Il Prof. Ivan Gentile, ordinario del reparto di Malattie infettive della Federico II, è intervenuto oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “In Ritiro con Te Ag4in”. Di seguito le sue parole: "Il Napoli si è rinforzato tantissimo sul mercato e ha sovvertito i valori della differenza economica con le squadre del Nord, ma vedo troppo entusiasmo in giro. Sono ottimista per la prossima stagione, ma servirà molto lavoro e bisognerà stare con i piedi per terra per far sì che questa differenza si rifletta anche in campo. La West Nile fa parte di quelle infezioni virali trasmesse da infetti che prendono il nome di arbovirosi. La West Nile ha avuto origine nel distretto occidentale del Nilo in Uganda ma negli ultimi anni a causa dei climi temperati si sta diffondendo anche in Europa e negli Stati Uniti, e in particolare in Pianura Padana e nelle regioni meridionali del Sud Italia. La malattia è trasmessa dalle zanzare comuni, le Culex Pipiens, quelle che ci tormentano sempre, ma la diffusione sul nostro territorio è dovuto all’arrivo di uccelli migratori che vengono punti dalla zanzara che poi la trasmette all’uomo. Negli ultimi anni le variazioni climatiche determinate dall’aumento delle temperature medie hanno determinato un iperproliferazione dei vettori delle zanzare, rendendo più semplice le infezioni. Nell’80% dei casi le infezioni sono asintomatiche, nel restante 20% i sintomi si manifestano in febbre, mal di testa, dolori muscolari, linfonodi che si ingrossano e qualche volta perfino reazioni cutanee. Questa sintomatologia, però, recede da sola e solo in un caso su 150, ovvero in meno del 1% dei casi generali, può avere una forma neuro invasiva. Soprattutto le riscontriamo nelle persone anziane che hanno un deficit del sistema immunitario. L’anno scorso avevamo già descritto dodici casi di West Nile all’Ospedale di Benevento ma il problema è che questi sono quasi tutti neuro invasivi. Siccome essi rappresentano circa l’1% del totale, ciò vuol dire che c’è una circolazione del virus tra la popolazione generale che è totalmente ignorata. Se ci sono 11 casi di malattia neuro invasiva, vuol dire che ce ne sono diverse centinaia di casi asintomatici o con sintomatologia lieve nei quali la malattia non viene diagnosticata. Quindi, occorre più attenzione e cautela, ma soprattutto ci vuole un approccio culturale diverso dove i medici conoscono il fenomeno e le autorità sanitarie capissero che occorre lottare contro i vettori e capire quanto il virus si sia diffuso. Gli atti pratici da fare per ridurre la carica virale sono due: aumentare la lotta ai vettori e lo screening di tutte le sacche di sangue operate da centri trasfusionali. Rischi? Chiarisco: l’infezione non si trasmette da uomo ad uomo e nella maggior parte dei casi si tratta di un'infezione benigna. Ad oggi, non ci sono allarmi. L’uomo è un ospite a fondo cieco come il cavallo, ovvero non funge da serbatoio per altre infezioni. Dobbiamo, però, studiare la malattia e soprattutto avvertire gli anziani di usare repellenti, mettere le zanzariere alle finestre, usare abiti lunghi nei periodi in cui veniamo punti di più e rivolgersi ai medici in casi di allarme. Ad oggi non abbiamo armi terapeutiche, approvate e preventive come un vaccino, ma l’anno scorso abbiamo usato un farmaco per il Covid-19 che funzionò in alcuni casi. Ci sono delle prospettive terapeutiche ed è bene rivolgersi al pronto soccorso in casi gravi. È bene anche che la Comunità Scientifica e medica prenda atto che le arbovirosi non sono tipiche solo dei paesi tropicali, ma che si stanno diffondendo anche da queste parti»
di Napoli Magazine
24/07/2025 - 15:31
Il Prof. Ivan Gentile, ordinario del reparto di Malattie infettive della Federico II, è intervenuto oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “In Ritiro con Te Ag4in”. Di seguito le sue parole: "Il Napoli si è rinforzato tantissimo sul mercato e ha sovvertito i valori della differenza economica con le squadre del Nord, ma vedo troppo entusiasmo in giro. Sono ottimista per la prossima stagione, ma servirà molto lavoro e bisognerà stare con i piedi per terra per far sì che questa differenza si rifletta anche in campo. La West Nile fa parte di quelle infezioni virali trasmesse da infetti che prendono il nome di arbovirosi. La West Nile ha avuto origine nel distretto occidentale del Nilo in Uganda ma negli ultimi anni a causa dei climi temperati si sta diffondendo anche in Europa e negli Stati Uniti, e in particolare in Pianura Padana e nelle regioni meridionali del Sud Italia. La malattia è trasmessa dalle zanzare comuni, le Culex Pipiens, quelle che ci tormentano sempre, ma la diffusione sul nostro territorio è dovuto all’arrivo di uccelli migratori che vengono punti dalla zanzara che poi la trasmette all’uomo. Negli ultimi anni le variazioni climatiche determinate dall’aumento delle temperature medie hanno determinato un iperproliferazione dei vettori delle zanzare, rendendo più semplice le infezioni. Nell’80% dei casi le infezioni sono asintomatiche, nel restante 20% i sintomi si manifestano in febbre, mal di testa, dolori muscolari, linfonodi che si ingrossano e qualche volta perfino reazioni cutanee. Questa sintomatologia, però, recede da sola e solo in un caso su 150, ovvero in meno del 1% dei casi generali, può avere una forma neuro invasiva. Soprattutto le riscontriamo nelle persone anziane che hanno un deficit del sistema immunitario. L’anno scorso avevamo già descritto dodici casi di West Nile all’Ospedale di Benevento ma il problema è che questi sono quasi tutti neuro invasivi. Siccome essi rappresentano circa l’1% del totale, ciò vuol dire che c’è una circolazione del virus tra la popolazione generale che è totalmente ignorata. Se ci sono 11 casi di malattia neuro invasiva, vuol dire che ce ne sono diverse centinaia di casi asintomatici o con sintomatologia lieve nei quali la malattia non viene diagnosticata. Quindi, occorre più attenzione e cautela, ma soprattutto ci vuole un approccio culturale diverso dove i medici conoscono il fenomeno e le autorità sanitarie capissero che occorre lottare contro i vettori e capire quanto il virus si sia diffuso. Gli atti pratici da fare per ridurre la carica virale sono due: aumentare la lotta ai vettori e lo screening di tutte le sacche di sangue operate da centri trasfusionali. Rischi? Chiarisco: l’infezione non si trasmette da uomo ad uomo e nella maggior parte dei casi si tratta di un'infezione benigna. Ad oggi, non ci sono allarmi. L’uomo è un ospite a fondo cieco come il cavallo, ovvero non funge da serbatoio per altre infezioni. Dobbiamo, però, studiare la malattia e soprattutto avvertire gli anziani di usare repellenti, mettere le zanzariere alle finestre, usare abiti lunghi nei periodi in cui veniamo punti di più e rivolgersi ai medici in casi di allarme. Ad oggi non abbiamo armi terapeutiche, approvate e preventive come un vaccino, ma l’anno scorso abbiamo usato un farmaco per il Covid-19 che funzionò in alcuni casi. Ci sono delle prospettive terapeutiche ed è bene rivolgersi al pronto soccorso in casi gravi. È bene anche che la Comunità Scientifica e medica prenda atto che le arbovirosi non sono tipiche solo dei paesi tropicali, ma che si stanno diffondendo anche da queste parti»