Junior Messias, centrocampista del Genoa, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Repubblica parlando anche del gol più importante della sua carriera, quello segnato all'Atletico Madrid: "Al Metropolitano, uno stadio che è un gioiello. Se non vincevamo, eravamo fuori: entrai al 78’, segnai di testa a tre minuti dalla fine. Saltai due avversari e allargai verso Teo Hernandez che la diede in profondità per l’inserimento di Kessié e sul cross mi feci trovare al posto giusto. Ricorderò quel gol per tutta la vita e non lo dimenticheranno anche i milanisti. A fine gara piangevo: dall’Uisp al gol decisivo in Champions, un sogno! Mi è venuto ad abbracciare Ibrahimovic: “Non fare così, altrimenti piango anch’io”. Ma non diciamo che Ibra era commosso altrimenti mi uccide… Chi non lo conosce non può immaginare che personaggio straordinario sia. Grande umanità e incredibile simpatia. Due o tre anni alla grande e poi smetto. Il calcio stanca, i 2 anni al Milan non sono stati facili. Anzi, all’inizio molto complicati. C’erano anche stati dei tifosi che mi avevano minacciato: guai a te se vieni al Milan. Sono abituati a giocatori con un pedigrée importante, venivo dal Crotone e sino a pochi anni prima giocavo in Eccellenza e in D. Posso però dire con soddisfazione che alla fine hanno apprezzato il mio lavoro". Al Genoa come si trova? "C’è un gruppo unito e i tifosi ci sono sempre vicini, sentire che la gente ti vuole bene per un calciatore è il massimo. C’è armonia, in un ambiente così si può lavora bene. E i risultati ci stanno dando ragione".
di Napoli Magazine
21/03/2024 - 15:25
Junior Messias, centrocampista del Genoa, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Repubblica parlando anche del gol più importante della sua carriera, quello segnato all'Atletico Madrid: "Al Metropolitano, uno stadio che è un gioiello. Se non vincevamo, eravamo fuori: entrai al 78’, segnai di testa a tre minuti dalla fine. Saltai due avversari e allargai verso Teo Hernandez che la diede in profondità per l’inserimento di Kessié e sul cross mi feci trovare al posto giusto. Ricorderò quel gol per tutta la vita e non lo dimenticheranno anche i milanisti. A fine gara piangevo: dall’Uisp al gol decisivo in Champions, un sogno! Mi è venuto ad abbracciare Ibrahimovic: “Non fare così, altrimenti piango anch’io”. Ma non diciamo che Ibra era commosso altrimenti mi uccide… Chi non lo conosce non può immaginare che personaggio straordinario sia. Grande umanità e incredibile simpatia. Due o tre anni alla grande e poi smetto. Il calcio stanca, i 2 anni al Milan non sono stati facili. Anzi, all’inizio molto complicati. C’erano anche stati dei tifosi che mi avevano minacciato: guai a te se vieni al Milan. Sono abituati a giocatori con un pedigrée importante, venivo dal Crotone e sino a pochi anni prima giocavo in Eccellenza e in D. Posso però dire con soddisfazione che alla fine hanno apprezzato il mio lavoro". Al Genoa come si trova? "C’è un gruppo unito e i tifosi ci sono sempre vicini, sentire che la gente ti vuole bene per un calciatore è il massimo. C’è armonia, in un ambiente così si può lavora bene. E i risultati ci stanno dando ragione".