Calcio
DALLA FRANCIA - Louis: "Gli scontri di Napoli sono stati gestiti malissimo"
24.03.2023 23:11 di Napoli Magazine

Sebastien Louis, giornalista di "Le Monde", è stato ospite di "Santo Cantenaccio", podcast condotto da Alberto Caccia e Michelangelo Freda. Queste alcune sue dichiarazioni: "Com'è stata gestita l'ondata di tedeschi tifosi dell'Eintracht a Napoli la scorsa settimana? Purtroppo è stata gestita all’italiana, non parlo nella totalità delle cose, ma in merito alla gestione dell’ordine pubblico, tipico dell’Italia. Purtroppo qui c’è una concezione sbagliata. Partiamo dal presupposto che l’Italia è il Paese con più morti negli stadi. La prima vittima ci fu negli anni 20 del secolo scorso e il fascismo già provò a controllare i tifosi negli stadi. Questo per dire che la violenza ha sempre accompagnato la crescita del fenomeno calcio. In Italia da 44 anni è in vigore la prima legge contro la violenza negli stadi e fu fatta per via del Mondiale del 1990. Da quel momento in poi ci sono state tantissime leggi sul fenomeno. Basti pensare che l’Italia è lo stato con la più forte repressione del fenomeno ma che a poco serve e non contrasta realmente la violenza. È paradossale la disorganizzazione che c’è in Italia intorno al calcio. Il Ministro ha vietato solo 10 giorni prima la gara, la società tedesca ha subito allertato degli avvocati italiani specializzati in materia, ottenendo l’annullamento della decisione. Poi il Questore di Napoli vieta la vendita dei tagliandi ai residenti di Francoforte - aggiunge Louis - senza sapere che la maggior parte dei tifosi non vivono nella città ma in zone limitrofe non toccate dall’ordinanza. Ci tengo a precisare che non c’era tifosi dell’Atalanta negli scontri, ma questo è per dire che era tutto evitabile. Purtroppo tutte le componenti istituzionali chiamate in causa non hanno fatto il loro lavoro. L’Italia - continua Louis - deve ispirarsi alla Germania e vedere i risultati ottenuti in questi anni. Basti pensare che lì pur non avendo il biglietto nominale fanno il sold out praticamente ad ogni giornata di campionato, con prezzi che variano dai 10-15 euro per i settori popolari. In Italia, invece, per Lecce-Milan il settore ospiti costava 65 euro. Nel Belpaese non c’è considerazione del pubblico e lo si usa solo per pubblicità. Bisogna entrare nell’idea che la squadra di calcio è un patrimonio culturale, che appartiene ai tifosi. Basta pensare che in Campania vi sono club identitari come Napoli, Avellino, Salernitana, Cavese e tanti altri. Il mio pizzaiolo in Lussemburgo è un irpino emigrato 30 anni fa, nella sua attività ha il gagliardetto dell’Avellino ed ogni volta che torna in Italia va a vedere le gare del club irpino. In Italia per fortuna c’è passione in ogni campo e in ogni serie, nei giorni scorsi ho visto una gara di Eccellenza pugliese fra Bisceglie e Corato e c’erano ben 800 spettatori. L’Italia deve coccolarsi i suoi tifosi, poi quelli che non rispettano le leggi è giusto punirli ma bisogna farlo singolarmente e non in maniera totale con provvedimenti ridicoli tipo la chiusura delle curve. Ribadisco, attenzione a Roma-Feyenoord e Fiorentina-Lech Poznan, due sfide che potrebbero dare altri problemi fra tifoserie se non gestite al meglio. La cosa che non capisco in Italia è che se adesso voi giornalisti fate improvvisamente cose stupide siete licenziati, in altri ambiti invece la gente viene promossa. Proprio non capisco. L’Italia è la patria degli Ultras, basti pensare che in Francia vi sono solo 8 tifoserie organizzate mentre il viaggio ferroviario sulla tratta breve italiana fra Napoli e Salerno è un vero e proprio concentrato di tifoserie radicate. L’Italia deve approfittare di questa ricchezza, non solo per le mere gare sul campo di gioco ma per tutto ciò che c’è intorno e per il senso di appartenza, identitario, che ancora resiste in ogni tifoseria. Bisogna rimettere il tifoso al centro di ogni discorso e non considerarlo qualcosa di futile. Come fare? È complicato, bisognerebbe in primis staccarsi dal concetto del calcio moderno e ripartire dal basso, dai settori giovanili e dai serbatoi locali. Un calcio al limite della provincia, senza esclusioni degli stranieri, ma mettendo in prima fila coloro che fanno parte anche della realtà in loco. E’ un sogno ma è davvero difficile - conclude Louis -  il calcio è specchio dell’attuale società ipercapitalista che distrugge tutto. Purtroppo".

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DALLA FRANCIA - Louis: "Gli scontri di Napoli sono stati gestiti malissimo"

di Napoli Magazine

24/03/2023 - 23:11

Sebastien Louis, giornalista di "Le Monde", è stato ospite di "Santo Cantenaccio", podcast condotto da Alberto Caccia e Michelangelo Freda. Queste alcune sue dichiarazioni: "Com'è stata gestita l'ondata di tedeschi tifosi dell'Eintracht a Napoli la scorsa settimana? Purtroppo è stata gestita all’italiana, non parlo nella totalità delle cose, ma in merito alla gestione dell’ordine pubblico, tipico dell’Italia. Purtroppo qui c’è una concezione sbagliata. Partiamo dal presupposto che l’Italia è il Paese con più morti negli stadi. La prima vittima ci fu negli anni 20 del secolo scorso e il fascismo già provò a controllare i tifosi negli stadi. Questo per dire che la violenza ha sempre accompagnato la crescita del fenomeno calcio. In Italia da 44 anni è in vigore la prima legge contro la violenza negli stadi e fu fatta per via del Mondiale del 1990. Da quel momento in poi ci sono state tantissime leggi sul fenomeno. Basti pensare che l’Italia è lo stato con la più forte repressione del fenomeno ma che a poco serve e non contrasta realmente la violenza. È paradossale la disorganizzazione che c’è in Italia intorno al calcio. Il Ministro ha vietato solo 10 giorni prima la gara, la società tedesca ha subito allertato degli avvocati italiani specializzati in materia, ottenendo l’annullamento della decisione. Poi il Questore di Napoli vieta la vendita dei tagliandi ai residenti di Francoforte - aggiunge Louis - senza sapere che la maggior parte dei tifosi non vivono nella città ma in zone limitrofe non toccate dall’ordinanza. Ci tengo a precisare che non c’era tifosi dell’Atalanta negli scontri, ma questo è per dire che era tutto evitabile. Purtroppo tutte le componenti istituzionali chiamate in causa non hanno fatto il loro lavoro. L’Italia - continua Louis - deve ispirarsi alla Germania e vedere i risultati ottenuti in questi anni. Basti pensare che lì pur non avendo il biglietto nominale fanno il sold out praticamente ad ogni giornata di campionato, con prezzi che variano dai 10-15 euro per i settori popolari. In Italia, invece, per Lecce-Milan il settore ospiti costava 65 euro. Nel Belpaese non c’è considerazione del pubblico e lo si usa solo per pubblicità. Bisogna entrare nell’idea che la squadra di calcio è un patrimonio culturale, che appartiene ai tifosi. Basta pensare che in Campania vi sono club identitari come Napoli, Avellino, Salernitana, Cavese e tanti altri. Il mio pizzaiolo in Lussemburgo è un irpino emigrato 30 anni fa, nella sua attività ha il gagliardetto dell’Avellino ed ogni volta che torna in Italia va a vedere le gare del club irpino. In Italia per fortuna c’è passione in ogni campo e in ogni serie, nei giorni scorsi ho visto una gara di Eccellenza pugliese fra Bisceglie e Corato e c’erano ben 800 spettatori. L’Italia deve coccolarsi i suoi tifosi, poi quelli che non rispettano le leggi è giusto punirli ma bisogna farlo singolarmente e non in maniera totale con provvedimenti ridicoli tipo la chiusura delle curve. Ribadisco, attenzione a Roma-Feyenoord e Fiorentina-Lech Poznan, due sfide che potrebbero dare altri problemi fra tifoserie se non gestite al meglio. La cosa che non capisco in Italia è che se adesso voi giornalisti fate improvvisamente cose stupide siete licenziati, in altri ambiti invece la gente viene promossa. Proprio non capisco. L’Italia è la patria degli Ultras, basti pensare che in Francia vi sono solo 8 tifoserie organizzate mentre il viaggio ferroviario sulla tratta breve italiana fra Napoli e Salerno è un vero e proprio concentrato di tifoserie radicate. L’Italia deve approfittare di questa ricchezza, non solo per le mere gare sul campo di gioco ma per tutto ciò che c’è intorno e per il senso di appartenza, identitario, che ancora resiste in ogni tifoseria. Bisogna rimettere il tifoso al centro di ogni discorso e non considerarlo qualcosa di futile. Come fare? È complicato, bisognerebbe in primis staccarsi dal concetto del calcio moderno e ripartire dal basso, dai settori giovanili e dai serbatoi locali. Un calcio al limite della provincia, senza esclusioni degli stranieri, ma mettendo in prima fila coloro che fanno parte anche della realtà in loco. E’ un sogno ma è davvero difficile - conclude Louis -  il calcio è specchio dell’attuale società ipercapitalista che distrugge tutto. Purtroppo".