In occasione della Giornata Internazionale contro i discorsi d’odio, l’UNICEF pubblica le nuove analisi dei risultati ottenuti con la Web App OPS!
Tutti hanno pregiudizi, tra quelli più diffusi, l’associazione dell’etichetta “migrante” al fenotipo subsahariano. Quando un volto è percepito come “migrante”, riceve inoltre valutazioni significativamente più basse in termini di bellezza, onestà, intelligenza e ricchezza. È quanto emerge dall’analisi condotta dall’UNICEF su oltre 39.000 sessioni della Web App OPS! – La tua Opinione oltre ogni Pregiudizio, contro gli Stereotipi, lo strumento interattivo lanciato nel dicembre 2023 per aiutare adolescenti e giovani a riconoscere e contrastare i propri pregiudizi inconsci.
Secondo quanto rilevato, un volto con fenotipo sub-sahariano ha una probabilità tre volte superiore di essere identificato come “migrante” rispetto a un volto caucasico (70,2% contro 24,6%). Quando la parola “migrante” viene associata al volto, cambiano radicalmente anche le valutazioni:
- In media un volto sub-sahariano è ritenuto intelligente nel 40% dei casi, contro il 68,8% di un volto caucasico;
- Lo stesso volto è considerato ricco solo nel 19,3% dei casi, mentre il volto caucasico lo è in media il 68,9% delle volte.
Per tutte le nazionalità giudicanti, le valutazioni risultano nettamente migliori per i tratti caucasici, che vengono premiati anche in presenza di etichette potenzialmente stigmatizzanti.
L’analisi dell’UNICEF rivela anche differenze marcate legate al genere:
- Le ragazze esprimono valutazioni mediamente più prive di bias negativo rispetto ai ragazzi;
- Tuttavia, anche tra le giovani donne emergono stereotipi interiorizzati, soprattutto nel giudicare altri volti femminili;
- I ragazzi maschi mostrano i livelli di bias più alti, con scarti di 5–8 punti percentuali nelle valutazioni negative verso i fenotipi non caucasici.
“I dati ci restituiscono uno specchio scomodo ma necessario: i pregiudizi esistono in tutti noi, spesso in modo inconsapevole. Per questo è fondamentale leggerli non per puntare il dito, ma per riconoscerli e disinnescarli attraverso l’educazione e il confronto. La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ci ricorda il dovere collettivo di promuovere il rispetto, l’equità e la dignità di ogni persona, senza discriminazioni, a partire dai più giovani. Le raccomandazioni che emergono da questa analisi indicano la strada: investire in percorsi educativi capaci di decostruire stereotipi e rafforzare una cultura inclusiva, per evitare il rischio che i pregiudizi si traducano in discriminazione e odio. - ha dichiarato Nicola Dell’Arciprete, Coordinatore in Italia dell’Ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale.
A partire dai risultati emersi, l’UNICEF raccomanda di:
- Rivolgere interventi educativi ai giovani tra 11 e 24 anni, con particolare attenzione ai ragazzi bianchi, che mostrano bias negativi più marcati;
- Contrastare gli stereotipi di genere, in particolare quelli che penalizzano l’intelligenza femminile o riducono il valore delle ragazze all’aspetto esteriore;
- Lavorare sui pregiudizi legati ai fenotipi sub-sahariano, sud-asiatico ed est-asiatico, con attenzione specifica verso gli uomini sub-sahariani, tra i più penalizzati;
- Creare spazi sicuri di confronto sul razzismo interiorizzato rivolti a giovani non caucasici;
- Decostruire il privilegio percettivo caucasico, che si mantiene stabile anche in presenza dell’etichetta “migrante”;
- Coinvolgere attivamente ragazze e persone non binarie, che mostrano tendenze più inclusive, come leva positiva nel contrasto ai pregiudizi.
La campagna OPS! è stata promossa in tutta Italia attraverso scuole, eventi pubblici, formazioni e campagne digitali, raggiungendo migliaia di giovani tra gli 11 e i 24 anni. La piattaforma fa parte delle iniziative dell’UNICEF per promuovere una società più equa, inclusiva e libera da stereotipi e discriminazioni.