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LUTTO - È morta Anna Bulgari, rapita insieme al figlio Giorgio nel 1983
23.05.2020 22:38 di Napoli Magazine Fonte: Corriere della Sera
È morta a 93 anni Anna Calissoni Bulgari, erede della grande dinastia di gioiellieri originari dell’Epiro, eccellenti conoscitori di gemme per generazioni, e trapiantati a Roma dove fondarono il prestigioso marchio internazionale. Ma Anna Calissoni Bulgari, moglie del generale Franco, eroe di El Alamein (scomparso nel 2001) resterà nella storia giudiziaria italiana, soprattutto romana, per il clamoroso rapimento suo e di suo figlio Giorgio la sera del 19 novembre 1983. Anna ai tempi ha 57 anni, Giorgio (oggi affermato notaio) 17.
 
 
Il sequestro
 
Anna sta rientrando con suo marito Franco nella grande tenuta di famiglia ad Aprilia: due uomini con passamontagna e fucili lasciano da parte il generale, prendono Anna e la chiudono nel portabagagli della 132 della famiglia, Giorgio viene messo su un sedile. Seguono trattative serrate e complesse: non esistendo ai tempi i cellulari, le trattative avvengono per telefono, sotto la minaccia del sequestro dei beni da parte della Procura. La richiesta è altissima: quattro miliardi di lire. Otto anni prima, per il rapimento del cugino di Anna Bulgari, Gianni, era stato pagato un miliardo e 300 milioni di lire. Dall’accento, la figlia di Anna che segue le trattative- Laura (ai tempi avvocato internazionale)- capisce subito che si tratta di rapitori sardi, anche politicizzati (durante la prima conversazione c’è un rapido confronto sul capitalismo). In una riunione di famiglia si decide di pagare il riscatto. Il 17 dicembre, due giorni dopo la scadenza del primo ultimatum, arriva una busta che contiene un pezzo dell’orecchio di Giorgio. La famiglia accelera le trattative, i soldi vengono messi in due grandi buste nere dell’immondizia seguendo le indicazioni dei rapitori: la consegna avviene il 21 dicembre sulla via Aurelia, in uno slargo tra gli alberi all’altezza di Sarzana. Un uomo con la torcia li aspetta. La sera del 24 dicembre Anna e Giorgio Calissoni vengono liberati a nemmeno un chilometro di distanza da dove erano stati sequestrati. Stanno complessivamente bene: la ferita all’orecchio di Giorgio (l’amputazione era avvenuta con un semplice coltello da cucina senza precauzioni di alcun tipo) è infetta e viene curato subito, Anna ha i piedi piagati: erano stati tenuti sempre all’aperto e costretti a continui spostamenti. Giorgio dovrà poi subire cinque interventi di ricostruzione per l’orecchio negli Stati Uniti. In un’intervista rilasciata a Fabrizio Roncone per il nostro giornale, nelle ore del rilascio delle due volontarie Greta Ramelli e Vanessa Marzullo nel gennaio 2015, Laura Calissoni dichiarò: «Negoziai in totale solitudine. Non ricevetti alcuna telefonata né dal presidente del Consiglio, Bettino Craxi, né dal ministro dell’Interno, che era Oscar Luigi Scalfaro. Solo i carabinieri si dimostrarono molto competenti e anche dotati di grande umanità. Quando sento che per la liberazione di quelle due ragazze, Greta e Vanessa, a trattare sono stati i nostri servizi segreti e a pagare sarebbe stato addirittura lo Stato, sono assalita da rabbia mista a disgusto. Noi fummo lasciati soli. E da subito».
 

La lettera

 

E la stessa Anna Calissoni Bulgari scrisse all’allora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: «Perché lo Stato non intervenne all’epoca per tutelare l’incolumità e la vita di suoi cittadini pacifici che non avevano preso alcun rischio, rispettosi delle regole nazionali ed internazionali?». Gentiloni rispose spiegando le ragioni dell’impegno dell’Intelligence per il rilascio di Greta e Vanessa ma ammettendo: «So di non rispondere al suo angoscioso interrogativo sulle scelte del 1983, ho provato a spiegare, per quanto possibile, quelle di oggi» Anna Calissoni Bulgari per lunghi anni sparì da qualsiasi cronaca mondana ufficiale, occupandosi esclusivamente dei tre figli e dei numerosi, amatissimi nipoti. Otto banditi vennero arrestati per il sequestro e, alla fine dei vari gradi di giudizio, condannati complessivamente a 140 anni di carcere. Anna Calissoni Bulgari assistette a diversi dibattimenti con una calma che stupì molti. Oggi l’azienda familiare di Aprilia, guidata da Laura Colnaghi Calissoni e Francesca Feroldi Calissoni, è una straordinaria oasi faunistica di 60 ettari protetta dalla Guardia Forestale, ricca di aironi, volpi, cinghiali ma anche di ulivi, meta delle visite di tante scolaresche.

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LUTTO - È morta Anna Bulgari, rapita insieme al figlio Giorgio nel 1983

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23/05/2020 - 22:38

È morta a 93 anni Anna Calissoni Bulgari, erede della grande dinastia di gioiellieri originari dell’Epiro, eccellenti conoscitori di gemme per generazioni, e trapiantati a Roma dove fondarono il prestigioso marchio internazionale. Ma Anna Calissoni Bulgari, moglie del generale Franco, eroe di El Alamein (scomparso nel 2001) resterà nella storia giudiziaria italiana, soprattutto romana, per il clamoroso rapimento suo e di suo figlio Giorgio la sera del 19 novembre 1983. Anna ai tempi ha 57 anni, Giorgio (oggi affermato notaio) 17.
 
 
Il sequestro
 
Anna sta rientrando con suo marito Franco nella grande tenuta di famiglia ad Aprilia: due uomini con passamontagna e fucili lasciano da parte il generale, prendono Anna e la chiudono nel portabagagli della 132 della famiglia, Giorgio viene messo su un sedile. Seguono trattative serrate e complesse: non esistendo ai tempi i cellulari, le trattative avvengono per telefono, sotto la minaccia del sequestro dei beni da parte della Procura. La richiesta è altissima: quattro miliardi di lire. Otto anni prima, per il rapimento del cugino di Anna Bulgari, Gianni, era stato pagato un miliardo e 300 milioni di lire. Dall’accento, la figlia di Anna che segue le trattative- Laura (ai tempi avvocato internazionale)- capisce subito che si tratta di rapitori sardi, anche politicizzati (durante la prima conversazione c’è un rapido confronto sul capitalismo). In una riunione di famiglia si decide di pagare il riscatto. Il 17 dicembre, due giorni dopo la scadenza del primo ultimatum, arriva una busta che contiene un pezzo dell’orecchio di Giorgio. La famiglia accelera le trattative, i soldi vengono messi in due grandi buste nere dell’immondizia seguendo le indicazioni dei rapitori: la consegna avviene il 21 dicembre sulla via Aurelia, in uno slargo tra gli alberi all’altezza di Sarzana. Un uomo con la torcia li aspetta. La sera del 24 dicembre Anna e Giorgio Calissoni vengono liberati a nemmeno un chilometro di distanza da dove erano stati sequestrati. Stanno complessivamente bene: la ferita all’orecchio di Giorgio (l’amputazione era avvenuta con un semplice coltello da cucina senza precauzioni di alcun tipo) è infetta e viene curato subito, Anna ha i piedi piagati: erano stati tenuti sempre all’aperto e costretti a continui spostamenti. Giorgio dovrà poi subire cinque interventi di ricostruzione per l’orecchio negli Stati Uniti. In un’intervista rilasciata a Fabrizio Roncone per il nostro giornale, nelle ore del rilascio delle due volontarie Greta Ramelli e Vanessa Marzullo nel gennaio 2015, Laura Calissoni dichiarò: «Negoziai in totale solitudine. Non ricevetti alcuna telefonata né dal presidente del Consiglio, Bettino Craxi, né dal ministro dell’Interno, che era Oscar Luigi Scalfaro. Solo i carabinieri si dimostrarono molto competenti e anche dotati di grande umanità. Quando sento che per la liberazione di quelle due ragazze, Greta e Vanessa, a trattare sono stati i nostri servizi segreti e a pagare sarebbe stato addirittura lo Stato, sono assalita da rabbia mista a disgusto. Noi fummo lasciati soli. E da subito».
 

La lettera

 

E la stessa Anna Calissoni Bulgari scrisse all’allora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: «Perché lo Stato non intervenne all’epoca per tutelare l’incolumità e la vita di suoi cittadini pacifici che non avevano preso alcun rischio, rispettosi delle regole nazionali ed internazionali?». Gentiloni rispose spiegando le ragioni dell’impegno dell’Intelligence per il rilascio di Greta e Vanessa ma ammettendo: «So di non rispondere al suo angoscioso interrogativo sulle scelte del 1983, ho provato a spiegare, per quanto possibile, quelle di oggi» Anna Calissoni Bulgari per lunghi anni sparì da qualsiasi cronaca mondana ufficiale, occupandosi esclusivamente dei tre figli e dei numerosi, amatissimi nipoti. Otto banditi vennero arrestati per il sequestro e, alla fine dei vari gradi di giudizio, condannati complessivamente a 140 anni di carcere. Anna Calissoni Bulgari assistette a diversi dibattimenti con una calma che stupì molti. Oggi l’azienda familiare di Aprilia, guidata da Laura Colnaghi Calissoni e Francesca Feroldi Calissoni, è una straordinaria oasi faunistica di 60 ettari protetta dalla Guardia Forestale, ricca di aironi, volpi, cinghiali ma anche di ulivi, meta delle visite di tante scolaresche.

Fonte: Corriere della Sera