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LO SCRITTORE - de Giovanni: "Essere napoletani è tutto, gli ultimi due Scudetti una presa di coscienza dil valore della città”
08.11.2025 00:18 di Napoli Magazine
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Maurizio de Giovanni, scrittore, ha parlato nel corso dell’intervista realizzata da Luigi De Magistris a Terzo Tempo Calcio Napoli, trasmissione in onda su Televomero: “La Napoli del primo scudetto era in ginocchio con il post terremoto, con i fondi sviati verso la criminalità organizzata. Era una Napoli distrutta, e vincere uno scudetto, qualcosa di importante socialmente, era importante. Gli ultimi due scudetti sono una presa di coscienza di valore della città. Un’accelerazione verso la stessa direzione. Per me essere napoletano è tutto. Non avrei fatto nulla di ciò che faccio se non fossi stato napoletano. Napoli è accogliente, è un porto, fatta di luci e di ombre, senza vie intermedie. Passi dalla notte al giorno per niente di intermedio. Difendere la città? Sempre, ma tenendo conto delle parti in ombra. Non dobbiamo mai pensare di vivere in paradiso, bisogna costantemente lavorare per portare un po’ di luce anche lì. La mia partita preferita è quella del 9 novembre ‘86 a Torino, quando andammo a vincere 1-3 con i gol di Ferrario, Giordano e Volpecina. Quella vittoria ci fece rendere conto che qualcosa di bello poteva accadere”.

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LO SCRITTORE - de Giovanni: "Essere napoletani è tutto, gli ultimi due Scudetti una presa di coscienza dil valore della città”

di Napoli Magazine

08/11/2025 - 00:18

Maurizio de Giovanni, scrittore, ha parlato nel corso dell’intervista realizzata da Luigi De Magistris a Terzo Tempo Calcio Napoli, trasmissione in onda su Televomero: “La Napoli del primo scudetto era in ginocchio con il post terremoto, con i fondi sviati verso la criminalità organizzata. Era una Napoli distrutta, e vincere uno scudetto, qualcosa di importante socialmente, era importante. Gli ultimi due scudetti sono una presa di coscienza di valore della città. Un’accelerazione verso la stessa direzione. Per me essere napoletano è tutto. Non avrei fatto nulla di ciò che faccio se non fossi stato napoletano. Napoli è accogliente, è un porto, fatta di luci e di ombre, senza vie intermedie. Passi dalla notte al giorno per niente di intermedio. Difendere la città? Sempre, ma tenendo conto delle parti in ombra. Non dobbiamo mai pensare di vivere in paradiso, bisogna costantemente lavorare per portare un po’ di luce anche lì. La mia partita preferita è quella del 9 novembre ‘86 a Torino, quando andammo a vincere 1-3 con i gol di Ferrario, Giordano e Volpecina. Quella vittoria ci fece rendere conto che qualcosa di bello poteva accadere”.