Un progetto strategico per il futuro del comparto vitivinicolo dell’Alta Campania: venerdì 18 luglio, alle ore 18, presso l’Eremo di San Vitaliano di Casertavecchia, si terrà il primo incontro pubblico dedicato all’importante progetto di ricerca per la zonazione viticola dell’Alta Campania realizzato in collaborazione tra Università degli Studi di Napoli Federico II - Dipartimento di Enologia di Avellino e Strada del Vino del Casavecchia di Pontelatone e dell’Alta Campania. Un progetto che coinvolge istituzioni, enti di ricerca, produttori e tecnici del settore, ed è parte di un percorso più ampio che punta a restituire alla viticoltura dell’Alta Campania un ruolo da protagonista nello scenario enologico regionale e nazionale, attraverso un approccio scientifico e innovativo.
Al centro del confronto, la zonazione viticola: uno strumento fondamentale per conoscere in profondità le caratteristiche pedoclimatiche e agronomiche del territorio, valorizzare le sue potenzialità e orientare le pratiche produttive verso una viticoltura di qualità, sostenibile e identitaria. La ricerca, che durerà ancora tre anni, culminerà con la pubblicazione di un volume sulla storia e la zonazione dell’Alta Campania, frutto degli interventi e delle ricerche presentate.
Non è casuale il luogo scelto per ospitare l’iniziativa: l’Eremo di San Vitaliano, antico luogo di spiritualità incastonato tra i boschi di Casola di Casertavecchia, è un luogo denso di storia e silenzio, scelto simbolicamente per la sua vocazione alla ricerca, all’ascolto e al radicamento sul territorio, dedicato a San Vitaliano, vescovo dell’antica Capua.
La conferenza, aperta a produttori, enologi, agenti di commercio, distributori, sommelier e giornalisti, sarà articolata in tre sezioni principali. Dopo i saluti di Cesare Avenia, presidente del Consorzio Vitica, Andrea Granito, presidente della Strada del Vino di Pontelatone, e Pietro Iadicicco, delegato AIS Caserta, la prima parte sarà dedicata agli aspetti storici del vino: Claudio Calastri, archeologo e ricercatore presso il Parco Archeologico del Colosseo, illustrerà la funzione del vino nell’Alta Campania greco-romana; Nicola Busino, docente di Archeologia all’Università di Napoli "L’Orientale", si soffermerà sul periodo medioevale strettamente legato all’archeologia del vino e della vite; Tommaso Tartaglione, presidente del Centro Studi di Caserta, parlerà della viticoltura di Terra di Lavoro dal periodo borbonico fino ai giorni nostri.
Nella seconda parte si affronteranno temi di natura tecnico-scientifica, grazie all’apporto di Maurizio Boselli, già professore ordinario all’Università di Verona e di Napoli, che si concentrerà sui vitigni Casavecchia, Pallagrello Bianco e Pallagrello Nero; Carla Scotti, pedologa e coordinatrice del progetto di zonazione dell’Alta Campania, presenterà i primi risultati della ricerca realizzata presso tutti i vigneti di ogni singolo produttore dell’Alta Campania; mentre, per la parte enologica, Paola Piombino, docente di Enologia presso l’Università di Napoli Federico II, condividerà i risultati delle analisi sugli aromi dei tre vitigni autoctoni. Francesca Alliata Bronner, giornalista specializzata in turismo enogastronomico, società e cultura, parlerà infine del turismo slow ed esperienziale dell’Alta Campania. A moderare i lavori sarà il giornalista enogastronomico Luciano Pignataro.
La terza parte dell’incontro darà vita ad un confronto tra due casi di zonazione, Piemonte e Sicilia, a cui parteciperanno anche alcuni tra i principali protagonisti della viticoltura d’eccellenza in Italia: i produttori del Barolo Paolo Manzone(Azienda Agricola Manzone), Giorgio Conterno (Azienda Giacomo Conterno) e i produttori dell’Etna Salvo Foti(Azienda I Vigneri), Vincenzo Lo Mauro (Azienda Passopisciaro). A moderare i lavori sarà la giornalista Lidia Luberto. Il tutto si articolerà attraverso una tavola rotonda, con l’obiettivo di sensibilizzare il comparto vitivinicolo sull’importanza di mappare e valorizzare i terroir locali.
Saranno presenti e coinvolti attivamente i produttori del territorio: Aia delle Monache, Alepa, Alois, Calatia, Canestrini Wine, Cantina di Lisandro, Davide Campagnano, Della Valle Jappelli, I Cacciagalli, Il Verro, La Masserie, Le Fontanelle, Masseria Piccirillo, Palmieri Domus Vinaria, Scaramuzzo, Sclavia, Tenuta Fontana, Tenuta Pezzapane, Terre dell’Angelo, Vestini Campagnano, Vigne Chigi, Viticoltori del Casavecchia, Tenuta Ievoli.
L’Alta Campania coincide con l’area storica della Campania Felix, celebrata da Plinio il Vecchio per la sua straordinaria fertilità e ricchezza agricola. Questo territorio si estende lungo l’alto e il medio Volturno, i rilievi del Matese e, nello specifico, all’interno di due catene montuose facenti parte dei sette anti-appennini campani: la catena dei monti tifatini e la catena dei monti trebulani, noti per aver ospitato, per ben dieci anni, il grande condottiero africano Annibale, nel corso della seconda guerra punica. Da un punto di vista strettamente normativo, l’area corrisponde alla più ampia zona relatica all’IGT Terre del Volturno, che include i comuni di: Alife, Alvignano, Bellona, Capua, Casagiove, Casapulla, Castel Morrone, Castello del Matese, Dragoni, Formicola, Giano Vetusto, Gioia Sannitica, Presenzano, Raviscanina, Riardo, Roccaromana, Ruviano, San Gregorio Matese, San Potito Sannitico, Sant'Angelo d'Alife, Sant’Andrea del Pizzone, Teano, Tora e Piccilli, Vairano Patenora, Vitulazio e i comuni della DOC Casavecchia di Pontelatone: Caiazzo, Castel Campagnano, Castel di Sasso, Liberi, Pontelatone e Ruviano, Formicola e Piana di Monteverna.
All’interno di quest’area insistono altre quattro denominazioni di origine controllata: DOC Galluccio: vini prodotti su suoli di origine vulcanica, con prevalenza di Aglianico e Falanghina; DOC Falerno del Massico: l’erede moderna del leggendario vino degli imperatori romani, prodotto tra Falciano e Mondragone; DOC Roccamonfina: zona collinare tra Sessa Aurunca e Roccamonfina, che valorizza varietà locali su suoli vulcanici; DOC Asprinio di Aversa.
Nel solco della Campania Felix e delle sue ricchezze agricole, il Regno dei Borbone svolse un ruolo centrale nella riscoperta e conservazione dei vitigni autoctoni. Le vigne sperimentali borboniche, tra cui quattro a contorno del Belvedere di S. Leucio: Torretta, Pomarello, Arcone e Spigonardo, documentate anche dal Cavalier Antonio Sancio, intendente reale di Caserta e San Leucio, incaricato da Ferdinando I di Borbone, rappresentano uno dei primi esempi in Italia di ricerca agronomica applicata alla selezione di varietà tipiche locali, tra cui il Pallagrello Nero, il Pallagrello Bianco e il Casavecchia. Accanto a queste esperienze, il Real Sito di San Leucio fu anche culla della produzione serica: le seterie borboniche, attive dal XVIII secolo, resero celebre l’artigianato campano in tutta Europa, contribuendo a una cultura del “saper fare” che oggi torna a vivere grazie al progetto di zonazione e valorizzazione integrata del territorio.
Uno degli output concreti del progetto di zonazione è il lancio del "Tour dell’Alta Campania", un percorso organizzato in quattro giornate alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche, artigianali e paesaggistiche del territorio. Dal laboratorio della mozzarella di bufala alle degustazioni di olio e vino, dalla visita all’Acquedotto Carolino al Museo della Seta di San Leucio, fino alle esperienze in vigna e ai birrifici artigianali, il tour propone un’immersione profonda nella cultura rurale dell’entroterra casertano. L’iniziativa sarà coordinata dalla Pro Loco Real Sito di San Leucio, già attiva nel settore della promozione territoriale. È prevista la pubblicazione di un sito web ufficiale entro settembre 2025, dove sarà possibile consultare date, modalità di prenotazione e programmi aggiornati.
Al termine dell’incontro si apriranno i banchi di assaggio dei vini dei produttori dell'Alta Campania e delle aziende partecipanti alla tavola rotonda, a cura dei sommelier dell'AIS Caserta, con la partecipazione dello chef Antonio Papale in abbinamento ad una selezione di prodotti tipici.
di Napoli Magazine
16/07/2025 - 12:31
Un progetto strategico per il futuro del comparto vitivinicolo dell’Alta Campania: venerdì 18 luglio, alle ore 18, presso l’Eremo di San Vitaliano di Casertavecchia, si terrà il primo incontro pubblico dedicato all’importante progetto di ricerca per la zonazione viticola dell’Alta Campania realizzato in collaborazione tra Università degli Studi di Napoli Federico II - Dipartimento di Enologia di Avellino e Strada del Vino del Casavecchia di Pontelatone e dell’Alta Campania. Un progetto che coinvolge istituzioni, enti di ricerca, produttori e tecnici del settore, ed è parte di un percorso più ampio che punta a restituire alla viticoltura dell’Alta Campania un ruolo da protagonista nello scenario enologico regionale e nazionale, attraverso un approccio scientifico e innovativo.
Al centro del confronto, la zonazione viticola: uno strumento fondamentale per conoscere in profondità le caratteristiche pedoclimatiche e agronomiche del territorio, valorizzare le sue potenzialità e orientare le pratiche produttive verso una viticoltura di qualità, sostenibile e identitaria. La ricerca, che durerà ancora tre anni, culminerà con la pubblicazione di un volume sulla storia e la zonazione dell’Alta Campania, frutto degli interventi e delle ricerche presentate.
Non è casuale il luogo scelto per ospitare l’iniziativa: l’Eremo di San Vitaliano, antico luogo di spiritualità incastonato tra i boschi di Casola di Casertavecchia, è un luogo denso di storia e silenzio, scelto simbolicamente per la sua vocazione alla ricerca, all’ascolto e al radicamento sul territorio, dedicato a San Vitaliano, vescovo dell’antica Capua.
La conferenza, aperta a produttori, enologi, agenti di commercio, distributori, sommelier e giornalisti, sarà articolata in tre sezioni principali. Dopo i saluti di Cesare Avenia, presidente del Consorzio Vitica, Andrea Granito, presidente della Strada del Vino di Pontelatone, e Pietro Iadicicco, delegato AIS Caserta, la prima parte sarà dedicata agli aspetti storici del vino: Claudio Calastri, archeologo e ricercatore presso il Parco Archeologico del Colosseo, illustrerà la funzione del vino nell’Alta Campania greco-romana; Nicola Busino, docente di Archeologia all’Università di Napoli "L’Orientale", si soffermerà sul periodo medioevale strettamente legato all’archeologia del vino e della vite; Tommaso Tartaglione, presidente del Centro Studi di Caserta, parlerà della viticoltura di Terra di Lavoro dal periodo borbonico fino ai giorni nostri.
Nella seconda parte si affronteranno temi di natura tecnico-scientifica, grazie all’apporto di Maurizio Boselli, già professore ordinario all’Università di Verona e di Napoli, che si concentrerà sui vitigni Casavecchia, Pallagrello Bianco e Pallagrello Nero; Carla Scotti, pedologa e coordinatrice del progetto di zonazione dell’Alta Campania, presenterà i primi risultati della ricerca realizzata presso tutti i vigneti di ogni singolo produttore dell’Alta Campania; mentre, per la parte enologica, Paola Piombino, docente di Enologia presso l’Università di Napoli Federico II, condividerà i risultati delle analisi sugli aromi dei tre vitigni autoctoni. Francesca Alliata Bronner, giornalista specializzata in turismo enogastronomico, società e cultura, parlerà infine del turismo slow ed esperienziale dell’Alta Campania. A moderare i lavori sarà il giornalista enogastronomico Luciano Pignataro.
La terza parte dell’incontro darà vita ad un confronto tra due casi di zonazione, Piemonte e Sicilia, a cui parteciperanno anche alcuni tra i principali protagonisti della viticoltura d’eccellenza in Italia: i produttori del Barolo Paolo Manzone(Azienda Agricola Manzone), Giorgio Conterno (Azienda Giacomo Conterno) e i produttori dell’Etna Salvo Foti(Azienda I Vigneri), Vincenzo Lo Mauro (Azienda Passopisciaro). A moderare i lavori sarà la giornalista Lidia Luberto. Il tutto si articolerà attraverso una tavola rotonda, con l’obiettivo di sensibilizzare il comparto vitivinicolo sull’importanza di mappare e valorizzare i terroir locali.
Saranno presenti e coinvolti attivamente i produttori del territorio: Aia delle Monache, Alepa, Alois, Calatia, Canestrini Wine, Cantina di Lisandro, Davide Campagnano, Della Valle Jappelli, I Cacciagalli, Il Verro, La Masserie, Le Fontanelle, Masseria Piccirillo, Palmieri Domus Vinaria, Scaramuzzo, Sclavia, Tenuta Fontana, Tenuta Pezzapane, Terre dell’Angelo, Vestini Campagnano, Vigne Chigi, Viticoltori del Casavecchia, Tenuta Ievoli.
L’Alta Campania coincide con l’area storica della Campania Felix, celebrata da Plinio il Vecchio per la sua straordinaria fertilità e ricchezza agricola. Questo territorio si estende lungo l’alto e il medio Volturno, i rilievi del Matese e, nello specifico, all’interno di due catene montuose facenti parte dei sette anti-appennini campani: la catena dei monti tifatini e la catena dei monti trebulani, noti per aver ospitato, per ben dieci anni, il grande condottiero africano Annibale, nel corso della seconda guerra punica. Da un punto di vista strettamente normativo, l’area corrisponde alla più ampia zona relatica all’IGT Terre del Volturno, che include i comuni di: Alife, Alvignano, Bellona, Capua, Casagiove, Casapulla, Castel Morrone, Castello del Matese, Dragoni, Formicola, Giano Vetusto, Gioia Sannitica, Presenzano, Raviscanina, Riardo, Roccaromana, Ruviano, San Gregorio Matese, San Potito Sannitico, Sant'Angelo d'Alife, Sant’Andrea del Pizzone, Teano, Tora e Piccilli, Vairano Patenora, Vitulazio e i comuni della DOC Casavecchia di Pontelatone: Caiazzo, Castel Campagnano, Castel di Sasso, Liberi, Pontelatone e Ruviano, Formicola e Piana di Monteverna.
All’interno di quest’area insistono altre quattro denominazioni di origine controllata: DOC Galluccio: vini prodotti su suoli di origine vulcanica, con prevalenza di Aglianico e Falanghina; DOC Falerno del Massico: l’erede moderna del leggendario vino degli imperatori romani, prodotto tra Falciano e Mondragone; DOC Roccamonfina: zona collinare tra Sessa Aurunca e Roccamonfina, che valorizza varietà locali su suoli vulcanici; DOC Asprinio di Aversa.
Nel solco della Campania Felix e delle sue ricchezze agricole, il Regno dei Borbone svolse un ruolo centrale nella riscoperta e conservazione dei vitigni autoctoni. Le vigne sperimentali borboniche, tra cui quattro a contorno del Belvedere di S. Leucio: Torretta, Pomarello, Arcone e Spigonardo, documentate anche dal Cavalier Antonio Sancio, intendente reale di Caserta e San Leucio, incaricato da Ferdinando I di Borbone, rappresentano uno dei primi esempi in Italia di ricerca agronomica applicata alla selezione di varietà tipiche locali, tra cui il Pallagrello Nero, il Pallagrello Bianco e il Casavecchia. Accanto a queste esperienze, il Real Sito di San Leucio fu anche culla della produzione serica: le seterie borboniche, attive dal XVIII secolo, resero celebre l’artigianato campano in tutta Europa, contribuendo a una cultura del “saper fare” che oggi torna a vivere grazie al progetto di zonazione e valorizzazione integrata del territorio.
Uno degli output concreti del progetto di zonazione è il lancio del "Tour dell’Alta Campania", un percorso organizzato in quattro giornate alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche, artigianali e paesaggistiche del territorio. Dal laboratorio della mozzarella di bufala alle degustazioni di olio e vino, dalla visita all’Acquedotto Carolino al Museo della Seta di San Leucio, fino alle esperienze in vigna e ai birrifici artigianali, il tour propone un’immersione profonda nella cultura rurale dell’entroterra casertano. L’iniziativa sarà coordinata dalla Pro Loco Real Sito di San Leucio, già attiva nel settore della promozione territoriale. È prevista la pubblicazione di un sito web ufficiale entro settembre 2025, dove sarà possibile consultare date, modalità di prenotazione e programmi aggiornati.
Al termine dell’incontro si apriranno i banchi di assaggio dei vini dei produttori dell'Alta Campania e delle aziende partecipanti alla tavola rotonda, a cura dei sommelier dell'AIS Caserta, con la partecipazione dello chef Antonio Papale in abbinamento ad una selezione di prodotti tipici.