Calcio
IL PENSIERO - Platini: "Prima di noi la Francia non aveva vinto nulla, da allora è cambiato tutto"
09.10.2025 22:02 di Napoli Magazine
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Michel Platini, ex attaccante, è intervenuto all'evento “Il Festival dello Sport“ a Trento: “Cosa mi piace dell’Italia? Mi sono piaciuti i gol che ho fatto (ride, ndr). L’anno scorso sono andato sulla cosa amalfitana. Quest’anno ho fatto Trento, Verona e voglio scoprire il Paese dei miei antenati. Conosci poco quando vai a Verona a giocare a pallone. Voglio scoprire questo Paese bellissimo. Domani mi fermo a Padova e poi vado a Venezia 2/3 giorni. È stata una vita un po’ bizzarra, speciale. Quando ho chiuso con la Juve, ho detto ad Agnelli ‘Sono stanco, non ne posso più’ e non ho firmato un nuovo contratto. Alle Juve sono costato poco perché ero svincolato. Ha dato più la Juve a me che io alla Juve. Sono stufo dei giocatori che dicono vogliono entrare nella storia. Tu vai e giochi per una società, per i tifosi. Dovevo andare all’Inter? È vero che avevo firmato con l’Inter 2 anni prima, ma gli stranieri non potevano venire e sono andato al Saint-Étienne e ho giocato lì. Qualche anno dopo ho chiamato l’Inter e ho detto che mi voleva la Juve, ma mi hanno detto che avevano già due stranieri. La maglia più bella che ho indossato? Quella dove c’è il pallone. Ti diverti, fai gol, trovi un paese meraviglioso come l’Italia. Una persona speciale che ho incontrato? Sono troppe persone. Direi l’allenatore del Nancy, aveva un cuore e una passione per il gioco ed è stato quello che mi ha permesso di essere uomo sul campo. Poi direi il direttore generale della coppa del Mondo, mi ha aiutato a passare dal campo agli uffici. La più importante è stata però mio papà A 32 anni ho detto basta. Ho vissuto un anno difficile perché ho avuto un infortunio. Ho preso delle pastiglie per un anno per camminare normalmente perché zoppicavo. È stato un momentaccio mentalmente. Ho deciso di non continuare. E dopo cominciavo a segnare meno gol… non è bella la vita se non fai gol. Siamo stati i primi a portare un trofeo e nella storia della Francia è stata una cosa importante. Prima non si vinceva niente. Da quella partita la Francia è cambiata".

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IL PENSIERO - Platini: "Prima di noi la Francia non aveva vinto nulla, da allora è cambiato tutto"

di Napoli Magazine

09/10/2025 - 22:02

Michel Platini, ex attaccante, è intervenuto all'evento “Il Festival dello Sport“ a Trento: “Cosa mi piace dell’Italia? Mi sono piaciuti i gol che ho fatto (ride, ndr). L’anno scorso sono andato sulla cosa amalfitana. Quest’anno ho fatto Trento, Verona e voglio scoprire il Paese dei miei antenati. Conosci poco quando vai a Verona a giocare a pallone. Voglio scoprire questo Paese bellissimo. Domani mi fermo a Padova e poi vado a Venezia 2/3 giorni. È stata una vita un po’ bizzarra, speciale. Quando ho chiuso con la Juve, ho detto ad Agnelli ‘Sono stanco, non ne posso più’ e non ho firmato un nuovo contratto. Alle Juve sono costato poco perché ero svincolato. Ha dato più la Juve a me che io alla Juve. Sono stufo dei giocatori che dicono vogliono entrare nella storia. Tu vai e giochi per una società, per i tifosi. Dovevo andare all’Inter? È vero che avevo firmato con l’Inter 2 anni prima, ma gli stranieri non potevano venire e sono andato al Saint-Étienne e ho giocato lì. Qualche anno dopo ho chiamato l’Inter e ho detto che mi voleva la Juve, ma mi hanno detto che avevano già due stranieri. La maglia più bella che ho indossato? Quella dove c’è il pallone. Ti diverti, fai gol, trovi un paese meraviglioso come l’Italia. Una persona speciale che ho incontrato? Sono troppe persone. Direi l’allenatore del Nancy, aveva un cuore e una passione per il gioco ed è stato quello che mi ha permesso di essere uomo sul campo. Poi direi il direttore generale della coppa del Mondo, mi ha aiutato a passare dal campo agli uffici. La più importante è stata però mio papà A 32 anni ho detto basta. Ho vissuto un anno difficile perché ho avuto un infortunio. Ho preso delle pastiglie per un anno per camminare normalmente perché zoppicavo. È stato un momentaccio mentalmente. Ho deciso di non continuare. E dopo cominciavo a segnare meno gol… non è bella la vita se non fai gol. Siamo stati i primi a portare un trofeo e nella storia della Francia è stata una cosa importante. Prima non si vinceva niente. Da quella partita la Francia è cambiata".