Calcio
ATALANTA - Papu Gomez: "Trofei? Preferisco lasciare il segno ed essere ricordato"
03.07.2020 12:37 di Napoli Magazine

In un’intervista a Fanpage.it  Alejandro ‘Papu’ Gomez, capitano e trascinatore dell’Atalanta, racconta gli inizi della sua storia e il suo libro a fumetti, pensato per i bambini. 

 

"Penso che per fare una biografia o un libro sulla tua vita devi raccontare qualcosa di veramente importante. Non una semplice raccolta di aneddoti con i compagni o situazioni di partita. Ho preferito raccontare quello che mi è successo quando ero bambino, soprattutto per incoraggiare i piccoli che hanno un sogno e vogliono diventare calciatori. Anche attraverso i fumetti, per i bambini che hanno appena iniziato a leggere".

 

“Ho sempre avuto tanta personalità e molto coraggio, anche se racconto che da piccolo avevo qualche timore, perché più piccolo di statura rispetto agli altri. Ma questo non è mai stato un problema: ho cercato di impormi con le mie qualità e le mie caratteristiche al di là di tutto. Mi sono sempre sentito forte e questo mi ha portato avanti in tutta la mia vita".

 

Papu racconta la sua carriera in Italia e delle persone che ha conosciuto: “In questo mondo è molto difficile trovare un amico. I cambiamenti sono veloci e frequenti: cambi squadra, giochi due anni con uno e dopo non lo vedi più. Ma nei tre anni di Catania ho legato molto con Mariano Izco. Lui sì, è un grande amico. Abbiamo un legame fortissimo, parliamo ogni giorno di ogni situazione di vita, non solo di calcio. Anche se ci vediamo solo una volta all'anno c'è sempre lo stesso sentimento".

 

"Noi siamo consapevoli che dietro tutto il divertimento e i risultati c'è grande sacrificio. Questo gruppo da anni sta facendo grandi cose, non ha mai avuto un problema dentro o fuori dal campo. Per fare questo tipo di calcio e di risultati hai sempre bisogno di un grande gruppo, altrimenti non vai da nessuna parte. Per noi è fondamentale avere ragazzi a posto, che non pensano di essere arrivati: vogliamo gente utile, disposta a lottare l'uno per l'altro".

 

Alla domande se da bambino avrebbe mai immaginato di ritrovarsi tra le 8 migliori squadre d'Europa afferma che: “"Ho sempre cercato di giocare al massimo livello possibile. Mi sono preparato tutta la mia carriera per arrivare ad essere un calciatore importante. E sì, sicuramente ho sognato da bambino un momento così. Qualcuno magari ha la fortuna di avere un'opportunità così più presto durante la carriera, io l'ho avuta più tardi. Ma non mi lamento. Negli anni sono maturato tanto come calciatore e come persona e anche se ho meno possibilità da sprecare, sono contento per com'è andato tutto”. 

 

"Vincere sarebbe bellissimo. Io l'ho fatto in Argentina con una piccola squadra come l'Arsenal de Sarandí, vincendo la Copa Sudamericana, e ho vinto il Mondiale U20 con la nazionale. So quanto sia bello vincere trofei, ma non è tutto. Credo sia più bello riuscire a lasciare il segno in una squadra, per sempre, piuttosto che essere uno dei tanti in una squadra abituata a vincere. Uno che nessuno ricorderà. I trofei servono per il curriculum, ma sono altre le cose importanti".

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ATALANTA - Papu Gomez: "Trofei? Preferisco lasciare il segno ed essere ricordato"

di Napoli Magazine

03/07/2024 - 12:37

In un’intervista a Fanpage.it  Alejandro ‘Papu’ Gomez, capitano e trascinatore dell’Atalanta, racconta gli inizi della sua storia e il suo libro a fumetti, pensato per i bambini. 

 

"Penso che per fare una biografia o un libro sulla tua vita devi raccontare qualcosa di veramente importante. Non una semplice raccolta di aneddoti con i compagni o situazioni di partita. Ho preferito raccontare quello che mi è successo quando ero bambino, soprattutto per incoraggiare i piccoli che hanno un sogno e vogliono diventare calciatori. Anche attraverso i fumetti, per i bambini che hanno appena iniziato a leggere".

 

“Ho sempre avuto tanta personalità e molto coraggio, anche se racconto che da piccolo avevo qualche timore, perché più piccolo di statura rispetto agli altri. Ma questo non è mai stato un problema: ho cercato di impormi con le mie qualità e le mie caratteristiche al di là di tutto. Mi sono sempre sentito forte e questo mi ha portato avanti in tutta la mia vita".

 

Papu racconta la sua carriera in Italia e delle persone che ha conosciuto: “In questo mondo è molto difficile trovare un amico. I cambiamenti sono veloci e frequenti: cambi squadra, giochi due anni con uno e dopo non lo vedi più. Ma nei tre anni di Catania ho legato molto con Mariano Izco. Lui sì, è un grande amico. Abbiamo un legame fortissimo, parliamo ogni giorno di ogni situazione di vita, non solo di calcio. Anche se ci vediamo solo una volta all'anno c'è sempre lo stesso sentimento".

 

"Noi siamo consapevoli che dietro tutto il divertimento e i risultati c'è grande sacrificio. Questo gruppo da anni sta facendo grandi cose, non ha mai avuto un problema dentro o fuori dal campo. Per fare questo tipo di calcio e di risultati hai sempre bisogno di un grande gruppo, altrimenti non vai da nessuna parte. Per noi è fondamentale avere ragazzi a posto, che non pensano di essere arrivati: vogliamo gente utile, disposta a lottare l'uno per l'altro".

 

Alla domande se da bambino avrebbe mai immaginato di ritrovarsi tra le 8 migliori squadre d'Europa afferma che: “"Ho sempre cercato di giocare al massimo livello possibile. Mi sono preparato tutta la mia carriera per arrivare ad essere un calciatore importante. E sì, sicuramente ho sognato da bambino un momento così. Qualcuno magari ha la fortuna di avere un'opportunità così più presto durante la carriera, io l'ho avuta più tardi. Ma non mi lamento. Negli anni sono maturato tanto come calciatore e come persona e anche se ho meno possibilità da sprecare, sono contento per com'è andato tutto”. 

 

"Vincere sarebbe bellissimo. Io l'ho fatto in Argentina con una piccola squadra come l'Arsenal de Sarandí, vincendo la Copa Sudamericana, e ho vinto il Mondiale U20 con la nazionale. So quanto sia bello vincere trofei, ma non è tutto. Credo sia più bello riuscire a lasciare il segno in una squadra, per sempre, piuttosto che essere uno dei tanti in una squadra abituata a vincere. Uno che nessuno ricorderà. I trofei servono per il curriculum, ma sono altre le cose importanti".