Calcio
IL RICORDO - Carratelli: alcuni aneddoti su Jeppson
23.02.2013 13:50 di Napoli Magazine Fonte: Mimmo Carratelli per il Roma


Hans Jeppson, 'Hasse' per tutti, un principe del nord, biondo e con gli occhi azzurri, un metro e ottanta, fisico poderoso, centravanti di quelli antichi che in gol si catapultavano con forza e ardimento, era figlio di un panettiere di Kungsbacka, sulla costa meridionale della Svezia, a 40 chilometri da Goteborg. Più che un centravanti, era una polisportiva. Era bravo a tennis, avversario persino del celebre cecoslovacco Drobny, giocava a golf, andava a vela da timoniere e, in alto, saltava 1,83. Venne a Napoli nel 1952. Fu Mister 105 milioni, la cifra che costò, equivalente al prezzo di novanta automobili di buona cilindrata di quell'epoca. Era stato un grande protagonista ai Mondiali 1950 in Brasile eliminando l'Italia con due gol segnati a Sentimenti IV. In Svezia, era un giocatore dilettante e anche sottotenente dell'esercito. Dopo il liceo e un corso di economia e commercio se ne andò in Inghilterra per impratichirsi in una delle quattro, cinque lingue che ne fecero un poliglotta. Per mantenersi prestò la sua opera di calciatore dilettante al Charlton. Al ritorno in Svezia, giocò nel Djurgarden di Stoccolma facendo anche il rappresentante di macchine calcolatrici. Lo portò in Italia l'Atalanta pagandolo 50mila dollari (gli svedesi non accettavano le lire). Giunto in Italia, ebbe un desiderio. Vivere al sole. Non ce n'era molto a Bergamo. Un giorno vide il sole e il mare a Napoli. Era di passaggio con la squadra bergamasca diretta a Palermo. La squadra fece tappa a Napoli per imbarcarsi sul piroscafo per la Sicilia al Molo San Vincenzo. Quando venne nel Napoli, raccontò: 'Era la prima volta che vedevo Napoli e rimasi incantato. Aveva quell'odore di mare che mi riportava all'infanzia quando stavo sugli scogli di Kungsbacka'. Lauro, presidente del Napoli, pagò 75 milioni all'Atalanta e 30 di ingaggio allo svedese per tre anni. Jeppson volle che fossero versati sul suo conto svizzero. Quando, al Vomero, ruzzolò per terra per la spinta di un avversario, un tifoso urlò: 'E' caduto 'o Banco 'e Napule'. Definizione non originale perché era già stata usata per il mediano Emilio Colombari giunto a Napoli dal Torino per la 'mostruosa' cifra di 250mila lire nel 1930. Hasse si sistemò in un appartamento di Viale Elena. Aveva 27 anni. Una delle prime cose che fece fu quella di iscriversi al Tennis Club Napoli, in Villa. Il Napoli era da poco risalito dalla serie B. La fortuna di Jeppson fu che, al suo arrivo, il Napoli acquistò due ali, Giancarlo Vitali dalla Fiorentina e Bruno Pesaola dal Novara, che furono le sue rampe di lancio. Sui cross delle ali, Hasse andava in gol con la potenza del suo fisico dirompente e il calcio fortissimo. Deluso dai risultati del Napoli, Lauro accusò l'allenatore Monzeglio rinfacciandogli di avere voluto 'chillo sfaticate 'e centravanti svedese'. Era un calcio tosto, tostissimo era Jeppson. Trascinò il Napoli alla vittoria contro la Juve al Vomero (3-2). Il Napoli finì col conquistare uno splendido quarto posto con 14 reti dello svedese. L'anno dopo Jeppson fece 20 gol. Contro l'Atalanta (6-3) ne fece quattro. Dopo due splendide stagioni, il 'carrarmato' svedese cominciò a cigolare riducendosi alla miseria di 10 gol nel campionato 1954-55 saltando dieci partite per infortuni. Lauro distribuiva multe in continuazione ai giocatori, il doppio a Jeppson. Del cattivo andamento del Napoli Monzeglio finì con l'addossare la colpa allo svedese perché venne a galla, dai campi del Tennis Napoli, la storia sentimentale di Hasse con la tennista Silvana Lazzarino, una brunetta di belle gambe. Disturbato dagli 'inciuci' napoletani, Jeppson chiese di essere ceduto. Lauro gli propose una delle due squadre romane, ma Hans rifiutò e rimase un'altra stagione nel Napoli (1955-56). Arrivò Vinicio e si sognò la 'coppia atomica' con lo svedese e il brasiliano. Avrebbe dovuto spaccare il mondo. Spaccò solo la Pro Patria (8-1) con tre gol di Luis e due di Hans. Ma il tandem, per la difficoltà di intesa fra i due campioni, fallì. Jeppson, giunto ai trenta anni, fiutò il momento di andare via. Aveva contatti con l'Inter. Proprio di ritorno da Roma, dopo un appuntamento con i dirigenti interisti, la sua Alfa 1900 investendo un cane sbandò sulla 'fettuccia' di Terracina finendo contro un albero: l'autista morì, Hasse si ferì gravemente. Mancavano otto giornate all'inizio del campionato. Il sole di Napoli non scaldava più Jeppson che fece appena 8 gol in 23 partite. La stagione azzurra dello svedese si concluse dopo quattro campionati, 112 partite e 52 gol. Giocò l'ultima gara al Vomero contro la Sampdoria (3-1) l'8 aprile 1956 e l'ultima in azzurro a Padova (1-1) il 3 giugno. Fu ceduto al Torino a 32 anni, l'età che Jeppson aveva fissato come tempo ultimo della sua attività di calciatore. Dopo 7 gol con la maglia granata, si ritirò dai campi di gioco. Girò poi il mondo per il suo lavoro di rappresentante dell'Atlas Copco, una industria di perforatrici e compressori di Stoccolma. A Napoli aveva sposato Emma Di Martino, di nota famiglia benestante. Si sposarono al Faito nel 1957. Emma aveva 21 anni. Hasse la portò in giro per il mondo per i suoi affari fino a che si sistemarono a Roma, a Castel di Guido, fuori città in una strada senza nome prossima alla Cassia, vicino al campo di golf dell'Olgiata. La prima volta che Jeppson andò a casa Di Martino si fece molto tardi e la madre di Emma, collezionista di orologi a muro, li caricò tutti e li fece suonare. Era mezzanotte. Jepsson esclamò: 'E' molto bello'. 'Non è bello ' disse la signora. ' E' mezzanotte ed è tempo che lei se ne vada'.


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IL RICORDO - Carratelli: alcuni aneddoti su Jeppson

di Napoli Magazine

23/02/2013 - 13:50


Hans Jeppson, 'Hasse' per tutti, un principe del nord, biondo e con gli occhi azzurri, un metro e ottanta, fisico poderoso, centravanti di quelli antichi che in gol si catapultavano con forza e ardimento, era figlio di un panettiere di Kungsbacka, sulla costa meridionale della Svezia, a 40 chilometri da Goteborg. Più che un centravanti, era una polisportiva. Era bravo a tennis, avversario persino del celebre cecoslovacco Drobny, giocava a golf, andava a vela da timoniere e, in alto, saltava 1,83. Venne a Napoli nel 1952. Fu Mister 105 milioni, la cifra che costò, equivalente al prezzo di novanta automobili di buona cilindrata di quell'epoca. Era stato un grande protagonista ai Mondiali 1950 in Brasile eliminando l'Italia con due gol segnati a Sentimenti IV. In Svezia, era un giocatore dilettante e anche sottotenente dell'esercito. Dopo il liceo e un corso di economia e commercio se ne andò in Inghilterra per impratichirsi in una delle quattro, cinque lingue che ne fecero un poliglotta. Per mantenersi prestò la sua opera di calciatore dilettante al Charlton. Al ritorno in Svezia, giocò nel Djurgarden di Stoccolma facendo anche il rappresentante di macchine calcolatrici. Lo portò in Italia l'Atalanta pagandolo 50mila dollari (gli svedesi non accettavano le lire). Giunto in Italia, ebbe un desiderio. Vivere al sole. Non ce n'era molto a Bergamo. Un giorno vide il sole e il mare a Napoli. Era di passaggio con la squadra bergamasca diretta a Palermo. La squadra fece tappa a Napoli per imbarcarsi sul piroscafo per la Sicilia al Molo San Vincenzo. Quando venne nel Napoli, raccontò: 'Era la prima volta che vedevo Napoli e rimasi incantato. Aveva quell'odore di mare che mi riportava all'infanzia quando stavo sugli scogli di Kungsbacka'. Lauro, presidente del Napoli, pagò 75 milioni all'Atalanta e 30 di ingaggio allo svedese per tre anni. Jeppson volle che fossero versati sul suo conto svizzero. Quando, al Vomero, ruzzolò per terra per la spinta di un avversario, un tifoso urlò: 'E' caduto 'o Banco 'e Napule'. Definizione non originale perché era già stata usata per il mediano Emilio Colombari giunto a Napoli dal Torino per la 'mostruosa' cifra di 250mila lire nel 1930. Hasse si sistemò in un appartamento di Viale Elena. Aveva 27 anni. Una delle prime cose che fece fu quella di iscriversi al Tennis Club Napoli, in Villa. Il Napoli era da poco risalito dalla serie B. La fortuna di Jeppson fu che, al suo arrivo, il Napoli acquistò due ali, Giancarlo Vitali dalla Fiorentina e Bruno Pesaola dal Novara, che furono le sue rampe di lancio. Sui cross delle ali, Hasse andava in gol con la potenza del suo fisico dirompente e il calcio fortissimo. Deluso dai risultati del Napoli, Lauro accusò l'allenatore Monzeglio rinfacciandogli di avere voluto 'chillo sfaticate 'e centravanti svedese'. Era un calcio tosto, tostissimo era Jeppson. Trascinò il Napoli alla vittoria contro la Juve al Vomero (3-2). Il Napoli finì col conquistare uno splendido quarto posto con 14 reti dello svedese. L'anno dopo Jeppson fece 20 gol. Contro l'Atalanta (6-3) ne fece quattro. Dopo due splendide stagioni, il 'carrarmato' svedese cominciò a cigolare riducendosi alla miseria di 10 gol nel campionato 1954-55 saltando dieci partite per infortuni. Lauro distribuiva multe in continuazione ai giocatori, il doppio a Jeppson. Del cattivo andamento del Napoli Monzeglio finì con l'addossare la colpa allo svedese perché venne a galla, dai campi del Tennis Napoli, la storia sentimentale di Hasse con la tennista Silvana Lazzarino, una brunetta di belle gambe. Disturbato dagli 'inciuci' napoletani, Jeppson chiese di essere ceduto. Lauro gli propose una delle due squadre romane, ma Hans rifiutò e rimase un'altra stagione nel Napoli (1955-56). Arrivò Vinicio e si sognò la 'coppia atomica' con lo svedese e il brasiliano. Avrebbe dovuto spaccare il mondo. Spaccò solo la Pro Patria (8-1) con tre gol di Luis e due di Hans. Ma il tandem, per la difficoltà di intesa fra i due campioni, fallì. Jeppson, giunto ai trenta anni, fiutò il momento di andare via. Aveva contatti con l'Inter. Proprio di ritorno da Roma, dopo un appuntamento con i dirigenti interisti, la sua Alfa 1900 investendo un cane sbandò sulla 'fettuccia' di Terracina finendo contro un albero: l'autista morì, Hasse si ferì gravemente. Mancavano otto giornate all'inizio del campionato. Il sole di Napoli non scaldava più Jeppson che fece appena 8 gol in 23 partite. La stagione azzurra dello svedese si concluse dopo quattro campionati, 112 partite e 52 gol. Giocò l'ultima gara al Vomero contro la Sampdoria (3-1) l'8 aprile 1956 e l'ultima in azzurro a Padova (1-1) il 3 giugno. Fu ceduto al Torino a 32 anni, l'età che Jeppson aveva fissato come tempo ultimo della sua attività di calciatore. Dopo 7 gol con la maglia granata, si ritirò dai campi di gioco. Girò poi il mondo per il suo lavoro di rappresentante dell'Atlas Copco, una industria di perforatrici e compressori di Stoccolma. A Napoli aveva sposato Emma Di Martino, di nota famiglia benestante. Si sposarono al Faito nel 1957. Emma aveva 21 anni. Hasse la portò in giro per il mondo per i suoi affari fino a che si sistemarono a Roma, a Castel di Guido, fuori città in una strada senza nome prossima alla Cassia, vicino al campo di golf dell'Olgiata. La prima volta che Jeppson andò a casa Di Martino si fece molto tardi e la madre di Emma, collezionista di orologi a muro, li caricò tutti e li fece suonare. Era mezzanotte. Jepsson esclamò: 'E' molto bello'. 'Non è bello ' disse la signora. ' E' mezzanotte ed è tempo che lei se ne vada'.


Fonte: Mimmo Carratelli per il Roma