Calcio
MEDIASET - Inter, batosta che lascerà il segno: per ripartire serve un cambio, in panchina o nella rosa
01.06.2025 11:54 di Napoli Magazine Fonte: Sport Mediaset

Giochisti o risultatisti? Il dilemma più antico del calcio moderno, a dire il vero non proprio lo stesso ma ci siamo capiti, risuona forte nella testa dei tifosi interisti dopo la batosta della finale di Champions. Perché è chiaro che, a prescindere dalla permanenza o meno di Simone Inzaghi, questo ciclo iniziato col tecnico piacentino - per chi se lo chiedesse, non allarghiamo il ragionamento aggiungendo le due stagioni di Conte poiché sono solo quattro i reduci dello scudetto 2020/21 (de Vrij, Lautaro Martinez, Darmian e Bastoni) - alla resa dei conti ha portato risultati fuori da ogni previsione in Europa, due finali di Champions in tre anni è roba da anni '60 per i nerazzurri, una competitività assoluta su ogni fronte nonostante mercati per così dire al risparmio e un risanamento dei conti che però hanno portato in piazza i tifosi una sola volta, per festeggiare il titolo dello scorso anno, quello della seconda stella. Non ci dimentichiamo le due Coppe Italia e le tre Supercoppe Italiane che danno lustro alla bacheca ma poi vengono dimenticate negli anni. E proprio qui arriviamo: tra 20-30 o 40 anni che ricordo avremo di questa Inter? Ricorderemo come è entrata di diritto, sul campo, tra i top club europei mentre il resto del nostro calcio si ferma all'Europa o alla Conference League o ricorderemo la vittoria di un unico trofeo "importante" nonostante una rosa, almeno in Italia, superiore alle altre per quattro anni?

Chiaro che entrambe le cose non possano coesistere. I social sono la cartina tornasole, in queste ore i commenti sono divisi a metà tra chi incensa il lavoro di Inzaghi, che ha portato la squadra a livelli impensabili - facendo vedere anche un bel gioco, va ricordato - a fronte dei pochi veri rinforzi, emblematica la campagna acquisti dell'estate 2024, e chi non vuole più vederlo sulla panchina nerazzurra perché vincere un solo scudetto con questa squadra è un peccato imperdonabile, anche perché nel post Triplete sono arrivati solo due campionati, non è che dalle parti di Appiano Gentile ci fosse abbondanza in tal senso. 

Se il percorso sino alla finale di Monaco era il piedistallo sul quale costruire una statua a Inzaghi, la debacle contro il Psg è il motivo per il quale rischia di cadere ogni presupposto. Le finali si possono perdere, ma non così. La mancanza di un piano B, e non è questione solo di ieri, quando l'avversario riesce a ingabbiare la costruzione del gioco nerazzurro, la gestione quantomeno singolare dei cambi e una disarmante pochezza di tutta la squadra, non di qualche singolo verso cui puntare il dito, torna a capo dello staff tecnico. Questo senza mai dimenticare le responsabilità dei calciatori, che poi alla fine sono loro ad andare in campo, sia chiaro.

Normale, dunque, riflettere su un futuro assieme. La società per forza di cose deve guardare a 360° e non solo alla bacheca, non a caso Marotta ha dichiarato di voler continuare con Inzaghi "se lui vorrà" scaricando di fatto la decisione nelle mani del tecnico, mentre sarebbe umanamente comprensibile se l'ex Lazio decidesse di salutare. Ma una batosta del genere non può non lasciare un segno: ai giocatori e alla guida tecnica servono nuovi stimoli per ripartire, o con una nuova figura in panchina o mettendo mano in modo importante alla rosa.

ULTIMISSIME CALCIO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
MEDIASET - Inter, batosta che lascerà il segno: per ripartire serve un cambio, in panchina o nella rosa

di Napoli Magazine

01/06/2025 - 11:54

Giochisti o risultatisti? Il dilemma più antico del calcio moderno, a dire il vero non proprio lo stesso ma ci siamo capiti, risuona forte nella testa dei tifosi interisti dopo la batosta della finale di Champions. Perché è chiaro che, a prescindere dalla permanenza o meno di Simone Inzaghi, questo ciclo iniziato col tecnico piacentino - per chi se lo chiedesse, non allarghiamo il ragionamento aggiungendo le due stagioni di Conte poiché sono solo quattro i reduci dello scudetto 2020/21 (de Vrij, Lautaro Martinez, Darmian e Bastoni) - alla resa dei conti ha portato risultati fuori da ogni previsione in Europa, due finali di Champions in tre anni è roba da anni '60 per i nerazzurri, una competitività assoluta su ogni fronte nonostante mercati per così dire al risparmio e un risanamento dei conti che però hanno portato in piazza i tifosi una sola volta, per festeggiare il titolo dello scorso anno, quello della seconda stella. Non ci dimentichiamo le due Coppe Italia e le tre Supercoppe Italiane che danno lustro alla bacheca ma poi vengono dimenticate negli anni. E proprio qui arriviamo: tra 20-30 o 40 anni che ricordo avremo di questa Inter? Ricorderemo come è entrata di diritto, sul campo, tra i top club europei mentre il resto del nostro calcio si ferma all'Europa o alla Conference League o ricorderemo la vittoria di un unico trofeo "importante" nonostante una rosa, almeno in Italia, superiore alle altre per quattro anni?

Chiaro che entrambe le cose non possano coesistere. I social sono la cartina tornasole, in queste ore i commenti sono divisi a metà tra chi incensa il lavoro di Inzaghi, che ha portato la squadra a livelli impensabili - facendo vedere anche un bel gioco, va ricordato - a fronte dei pochi veri rinforzi, emblematica la campagna acquisti dell'estate 2024, e chi non vuole più vederlo sulla panchina nerazzurra perché vincere un solo scudetto con questa squadra è un peccato imperdonabile, anche perché nel post Triplete sono arrivati solo due campionati, non è che dalle parti di Appiano Gentile ci fosse abbondanza in tal senso. 

Se il percorso sino alla finale di Monaco era il piedistallo sul quale costruire una statua a Inzaghi, la debacle contro il Psg è il motivo per il quale rischia di cadere ogni presupposto. Le finali si possono perdere, ma non così. La mancanza di un piano B, e non è questione solo di ieri, quando l'avversario riesce a ingabbiare la costruzione del gioco nerazzurro, la gestione quantomeno singolare dei cambi e una disarmante pochezza di tutta la squadra, non di qualche singolo verso cui puntare il dito, torna a capo dello staff tecnico. Questo senza mai dimenticare le responsabilità dei calciatori, che poi alla fine sono loro ad andare in campo, sia chiaro.

Normale, dunque, riflettere su un futuro assieme. La società per forza di cose deve guardare a 360° e non solo alla bacheca, non a caso Marotta ha dichiarato di voler continuare con Inzaghi "se lui vorrà" scaricando di fatto la decisione nelle mani del tecnico, mentre sarebbe umanamente comprensibile se l'ex Lazio decidesse di salutare. Ma una batosta del genere non può non lasciare un segno: ai giocatori e alla guida tecnica servono nuovi stimoli per ripartire, o con una nuova figura in panchina o mettendo mano in modo importante alla rosa.

Fonte: Sport Mediaset