Calcio
IL COMMENTO - Mele: "Il Napoli è una squadra alla perenne ricerca di fiducia e autostima"
25.01.2021 12:05 di Napoli Magazine

Su Facebook il giornalista Silver Mele, ha commentato la sconfitta del Napoli con l'Hellas Verona: "Un disastro totale. Che non poteva essere preannunciato dalla ripresa tiepida, a freno a mano tirato di Reggio Emilia. Ma che a Verona si presentasse una squadra con idee chiare e livello di guardia altissimo era non auspicabile bensì d’obbligo. Perché organizzazione e identità sono fattori al cospetto dei quali il Napoli del post Sarri svirgola, sbanda clamorosamente fino a scomparire tra i meandri di cervellotiche e confusionarie soluzioni. Dal Bentegodi esce il caos, non certo inteso come motore primordiale o precedente al cosmo. Il Napoli conferma se stesso, ovvero la squadra che finora ne ha perse sei su diciotto in campionato, una su tre ed è in media anche con lo sviluppo delle gare che solitamente sostiene e mal interpreta. Il pronti via col timbro di Lozano è manna dal cielo nell’approccio psicologico delicato del post Supercoppa. E se lo spartito dichiarato da Gattuso è quello che voleva il gioco in verticale, naturalmente via da seguire contro impianti tattici spigliati, fisici, ordinati come quello di Juric, c’è da chiedersi perchè puntualmente tutti i buoni propositi della vigilia svaniscano con il trascorrere dei minuti. In una cronaca fatta di occasioni mancate, interpretazioni troppo spesso affidate al genio del singolo, passo lento che quasi mai trova sostegno nella garra. Così il Napoli diventa lungo, poi lunghissimo sul terreno di gioco, il povero Demme snervato non può più cucire laddove gli altri passeggiano e il Verona fa valere tutti i buoni motivi che portano con se la gamba frizzante e l’identità scolpita. Naufraga il Napoli in tutti i reparti, ad incominciare da quello arretrato che impone ripartenze dal basso quasi sempre “consegnate” al dirimpettaio e inspiegabili amnesie. Spaesato e preso d’infilata, mortificato come raccontano eloquenti le pagelle, che tirano per la maglia verso il quattro quasi tutti i prescelti dal tecnico. Manca un leader ed è cosa fin troppo evidente. La qualità rimane patrimonio di ognuno dei calciatori, per nulla messa al servizio del concetto di squadra. Il palleggio prolungato con terminale e baricentro spesso arretrato è tema stucchevole. E che al Napoli oggi sfugga il cambio di passo lo si legge facilmente nel talento compresso di Zielinski, che non incide o del capitano Insigne, che testa e occhi li ha ancora sul dischetto fatale. Si poteva far meglio dalla panchina? A Verona assolutamente si, non c’è dubbio. Gattuso ha temporeggiato eccessivamente in alcuni casi, 83 minuti per il Bakayoko di questi tempi è regalo vero agli avversari, in altri ha preso a cambiare posizioni, vedi il Politano sperimentale a sinistra previo il ritorno a destra dopo pochi minuti. Quindi ha rilanciato Osimhen e Mertens in un tentativo finale della disperazione che dei due ha evidenziato piuttosto il disagio del momento. Per una squadra alla perenne ricerca di fiducia e autostima è senz’altro troppo. Con seguito di incertezze, confusione e paura. Verona chiarisce un punto: chiacchiere, ambizioni o traguardi altisonanti vanno messi da parte. Cambiar pagina vuol dire ricompattarsi attorno ad un’idea, che sia condivisa il più possibile e percorribile. Consegnarsi come avvenuto al Verona sia il più efficace e perentorio dei campanelli d’allarme".

 

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IL COMMENTO - Mele: "Il Napoli è una squadra alla perenne ricerca di fiducia e autostima"

di Napoli Magazine

25/01/2024 - 12:05

Su Facebook il giornalista Silver Mele, ha commentato la sconfitta del Napoli con l'Hellas Verona: "Un disastro totale. Che non poteva essere preannunciato dalla ripresa tiepida, a freno a mano tirato di Reggio Emilia. Ma che a Verona si presentasse una squadra con idee chiare e livello di guardia altissimo era non auspicabile bensì d’obbligo. Perché organizzazione e identità sono fattori al cospetto dei quali il Napoli del post Sarri svirgola, sbanda clamorosamente fino a scomparire tra i meandri di cervellotiche e confusionarie soluzioni. Dal Bentegodi esce il caos, non certo inteso come motore primordiale o precedente al cosmo. Il Napoli conferma se stesso, ovvero la squadra che finora ne ha perse sei su diciotto in campionato, una su tre ed è in media anche con lo sviluppo delle gare che solitamente sostiene e mal interpreta. Il pronti via col timbro di Lozano è manna dal cielo nell’approccio psicologico delicato del post Supercoppa. E se lo spartito dichiarato da Gattuso è quello che voleva il gioco in verticale, naturalmente via da seguire contro impianti tattici spigliati, fisici, ordinati come quello di Juric, c’è da chiedersi perchè puntualmente tutti i buoni propositi della vigilia svaniscano con il trascorrere dei minuti. In una cronaca fatta di occasioni mancate, interpretazioni troppo spesso affidate al genio del singolo, passo lento che quasi mai trova sostegno nella garra. Così il Napoli diventa lungo, poi lunghissimo sul terreno di gioco, il povero Demme snervato non può più cucire laddove gli altri passeggiano e il Verona fa valere tutti i buoni motivi che portano con se la gamba frizzante e l’identità scolpita. Naufraga il Napoli in tutti i reparti, ad incominciare da quello arretrato che impone ripartenze dal basso quasi sempre “consegnate” al dirimpettaio e inspiegabili amnesie. Spaesato e preso d’infilata, mortificato come raccontano eloquenti le pagelle, che tirano per la maglia verso il quattro quasi tutti i prescelti dal tecnico. Manca un leader ed è cosa fin troppo evidente. La qualità rimane patrimonio di ognuno dei calciatori, per nulla messa al servizio del concetto di squadra. Il palleggio prolungato con terminale e baricentro spesso arretrato è tema stucchevole. E che al Napoli oggi sfugga il cambio di passo lo si legge facilmente nel talento compresso di Zielinski, che non incide o del capitano Insigne, che testa e occhi li ha ancora sul dischetto fatale. Si poteva far meglio dalla panchina? A Verona assolutamente si, non c’è dubbio. Gattuso ha temporeggiato eccessivamente in alcuni casi, 83 minuti per il Bakayoko di questi tempi è regalo vero agli avversari, in altri ha preso a cambiare posizioni, vedi il Politano sperimentale a sinistra previo il ritorno a destra dopo pochi minuti. Quindi ha rilanciato Osimhen e Mertens in un tentativo finale della disperazione che dei due ha evidenziato piuttosto il disagio del momento. Per una squadra alla perenne ricerca di fiducia e autostima è senz’altro troppo. Con seguito di incertezze, confusione e paura. Verona chiarisce un punto: chiacchiere, ambizioni o traguardi altisonanti vanno messi da parte. Cambiar pagina vuol dire ricompattarsi attorno ad un’idea, che sia condivisa il più possibile e percorribile. Consegnarsi come avvenuto al Verona sia il più efficace e perentorio dei campanelli d’allarme".