Calcio
MARSIGLIA - De Zerbi: "Italia? E' un periodo dove facciamo fatica a sfornare giocatori di un certo livello"
11.06.2025 18:30 di Napoli Magazine

Non parlava da due anni con la stampa italiana e ha scelto “Supernova” per tornare a dire la sua. 

L’allenatore dell'Olympique Marsiglia Roberto De Zerbi è intervistato in esclusiva da Alessandro Cattelan nella puntata del podcast disponibile da domani su tutte le piattaforme. 

De Zerbi è coerente, mai banale, e non ha paura di esprimere opinioni. Nel corso di questa lunga intervista ha affrontato diversi argomenti, alcuni anche controversi: dall’attuale situazione critica all’interno della Nazionale Italiana, passando per la guerra in Ucraina che lo ha portato dopo pochi mesi ad abbandonare la panchina dello Shakhtar Donetsk, fino ad arrivare alla recente esperienza a Brighton e quella attuale a Marsiglia e le sue passioni tra cui quella di Vasco Rossi. 

Sulla crisi che sta attraversando l’Italia, dopo la pesante sconfitta subita nella partita contro la Norvegia la scorsa settimana ha dichiarato: “Da italiano che lavora all’estero fa male ancor di più. Io la penso in maniera diversa da quello che si sente o si sente in parte. Sento che è un periodo di storia in cui facciamo fatica a sfornare giocatori di un certo livello. Sicuro si starà sbagliando qualcosa. Io non sono nessuno per dire di chi è colpa, sicuro non di tutti gli allenatori che si stanno avvicendando in panchina. Alla lunga penso che non è più il tempo di Totti, Del Piero, Inzaghi, Montella o Vieri in cui non sapevi chi portare. Ora queste cose ce l’ha la Francia, la Spagna ma l’Italia no. L’Italia ha qualche giocatore forte come Barella, Bastoni, Tonali, Locatelli; però è un periodo in cui non riusciamo a sfornare un certo livello. Contro la Norvegia non c’era mentalità o amor proprio e anche quello fa parte del livello. Cosa è successo: l’Italia va in Norvegia, dove fa più freddo e trova una squadra molto forte. Il campionato è finito ieri e la stagione è stata pesante: non per tutti è facile preparare una partita come quella. Io parto sempre dal calciatore e si fa fatica ora a trovare talento. Io penso proprio che il livello sia basso. È colpa di tutti quelli che fanno parte del sistema”.

Roberto De Zerbi ha sempre avuto un rapporto complesso con i media e ha spiegato così cosa lo ha portato ad allontanarsi dal dialogo con i giornalisti: “La comunicazione è una parte importante dell’allenatore. Questa è la prima intervista che rilascio dopo due anni che non parlo con la stampa italiana e ti spiego perché. Purtroppo sono caduto in mezzo alla rete di una diatriba tra il mio amico Lele Adani e un gruppo di giornalisti italiani. Una volta un giornalista importante italiano con cui abbiamo anche chiarito quello che avevamo da dirci, mi disse che mi aveva attaccato per colpire Adani. Questa cosa mi ha dato fastidio. Siamo amici ma siamo due persone diverse che vanno d’accordo su alcune cose. Allora lì avevo due strade, potevo chiamare per chiarirci con i giornalisti o chiudere, ovvero non parlare più con nessuno, rispettando anche quello che scrivono o dicono, anche le cattiverie gratuite. Senza motivo mi trovo in mezzo a questa diatriba che non parte da me e mi ha fatto male. Io cerco di andare avanti per la mia strada, con la dignità che ho sempre avuto. A volte contro di me sono stati prevenuti e faziosi quando non c’era motivo di subire attacchi o critiche”.

Sulla guerra in Ucraina che ha influito sulla panchina dello Shakhtar Donetsk ha dichiarato: “Sulla situazione sapevi quello che sentivi dai giornali. Internamente alla squadra quella situazione era tutto un big joke. Tre giorni prima dello scoppio della guerra eravamo in ritiro ad Ankara. C’erano 13 brasiliani in squadra. Vedevo che un giorno si allenavano bene, un altro giorno li colpiva la “saudade”. Così ho convocato una riunione con lo staff e la squadra e ho scoperto che avevano paura a tornare in Ucraina. Chiamiamo il direttore sportivo che rassicura tutti. Io leggevo i giornali italiani e si scriveva del ponte artificiale, dei carri armati al confine. Torniamo in Ucraina il sabato sera, domenica libero e iniziamo ad allenarci il lunedì in vista della partita con una squadra proprio al confine. Al martedì l’aria inizia a farsi pesante: in spogliatoio avevamo una cartina di Kiev con evidenziate le vie di fuga. Il giovedì mattina hanno bombardato. Io avevo già abbandonato casa da qualche giorno e portato tutto in un hotel che aveva una cantina e lì sono stato 5 giorni con tutta la squadra. La mia famiglia era in Italia ed erano preoccupati tutti. Ho discusso con mia figlia. Dopo 5 giorni nel bunker e poi grazie al Presidente della Federazione Ucraina e Gravina siamo riusciti a scappare”. 

L’intervista con Roberto De Zerbi ha toccato tanti altri argomenti e l’allenatore ha offerto un racconto sincero, diretto, senza filtri a 360° e sarà disponibile integralmente da domani su tutte le piattaforme. 

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MARSIGLIA - De Zerbi: "Italia? E' un periodo dove facciamo fatica a sfornare giocatori di un certo livello"

di Napoli Magazine

11/06/2025 - 18:30

Non parlava da due anni con la stampa italiana e ha scelto “Supernova” per tornare a dire la sua. 

L’allenatore dell'Olympique Marsiglia Roberto De Zerbi è intervistato in esclusiva da Alessandro Cattelan nella puntata del podcast disponibile da domani su tutte le piattaforme. 

De Zerbi è coerente, mai banale, e non ha paura di esprimere opinioni. Nel corso di questa lunga intervista ha affrontato diversi argomenti, alcuni anche controversi: dall’attuale situazione critica all’interno della Nazionale Italiana, passando per la guerra in Ucraina che lo ha portato dopo pochi mesi ad abbandonare la panchina dello Shakhtar Donetsk, fino ad arrivare alla recente esperienza a Brighton e quella attuale a Marsiglia e le sue passioni tra cui quella di Vasco Rossi. 

Sulla crisi che sta attraversando l’Italia, dopo la pesante sconfitta subita nella partita contro la Norvegia la scorsa settimana ha dichiarato: “Da italiano che lavora all’estero fa male ancor di più. Io la penso in maniera diversa da quello che si sente o si sente in parte. Sento che è un periodo di storia in cui facciamo fatica a sfornare giocatori di un certo livello. Sicuro si starà sbagliando qualcosa. Io non sono nessuno per dire di chi è colpa, sicuro non di tutti gli allenatori che si stanno avvicendando in panchina. Alla lunga penso che non è più il tempo di Totti, Del Piero, Inzaghi, Montella o Vieri in cui non sapevi chi portare. Ora queste cose ce l’ha la Francia, la Spagna ma l’Italia no. L’Italia ha qualche giocatore forte come Barella, Bastoni, Tonali, Locatelli; però è un periodo in cui non riusciamo a sfornare un certo livello. Contro la Norvegia non c’era mentalità o amor proprio e anche quello fa parte del livello. Cosa è successo: l’Italia va in Norvegia, dove fa più freddo e trova una squadra molto forte. Il campionato è finito ieri e la stagione è stata pesante: non per tutti è facile preparare una partita come quella. Io parto sempre dal calciatore e si fa fatica ora a trovare talento. Io penso proprio che il livello sia basso. È colpa di tutti quelli che fanno parte del sistema”.

Roberto De Zerbi ha sempre avuto un rapporto complesso con i media e ha spiegato così cosa lo ha portato ad allontanarsi dal dialogo con i giornalisti: “La comunicazione è una parte importante dell’allenatore. Questa è la prima intervista che rilascio dopo due anni che non parlo con la stampa italiana e ti spiego perché. Purtroppo sono caduto in mezzo alla rete di una diatriba tra il mio amico Lele Adani e un gruppo di giornalisti italiani. Una volta un giornalista importante italiano con cui abbiamo anche chiarito quello che avevamo da dirci, mi disse che mi aveva attaccato per colpire Adani. Questa cosa mi ha dato fastidio. Siamo amici ma siamo due persone diverse che vanno d’accordo su alcune cose. Allora lì avevo due strade, potevo chiamare per chiarirci con i giornalisti o chiudere, ovvero non parlare più con nessuno, rispettando anche quello che scrivono o dicono, anche le cattiverie gratuite. Senza motivo mi trovo in mezzo a questa diatriba che non parte da me e mi ha fatto male. Io cerco di andare avanti per la mia strada, con la dignità che ho sempre avuto. A volte contro di me sono stati prevenuti e faziosi quando non c’era motivo di subire attacchi o critiche”.

Sulla guerra in Ucraina che ha influito sulla panchina dello Shakhtar Donetsk ha dichiarato: “Sulla situazione sapevi quello che sentivi dai giornali. Internamente alla squadra quella situazione era tutto un big joke. Tre giorni prima dello scoppio della guerra eravamo in ritiro ad Ankara. C’erano 13 brasiliani in squadra. Vedevo che un giorno si allenavano bene, un altro giorno li colpiva la “saudade”. Così ho convocato una riunione con lo staff e la squadra e ho scoperto che avevano paura a tornare in Ucraina. Chiamiamo il direttore sportivo che rassicura tutti. Io leggevo i giornali italiani e si scriveva del ponte artificiale, dei carri armati al confine. Torniamo in Ucraina il sabato sera, domenica libero e iniziamo ad allenarci il lunedì in vista della partita con una squadra proprio al confine. Al martedì l’aria inizia a farsi pesante: in spogliatoio avevamo una cartina di Kiev con evidenziate le vie di fuga. Il giovedì mattina hanno bombardato. Io avevo già abbandonato casa da qualche giorno e portato tutto in un hotel che aveva una cantina e lì sono stato 5 giorni con tutta la squadra. La mia famiglia era in Italia ed erano preoccupati tutti. Ho discusso con mia figlia. Dopo 5 giorni nel bunker e poi grazie al Presidente della Federazione Ucraina e Gravina siamo riusciti a scappare”. 

L’intervista con Roberto De Zerbi ha toccato tanti altri argomenti e l’allenatore ha offerto un racconto sincero, diretto, senza filtri a 360° e sarà disponibile integralmente da domani su tutte le piattaforme.