Ai microfoni di Radio Capri, durante il programma “Bordocampo” è intervenuto Paolo Trapani giornalista e scrittore.
Cosa ti aspetti da Juve-Napoli? "La partita non delude mai: o ci sono grandi entusiasmi o ci sono grandi psicodrammi. Da tutti i punti di vista non delude mai. Quest’anno la partità sarà particolare perché abbiamo uno dei loro dalla parte nostra: Antonio Conte. Andiamo a casa loro con un’arma in più: l’attuale tecnico del Napoli è cresciuto nella Juve, andare allo Stadium con Conte in panchina sarà significativo".
Cosa pensi di Antonio Conte? "Conte è un ex Juventino. A me non è mai stato calcisticamente molto simpatico. Però bisogna scindere il lato del tifoso dal lato professionistico. Come professionista non si discute. Anzi, Conte fa bene a ragionare in termini aziendalistici, da grande manager. La gara contro la Juventus è una gara come tutte le altre perché in fin dei conti i tre punti in palio sono gli stessi. Noi, invece, da tifosi facciamo il nostro lavoro. Lui da manager e allenatore, fa il suo. Noi insultiamo gli juventini più di altre tifoserie, perché questa gara è più sentita di altre. Fin quando non si scende nella violenza e nel razzismo, è giusto che ci sia la goliardia e che ci siano gli sfottò. Anzi: guai se non ci fossero!".
"Motta non pratica il “cortomuso” e non lascia ancora intravedere bel gioco, ma l’importante è vincere: Motta va con delle premesse, ma bisogna poi metterle in pratica. La gara, per la Juve, è una prova del 9: è vero da un lato che la squadra prende comunque pochi gol, ma dall’altro lato ha dimostrato non molta efficacia in fase realizzativa. Devo dire, però, che da tifoso non ricordo mai una Juve, pure di quelle storicamente forti come quelle con Lippi e Trapattoni, che sia stata forte nel gioco. La squadra ha assorbito la mentalità societaria che l’importante è vincere. Molto spesso si vinceva di misura. Noi, invece, abbiamo sviluppato un’altra mentalità che deriva da un altro tipo di filosofia calcistica: viene prima il gioco, poi il risultato. A noi piace vedere che le squadre giochino bene. Per noi, spesso, il bel gioco è addirittura superiore al risultato".
Parlando dell’arbitro, è stato designato Doveri. Che ne pensi? "Mi domandavo chi avrebbe arbitrato la gara. E’ fondamentale l’arbitraggio: abbiamo dei giocatori che vengono sistematicamente tartassati: per fare un esempio su tutti basti pensare a Kvara. Per questo motivo bisogna capire come l’arbitro gestirà la gara indipendentemente da un potenziale rigore che ci possa essere o meno, piuttosto che un fuorigioco millimetrico, piuttosto che un fallo. Se si pensa alla partita di Cagliari, notiamo che Mina ha “bastonato” Lukaku. Il giocatore cagliaritano, però, è stato ammonito solo nel secondo tempo e solo perché ha atterrato Simeone. Se ci fosse un arbitraggio all’inglese, lasciando correre molti episodi, verrebbe favorito chi fa dello scontro l’arma principale. E la Juve ha dimostrato di non tirare indietro la gamba".
Quale formazione ti aspetti Sabato? "Uno dei giocatori di cui Conte non poteva fare a meno era Lukaku. Ne aveva bisogno come l’ossigeno. Gli altri giocatori hanno dimostrato che si possono alternare: Politano garantisce maggiore copertura, mentre Neres è uno che può spaccare le partite, e se dovesse entrare a gara in corso, ha dimostrato di poter essere devastante e determinante. Però ho notato che Conte non ama i 5 cambi: il tecnico non ama la nuova regola e non la applica spesso. Sfruttare tutte le 5 sostituzioni è diventata quasi una legge non scritta. Mentre Conte, che non ama molto cambiare, tende a far giocare sempre gli stessi. Io metterei sempre il tridente più forte che c’è, perché vorrei vincere sempre vedendo anche tanti gol. Ma fare il tifoso è differente dall’essere il tecnico".
"Roma e Milano, le due capitali, una politica e l’altra economica, hanno evidenziato grosse difficoltà. Il calcio è diventato troppo frenetico, visto che si è cambiato allenatore dopo sole 4 giornate? Questo si aggancia alle recenti dichiarazioni di Ancelotti: i giocatori giocano troppo e si fanno male con maggiore facilità. La Roma e il Milan hanno dimostrato di avere gestioni complicate a livello aziendale più che a livello sportivo. Giocatori e allenatori vanno subito nell’occhio del ciclone perché queste sono piazze caldissime. L’allenatore è il primo capro espiatorio quando le cose non vanno bene. Da non sottovalutare che anche a causa delle proprietà straniere, queste società non hanno intesa e non hanno un buon rapporto con la piazza".
di Napoli Magazine
18/09/2024 - 16:22
Ai microfoni di Radio Capri, durante il programma “Bordocampo” è intervenuto Paolo Trapani giornalista e scrittore.
Cosa ti aspetti da Juve-Napoli? "La partita non delude mai: o ci sono grandi entusiasmi o ci sono grandi psicodrammi. Da tutti i punti di vista non delude mai. Quest’anno la partità sarà particolare perché abbiamo uno dei loro dalla parte nostra: Antonio Conte. Andiamo a casa loro con un’arma in più: l’attuale tecnico del Napoli è cresciuto nella Juve, andare allo Stadium con Conte in panchina sarà significativo".
Cosa pensi di Antonio Conte? "Conte è un ex Juventino. A me non è mai stato calcisticamente molto simpatico. Però bisogna scindere il lato del tifoso dal lato professionistico. Come professionista non si discute. Anzi, Conte fa bene a ragionare in termini aziendalistici, da grande manager. La gara contro la Juventus è una gara come tutte le altre perché in fin dei conti i tre punti in palio sono gli stessi. Noi, invece, da tifosi facciamo il nostro lavoro. Lui da manager e allenatore, fa il suo. Noi insultiamo gli juventini più di altre tifoserie, perché questa gara è più sentita di altre. Fin quando non si scende nella violenza e nel razzismo, è giusto che ci sia la goliardia e che ci siano gli sfottò. Anzi: guai se non ci fossero!".
"Motta non pratica il “cortomuso” e non lascia ancora intravedere bel gioco, ma l’importante è vincere: Motta va con delle premesse, ma bisogna poi metterle in pratica. La gara, per la Juve, è una prova del 9: è vero da un lato che la squadra prende comunque pochi gol, ma dall’altro lato ha dimostrato non molta efficacia in fase realizzativa. Devo dire, però, che da tifoso non ricordo mai una Juve, pure di quelle storicamente forti come quelle con Lippi e Trapattoni, che sia stata forte nel gioco. La squadra ha assorbito la mentalità societaria che l’importante è vincere. Molto spesso si vinceva di misura. Noi, invece, abbiamo sviluppato un’altra mentalità che deriva da un altro tipo di filosofia calcistica: viene prima il gioco, poi il risultato. A noi piace vedere che le squadre giochino bene. Per noi, spesso, il bel gioco è addirittura superiore al risultato".
Parlando dell’arbitro, è stato designato Doveri. Che ne pensi? "Mi domandavo chi avrebbe arbitrato la gara. E’ fondamentale l’arbitraggio: abbiamo dei giocatori che vengono sistematicamente tartassati: per fare un esempio su tutti basti pensare a Kvara. Per questo motivo bisogna capire come l’arbitro gestirà la gara indipendentemente da un potenziale rigore che ci possa essere o meno, piuttosto che un fuorigioco millimetrico, piuttosto che un fallo. Se si pensa alla partita di Cagliari, notiamo che Mina ha “bastonato” Lukaku. Il giocatore cagliaritano, però, è stato ammonito solo nel secondo tempo e solo perché ha atterrato Simeone. Se ci fosse un arbitraggio all’inglese, lasciando correre molti episodi, verrebbe favorito chi fa dello scontro l’arma principale. E la Juve ha dimostrato di non tirare indietro la gamba".
Quale formazione ti aspetti Sabato? "Uno dei giocatori di cui Conte non poteva fare a meno era Lukaku. Ne aveva bisogno come l’ossigeno. Gli altri giocatori hanno dimostrato che si possono alternare: Politano garantisce maggiore copertura, mentre Neres è uno che può spaccare le partite, e se dovesse entrare a gara in corso, ha dimostrato di poter essere devastante e determinante. Però ho notato che Conte non ama i 5 cambi: il tecnico non ama la nuova regola e non la applica spesso. Sfruttare tutte le 5 sostituzioni è diventata quasi una legge non scritta. Mentre Conte, che non ama molto cambiare, tende a far giocare sempre gli stessi. Io metterei sempre il tridente più forte che c’è, perché vorrei vincere sempre vedendo anche tanti gol. Ma fare il tifoso è differente dall’essere il tecnico".
"Roma e Milano, le due capitali, una politica e l’altra economica, hanno evidenziato grosse difficoltà. Il calcio è diventato troppo frenetico, visto che si è cambiato allenatore dopo sole 4 giornate? Questo si aggancia alle recenti dichiarazioni di Ancelotti: i giocatori giocano troppo e si fanno male con maggiore facilità. La Roma e il Milan hanno dimostrato di avere gestioni complicate a livello aziendale più che a livello sportivo. Giocatori e allenatori vanno subito nell’occhio del ciclone perché queste sono piazze caldissime. L’allenatore è il primo capro espiatorio quando le cose non vanno bene. Da non sottovalutare che anche a causa delle proprietà straniere, queste società non hanno intesa e non hanno un buon rapporto con la piazza".