Calcio
Calcio, L'Arena: Chievo, ricordati di un anno fa
06.04.2012 04:47 di Napoli Magazine Fonte: L'Arena
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Sembra facile. Mimmo nostro sorride. "Facilissima" scuote la testa. "Quando giochi contro gli squadroni, a certe cose non devi neanche pensare. Vengono da sole. E' il resto, che mi fa pensare...". Il resto è Cavani e compagnia, il meglio che offre il campionato, il peggio che una squadra può pensare di trovarsi davanti. Viste le ripartenze che hanno bruciato il Milan? "Viste ? Bastasse vederle, saremmo a posto..." ci scherza un po' su Di Carlo. "Il problema sarà non lasciargliele fare, o limitarle al minimo. Perchè questi fanno male, malissimo...". In più, se ci metti che il Chievo, ancora non è il Chievo, il quadro è completo.



IDENTITA' CERCASI - Il problema pare più una questione di identità, che di condizione fisica, o di dimensione tecnico-tattica. "E' un problema, anche, di errori individuali, che finora abbiamo sempre pagato a caro prezzo..." osserva Di Carlo. Anche quello, certo. Dammi il gol di Moscardelli, toglimi un paio di amnesie di Andreolli e soci, domenica a Parma (ma anche col Novara, la difesa s'era un po' distratta), "...saremmo qui a parlare di un'altra storia" sospira Mimmo. Giusto. Ma se vai a fondo, se vai al di là del singolo episodio, probabilmente, ti rendi conto che per essere il Chievo, c'è bisogno ancora di un po' di tempo. Lo stesso che servirà a Cruzado, Vacek, Bradley, Hetemaj, Dramè, di capire bene in che mondo sono arrivati e, prima ancora, di capire bene la lingua. Al momento, manca un traduttore simultaneo, soprattutto in mezzo al campo. Ma non solo quello, evidentemente. Il fatto è che prima di essere squadra, quando cambi abbastanza, come ha fatto il Chievo, ci vuole tempo. E pure fortuna, magari. Cosa che, almeno a giudicare da queste prime partite, al momento non abita qui.



I DUBBI DA RISOLVERE - Ce ne sono un bel po', com'è normale che sia in un momento un po' così. E anche l'idea del turnover, stuzzica Mimmo nostro, costretto a rinunciare a capitan Pellissier. Certezza di cui avrebbe fatto volentieri a meno, ma questo è un altro discorso. La botta rimediata a Parma è dura da assorbire e sarà già tanto averlo a posto per la sfida a Malesani. In attacco, comunque, dovrebbero cominciare Thereau e Paloschi, "...ma sta bene anche Moscardelli" butta lì Di Carlo per complicare la vita. Al 99 per cento, giocheranno i primi due, anche se il Mosca muore dalla voglia di dimenticare il destraccio alle stelle col Novara. Proprio Moscardelli, tra l'altro, un anno fa s'inventò col Napoli uno dei suoi gol più belli.



CENTROCAMPO DA INDOVINARE - Già, chi giocherà? Sicuro dovrebbe essere Rigoni. L'unico aggancio col passato, tolto lui, lì in mezzo, sono tutti nuovi e non è il caso di aumentare ulteriormente il coefficiente di difficoltà. Sembra certo anche l'impiego di Bradley, già in palla nella ripresa di Parma. Bradley ha personalità, visione di gioco, senso tattico, per ritagliarsi presto uno spazio preciso nel disegno di Mimmo Di Carlo. Il terzo potrebbe essere Hetemaj, che finora è sempre stato all'altezza e che assicura, corsa, cuore, temperamento, cattiveria agonistica. Un Marcolini più giovane, con più corsa e meno tecnica, almeno questa è la sensazione. Ma un giocatore che ha già capito il Chievo e, dunque, non può mancare. Resta il quarto e qui la maglia è divisa per tre: Sammarco, Vacek e Cruzado. I primi due già visti con Novara e Parma (così così...), il terzo a lungo invocato e apprezzato soltanto nel finale del Novara. Un paio d'aperture delle sue, un piede di qualità, numeri che fanno sperare in una cifra tecnica superiore. Quello che un po', anche questo va detto, è mancato al Chievo. "Cruzado s' allenato poco..." fa notare Di Carlo, che comunque ci sta pensando.



E LA DIFESA? - Sorrentino ci sarà, Sardo in vantaggio su Frey, Jokic su Dramè, Cesar resta al suo posto. Rimandati, per ora, Morero e Andreolli, torna buono il "vecchio" Mandelli, che alla fine potrebbe mettere d'accordo tutti. "Vediamo..." sbuffa Di Carlo. "Quello che conta, comunque sia, è l'atteggiamento". Esatto. Al di là degli uomini e degli schemi, quello che conta è ciò che hai dentro. E la voglia di tirarlo fuori. Si vince con l'anima, mica con i numeri. Capito?



 


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Calcio, L'Arena: Chievo, ricordati di un anno fa

di Napoli Magazine

06/04/2012 - 04:47


Sembra facile. Mimmo nostro sorride. "Facilissima" scuote la testa. "Quando giochi contro gli squadroni, a certe cose non devi neanche pensare. Vengono da sole. E' il resto, che mi fa pensare...". Il resto è Cavani e compagnia, il meglio che offre il campionato, il peggio che una squadra può pensare di trovarsi davanti. Viste le ripartenze che hanno bruciato il Milan? "Viste ? Bastasse vederle, saremmo a posto..." ci scherza un po' su Di Carlo. "Il problema sarà non lasciargliele fare, o limitarle al minimo. Perchè questi fanno male, malissimo...". In più, se ci metti che il Chievo, ancora non è il Chievo, il quadro è completo.



IDENTITA' CERCASI - Il problema pare più una questione di identità, che di condizione fisica, o di dimensione tecnico-tattica. "E' un problema, anche, di errori individuali, che finora abbiamo sempre pagato a caro prezzo..." osserva Di Carlo. Anche quello, certo. Dammi il gol di Moscardelli, toglimi un paio di amnesie di Andreolli e soci, domenica a Parma (ma anche col Novara, la difesa s'era un po' distratta), "...saremmo qui a parlare di un'altra storia" sospira Mimmo. Giusto. Ma se vai a fondo, se vai al di là del singolo episodio, probabilmente, ti rendi conto che per essere il Chievo, c'è bisogno ancora di un po' di tempo. Lo stesso che servirà a Cruzado, Vacek, Bradley, Hetemaj, Dramè, di capire bene in che mondo sono arrivati e, prima ancora, di capire bene la lingua. Al momento, manca un traduttore simultaneo, soprattutto in mezzo al campo. Ma non solo quello, evidentemente. Il fatto è che prima di essere squadra, quando cambi abbastanza, come ha fatto il Chievo, ci vuole tempo. E pure fortuna, magari. Cosa che, almeno a giudicare da queste prime partite, al momento non abita qui.



I DUBBI DA RISOLVERE - Ce ne sono un bel po', com'è normale che sia in un momento un po' così. E anche l'idea del turnover, stuzzica Mimmo nostro, costretto a rinunciare a capitan Pellissier. Certezza di cui avrebbe fatto volentieri a meno, ma questo è un altro discorso. La botta rimediata a Parma è dura da assorbire e sarà già tanto averlo a posto per la sfida a Malesani. In attacco, comunque, dovrebbero cominciare Thereau e Paloschi, "...ma sta bene anche Moscardelli" butta lì Di Carlo per complicare la vita. Al 99 per cento, giocheranno i primi due, anche se il Mosca muore dalla voglia di dimenticare il destraccio alle stelle col Novara. Proprio Moscardelli, tra l'altro, un anno fa s'inventò col Napoli uno dei suoi gol più belli.



CENTROCAMPO DA INDOVINARE - Già, chi giocherà? Sicuro dovrebbe essere Rigoni. L'unico aggancio col passato, tolto lui, lì in mezzo, sono tutti nuovi e non è il caso di aumentare ulteriormente il coefficiente di difficoltà. Sembra certo anche l'impiego di Bradley, già in palla nella ripresa di Parma. Bradley ha personalità, visione di gioco, senso tattico, per ritagliarsi presto uno spazio preciso nel disegno di Mimmo Di Carlo. Il terzo potrebbe essere Hetemaj, che finora è sempre stato all'altezza e che assicura, corsa, cuore, temperamento, cattiveria agonistica. Un Marcolini più giovane, con più corsa e meno tecnica, almeno questa è la sensazione. Ma un giocatore che ha già capito il Chievo e, dunque, non può mancare. Resta il quarto e qui la maglia è divisa per tre: Sammarco, Vacek e Cruzado. I primi due già visti con Novara e Parma (così così...), il terzo a lungo invocato e apprezzato soltanto nel finale del Novara. Un paio d'aperture delle sue, un piede di qualità, numeri che fanno sperare in una cifra tecnica superiore. Quello che un po', anche questo va detto, è mancato al Chievo. "Cruzado s' allenato poco..." fa notare Di Carlo, che comunque ci sta pensando.



E LA DIFESA? - Sorrentino ci sarà, Sardo in vantaggio su Frey, Jokic su Dramè, Cesar resta al suo posto. Rimandati, per ora, Morero e Andreolli, torna buono il "vecchio" Mandelli, che alla fine potrebbe mettere d'accordo tutti. "Vediamo..." sbuffa Di Carlo. "Quello che conta, comunque sia, è l'atteggiamento". Esatto. Al di là degli uomini e degli schemi, quello che conta è ciò che hai dentro. E la voglia di tirarlo fuori. Si vince con l'anima, mica con i numeri. Capito?



 


Fonte: L'Arena