fuoco, e che per un errore era caduto davanti alla porta d’ingresso della pizzeria Sorbillo.

 

La denuncia della moglie

 

A denunciare l’estorsione, terrorizzata per le conseguenze che la bomba avrebbe potuto avere, è stata la moglie del titolare di «Pizza e pummarola», Rosa. Vincendo la paura e la resistenza del marito, che era contrario, Rosa ha raccontato tutto agli investigatori. Data la pericolosità della situazione, i pm Urbano Mozzillo e Celeste Carrano hanno disposto il fermo dei tre. Indagini sono ovviamente in corso anche sulla bomba e presto potrebbero arrivare a una svolta.

 

L’intercettazione tra Sorbillo e un suo collaboratore

 

Da alcune intercettazioni telefoniche si evince che fin dalle prime ore c’era il dubbio, se non la certezza, che l’obiettivo degli sconosciuti attentatori non fosse il locale di Gino Sorbillo. Alle 16.39 del 17 gennaio, per esempio, Sorbillo riceve una telefonata da un collaboratore, Pasquale.


Gino: «Devo andare in Procura, al centro direzionale, capito?».
Pasquale: «Eh, ho capito, ma comunque…».
Gino: «Eh? Aspetta, comunque?».
Pasquale: «Non era a te». Gino: «Non era a me?».
Pasquale: «Eh! Perciò ti sto dicendo, ci vediamo da vicino».
Gino: «Eh no, però fammi capire: Ma scusa, che è? Hanno sbagliato?».
Pasquale: «Eh! Eh! Eh!». Gino: «Davvero?».
Pasquale: «Perciò ti sto dicendo: ci vediamo da vicino, eh, chiamami alle otto e ci incontriamo».

 

I dubbi

 

Interpellato dal Corriere del Mezzogiorno, Gino Sorbillo ammette di avere avuto molti dubbi sull’attentato: «Sono state fatte varie ipotesi e ho vissuto settimane di angoscia, chiedendomi che cosa significasse quel gesto. Nei giorni precedenti, per esempio, mi ero dipinto il volto di nero in sostegno di Koulibaly e si è pensato che fosse una ritorsione da parte di tifosi estremisti. Mi sono sempre battuto per la legalità, e del resto sono un ex carabiniere, e certamente a qualcuno ho dato fastidio, ma richieste di denaro non ne ho mai ricevute. In effetti gli Esposito gestiscono una piccola pizzeria in piazza San Gaetano e hanno un balcone due o tre metri più avanti del mio ingresso: trovo che sia gravissimo comunque che nel centro storico di Napoli, patrimonio dell’Unesco, qualcuno lanci una bomba, che sia verso un’abitazione o verso un locale».

 

Intercettazione tra il collaboratore di Sorbillo e una poliziotta



È sempre Pasquale, parlando al telefono con una poliziotta sua amica, a riferire come sono andate le cose.
Poliziotta: «E perché l’hanno posizionata proprio sotto da Sorbillo?».
Pasquale: «No, non l’hanno posizionata, gliel’hanno buttata nel balcone. E buttandola nel balcone è andata a finire… Ha preso un ferro, una staffa di ferro, un qualcosa, non ha saputo… La paura stessa del buttargliela ed è tornata indietro».
Poliziotta: «È caduta a terra».
Pasquale: «È caduta a terra e si è fermata davanti a Sorbillo, perché effettivamente, se la volevano mettere a Gino, spostavano il pannello e gliela buttavano dentro. Io l’ho visto il video: passa solo e si è fermato sotto al balcone. L’ha buttata sotto al balcone».
Poliziotta: «Ora hanno creato un macello. Questo Gino che sta cavalcando…».
Pasquale: «Gino ha avuto 500 euro di danni e sta facendo un milione di euro di pubblicità».

Fonte: Titti Beneduce per il Corriere del Mezzogiorno