Paolo Bargiggia, noto giornalista e conduttore televisivo, ha rilasciato un'intervista alla redazione di "Affidabile.org".
Benvenuto Paolo, qual è il nome più caldo di questo mercato estivo 2025?
"Sicuramente Osimhen, giocatore del Napoli in prestito al Galatasaray che ha rifiutato un’offerta dagli dall’Al-Hilal allenata da Inzaghi. Lui sta prendendo tempo, considerando che anche lo stesso Galatasaray vorrebbe comprarlo. La sua posizione poi fa trepidare il Napoli, avendo ancora un anno di contratto, ma anche una clausola di cessione con l’estero di 75 milioni, dal primo luglio. Adesso si fa poco o niente. A questo punto è anche difficile rivederlo in Italia, la Juve era una possibilità, ma adesso il club proverà a chiudere con Jonathan David, e poche altre squadre possono permettersi il suo stipendio, oltre al costo del cartellino da pagare al Napoli".
Dopo aver vinto il campionato, a cosa punta il Napoli di Conte?
"Sempre allo scudetto, ma io mi aspetto che vada avanti anche in Champions, che poi è quello che interessa a tutti i proprietari, perché si tratta di una competizione che assicura sostegno finanziario e grandi sponsor. Conte deve cancellare l’aura di allenatore che fa bene nei campionati nazionali ma che non ha mai vinto nelle Coppe".
Lo vedi lontano come obiettivo?
"No, ma deve rimodularsi sulla gestione dei calciatori. Conte tende sempre ad utilizzare uno zoccolo duro di titolari e se quest’anno ha vinto è perché l’Inter ha giocato male ed è arrivato stanco alla finale. Questo fatto in presenza di una Champions molto impegnativa può essere un campanello d’allarme, ma è anche vero che ora stanno costruendo una squadra con dei doppi titolari di livello. In ogni caso, secondo me quest’anno il Napoli parte con un grande vantaggio, non perché ha vinto lo scudetto ma perché ha un progetto tattico e la fortuna di continuare con Conte, cosa non così scontata, visto che stava per passare alla Juve. La squadra ha anche un bilancio molto sano che gli permetterà di fare ulteriori acquisti. Ha chiuso l’accordo per Noa Lang, ma stanno cercando ancora altri giocatori come Ndoye del Bologna o Chiesa. Insomma, il Napoli parte avanti rispetto alle altre".
Se ti chiedessi oggi un nome che esploderà nel 2025 e sarà da top club, chi diresti?
"Questo per me è un tema sensibile. Noi facciamo fatica a investire sui giovani per ottusità, mancanza di visione, di progetti e di coraggio. Negli altri paesi i giovani vincono anche le Champions League. Anche se è presto per dirlo, mi auguro e spero che possa esplodere Camarda, in prestito dal Milan al Lecce. Già nel 2008 il calciatore era uno dei primi talenti della società, ma dopo una gestione sbagliata rischiava di perdere occasioni importanti. Il Lecce invece è una realtà dove i giovani trovano spazio e dove c’è un progetto chiaro. Ecco, Camarda secondo me è un talento interessante, da monitorare".
Quale club pensi dovrebbe rafforzarsi di più per puntare allo scudetto tra Juve, Milan e Roma?
"La Juventus ha portato avanti una campagna di stampa quasi diffamatoria rispetto al lavoro fatto lo scorso anno da Giuntoli, che ha anche sistemato i conti. Penso che la squadra, nonostante il punto interrogativo del nuovo management, possa fare bene, ma non è ancora pronta per lo scudetto. Quanto alla Roma, lo scenario è cambiato grazie a un nuovo allenatore e a un nuovo modo di giocare. La buona volontà c’è, Ranieri è ancora senior advisor, però anche in questo caso vedo solo una potenziale presenza nei primi quattro posti. Per quanto riguarda il Milan, invece, io non ho troppa fiducia nel calcio di Allegri, penso che lo abbiano scelto solo perché è stato un grande allenatore in passato. Si è evoluto poco, mentre le metodologie di allenamento, l’approccio alle gare e le prestazioni sono cambiate molto. Spero che nel frattempo si sia aggiornato, perché negli ultimi tre anni alla Juve ha avuto un comportamento un po’ “giurassico”, scegliendo giocatori decisamente avanti con l’età. Non a caso la società ha comprato Modric, che ha 40 anni. Sicuramente sarà una squadra esperta, forse anche troppo visti i giocatori di una certa età, ma non la vedo ad oggi da scudetto. Può comunque migliorare rispetto allo scorso campionato".
C’è invece qualche squadra che sta improvvisando?
"La Fiorentina. La società ha preso Dzeko, che è un ottimo giocatore ma ha 39 anni, e rischia di perdere Kean. Forse c’è eccesso di pigrizia perché vengono scelti sempre gli stessi giocatori, pensando che saranno all’altezza della situazione in eterno, e lo stesso vale per allenatori come Allegri e Mourinho. Ma le cose cambiano, i cicli finiscono, il mondo evolve".
A tuo avviso, la Juventus è davvero pronta per tornare a vincere subito con Tudor?
"Secondo me Tudor è un buon allenatore, però mi sembra più un coach da emergenza che non da progetto. Lui in Champions ha raddrizzato una situazione emotivamente difficile, con una squadra sfiduciata dall’esperienza precedente con Thiago Motta. La Juventus ora è una squadra forte, specie con il rientro di Bremer e Cabal. Se risolverà la vicenda di Vlahovic, prenderà Jonathan Davies come attaccante e confermerà il prestito di Kolo Muani sarà una squadra competitiva, ma non da scudetto, anche visti i continui cambi manageriali. Poi c’è un nuovo direttore generale, Comolli, che ha un grande curriculum ma viene da fuori. Insomma, lo vedo ancora come un anno di sperimentazione".
L’Inter sta vivendo un momento d’oro sul campo, ma ha un debito di 734 milioni alle spalle: secondo te è l’inizio di una nuova era vincente o ci sono rischi seri legati alla sostenibilità finanziaria del progetto?
"L’Inter, come tutti i club in Europa e come è accaduto anche alla Juve, è arrivata a fine ciclo, per ragioni contabili e anagrafiche. Nemmeno il Liverpool con Klopp è tornato vincente in un anno. Si deve ringiovanire molto e lo sta facendo, come si vede anche dai nuovi giocatori reclutati. Adesso bisognerà valutare le uscite, ma anche chi arriverà in attacco. Vedo la squadra in una stagione transitoria, nell’anno zero di una rivoluzione necessaria. La cosa che comunque fa ben sperare è un management tecnico molto competente e compatto, da Marotta ad Ausilio".
Veniamo all’Atalanta. Con l’addio di Gasperini si chiude una delle gestioni più longeve della Serie A: secondo te quanto sarà difficile per Juric mantenere lo stesso livello di competitività in un contesto che ha fatto della continuità il suo punto di forza?
"Non sarà facile. Sono abbastanza sorpreso per la scelta coraggiosa che ha fatto il club affidandosi a Juric. Evidentemente confidano in una certa continuità con la filosofia di calcio di Gasperini. Juric però è molto più moderato del predecessore, come è emerso dalle esperienze col Torino, con la Roma e in Premier. Credo che sarà dura, nonostante la competenza e la coerenza dei dirigenti".
Ti aspettavi una scelta diversa?
"Sì, perché puntare tutto su un allenatore che ha subito due fallimenti in una stagione è molto rischioso, anche per la sua stessa autostima. Oltretutto Juric non ha mai dimostrato grossa empatia con l’ambiente dei calciatori. Bisogna poi anche vedere i giocatori che saranno venduti: se partono Retegui, Scamacca, Ederson e Scalvini la situazione diventa ancora più difficile".
Il Bologna ha vinto la Coppa Italia e parteciperà all’Europa League. Cosa possiamo aspettarci da Italiano?
"Italiano ha confermato di essersi meritato il ruolo di Motta. In campionato e nelle Coppe ha fatto tutto sommato un buon lavoro, allenando peraltro una squadra senza Zirkzee e Calafiori. Possiamo aspettarci una conferma della stagione conclusa quest’anno. Conta tanto anche l’attività di scouting e reperimento dei giocatori, ma ci sono figure molto competenti, a partire dal direttore sportivo Sartori".
Oggi chi comanda davvero nel calcio italiano? I presidenti, gli allenatori o gli agenti?
"Gli agenti hanno sempre tanto potere, tranne in rare eccezioni di Club come Lazio e Napoli. Negli anni i presidenti hanno dato molto, troppo potere, agli agenti. Basta vedere nei campionati in Europa e soprattutto in Italia quante commissioni pagano agli agenti, pur non facendo operazioni di mercato a cifre pazzesche".
Un’ultima domanda sulla nostra Nazionale che rischia la qualificazione ai Mondiali. Come vedi il calcio italiano? Quali difficoltà sta incontrando e perchè?
"Vorrei lanciare un grido d’allarme sulla competitività del nostro calcio. Negli altri paesi si lavora su progetti seri e si mettono i giovani in prima squadra. Noi abbiamo un sistema antiquato che danneggia le Nazionali. Nonostante l’abolizione del Decreto Crescita, continuiamo a prendere calciatori stranieri, come appunto Dzeko alla Fiorentina".
La verità è che non ci sono vere riforme. Gravina è già al terzo mandato, se non cambia quello che c’è intorno non può cambiare il prodotto.
"Ci sono troppi stranieri nel nostro campionato, e alcuni giovani vengono gestiti male, soprattutto quando devono fare il salto da professionisti, vedi il caso di Camarda. Il fatto poi di voler creare sempre business può suscitare disaffezione verso la tradizione del calcio italiano da parte delle nuove generazioni. Sono necessarie riforme, prima di tutto".
di Napoli Magazine
01/07/2025 - 11:45
Paolo Bargiggia, noto giornalista e conduttore televisivo, ha rilasciato un'intervista alla redazione di "Affidabile.org".
Benvenuto Paolo, qual è il nome più caldo di questo mercato estivo 2025?
"Sicuramente Osimhen, giocatore del Napoli in prestito al Galatasaray che ha rifiutato un’offerta dagli dall’Al-Hilal allenata da Inzaghi. Lui sta prendendo tempo, considerando che anche lo stesso Galatasaray vorrebbe comprarlo. La sua posizione poi fa trepidare il Napoli, avendo ancora un anno di contratto, ma anche una clausola di cessione con l’estero di 75 milioni, dal primo luglio. Adesso si fa poco o niente. A questo punto è anche difficile rivederlo in Italia, la Juve era una possibilità, ma adesso il club proverà a chiudere con Jonathan David, e poche altre squadre possono permettersi il suo stipendio, oltre al costo del cartellino da pagare al Napoli".
Dopo aver vinto il campionato, a cosa punta il Napoli di Conte?
"Sempre allo scudetto, ma io mi aspetto che vada avanti anche in Champions, che poi è quello che interessa a tutti i proprietari, perché si tratta di una competizione che assicura sostegno finanziario e grandi sponsor. Conte deve cancellare l’aura di allenatore che fa bene nei campionati nazionali ma che non ha mai vinto nelle Coppe".
Lo vedi lontano come obiettivo?
"No, ma deve rimodularsi sulla gestione dei calciatori. Conte tende sempre ad utilizzare uno zoccolo duro di titolari e se quest’anno ha vinto è perché l’Inter ha giocato male ed è arrivato stanco alla finale. Questo fatto in presenza di una Champions molto impegnativa può essere un campanello d’allarme, ma è anche vero che ora stanno costruendo una squadra con dei doppi titolari di livello. In ogni caso, secondo me quest’anno il Napoli parte con un grande vantaggio, non perché ha vinto lo scudetto ma perché ha un progetto tattico e la fortuna di continuare con Conte, cosa non così scontata, visto che stava per passare alla Juve. La squadra ha anche un bilancio molto sano che gli permetterà di fare ulteriori acquisti. Ha chiuso l’accordo per Noa Lang, ma stanno cercando ancora altri giocatori come Ndoye del Bologna o Chiesa. Insomma, il Napoli parte avanti rispetto alle altre".
Se ti chiedessi oggi un nome che esploderà nel 2025 e sarà da top club, chi diresti?
"Questo per me è un tema sensibile. Noi facciamo fatica a investire sui giovani per ottusità, mancanza di visione, di progetti e di coraggio. Negli altri paesi i giovani vincono anche le Champions League. Anche se è presto per dirlo, mi auguro e spero che possa esplodere Camarda, in prestito dal Milan al Lecce. Già nel 2008 il calciatore era uno dei primi talenti della società, ma dopo una gestione sbagliata rischiava di perdere occasioni importanti. Il Lecce invece è una realtà dove i giovani trovano spazio e dove c’è un progetto chiaro. Ecco, Camarda secondo me è un talento interessante, da monitorare".
Quale club pensi dovrebbe rafforzarsi di più per puntare allo scudetto tra Juve, Milan e Roma?
"La Juventus ha portato avanti una campagna di stampa quasi diffamatoria rispetto al lavoro fatto lo scorso anno da Giuntoli, che ha anche sistemato i conti. Penso che la squadra, nonostante il punto interrogativo del nuovo management, possa fare bene, ma non è ancora pronta per lo scudetto. Quanto alla Roma, lo scenario è cambiato grazie a un nuovo allenatore e a un nuovo modo di giocare. La buona volontà c’è, Ranieri è ancora senior advisor, però anche in questo caso vedo solo una potenziale presenza nei primi quattro posti. Per quanto riguarda il Milan, invece, io non ho troppa fiducia nel calcio di Allegri, penso che lo abbiano scelto solo perché è stato un grande allenatore in passato. Si è evoluto poco, mentre le metodologie di allenamento, l’approccio alle gare e le prestazioni sono cambiate molto. Spero che nel frattempo si sia aggiornato, perché negli ultimi tre anni alla Juve ha avuto un comportamento un po’ “giurassico”, scegliendo giocatori decisamente avanti con l’età. Non a caso la società ha comprato Modric, che ha 40 anni. Sicuramente sarà una squadra esperta, forse anche troppo visti i giocatori di una certa età, ma non la vedo ad oggi da scudetto. Può comunque migliorare rispetto allo scorso campionato".
C’è invece qualche squadra che sta improvvisando?
"La Fiorentina. La società ha preso Dzeko, che è un ottimo giocatore ma ha 39 anni, e rischia di perdere Kean. Forse c’è eccesso di pigrizia perché vengono scelti sempre gli stessi giocatori, pensando che saranno all’altezza della situazione in eterno, e lo stesso vale per allenatori come Allegri e Mourinho. Ma le cose cambiano, i cicli finiscono, il mondo evolve".
A tuo avviso, la Juventus è davvero pronta per tornare a vincere subito con Tudor?
"Secondo me Tudor è un buon allenatore, però mi sembra più un coach da emergenza che non da progetto. Lui in Champions ha raddrizzato una situazione emotivamente difficile, con una squadra sfiduciata dall’esperienza precedente con Thiago Motta. La Juventus ora è una squadra forte, specie con il rientro di Bremer e Cabal. Se risolverà la vicenda di Vlahovic, prenderà Jonathan Davies come attaccante e confermerà il prestito di Kolo Muani sarà una squadra competitiva, ma non da scudetto, anche visti i continui cambi manageriali. Poi c’è un nuovo direttore generale, Comolli, che ha un grande curriculum ma viene da fuori. Insomma, lo vedo ancora come un anno di sperimentazione".
L’Inter sta vivendo un momento d’oro sul campo, ma ha un debito di 734 milioni alle spalle: secondo te è l’inizio di una nuova era vincente o ci sono rischi seri legati alla sostenibilità finanziaria del progetto?
"L’Inter, come tutti i club in Europa e come è accaduto anche alla Juve, è arrivata a fine ciclo, per ragioni contabili e anagrafiche. Nemmeno il Liverpool con Klopp è tornato vincente in un anno. Si deve ringiovanire molto e lo sta facendo, come si vede anche dai nuovi giocatori reclutati. Adesso bisognerà valutare le uscite, ma anche chi arriverà in attacco. Vedo la squadra in una stagione transitoria, nell’anno zero di una rivoluzione necessaria. La cosa che comunque fa ben sperare è un management tecnico molto competente e compatto, da Marotta ad Ausilio".
Veniamo all’Atalanta. Con l’addio di Gasperini si chiude una delle gestioni più longeve della Serie A: secondo te quanto sarà difficile per Juric mantenere lo stesso livello di competitività in un contesto che ha fatto della continuità il suo punto di forza?
"Non sarà facile. Sono abbastanza sorpreso per la scelta coraggiosa che ha fatto il club affidandosi a Juric. Evidentemente confidano in una certa continuità con la filosofia di calcio di Gasperini. Juric però è molto più moderato del predecessore, come è emerso dalle esperienze col Torino, con la Roma e in Premier. Credo che sarà dura, nonostante la competenza e la coerenza dei dirigenti".
Ti aspettavi una scelta diversa?
"Sì, perché puntare tutto su un allenatore che ha subito due fallimenti in una stagione è molto rischioso, anche per la sua stessa autostima. Oltretutto Juric non ha mai dimostrato grossa empatia con l’ambiente dei calciatori. Bisogna poi anche vedere i giocatori che saranno venduti: se partono Retegui, Scamacca, Ederson e Scalvini la situazione diventa ancora più difficile".
Il Bologna ha vinto la Coppa Italia e parteciperà all’Europa League. Cosa possiamo aspettarci da Italiano?
"Italiano ha confermato di essersi meritato il ruolo di Motta. In campionato e nelle Coppe ha fatto tutto sommato un buon lavoro, allenando peraltro una squadra senza Zirkzee e Calafiori. Possiamo aspettarci una conferma della stagione conclusa quest’anno. Conta tanto anche l’attività di scouting e reperimento dei giocatori, ma ci sono figure molto competenti, a partire dal direttore sportivo Sartori".
Oggi chi comanda davvero nel calcio italiano? I presidenti, gli allenatori o gli agenti?
"Gli agenti hanno sempre tanto potere, tranne in rare eccezioni di Club come Lazio e Napoli. Negli anni i presidenti hanno dato molto, troppo potere, agli agenti. Basta vedere nei campionati in Europa e soprattutto in Italia quante commissioni pagano agli agenti, pur non facendo operazioni di mercato a cifre pazzesche".
Un’ultima domanda sulla nostra Nazionale che rischia la qualificazione ai Mondiali. Come vedi il calcio italiano? Quali difficoltà sta incontrando e perchè?
"Vorrei lanciare un grido d’allarme sulla competitività del nostro calcio. Negli altri paesi si lavora su progetti seri e si mettono i giovani in prima squadra. Noi abbiamo un sistema antiquato che danneggia le Nazionali. Nonostante l’abolizione del Decreto Crescita, continuiamo a prendere calciatori stranieri, come appunto Dzeko alla Fiorentina".
La verità è che non ci sono vere riforme. Gravina è già al terzo mandato, se non cambia quello che c’è intorno non può cambiare il prodotto.
"Ci sono troppi stranieri nel nostro campionato, e alcuni giovani vengono gestiti male, soprattutto quando devono fare il salto da professionisti, vedi il caso di Camarda. Il fatto poi di voler creare sempre business può suscitare disaffezione verso la tradizione del calcio italiano da parte delle nuove generazioni. Sono necessarie riforme, prima di tutto".