Hector Bellerin, terzino del Betis, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano El Mundo: "Capisco gli stereotipi e i meme del maschio performativo, ma sono un'arma a doppio taglio: c'è un gruppo di uomini che sta sinceramente cercando di trovare uno spazio in cui sentirsi a proprio agio al di fuori della tradizionale mascolinità egemonica, e la presa in giro può essere spaventosa. Mi sento improvvisamente il calciatore che legge libri, l'ambientalista, il fashionista... La gente continua a etichettarmi, ma sono cose che faccio da quando ho sentito di avere l'opportunità e la forza di farle. Stanco di pubblicare le stesse vecchie foto su Instagram, ho caricato le foto dei libri che avevo letto durante l'estate. E all'improvviso sono diventato quello che sono. La materia prima è la stessa, solo da angolazioni diverse. Il calcio è diventato come il teatro romano che alcuni usano per "sfogarsi". Sappiamo di diffondere molta felicità, ma sembra che allo stadio si possano fare cose che non si potrebbero mai fare per strada. Se questa è una società tesa, lo sono anche le 60.000 persone allo stadio. È consentito per ragioni storiche".
di Napoli Magazine
28/12/2025 - 05:00
Hector Bellerin, terzino del Betis, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano El Mundo: "Capisco gli stereotipi e i meme del maschio performativo, ma sono un'arma a doppio taglio: c'è un gruppo di uomini che sta sinceramente cercando di trovare uno spazio in cui sentirsi a proprio agio al di fuori della tradizionale mascolinità egemonica, e la presa in giro può essere spaventosa. Mi sento improvvisamente il calciatore che legge libri, l'ambientalista, il fashionista... La gente continua a etichettarmi, ma sono cose che faccio da quando ho sentito di avere l'opportunità e la forza di farle. Stanco di pubblicare le stesse vecchie foto su Instagram, ho caricato le foto dei libri che avevo letto durante l'estate. E all'improvviso sono diventato quello che sono. La materia prima è la stessa, solo da angolazioni diverse. Il calcio è diventato come il teatro romano che alcuni usano per "sfogarsi". Sappiamo di diffondere molta felicità, ma sembra che allo stadio si possano fare cose che non si potrebbero mai fare per strada. Se questa è una società tesa, lo sono anche le 60.000 persone allo stadio. È consentito per ragioni storiche".