Calcio
IL COMMENTO - Faggiano: "Bari? De Laurentiis lo ha preso dalle macerie e ha portato 60mila spettatori"
14.02.2024 15:52 di Napoli Magazine

“L’algoritmo non gestisce lo spogliatoio, la figura del direttore sportivo serve anche a quello. I giocatori io li vado a vedere di persona e, se posso, vado a conoscere anche la famiglia e la fidanzata. Tutto ciò le statistiche non me lo daranno mai, però oggi va di moda questo e così sto a casa. La Roma, ad esempio, da 3-4 anni, a causa degli algoritmi non ha ancora un portiere e ai giallorossi servirebbe una figura come Massara, facendo coppia con Maldini, per provare a migliorare”.

 

Così è intervenuto Daniele Faggiano, ex direttore sportivo della Sampdoria, durante “Cose di calcio” su Cusano Italia Tv per parlare della riforma per portare del momento della Serie A e della riforma del campionato a 18 squadre anziché 20. Debora Carletti e Flavio M. Tassotti hanno chiesto a tal proposito cosa ne pensa l’ex direttore sportivo della Samp: “Non dico che la votazione sia stata una farsa, ma quasi, perché 16 contro 4 stiamo parlando del nulla. Avrei votato per il format come è adesso, non perché non va bene a 18 e va bene a 20, o viceversa, perché per fare delle riforme ci vuole del tempo e farle durante il campionato non mi sembra logico e corretto. A me sembra che ognuno vada per la propria strada.

 

L’altro punto secondo me dolente è che non c’è professionismo nel mondo degli arbitri”, ha continuato Faggiano. “Ci sono 100 squadre, chi più chi meno, in proporzione tutti mettono dei soldi. Però un errore arbitrale mi può costare un’annata e non essere professionisti porta solo polemiche. Vado spesso a vedere spesso le partite a Buenos Aires e lì ogni giorno ci sono delle partite. Se mi lamento che oggi gioco il lunedì e poi gioco il sabato, ci sarà la stessa squadra che penso agevolata, che farà però lo stesso turno dopo 2-3 giornate o dopo un mese. Siamo tutti sullo stesso piano, ma in Italia c’è sempre il lamento facile. In Inghilterra il mercoledì non si allenano proprio”.

 

Sulle multiproprietà e l’idea di ripristinare il concetto di under 23, Faggiano ha continuato dicendo: “È un business. De Laurentiis ha preso il Bari, lo ha preso dalle macerie, dal fallimento e lo ha portato a 60mila spettatori, ma dietro c’è business. Le under 23, penso in sud America, ci sono sempre state, ma farle di punto in bianco anche in Italia ti porta a degli ingaggi, anche se con minimi federali, devi fare una squadra di 25/27 calciatori che devono essere all’altezza. Non puoi farlo da un giorno all’altro. Serve cultura del lavoro che in Italia manca”.

 

E infine sul caso Pafundi: “È uno dei misteri del calcio, non giocava in prima squadra, è stato convocato in nazionale, c’è qualcosa che non mi quadra. Spero che l’Udinese abbia un contro riscatto”, ha concluso Faggiano.

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IL COMMENTO - Faggiano: "Bari? De Laurentiis lo ha preso dalle macerie e ha portato 60mila spettatori"

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14/02/2024 - 15:52

“L’algoritmo non gestisce lo spogliatoio, la figura del direttore sportivo serve anche a quello. I giocatori io li vado a vedere di persona e, se posso, vado a conoscere anche la famiglia e la fidanzata. Tutto ciò le statistiche non me lo daranno mai, però oggi va di moda questo e così sto a casa. La Roma, ad esempio, da 3-4 anni, a causa degli algoritmi non ha ancora un portiere e ai giallorossi servirebbe una figura come Massara, facendo coppia con Maldini, per provare a migliorare”.

 

Così è intervenuto Daniele Faggiano, ex direttore sportivo della Sampdoria, durante “Cose di calcio” su Cusano Italia Tv per parlare della riforma per portare del momento della Serie A e della riforma del campionato a 18 squadre anziché 20. Debora Carletti e Flavio M. Tassotti hanno chiesto a tal proposito cosa ne pensa l’ex direttore sportivo della Samp: “Non dico che la votazione sia stata una farsa, ma quasi, perché 16 contro 4 stiamo parlando del nulla. Avrei votato per il format come è adesso, non perché non va bene a 18 e va bene a 20, o viceversa, perché per fare delle riforme ci vuole del tempo e farle durante il campionato non mi sembra logico e corretto. A me sembra che ognuno vada per la propria strada.

 

L’altro punto secondo me dolente è che non c’è professionismo nel mondo degli arbitri”, ha continuato Faggiano. “Ci sono 100 squadre, chi più chi meno, in proporzione tutti mettono dei soldi. Però un errore arbitrale mi può costare un’annata e non essere professionisti porta solo polemiche. Vado spesso a vedere spesso le partite a Buenos Aires e lì ogni giorno ci sono delle partite. Se mi lamento che oggi gioco il lunedì e poi gioco il sabato, ci sarà la stessa squadra che penso agevolata, che farà però lo stesso turno dopo 2-3 giornate o dopo un mese. Siamo tutti sullo stesso piano, ma in Italia c’è sempre il lamento facile. In Inghilterra il mercoledì non si allenano proprio”.

 

Sulle multiproprietà e l’idea di ripristinare il concetto di under 23, Faggiano ha continuato dicendo: “È un business. De Laurentiis ha preso il Bari, lo ha preso dalle macerie, dal fallimento e lo ha portato a 60mila spettatori, ma dietro c’è business. Le under 23, penso in sud America, ci sono sempre state, ma farle di punto in bianco anche in Italia ti porta a degli ingaggi, anche se con minimi federali, devi fare una squadra di 25/27 calciatori che devono essere all’altezza. Non puoi farlo da un giorno all’altro. Serve cultura del lavoro che in Italia manca”.

 

E infine sul caso Pafundi: “È uno dei misteri del calcio, non giocava in prima squadra, è stato convocato in nazionale, c’è qualcosa che non mi quadra. Spero che l’Udinese abbia un contro riscatto”, ha concluso Faggiano.