Calcio
ON AIR - Di Segni, presidente Unione delle Comunità Ebraiche: "Come debellare l’anti-semitismo nelle curve? Serve lo sforzo di tutti"
10.01.2019 14:15 di Napoli Magazine

In diretta a ‘Un Calcio Alla Radio’, trasmissione in onda su Radio CRC, è intervenuto Noemi Di Segni, presidente Unione delle Comunità Ebraiche: “Come debellare l’anti-semitismo nelle curve? La domanda è anche per un tifoso ebreo, come si sente in questo momento. L’amore per una squadra di calcio è qualcosa di talmente viscerale, che poi uno si trova spiazzato quando si aggiunge un elemento come questo che non ha niente a che fare con lo sport. È uno sforzo che deve intraprendere ciascuno di noi o per posizioni istituzionali o noi da madri e padri. Si combatte partendo dai bambini. Bisogna cambiare questo linguaggio di violenza e di odio. Clima che si sta vivendo culturalmente incide? Incide perché emerge un’anima nera. Certe volte tiriamo fuori il peggio di noi. Forse anche in situazioni in cui non pensiamo di esprimere odio. Serve un primo momento culturale e di convivenza. Bisogna saper convivere con le altre persone. Poi c’è un tema di legalità riguardo qual sia la norma di riferimento e di come si applica. Questo è un appello alle istituzioni a non cedere. Io rivolgo un appello a tutti: scrivere un ashtag “#youremember”, sostituire questa frase a quelle altre. Non è una proposta buonista. La storia vissuta dell’olocausto ci impegna anche così. Partire dalle scuole? Siamo disponibili a sostenere ogni progetto e ogni percorso. Bisogna cercare di creare più luce che buio”.

ULTIMISSIME CALCIO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
ON AIR - Di Segni, presidente Unione delle Comunità Ebraiche: "Come debellare l’anti-semitismo nelle curve? Serve lo sforzo di tutti"

di Napoli Magazine

10/01/2024 - 14:15

In diretta a ‘Un Calcio Alla Radio’, trasmissione in onda su Radio CRC, è intervenuto Noemi Di Segni, presidente Unione delle Comunità Ebraiche: “Come debellare l’anti-semitismo nelle curve? La domanda è anche per un tifoso ebreo, come si sente in questo momento. L’amore per una squadra di calcio è qualcosa di talmente viscerale, che poi uno si trova spiazzato quando si aggiunge un elemento come questo che non ha niente a che fare con lo sport. È uno sforzo che deve intraprendere ciascuno di noi o per posizioni istituzionali o noi da madri e padri. Si combatte partendo dai bambini. Bisogna cambiare questo linguaggio di violenza e di odio. Clima che si sta vivendo culturalmente incide? Incide perché emerge un’anima nera. Certe volte tiriamo fuori il peggio di noi. Forse anche in situazioni in cui non pensiamo di esprimere odio. Serve un primo momento culturale e di convivenza. Bisogna saper convivere con le altre persone. Poi c’è un tema di legalità riguardo qual sia la norma di riferimento e di come si applica. Questo è un appello alle istituzioni a non cedere. Io rivolgo un appello a tutti: scrivere un ashtag “#youremember”, sostituire questa frase a quelle altre. Non è una proposta buonista. La storia vissuta dell’olocausto ci impegna anche così. Partire dalle scuole? Siamo disponibili a sostenere ogni progetto e ogni percorso. Bisogna cercare di creare più luce che buio”.