«Semplicemente è stato un finale che non condivido, ma le provocazioni di Thiago Motta, l'atteggiamento arrogante mostrato e lo stesso Olivera che ha dato pugno a Colombo hanno innescato il tutto e quando la partita finisce in un certo modo gli animi si riscaldano. Un pizzico in più di signorilità ci vorrebbe». Il giorno dopo la sconfitta con il Genoa e il finale con maxi rissa, il presidente del Torino, Urbano Cairo condanna l'episodio, ma bacchetta il comportamento dei rossoblù. «Multerò i miei giocatori che non hanno fatto cose giuste - ha spiegato Cairo ospite di radio Anch'io Lo Sport - In un momento del genere ognuno ci mette del suo: ci sono stati tanti episodi, non c'è un cattivo e uno che porge l'altra guancia. Ci sono responsabilità del Genova e anche dei giocatori del Toro. Io credo però che anche saper vincere non è da poco, e ieri il Genoa non ha saputo vincere. Pensi al quinto posto invece di guardare agli errori degli altri. Serve pure la cultura della vittoria a gente come Gasperini che in questo caso non l'ha mostrata». E Cairo dice di essere contento di aver assistito ieri a una partita vera, ma insinua dubbi velati su altre sfide, come Chievo-Bologna, altro crocevia importante nella zona salvezza. «Quando il presidente del Bologna dice che non si sono pestati i piedi è negativo - sottolinea Cairo -, io non ho visto una parata dei portieri. Se questa è una partita vera... Io sono contento che il Genoa con noi abbia fatto la sua partita, e spero domenica ci sia a Bologna una partita giocata come quella che ha fatto il Genoa». In trasferta al Dall'Ara ci sarà il Catania di Zenga, che ieri ha annunciato il suo addio alla panchina degli etnei. «Forse poteva aspettare una domenica per dire quello che sentiva - conclude Cairo -, ma questo non vuol dire che non metterà in campo la squadra migliore. Io mi auguro che anche il Catania faccia una grande gara a Bologna così come il Genoa l'ha fatta con noi. Noi ancora abbiamo una piccola speranza, arriveremo al finale del campionato che ancora non è chiuso. Non è mai detta l'ultima parola».
di Napoli Magazine
06/04/2012 - 04:47
«Semplicemente è stato un finale che non condivido, ma le provocazioni di Thiago Motta, l'atteggiamento arrogante mostrato e lo stesso Olivera che ha dato pugno a Colombo hanno innescato il tutto e quando la partita finisce in un certo modo gli animi si riscaldano. Un pizzico in più di signorilità ci vorrebbe». Il giorno dopo la sconfitta con il Genoa e il finale con maxi rissa, il presidente del Torino, Urbano Cairo condanna l'episodio, ma bacchetta il comportamento dei rossoblù. «Multerò i miei giocatori che non hanno fatto cose giuste - ha spiegato Cairo ospite di radio Anch'io Lo Sport - In un momento del genere ognuno ci mette del suo: ci sono stati tanti episodi, non c'è un cattivo e uno che porge l'altra guancia. Ci sono responsabilità del Genova e anche dei giocatori del Toro. Io credo però che anche saper vincere non è da poco, e ieri il Genoa non ha saputo vincere. Pensi al quinto posto invece di guardare agli errori degli altri. Serve pure la cultura della vittoria a gente come Gasperini che in questo caso non l'ha mostrata». E Cairo dice di essere contento di aver assistito ieri a una partita vera, ma insinua dubbi velati su altre sfide, come Chievo-Bologna, altro crocevia importante nella zona salvezza. «Quando il presidente del Bologna dice che non si sono pestati i piedi è negativo - sottolinea Cairo -, io non ho visto una parata dei portieri. Se questa è una partita vera... Io sono contento che il Genoa con noi abbia fatto la sua partita, e spero domenica ci sia a Bologna una partita giocata come quella che ha fatto il Genoa». In trasferta al Dall'Ara ci sarà il Catania di Zenga, che ieri ha annunciato il suo addio alla panchina degli etnei. «Forse poteva aspettare una domenica per dire quello che sentiva - conclude Cairo -, ma questo non vuol dire che non metterà in campo la squadra migliore. Io mi auguro che anche il Catania faccia una grande gara a Bologna così come il Genoa l'ha fatta con noi. Noi ancora abbiamo una piccola speranza, arriveremo al finale del campionato che ancora non è chiuso. Non è mai detta l'ultima parola».