Calcio
L'EX FISCHIETTO - De Marco: "Sarebbe importante che gli arbitri potessero parlare a fine gara, non ci sono permalosi"
25.05.2020 17:19 di Napoli Magazine

Andrea De Marco, arbitro di Serie A fino al 2014 e internazionale dal 2007, è stato il quinto ospite di #SportLabLive, il format web di sport-lab.it. Con l’ex fischietto di Chiavari si è discusso della ripresa del calcio dal punto di vista arbitrale, con le nuove regole da applicare e le “vecchie” da perfezionare.

 

Rizzoli, negli ultimi giorni, ha dichiarato che esistono “alcuni arbitri permalosi: più protesti e più si chiudono”: il designatore ha detto la verità?

 

Non credo che ci siano arbitri permalosi. Si parla di arbitri solo in caso di episodi negativi o di errori, senza conoscere a fondo questa categoria. Secondo me sarebbe importante che i direttori di gara possano parlare a fine partita, in modo tale da far sì che l’arbitro non sia una figura ricordata solo per gli episodi negativi, ma che venga conosciuta in toto come accade per i calciatori.

 

Ci può spiegare meglio questa sua proposta?

 

Si parla da molti anni della possibilità che gli arbitri si presentino in conferenza stampa a fine partita. Secondo me sarebbe una buona soluzione, ma da adottare sempre e non solo in caso di decisioni discutibili; sarebbe utile per conoscere l’uomo-arbitro e non solo l’arbitro come figura a sé stante. Oltre a questo, credo sia necessaria l’introduzione di un ufficio stampa dell’AIA che spieghi quali sono le linee del settore tecnico, cioè analizzando i vari episodi accaduti durante le partite, mettendo fine – anche un paio di giorni dopo i match – alle polemiche post gara. Noi moviolisti possiamo dare la nostra opinione, ma non siamo l’AIA.

 


Lo stesso Rizzoli, in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ha parlato delle nuove regole post emergenza da coronavirus. Lei è d’accordo con le nuove norme?

 

Quando riprenderanno i campionati ci sarà molta attenzione sul punto della distanza; i calciatori non si potranno avvicinare all’arbitro più di un metro e mezzo ed è giusto che sia così. La salute, al di là delle proteste, deve venire prima di tutto, anche delle decisioni corrette o sbagliate che siano.

 

In questi tre mesi di pandemia in che modo è stata presa in considerazione la figura dell’arbitro?

 

Gli arbitri in questo periodo si sono allenati, ovviamente a casa, oltre a sottoporsi ai vari controlli. Sicuramente in vista di un’eventuale ripartenza i direttori di gara saranno ancor più impegnati non solo da un punto di vista fisico, ma soprattutto nel rivedere partite ed episodi dal punto di vista tecnico.

 

Lei è a favore della ripresa del campionato di calcio?

 

Io credo che il calcio, come tutta l’economia italiana, debba riprendere. Vedere e giocare le partite a porte chiuse fa stringere il cuore, perché il calcio è passione, è l’amore dei tifosi e tutto questo mancherà. Certamente, sarà più difficile sia per gli arbitri che per i calciatori…

 

Come giudica l’operato del VAR fino a questo momento?

 

Il VAR è ancora in fase sperimentale, sono passati pochi anni dalla sua introduzione e si cerca sempre di portare dei miglioramenti. É chiaro che fin quando ci saranno gli episodi interpretabili dall’arbitro si darà sempre adito a polemiche. Sono stati, comunque, fatti passi in avanti enormi, a cominciare dall’aiuto della tecnologia su fuorigioco e goal-non-goal che hanno praticamente azzerato il margine d’errore. Secondo me sarebbe fondamentale uniformare il giudizio sui vari casi, come in quello sui falli di mano.

 

Qual è la sua posizione a riguardo dei casi di falli di mano?

 

Sui falli di mano la volontarietà o involontarietà non conta solo in caso di segnatura di una rete. Sui calci di rigore ci sono sempre i parametri di ampiezza del braccio e del movimento, con l’IFAB che ha stabilito che un tocco dall’ascella in giù è da considerarsi tocco con il braccio. Faccio un esempio: il goal di Ibrahimovic in Fiorentina-Milan dall’anno prossimo sarà considerato valido perché non c’è stata nell’immediatezza la segnatura di una rete. Nell’involontarietà credo sia giusto che conti l’immediatezza di un eventuale goal; in caso di volontarietà, ovviamente, il discorso sarebbe diverso.

 

Crede ci siano margini per allargare l’uso del VAR?

 

Più che allargare l’uso del VAR credo che sia necessario utilizzare più uniformità. Ci sono 20 arbitri, 20 teste diverse, 20 modi di arbitrare in modo diverso. Ciò che dà fastidio ai calciatori non è tanto l’errore sulle decisioni arbitrali, ma la mancanza di uniformità di giudizio nella stessa partita: se c’è disparità nel trattamento delle due squadre i calciatori non lo accettano.

 

Si parla spesso di sudditanza psicologica da parte degli arbitri sopratutto nei confronti dei grandi campioni…

 

Gli arbitri non possono tollerare comportamenti sopra le righe. É chiaro che può sembrare che si abbia un occhio di riguardo per i calciatori più forti di una squadra, ma ciò è vero solo perché sono gli stessi che subiscono un maggior numero di falli e quindi vanno tutelati.

 

Come è strutturata la preparazione tecnica di un arbitro?

 

Di solito gli arbitri non dirigono partitelle durante la settimana, anche se ciò era stato proposto qualche tempo fa. Ci si allena guardando i filmati delle varie partite, sia delle proprie che delle squadre che si andranno ad arbitrare; è molto utile, ad esempio, conoscere il loro modo di giocare, in modo da poter interpretare la meglio le varie situazioni.

 

 

Gli arbitri vengono ricordati spesso per decisioni negative. Lei come ha vissuto questa sfida?

 

Sicuramente gli arbitri vengono ricordati spesso per gli errori commessi. L’arbitro Ceccarini, per esempio, verrà ricordato solo per il contatto Iuliano-Ronaldo e non per la sua brillante carriera precedente. La capacità dell’arbitro sta nel rialzarsi dopo questi errori lasciandoseli alle spalle e in questo l’esperienza aiuta.

 

Quali sono, secondo lei, gli arbitri che possano raccogliere in futuro il testimone di Rocchi e Orsato?

 

Quando c’era Collina si cercava un erede e poi abbiamo avuto Rizzoli, che ha diretto tutte le partite più importanti del panorama calcistico mondiale. Dopo il bolognese c’è stato Rocchi, arbitro di grande livello internazionale. Per il futuro c’è Massa, il quale ci rappresenterà ai Mondiali in Qatar nel 2022 e che ha già fatto l’esordio in Champions League; mi piace molto anche Mariani di Aprilia. La scuola italiana resta sempre una delle migliori, c’è un ricambio generazione notevole.

 

Qual è la sua opinione sul fallo di Benatia in Real Madrid-Juventus di Champions League di due anni fa?

 

Su quell’episodio si è discusso tanto. Anche se ci fosse stata la tecnologia non credo che Oliver sarebbe stato richiamato per rivedere la sua decisione; è stato un intervento scomposto e ci si può richiamare solo all’interpretazione arbitrale. La tecnologia non sarebbe intervenuta.

 

Gasperini, tecnico dell’Atalanta, ha rivelato che il Papu Gomez, per liberarsi dalla marcatura, segue l’arbitro che è sempre posizionato benissimo: che pensa di questo “trucchetto”?

 

Avendolo svelato in futuro Gomez si troverà in difficoltà… (ride, ndr) L’arbitro è sempre posizionato in diagonale nelle vicinanze del pallone, quindi quella dell’argentino dell’Atalanta mi sembra una tattica molto interessante.

 

Se potesse tornare indietro nel tempo quale partita sceglierebbe di arbitrare?

 

Il sogno di ogni arbitro è quello di arbitrare le finali dei Mondiali, di Champions League o degli Europei. Sicuramente avrei voluto poter ri-arbitrare alcune partite con l’esperienza che ho adesso.

 

Di quale calciatore vorrebbe arbitrare una partita?

 

Non c’è un calciatore che vorrei arbitrare, ma mi sarebbe piaciuto poter dirigere una gara in Argentina. L’anno scorso sono andato al “Bernabeu” a vedere Boca-River, è un calcio diverso dal nostro, con un clima differente.

 

De Marco e le curiosità della sua carriera

 

Quale giocatore l’ha impressionato di più in Italia e in Europa nella sua carriera?

 

Ho visto tanti campioni: da Cristiano Ronaldo a Messi, ma chi mi ha impressionato più di tutti è stato Roberto Baggio. Nonostante gli infortuni che ha subito, il suo stile, il suo talento, i suoi movimenti e la sua umanità mi sono veramente rimasti impressi.

 

Lei, comunque, ha arbitrato una partita che è, di fatto, entrata nella storia: che ricordi ha del match d’inaugurazione dell’ex Juventus Stadium?

 

Era difficile prevedere che una squadra potesse vincere una serie di scudetti come ha fatto la Juventus negli ultimi anni. Vorrei che in Italia tutti i club potessero avere uno stadio come quello dei bianconeri.

 

Qual è stato per lei l’evento o il personaggio sportivo che hanno in qualche modo cambiato o scritto la storia degli uomini?

 

Difficile dirlo… Se dovessi sceglierne uno direi Kobe Bryant, per la sua storia in generale e per tutto ciò che il suo talento ha regalato al basket e allo sport.

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di Napoli Magazine

25/05/2024 - 17:19

Andrea De Marco, arbitro di Serie A fino al 2014 e internazionale dal 2007, è stato il quinto ospite di #SportLabLive, il format web di sport-lab.it. Con l’ex fischietto di Chiavari si è discusso della ripresa del calcio dal punto di vista arbitrale, con le nuove regole da applicare e le “vecchie” da perfezionare.

 

Rizzoli, negli ultimi giorni, ha dichiarato che esistono “alcuni arbitri permalosi: più protesti e più si chiudono”: il designatore ha detto la verità?

 

Non credo che ci siano arbitri permalosi. Si parla di arbitri solo in caso di episodi negativi o di errori, senza conoscere a fondo questa categoria. Secondo me sarebbe importante che i direttori di gara possano parlare a fine partita, in modo tale da far sì che l’arbitro non sia una figura ricordata solo per gli episodi negativi, ma che venga conosciuta in toto come accade per i calciatori.

 

Ci può spiegare meglio questa sua proposta?

 

Si parla da molti anni della possibilità che gli arbitri si presentino in conferenza stampa a fine partita. Secondo me sarebbe una buona soluzione, ma da adottare sempre e non solo in caso di decisioni discutibili; sarebbe utile per conoscere l’uomo-arbitro e non solo l’arbitro come figura a sé stante. Oltre a questo, credo sia necessaria l’introduzione di un ufficio stampa dell’AIA che spieghi quali sono le linee del settore tecnico, cioè analizzando i vari episodi accaduti durante le partite, mettendo fine – anche un paio di giorni dopo i match – alle polemiche post gara. Noi moviolisti possiamo dare la nostra opinione, ma non siamo l’AIA.

 


Lo stesso Rizzoli, in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ha parlato delle nuove regole post emergenza da coronavirus. Lei è d’accordo con le nuove norme?

 

Quando riprenderanno i campionati ci sarà molta attenzione sul punto della distanza; i calciatori non si potranno avvicinare all’arbitro più di un metro e mezzo ed è giusto che sia così. La salute, al di là delle proteste, deve venire prima di tutto, anche delle decisioni corrette o sbagliate che siano.

 

In questi tre mesi di pandemia in che modo è stata presa in considerazione la figura dell’arbitro?

 

Gli arbitri in questo periodo si sono allenati, ovviamente a casa, oltre a sottoporsi ai vari controlli. Sicuramente in vista di un’eventuale ripartenza i direttori di gara saranno ancor più impegnati non solo da un punto di vista fisico, ma soprattutto nel rivedere partite ed episodi dal punto di vista tecnico.

 

Lei è a favore della ripresa del campionato di calcio?

 

Io credo che il calcio, come tutta l’economia italiana, debba riprendere. Vedere e giocare le partite a porte chiuse fa stringere il cuore, perché il calcio è passione, è l’amore dei tifosi e tutto questo mancherà. Certamente, sarà più difficile sia per gli arbitri che per i calciatori…

 

Come giudica l’operato del VAR fino a questo momento?

 

Il VAR è ancora in fase sperimentale, sono passati pochi anni dalla sua introduzione e si cerca sempre di portare dei miglioramenti. É chiaro che fin quando ci saranno gli episodi interpretabili dall’arbitro si darà sempre adito a polemiche. Sono stati, comunque, fatti passi in avanti enormi, a cominciare dall’aiuto della tecnologia su fuorigioco e goal-non-goal che hanno praticamente azzerato il margine d’errore. Secondo me sarebbe fondamentale uniformare il giudizio sui vari casi, come in quello sui falli di mano.

 

Qual è la sua posizione a riguardo dei casi di falli di mano?

 

Sui falli di mano la volontarietà o involontarietà non conta solo in caso di segnatura di una rete. Sui calci di rigore ci sono sempre i parametri di ampiezza del braccio e del movimento, con l’IFAB che ha stabilito che un tocco dall’ascella in giù è da considerarsi tocco con il braccio. Faccio un esempio: il goal di Ibrahimovic in Fiorentina-Milan dall’anno prossimo sarà considerato valido perché non c’è stata nell’immediatezza la segnatura di una rete. Nell’involontarietà credo sia giusto che conti l’immediatezza di un eventuale goal; in caso di volontarietà, ovviamente, il discorso sarebbe diverso.

 

Crede ci siano margini per allargare l’uso del VAR?

 

Più che allargare l’uso del VAR credo che sia necessario utilizzare più uniformità. Ci sono 20 arbitri, 20 teste diverse, 20 modi di arbitrare in modo diverso. Ciò che dà fastidio ai calciatori non è tanto l’errore sulle decisioni arbitrali, ma la mancanza di uniformità di giudizio nella stessa partita: se c’è disparità nel trattamento delle due squadre i calciatori non lo accettano.

 

Si parla spesso di sudditanza psicologica da parte degli arbitri sopratutto nei confronti dei grandi campioni…

 

Gli arbitri non possono tollerare comportamenti sopra le righe. É chiaro che può sembrare che si abbia un occhio di riguardo per i calciatori più forti di una squadra, ma ciò è vero solo perché sono gli stessi che subiscono un maggior numero di falli e quindi vanno tutelati.

 

Come è strutturata la preparazione tecnica di un arbitro?

 

Di solito gli arbitri non dirigono partitelle durante la settimana, anche se ciò era stato proposto qualche tempo fa. Ci si allena guardando i filmati delle varie partite, sia delle proprie che delle squadre che si andranno ad arbitrare; è molto utile, ad esempio, conoscere il loro modo di giocare, in modo da poter interpretare la meglio le varie situazioni.

 

 

Gli arbitri vengono ricordati spesso per decisioni negative. Lei come ha vissuto questa sfida?

 

Sicuramente gli arbitri vengono ricordati spesso per gli errori commessi. L’arbitro Ceccarini, per esempio, verrà ricordato solo per il contatto Iuliano-Ronaldo e non per la sua brillante carriera precedente. La capacità dell’arbitro sta nel rialzarsi dopo questi errori lasciandoseli alle spalle e in questo l’esperienza aiuta.

 

Quali sono, secondo lei, gli arbitri che possano raccogliere in futuro il testimone di Rocchi e Orsato?

 

Quando c’era Collina si cercava un erede e poi abbiamo avuto Rizzoli, che ha diretto tutte le partite più importanti del panorama calcistico mondiale. Dopo il bolognese c’è stato Rocchi, arbitro di grande livello internazionale. Per il futuro c’è Massa, il quale ci rappresenterà ai Mondiali in Qatar nel 2022 e che ha già fatto l’esordio in Champions League; mi piace molto anche Mariani di Aprilia. La scuola italiana resta sempre una delle migliori, c’è un ricambio generazione notevole.

 

Qual è la sua opinione sul fallo di Benatia in Real Madrid-Juventus di Champions League di due anni fa?

 

Su quell’episodio si è discusso tanto. Anche se ci fosse stata la tecnologia non credo che Oliver sarebbe stato richiamato per rivedere la sua decisione; è stato un intervento scomposto e ci si può richiamare solo all’interpretazione arbitrale. La tecnologia non sarebbe intervenuta.

 

Gasperini, tecnico dell’Atalanta, ha rivelato che il Papu Gomez, per liberarsi dalla marcatura, segue l’arbitro che è sempre posizionato benissimo: che pensa di questo “trucchetto”?

 

Avendolo svelato in futuro Gomez si troverà in difficoltà… (ride, ndr) L’arbitro è sempre posizionato in diagonale nelle vicinanze del pallone, quindi quella dell’argentino dell’Atalanta mi sembra una tattica molto interessante.

 

Se potesse tornare indietro nel tempo quale partita sceglierebbe di arbitrare?

 

Il sogno di ogni arbitro è quello di arbitrare le finali dei Mondiali, di Champions League o degli Europei. Sicuramente avrei voluto poter ri-arbitrare alcune partite con l’esperienza che ho adesso.

 

Di quale calciatore vorrebbe arbitrare una partita?

 

Non c’è un calciatore che vorrei arbitrare, ma mi sarebbe piaciuto poter dirigere una gara in Argentina. L’anno scorso sono andato al “Bernabeu” a vedere Boca-River, è un calcio diverso dal nostro, con un clima differente.

 

De Marco e le curiosità della sua carriera

 

Quale giocatore l’ha impressionato di più in Italia e in Europa nella sua carriera?

 

Ho visto tanti campioni: da Cristiano Ronaldo a Messi, ma chi mi ha impressionato più di tutti è stato Roberto Baggio. Nonostante gli infortuni che ha subito, il suo stile, il suo talento, i suoi movimenti e la sua umanità mi sono veramente rimasti impressi.

 

Lei, comunque, ha arbitrato una partita che è, di fatto, entrata nella storia: che ricordi ha del match d’inaugurazione dell’ex Juventus Stadium?

 

Era difficile prevedere che una squadra potesse vincere una serie di scudetti come ha fatto la Juventus negli ultimi anni. Vorrei che in Italia tutti i club potessero avere uno stadio come quello dei bianconeri.

 

Qual è stato per lei l’evento o il personaggio sportivo che hanno in qualche modo cambiato o scritto la storia degli uomini?

 

Difficile dirlo… Se dovessi sceglierne uno direi Kobe Bryant, per la sua storia in generale e per tutto ciò che il suo talento ha regalato al basket e allo sport.