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NEWS - Infermiere sevizia e narcotizza la compagna nel Napoletano
10.12.2025 10:56 di Napoli Magazine
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Le ciocche di capelli strappate, il sangue in tutta la casa, sulla porta d'ingresso e pure nell'ascensore. Poi un bisturi, lacci emostatici e tranquillanti attorno ad una donna ferita e narcotizzata che alla vista dei carabinieri, in lacrime, ha urlato tutta la sua disperazione: "Aiutatemi, questo mi ammazza, mi sta picchiando da stamattina e mi costringe ad assumere sedativi". L'orrore se lo sono trovati davanti i militari in un appartamento di Marano, in provincia di Napoli, e solo grazie al loro intervento si è evitato l'ennesimo femminicidio. La vittima è una donna di quarant'anni, che è stata seviziata, picchiata e narcotizzata dal suo compagno, un infermiere di 47 anni che i carabinieri sono riusciti a bloccare non con poca difficoltà per poi arrestarlo. In quella casa sono arrivati dopo una telefonata al 112 in cui si segnalava un'aggressione in atto. E non era neanche la prima volta, a riprova del fatto che il sistema che dovrebbe proteggere le donne - come già accaduto purtroppo in decine di casi - mostra evidenti limiti: la quarantenne infatti, aveva già denunciato il suo aguzzino e proprio per questo era stato attivato dalla Procura di Napoli Nord il codice rosso. Cosa non ha funzionato, saranno probabilmente gli accertamenti futuri a stabilirlo. Di certo c'è che i carabinieri, per entrare in quell'abitazione, hanno dovuto fare irruzione, forzando la porta. Il 47enne si è rifiutato di aprire e ha inveito contro i militari : "Ma che volete? Che siete venuti a fare? Andatevene!", ha detto, cercando di coprire i lamenti e pianti della compagna ferita. Si scoprirà poi che l'infermiere l'ha colpita con un bisturi alla mano. Prima l'aveva presa a calci e pugni per tutta la giornata, l'aveva narcotizzata e aveva tentato di strangolarla. L'uomo, che è assistente di sala operatoria in un ospedale napoletano, strumenti e farmaci li avrebbe rubati proprio nel nosocomio: lacci emostatici e sedativi usati per sedare la compagna o per accentuare o placare l'alterazione dovuta all'assunzione della cocaina, di cui faceva uso. In casa sono stati trovate anche boccette di sedativi e ansiolitici. Una volta messa in sicurezza, la quarantenne è stata affidata alle cure del 118: i medici hanno riscontrato diversi segni delle botte ricevute: sulle gambe, sul volto, sulle braccia e sul collo. E un taglio sulla mano, fatto con il bisturi, oltre alla rottura di una costola. Portata in ospedale, è stata giudicata guaribile in 20 giorni. Ma ce ne vorranno molti di più per lenire le ferite psicologiche e nei prossimi giorni sarà comunque sottoposta ad ulteriori accertamenti medici. Il 47enne, invece, è stato trasferito in carcere: dagli accertamenti è emerso che c'era anche un divieto di avvicinamento alla madre che tormentava continuamente, anche via chat, per farsi consegnare denaro. E quello di Marano non è l'unico episodio di violenza contro le donne. A Crispiano, in provincia di Taranto, a finire in manette è stato un 49enne, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate sulla compagna. A far scattare l'intervento dei carabinieri con una chiamata al 112, è stata la figlia minorenne. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, fin dall'inizio della convivenza nel 2010, l'uomo avrebbe offeso e minacciato la compagna. Episodi mai denunciati fino a qualche giorno fa, il 6 dicembre, quando la donna ha detto basta e ha cercato di chiedere aiuto. A quel punto l'uomo alle minacce ha aggiunto le botte: l'ha afferrata al collo e l'ha colpita con pugni in testa e al volto. Il tutto davanti alla figlia. E quando quest'ultima ha cercato di chiamare i soccorsi, le ha tolto il cellulare. Ora è in cella, mentre la compagna ha scelto di non tornare a casa e di essere trasferita in una struttura protetta. Per cercare di tornare a vivere.

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di Napoli Magazine

10/12/2025 - 10:56

Le ciocche di capelli strappate, il sangue in tutta la casa, sulla porta d'ingresso e pure nell'ascensore. Poi un bisturi, lacci emostatici e tranquillanti attorno ad una donna ferita e narcotizzata che alla vista dei carabinieri, in lacrime, ha urlato tutta la sua disperazione: "Aiutatemi, questo mi ammazza, mi sta picchiando da stamattina e mi costringe ad assumere sedativi". L'orrore se lo sono trovati davanti i militari in un appartamento di Marano, in provincia di Napoli, e solo grazie al loro intervento si è evitato l'ennesimo femminicidio. La vittima è una donna di quarant'anni, che è stata seviziata, picchiata e narcotizzata dal suo compagno, un infermiere di 47 anni che i carabinieri sono riusciti a bloccare non con poca difficoltà per poi arrestarlo. In quella casa sono arrivati dopo una telefonata al 112 in cui si segnalava un'aggressione in atto. E non era neanche la prima volta, a riprova del fatto che il sistema che dovrebbe proteggere le donne - come già accaduto purtroppo in decine di casi - mostra evidenti limiti: la quarantenne infatti, aveva già denunciato il suo aguzzino e proprio per questo era stato attivato dalla Procura di Napoli Nord il codice rosso. Cosa non ha funzionato, saranno probabilmente gli accertamenti futuri a stabilirlo. Di certo c'è che i carabinieri, per entrare in quell'abitazione, hanno dovuto fare irruzione, forzando la porta. Il 47enne si è rifiutato di aprire e ha inveito contro i militari : "Ma che volete? Che siete venuti a fare? Andatevene!", ha detto, cercando di coprire i lamenti e pianti della compagna ferita. Si scoprirà poi che l'infermiere l'ha colpita con un bisturi alla mano. Prima l'aveva presa a calci e pugni per tutta la giornata, l'aveva narcotizzata e aveva tentato di strangolarla. L'uomo, che è assistente di sala operatoria in un ospedale napoletano, strumenti e farmaci li avrebbe rubati proprio nel nosocomio: lacci emostatici e sedativi usati per sedare la compagna o per accentuare o placare l'alterazione dovuta all'assunzione della cocaina, di cui faceva uso. In casa sono stati trovate anche boccette di sedativi e ansiolitici. Una volta messa in sicurezza, la quarantenne è stata affidata alle cure del 118: i medici hanno riscontrato diversi segni delle botte ricevute: sulle gambe, sul volto, sulle braccia e sul collo. E un taglio sulla mano, fatto con il bisturi, oltre alla rottura di una costola. Portata in ospedale, è stata giudicata guaribile in 20 giorni. Ma ce ne vorranno molti di più per lenire le ferite psicologiche e nei prossimi giorni sarà comunque sottoposta ad ulteriori accertamenti medici. Il 47enne, invece, è stato trasferito in carcere: dagli accertamenti è emerso che c'era anche un divieto di avvicinamento alla madre che tormentava continuamente, anche via chat, per farsi consegnare denaro. E quello di Marano non è l'unico episodio di violenza contro le donne. A Crispiano, in provincia di Taranto, a finire in manette è stato un 49enne, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate sulla compagna. A far scattare l'intervento dei carabinieri con una chiamata al 112, è stata la figlia minorenne. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, fin dall'inizio della convivenza nel 2010, l'uomo avrebbe offeso e minacciato la compagna. Episodi mai denunciati fino a qualche giorno fa, il 6 dicembre, quando la donna ha detto basta e ha cercato di chiedere aiuto. A quel punto l'uomo alle minacce ha aggiunto le botte: l'ha afferrata al collo e l'ha colpita con pugni in testa e al volto. Il tutto davanti alla figlia. E quando quest'ultima ha cercato di chiamare i soccorsi, le ha tolto il cellulare. Ora è in cella, mentre la compagna ha scelto di non tornare a casa e di essere trasferita in una struttura protetta. Per cercare di tornare a vivere.