Calcio
DAZN - Venezia, Busio: "Il calcio è una passione, McKennie mi ha ispirato e spinto a trasferirmi qui"
05.05.2022 12:02 di Napoli Magazine
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Gianluca Busio, centrocampista del Venezia, ha rilasciato un'intervista a "Culture", il format firmato DAZN che avvicina i tifosi di calcio alle diverse culture e tradizioni dei giocatori della Serie A TIM. Culture, vuole raccontare la Serie A TIM come un universo multiculturale, i giocatori, infatti, condividono racconti sui i propri Paesi d’origine, le proprie radici e tradizioni, con una prospettiva diversa, meno calcio-centrica, ma più personale e culturale. 

 

Ecco le parole del mediano del Venezia: “Il calcio non è mai un lavoro per me, è una passione, un divertimento, qualcosa che mi fa evadere da tutto il resto. La mia persona preferita di sempre è Michael Jackson. Sono cresciuto ascoltandolo. Leggenda. Nella mia vita passata ero un cantante. Il mio preferito è The Weekend. Mi piace la vita che faranno i cantanti: per esempio, andare in studio a registrare. Quando sono nato, i miei erano indecisi se chiamarmi Christian o Gianluca. Mio cugino però è nato due giorni prima di me, l'hanno chiamato Christian e quindi hanno deciso per Gianluca. Mio padre è di Brescia, è cresciuto da tifoso dell'Inter e quindi lo siamo anche io e mio fratello. Non era forte a calcio ma era molto appassionato. In America la domenica dopo la colazione guardavamo la Serie A insieme. Era come una tradizione. La nuova generazione di americani è forte perché spesso ha avuto la possibilità di crescere in Europa, o trasferircisi presto. Ad esempio, McKennie mi ha ispirato e spinto a trasferirmi qui. Justin Bieber e David Beckham sono i miei modelli per quanto riguarda la moda. Oggi non sei più solamente un calciatore, ma anche un brand. Quando smetti, il tuo brand deve rimanere forte, non può fermarsi. Per qualcuno è una noia ma per me non è un problema perché sono giovane e figo. Sono un "Family Guy", il mio sogno è sistemare la famiglia e andare per sempre in vacanza senza preoccupazioni. I miei migliori amici a Venezia sono Tessmann, Ampadu, Haps ed Okereke. Ho giocato a tutti gli sport: ho iniziato con il calcio, poi sono passato al football, ero un running back perché ero veloce ma poi sono diventati tutti grossi tranne me e sono tornato al calcio, facendo anche basket. Quando avevo 13 anni, giocavo con la mia squadra in North Carolina e con le nazionali giovanili. La mia squadra in North Carolina però non aveva la prima squadra in MLS. Il mio migliore amico di Nazionale era Gio Reyna e, parlando con lui e altri compagni di Nazionale, ho capito che avrei dovuto cambiare Stato per giocare in una squadra professionistica. Così, quando il Kansas City si è interessato a me, io mi sono trasferito lì a 14 anni. È stato difficilissimo: ero al primo anno di High School e vivevo in una host family. Dicevo a mia madre che volevo tornare indietro ma lei mi disse: "Aspetta un po' e poi vediamo". Quando tornai a casa per il primo Natale ne parlammo ma io ero già sereno: "Ok, resto in Kansas. Dopo un anno, ero in prima squadra. Mia nonna mi diceva sempre "E' così la vita", in italiano. Mia madre invece mi ha cresciuto dicendomi "Kill and eat", "Uccidi e mangia": è un'espressione un po' cruda, all'inizio mi imbarazzava, ma mi invitava ad essere più aggressivo".

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DAZN - Venezia, Busio: "Il calcio è una passione, McKennie mi ha ispirato e spinto a trasferirmi qui"

di Napoli Magazine

05/05/2022 - 12:02

Gianluca Busio, centrocampista del Venezia, ha rilasciato un'intervista a "Culture", il format firmato DAZN che avvicina i tifosi di calcio alle diverse culture e tradizioni dei giocatori della Serie A TIM. Culture, vuole raccontare la Serie A TIM come un universo multiculturale, i giocatori, infatti, condividono racconti sui i propri Paesi d’origine, le proprie radici e tradizioni, con una prospettiva diversa, meno calcio-centrica, ma più personale e culturale. 

 

Ecco le parole del mediano del Venezia: “Il calcio non è mai un lavoro per me, è una passione, un divertimento, qualcosa che mi fa evadere da tutto il resto. La mia persona preferita di sempre è Michael Jackson. Sono cresciuto ascoltandolo. Leggenda. Nella mia vita passata ero un cantante. Il mio preferito è The Weekend. Mi piace la vita che faranno i cantanti: per esempio, andare in studio a registrare. Quando sono nato, i miei erano indecisi se chiamarmi Christian o Gianluca. Mio cugino però è nato due giorni prima di me, l'hanno chiamato Christian e quindi hanno deciso per Gianluca. Mio padre è di Brescia, è cresciuto da tifoso dell'Inter e quindi lo siamo anche io e mio fratello. Non era forte a calcio ma era molto appassionato. In America la domenica dopo la colazione guardavamo la Serie A insieme. Era come una tradizione. La nuova generazione di americani è forte perché spesso ha avuto la possibilità di crescere in Europa, o trasferircisi presto. Ad esempio, McKennie mi ha ispirato e spinto a trasferirmi qui. Justin Bieber e David Beckham sono i miei modelli per quanto riguarda la moda. Oggi non sei più solamente un calciatore, ma anche un brand. Quando smetti, il tuo brand deve rimanere forte, non può fermarsi. Per qualcuno è una noia ma per me non è un problema perché sono giovane e figo. Sono un "Family Guy", il mio sogno è sistemare la famiglia e andare per sempre in vacanza senza preoccupazioni. I miei migliori amici a Venezia sono Tessmann, Ampadu, Haps ed Okereke. Ho giocato a tutti gli sport: ho iniziato con il calcio, poi sono passato al football, ero un running back perché ero veloce ma poi sono diventati tutti grossi tranne me e sono tornato al calcio, facendo anche basket. Quando avevo 13 anni, giocavo con la mia squadra in North Carolina e con le nazionali giovanili. La mia squadra in North Carolina però non aveva la prima squadra in MLS. Il mio migliore amico di Nazionale era Gio Reyna e, parlando con lui e altri compagni di Nazionale, ho capito che avrei dovuto cambiare Stato per giocare in una squadra professionistica. Così, quando il Kansas City si è interessato a me, io mi sono trasferito lì a 14 anni. È stato difficilissimo: ero al primo anno di High School e vivevo in una host family. Dicevo a mia madre che volevo tornare indietro ma lei mi disse: "Aspetta un po' e poi vediamo". Quando tornai a casa per il primo Natale ne parlammo ma io ero già sereno: "Ok, resto in Kansas. Dopo un anno, ero in prima squadra. Mia nonna mi diceva sempre "E' così la vita", in italiano. Mia madre invece mi ha cresciuto dicendomi "Kill and eat", "Uccidi e mangia": è un'espressione un po' cruda, all'inizio mi imbarazzava, ma mi invitava ad essere più aggressivo".