Calcio
L'EX - Strinic: "Napoli è come Spalato, mi sentivo a casa, con Benitez sei mesi positivi, Sarri fa giocare sempre gli stessi, Gattuso è un ottimo allenatore, Higuain? Al suo posto non sarei mai andato dal Napoli alla Juventus"
13.03.2021 13:28 di Napoli Magazine

"Napoli è come Spalato, mi sentivo a casa". Ivan Strinic, quattro anni dopo la sua partenza, non dimentica le emozioni vissute in Campania. Papà di tre figli (Marta, Pietro e la piccola Maria, nata appena quattro mesi fa), l'Italia occupa un posto speciale nel suo cuore. "Siamo vicini geograficamente, sono cresciuto guardando la Serie A". Una stagione al Milan, passando per la Sampdoria e tanta sfortuna. Dal 2019 è svincolato. "A causa del Coronavirus, è ancora più dura trovare squadra". Del suo passato, del presente e del futuro, il terzino croato ha parlato in esclusiva ai taccuini di AreaNapoli.it. Inevitabile un commento sul big match di domenica a San Siro tra le sue due ex squadre: "Speriamo la spunti il Napoli".

 

Innanzitutto, come stai?

 

"Bene, grazie. Per fortuna. Mi godo la famiglia. Non giocavo da tanto tempo e ci si è messa di mezzo pure la pandemia... Ho avuto diversi problemi. E' sempre difficilissimo trovare una nuova squadra. Se spero di trovarla in Italia? Vediamo, dai. Non lo so ancora. Non penso a questo, per il momento. Voglio solo tornare ad allenarmi per poi riprendere a giocare".

 

Cosa ti viene in mente, se dico 'Napoli'?

 

"E' passato tanto tempo... Arrivai dal Dnipro e non mi conosceva nessuno, perché venivo dall'Ucraina e lì da voi, in Italia, non seguite certi campionati. Rafa Benitez mi ha seguito e mi ha preso. Giunto a Napoli, mi ha schierato subito. Con lui, ho giocato. La mia prima stagione, ricordo, iniziò piuttosto bene. Sei mesi positivi, quelli vissuti con Benitez".

 

Con Sarri, invece...

 

"...E' cambiato tutto. Ho avuto un problema muscolare e sono stato fuori due-tre mesi. Con Sarri non è semplice: usa sempre gli stessi. Difficile entrare nei suoi meccanismi. Ho avuto qualche occasione quando Faouzi Ghoulam è andato in Coppa d'Africa: l'ho sostituito per due volte, collezionando sei-sette partite di fila. Ho anche giocato bene, secondo me. Quando è tornato, però, si è ripreso il posto".

 

Hai saputo dell'infortunio di Faouzi?

 

"Sì, ho visto tutto. Mi dispiace. E' il terzo infortunio ad un ginocchio. Per chiunque sarebbe tosta, invece lui guarisce: Ghoulam è forte, è un animale. Passa tutto, caro Faouzi. Sono sicuro che tornerai a giocare ad alti livelli. L'hai sempre fatto".

 

Si vocifera di Sarri o Benitez come nuovo allenatore del Napoli. Rafa, però, in Cina non è andato bene.

 

"Ho letto, ho letto... Con Sarri, il Napoli ha mostrato il miglior calcio della sua storia. Siamo stati vicini alla Juventus per lo Scudetto. Vicinissimi. Abbiamo giocato alla grande. Anche Benitez è un allenatore top. Con Rafa, ho avuto sempre un ottimo rapporto. Persona perbene, coach preparato come pochi. I trofei parlano per lui: ha vinto tanto. E' un grande manager. Tutto si può dire, insomma, tranne che sia scarso. Benitez è forte, ma non so chi sia meglio".

 

Al Milan hai avuto Gattuso. Come giudichi il suo lavoro a Napoli?

 

"Gattuso è in gamba, anche se non sta andando benissimo sul piano dei risultati. Conosco il mister, ho avuto modo di lavorare con lui per un anno. E' una persona squisita. Nel calcio, purtroppo, alle volte va così. E' bravo, lo ripeto. Un ottimo allenatore. Non gli va benissimo, peccato. Sta avendo un po' di sfortuna". 

 

Al Milan con Reina. Un leader come Pepe, oggi, manca al Napoli?

 

"Qualcosa è mancato, da quando è andato via. Nel Napoli di ora, io vedo tanti bravi giocatori: Lorenzo Insigne, Dries Mertens... Tutti fortissimi. Difficile dire cosa manchi. Quando non ci sono più due o tre elementi importanti come Jorginho, Allan e Marek Hamsik, tutti andati via in pochi anni, la differenza si sente. Nel momento in cui cambi, è sempre difficile avviare un nuovo ciclo". 

 

Callejon via da svincolato: ti ha sorpreso?

 

"Sì, è una cosa strana. Ha giocato sette anni a Napoli, ha dato tutto. Andare via così, in effetti, non è normale. Per una società come Napoli, soprattutto. Nel calcio, ahimè, succedono tante cose che non riesci a capire".

 

Altra storia 'singolare' quella di Arek Milik: mesi in tribuna e poi al Marsiglia.

 

"Vero. Difficile da spiegare. Non ho parlato con lui, non so bene cosa sia successo. Non so cosa possa essere accaduto col presidente e dentro lo spogliatoio. Queste cose sono sempre complicate".

 

Che presidente è De Laurentiis?

 

"Non ho avuto molte occasioni di interfacciarmi con lui. Abbiamo parlato solo due o tre volte. Prima di andare via, abbiamo discusso del mio futuro. Volevo lasciare Napoli perché non giocavo tanto. Cosa fece lui? Mi chiese di restare, promettendo un nuovo contratto, ma io volevo giocare per andare in Nazionale. Mi servivano partite. Gli dissi: 'Se non gioco, non resto'. De Laurentiis mi rispose: 'Abbiamo tante partite, giochi, non ti preoccupare'. Alla fine, sono andato con Duvan Zapata, un vero fenomeno, alla Samp".

 

A Genova, ha giocato di più.

 

"Sì, i primi sei mesi ho fatto tutte le partite. Siamo andati bene. Un primo periodo molto buono, tutto era a posto, poi c'è stato un contatto con il Milan: avevo l'occasione di trasferirmi lì ed ho firmato , e a quel punto hanno fatto giocare qualcun altro al mio posto".

 

A Milano, le cose non sono andate esattamente come sperato.

 

"Di sicuro avrei sperato di fare di più. Sono successe cose un po' strane: la faccenda del cuore, ricordi? E' andato tutto male: non ho giocato, per tre o quattro mesi sono stato sospeso perché il dottore temeva che avessi qualcosa e non ho potuto allenarmi... Poi il secondo infortunio... Quando passa un anno così, non è semplice. Alla fine, mi hanno proposto una cessione in prestito".

 

Perché non hai accettato?

 

"Ho detto di no perché avevo famiglia e non volevo cambiare tutto ogni sei mesi. Per me era semplice: desideravo rimanere o andare via. Ci siamo accordati per la seconda opzione".

 

Dura lasciare l'Italia?

 

"In Italia, la mia famiglia stava benissimo. Siamo tornati a Spalato. I miei figli sono nati in Croazia, ma in Italia ho tanti amici. Siamo vicini geograficamente. Siamo simili. Spalatini e napoletani uguali? E' vero: siamo del Sud, vuol dire tanto. Anche l'Hajduk Spalato è un po' come il Napoli: due società calorose, hanno tifoserie bellissime. Napoli è più grande come estensione".

 

Da uomo del Sud, come hai vissuto l'addio di Higuain? Per i tifosi è un 'traditore'.

 

"Ricordo... Non conosco i dettagli di ciò che accade tra il Pipita e De Laurentiis, ma so che io, al suo posto, difficilmente avrei fatto una cosa del genere al Napoli e ai napoletani. Andare alla Juventus e inimicarsi i tifosi che lo acclamavano... Se giochi a Napoli tanto tempo e sei un idolo, andare alla Juve è un qualcosa che, sinceramente, non concepisco. Immagino che a Torino gli abbiano dato stipendi molto alti, eppure io non ne avrei fatta una questione di soldi. Difficile essere nella sua testa, non so cosa abbia pensato. Se fosse toccato a me, non sarei mai andato dal Napoli alla Juventus. Proprio come non sarei mai andato dall'Hajduk Spalato alla Dinamo Zagabria. Per nessuna cifra al mondo. Per rispetto della società, della città e della gente. Che dire... Gonzalo è argentino, non è nato a Napoli. Non è napoletano. Per la sua carriera, ha scelto così".

 

Dopo Maradona, però, gli argentini occupano un posto speciale da queste parti.

 

"Lo so. E' giusto. Evidentemente, Higuain avrà pensato che alla Juventus avrebbe vinto tanto...".

 

Prima di Real Madrid-Napoli, nel 2017, dicesti: "Vendicheremo Diego".

 

"Partita difficilissima. Maradona venne a trovarci nello spogliatoio per caricarci: fu un'emozione incredibile. Conoscerlo mi ha fatto molto piacere. E' venuto a Napoli due o tre volte e siamo stati con lui. Maradona è l'idolo di tutti".

 

Anche il tuo?

 

"Diego è l'idolo di chiunque abbia mai giocato a calcio. Da ragazzino, ammiravo i migliori della Serie A, un campionato molto amato in Croazia. Ho sempre guardato le partite. La Serie A era il primo campionato al mondo: Milan, Juve, Inter... Tutte squadre fortissime. Le ho seguite assiduamente, quando ero piccolo".

 

Un Milan così forte, quest'anno, te l'aspettavi? Sorpreso di vederlo là in alto?

 

"No. I rossoneri hanno preso tanti calciatori forti e di personalità: penso a Zlatan Ibrahimovic, Mario Mandzukic... Per un po' non sono andati benissimo, ma adesso si sono ripresi. Theo Hernandez, poi, è fortissimo: a sinistra è impressionante. Simon Kjaer mi piace. E' cambiato tutto, rispetto al passato. Non so cosa successe quando c'ero io: quell'anno avevamo a buona squadra, ma le cose non andarono nel migliore dei modi".

 

Domenica c'è Milan-Napoli: la guarderai? Che partita ti aspetti?

 

"Certo che la vedrò. Secondo me, sarà una gran bella sfida. Non so dire chi possa vincere. Un pareggio? Non si sa mai cosa possa succedere. Se potessi scegliere, vorrei che vincesse il Napoli. Sono stato lì tre anni, nel Milan meno. Napoli mi è rimasta destro, nel cuore. Più di tutte. A Napoli, ho fatto la mia prima esperienza in Italia. Abbiamo giocato bene e regalato tante emozioni ai tifosi. Per il Milan sarà una partita importantissima, può essere importante per le ambizioni scudetto. La guarderò da Spalato".

 

Nell'Hajduk gioca Mario Vuškovic: se ne parla un gran bene. Dicono piaccia anche al Napoli.

 

"Potrebbe sicuramente fare un buon lavoro, in Italia. Si tratta di un ottimo prospetto: è giovane e può crescere ancora tantissimo. E' davvero bravo. Ci punterei per il futuro".

 

Duje Caleta-Car pilastro del Marsiglia. Sarebbe un buon sostituto di Koulibaly?  

 

"Caleta-Car è molto forte ed ha una notevole  esperienza. Ha alle spalle tante partite, a livello di club e non solo. Ha giocato i Mondiali, è da parecchio nel giro della Nazionale. Sarebbe un buon investimento. Vuskovic, tuttavia, sarebbe più adatto a sostituire Koulibaly: è una questione stile di gioco. E' più giovane, ma anche più brillante. Tecnicamente, insomma, è più forte. Entrambi sono bravi. Semi chiedete un consiglio, io punto senza esitazioni su Vuskovic".

 

In estate ci saranno gli Europei: dove potrà arrivare la Croazia?

 

"Con gli Europei non si sa mai... Sono un po' come i Mondiali. La Croazia mi piace, ma abbiamo talenti emergenti, dei giovani che non hanno grande esperienza di competizioni internazionali. Con il tempo, secondo me, potremo dire la nostra, come già successo ai Mondiali del 2018. C'è stato un cambio generazionale, sono rimasti appena tre o quattro giocatori che c'erano al Mondiale. Quando cambi due o tre elementi è un conto, se ne cambi sette o otto è diverso. Difficile dire dove potremo arrivare. Come sempre, abbiamo un talento enorme".

 

In conclusione, un tuo pensiero sull'Italia.

 

"La Nazionale è forte, può arrivare lontano. Il paese, invece, è bellissimo. La Serie A, poi, per me è stato il massimo. Per un calciatore, è importante giocare in Italia, calcare quei campi. Quando ero piccolo, guardavo quegli stadi solo da lontano. Ho giocato al Napoli, alla Sampdoria e al Milan: tutte esperienze incredibili. Vivere lì è stato super. La gente è fantastica. Mi porto dentro dei ricordi stupendi. La Champions e l'Europa League con il Napoli sono immagini indelebili nella mia mente. Speriamo di rivedere presto il Napoli in Champions League:: è lì che deve stare".

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L'EX - Strinic: "Napoli è come Spalato, mi sentivo a casa, con Benitez sei mesi positivi, Sarri fa giocare sempre gli stessi, Gattuso è un ottimo allenatore, Higuain? Al suo posto non sarei mai andato dal Napoli alla Juventus"

di Napoli Magazine

13/03/2021 - 13:28

"Napoli è come Spalato, mi sentivo a casa". Ivan Strinic, quattro anni dopo la sua partenza, non dimentica le emozioni vissute in Campania. Papà di tre figli (Marta, Pietro e la piccola Maria, nata appena quattro mesi fa), l'Italia occupa un posto speciale nel suo cuore. "Siamo vicini geograficamente, sono cresciuto guardando la Serie A". Una stagione al Milan, passando per la Sampdoria e tanta sfortuna. Dal 2019 è svincolato. "A causa del Coronavirus, è ancora più dura trovare squadra". Del suo passato, del presente e del futuro, il terzino croato ha parlato in esclusiva ai taccuini di AreaNapoli.it. Inevitabile un commento sul big match di domenica a San Siro tra le sue due ex squadre: "Speriamo la spunti il Napoli".

 

Innanzitutto, come stai?

 

"Bene, grazie. Per fortuna. Mi godo la famiglia. Non giocavo da tanto tempo e ci si è messa di mezzo pure la pandemia... Ho avuto diversi problemi. E' sempre difficilissimo trovare una nuova squadra. Se spero di trovarla in Italia? Vediamo, dai. Non lo so ancora. Non penso a questo, per il momento. Voglio solo tornare ad allenarmi per poi riprendere a giocare".

 

Cosa ti viene in mente, se dico 'Napoli'?

 

"E' passato tanto tempo... Arrivai dal Dnipro e non mi conosceva nessuno, perché venivo dall'Ucraina e lì da voi, in Italia, non seguite certi campionati. Rafa Benitez mi ha seguito e mi ha preso. Giunto a Napoli, mi ha schierato subito. Con lui, ho giocato. La mia prima stagione, ricordo, iniziò piuttosto bene. Sei mesi positivi, quelli vissuti con Benitez".

 

Con Sarri, invece...

 

"...E' cambiato tutto. Ho avuto un problema muscolare e sono stato fuori due-tre mesi. Con Sarri non è semplice: usa sempre gli stessi. Difficile entrare nei suoi meccanismi. Ho avuto qualche occasione quando Faouzi Ghoulam è andato in Coppa d'Africa: l'ho sostituito per due volte, collezionando sei-sette partite di fila. Ho anche giocato bene, secondo me. Quando è tornato, però, si è ripreso il posto".

 

Hai saputo dell'infortunio di Faouzi?

 

"Sì, ho visto tutto. Mi dispiace. E' il terzo infortunio ad un ginocchio. Per chiunque sarebbe tosta, invece lui guarisce: Ghoulam è forte, è un animale. Passa tutto, caro Faouzi. Sono sicuro che tornerai a giocare ad alti livelli. L'hai sempre fatto".

 

Si vocifera di Sarri o Benitez come nuovo allenatore del Napoli. Rafa, però, in Cina non è andato bene.

 

"Ho letto, ho letto... Con Sarri, il Napoli ha mostrato il miglior calcio della sua storia. Siamo stati vicini alla Juventus per lo Scudetto. Vicinissimi. Abbiamo giocato alla grande. Anche Benitez è un allenatore top. Con Rafa, ho avuto sempre un ottimo rapporto. Persona perbene, coach preparato come pochi. I trofei parlano per lui: ha vinto tanto. E' un grande manager. Tutto si può dire, insomma, tranne che sia scarso. Benitez è forte, ma non so chi sia meglio".

 

Al Milan hai avuto Gattuso. Come giudichi il suo lavoro a Napoli?

 

"Gattuso è in gamba, anche se non sta andando benissimo sul piano dei risultati. Conosco il mister, ho avuto modo di lavorare con lui per un anno. E' una persona squisita. Nel calcio, purtroppo, alle volte va così. E' bravo, lo ripeto. Un ottimo allenatore. Non gli va benissimo, peccato. Sta avendo un po' di sfortuna". 

 

Al Milan con Reina. Un leader come Pepe, oggi, manca al Napoli?

 

"Qualcosa è mancato, da quando è andato via. Nel Napoli di ora, io vedo tanti bravi giocatori: Lorenzo Insigne, Dries Mertens... Tutti fortissimi. Difficile dire cosa manchi. Quando non ci sono più due o tre elementi importanti come Jorginho, Allan e Marek Hamsik, tutti andati via in pochi anni, la differenza si sente. Nel momento in cui cambi, è sempre difficile avviare un nuovo ciclo". 

 

Callejon via da svincolato: ti ha sorpreso?

 

"Sì, è una cosa strana. Ha giocato sette anni a Napoli, ha dato tutto. Andare via così, in effetti, non è normale. Per una società come Napoli, soprattutto. Nel calcio, ahimè, succedono tante cose che non riesci a capire".

 

Altra storia 'singolare' quella di Arek Milik: mesi in tribuna e poi al Marsiglia.

 

"Vero. Difficile da spiegare. Non ho parlato con lui, non so bene cosa sia successo. Non so cosa possa essere accaduto col presidente e dentro lo spogliatoio. Queste cose sono sempre complicate".

 

Che presidente è De Laurentiis?

 

"Non ho avuto molte occasioni di interfacciarmi con lui. Abbiamo parlato solo due o tre volte. Prima di andare via, abbiamo discusso del mio futuro. Volevo lasciare Napoli perché non giocavo tanto. Cosa fece lui? Mi chiese di restare, promettendo un nuovo contratto, ma io volevo giocare per andare in Nazionale. Mi servivano partite. Gli dissi: 'Se non gioco, non resto'. De Laurentiis mi rispose: 'Abbiamo tante partite, giochi, non ti preoccupare'. Alla fine, sono andato con Duvan Zapata, un vero fenomeno, alla Samp".

 

A Genova, ha giocato di più.

 

"Sì, i primi sei mesi ho fatto tutte le partite. Siamo andati bene. Un primo periodo molto buono, tutto era a posto, poi c'è stato un contatto con il Milan: avevo l'occasione di trasferirmi lì ed ho firmato , e a quel punto hanno fatto giocare qualcun altro al mio posto".

 

A Milano, le cose non sono andate esattamente come sperato.

 

"Di sicuro avrei sperato di fare di più. Sono successe cose un po' strane: la faccenda del cuore, ricordi? E' andato tutto male: non ho giocato, per tre o quattro mesi sono stato sospeso perché il dottore temeva che avessi qualcosa e non ho potuto allenarmi... Poi il secondo infortunio... Quando passa un anno così, non è semplice. Alla fine, mi hanno proposto una cessione in prestito".

 

Perché non hai accettato?

 

"Ho detto di no perché avevo famiglia e non volevo cambiare tutto ogni sei mesi. Per me era semplice: desideravo rimanere o andare via. Ci siamo accordati per la seconda opzione".

 

Dura lasciare l'Italia?

 

"In Italia, la mia famiglia stava benissimo. Siamo tornati a Spalato. I miei figli sono nati in Croazia, ma in Italia ho tanti amici. Siamo vicini geograficamente. Siamo simili. Spalatini e napoletani uguali? E' vero: siamo del Sud, vuol dire tanto. Anche l'Hajduk Spalato è un po' come il Napoli: due società calorose, hanno tifoserie bellissime. Napoli è più grande come estensione".

 

Da uomo del Sud, come hai vissuto l'addio di Higuain? Per i tifosi è un 'traditore'.

 

"Ricordo... Non conosco i dettagli di ciò che accade tra il Pipita e De Laurentiis, ma so che io, al suo posto, difficilmente avrei fatto una cosa del genere al Napoli e ai napoletani. Andare alla Juventus e inimicarsi i tifosi che lo acclamavano... Se giochi a Napoli tanto tempo e sei un idolo, andare alla Juve è un qualcosa che, sinceramente, non concepisco. Immagino che a Torino gli abbiano dato stipendi molto alti, eppure io non ne avrei fatta una questione di soldi. Difficile essere nella sua testa, non so cosa abbia pensato. Se fosse toccato a me, non sarei mai andato dal Napoli alla Juventus. Proprio come non sarei mai andato dall'Hajduk Spalato alla Dinamo Zagabria. Per nessuna cifra al mondo. Per rispetto della società, della città e della gente. Che dire... Gonzalo è argentino, non è nato a Napoli. Non è napoletano. Per la sua carriera, ha scelto così".

 

Dopo Maradona, però, gli argentini occupano un posto speciale da queste parti.

 

"Lo so. E' giusto. Evidentemente, Higuain avrà pensato che alla Juventus avrebbe vinto tanto...".

 

Prima di Real Madrid-Napoli, nel 2017, dicesti: "Vendicheremo Diego".

 

"Partita difficilissima. Maradona venne a trovarci nello spogliatoio per caricarci: fu un'emozione incredibile. Conoscerlo mi ha fatto molto piacere. E' venuto a Napoli due o tre volte e siamo stati con lui. Maradona è l'idolo di tutti".

 

Anche il tuo?

 

"Diego è l'idolo di chiunque abbia mai giocato a calcio. Da ragazzino, ammiravo i migliori della Serie A, un campionato molto amato in Croazia. Ho sempre guardato le partite. La Serie A era il primo campionato al mondo: Milan, Juve, Inter... Tutte squadre fortissime. Le ho seguite assiduamente, quando ero piccolo".

 

Un Milan così forte, quest'anno, te l'aspettavi? Sorpreso di vederlo là in alto?

 

"No. I rossoneri hanno preso tanti calciatori forti e di personalità: penso a Zlatan Ibrahimovic, Mario Mandzukic... Per un po' non sono andati benissimo, ma adesso si sono ripresi. Theo Hernandez, poi, è fortissimo: a sinistra è impressionante. Simon Kjaer mi piace. E' cambiato tutto, rispetto al passato. Non so cosa successe quando c'ero io: quell'anno avevamo a buona squadra, ma le cose non andarono nel migliore dei modi".

 

Domenica c'è Milan-Napoli: la guarderai? Che partita ti aspetti?

 

"Certo che la vedrò. Secondo me, sarà una gran bella sfida. Non so dire chi possa vincere. Un pareggio? Non si sa mai cosa possa succedere. Se potessi scegliere, vorrei che vincesse il Napoli. Sono stato lì tre anni, nel Milan meno. Napoli mi è rimasta destro, nel cuore. Più di tutte. A Napoli, ho fatto la mia prima esperienza in Italia. Abbiamo giocato bene e regalato tante emozioni ai tifosi. Per il Milan sarà una partita importantissima, può essere importante per le ambizioni scudetto. La guarderò da Spalato".

 

Nell'Hajduk gioca Mario Vuškovic: se ne parla un gran bene. Dicono piaccia anche al Napoli.

 

"Potrebbe sicuramente fare un buon lavoro, in Italia. Si tratta di un ottimo prospetto: è giovane e può crescere ancora tantissimo. E' davvero bravo. Ci punterei per il futuro".

 

Duje Caleta-Car pilastro del Marsiglia. Sarebbe un buon sostituto di Koulibaly?  

 

"Caleta-Car è molto forte ed ha una notevole  esperienza. Ha alle spalle tante partite, a livello di club e non solo. Ha giocato i Mondiali, è da parecchio nel giro della Nazionale. Sarebbe un buon investimento. Vuskovic, tuttavia, sarebbe più adatto a sostituire Koulibaly: è una questione stile di gioco. E' più giovane, ma anche più brillante. Tecnicamente, insomma, è più forte. Entrambi sono bravi. Semi chiedete un consiglio, io punto senza esitazioni su Vuskovic".

 

In estate ci saranno gli Europei: dove potrà arrivare la Croazia?

 

"Con gli Europei non si sa mai... Sono un po' come i Mondiali. La Croazia mi piace, ma abbiamo talenti emergenti, dei giovani che non hanno grande esperienza di competizioni internazionali. Con il tempo, secondo me, potremo dire la nostra, come già successo ai Mondiali del 2018. C'è stato un cambio generazionale, sono rimasti appena tre o quattro giocatori che c'erano al Mondiale. Quando cambi due o tre elementi è un conto, se ne cambi sette o otto è diverso. Difficile dire dove potremo arrivare. Come sempre, abbiamo un talento enorme".

 

In conclusione, un tuo pensiero sull'Italia.

 

"La Nazionale è forte, può arrivare lontano. Il paese, invece, è bellissimo. La Serie A, poi, per me è stato il massimo. Per un calciatore, è importante giocare in Italia, calcare quei campi. Quando ero piccolo, guardavo quegli stadi solo da lontano. Ho giocato al Napoli, alla Sampdoria e al Milan: tutte esperienze incredibili. Vivere lì è stato super. La gente è fantastica. Mi porto dentro dei ricordi stupendi. La Champions e l'Europa League con il Napoli sono immagini indelebili nella mia mente. Speriamo di rivedere presto il Napoli in Champions League:: è lì che deve stare".