“Scusate il ritardo, ma le docce fredde di Venezia non me le ricordavo”, detto quasi con divertimento. Un po’ gli mancavano pure quelle, ci scommettiamo: doveva esserlo e lo è stato, il giorno di Inzaghi. Vincitore del suo passato e in qualche modo vinto insieme alla sua vecchia gente. “Oggi ero felice per il risultato”, le parole dell’allenatore del Benevento nel postpartita, “ma involontariamente non ero il solito. Non sono nemmeno riuscito ad esultare ai gol”. Momento. Lui, Super Pippo, quello che solo urlando spaccava le telecamere da attaccante del Milan? Questione di rapporti. E di ricordi. La prima volta da ex non si dimentica mai. “Ci tengo a ringraziare la curva e lo stadio: gli applausi magari me li aspettavo, ma il resto…”. Un omaggio al condottiero di due trofei e una Serie A sfiorata, sin dal calcio d’inizio. Striscione, poi stadio in piedi e “Pippo Inzaghi, alè alè!”. Lui risponde con un sorriso e un cenno d’intesa mai venuta meno. Poi, ci sono tre punti in palio, tutti tornano al presente: i tifosi del Venezia a incitare Dionisi e l’allenatore avversario a disegnare la vittoria del suo Benevento. Trema quando il suo vecchio soldato Modolo spara alto da due passi e si infuria alla clamorosa traversa di Antei. Ma per il resto, l’aplomb di chi è in un’altra dimensione. Al triplice fischio, mentre Coda e compagni corrono sotto la curva giallorossa (sempre più in fuga, a +9 sulla seconda), c’è un uomo solo dall’altra parte del campo. Inzaghi sotto le bandiere arancioneroverdi, alza le mani, abbraccia una città che continua a volergli bene. “Naturalmente devo dare il massimo per la mia società, per la mia squadra e per quelli che oggi sono i miei tifosi”, l’allenatore spiega poi alla stampa locale. “Ma quello che abbiamo fatto insieme resta incancellabile, qui ho tanti amici e Venezia rimane nel cuore. Ho cercato di nascondere un po’ di emozione, ma questo è anche il bello del calcio”.
di Napoli Magazine
01/12/2019 - 10:00
“Scusate il ritardo, ma le docce fredde di Venezia non me le ricordavo”, detto quasi con divertimento. Un po’ gli mancavano pure quelle, ci scommettiamo: doveva esserlo e lo è stato, il giorno di Inzaghi. Vincitore del suo passato e in qualche modo vinto insieme alla sua vecchia gente. “Oggi ero felice per il risultato”, le parole dell’allenatore del Benevento nel postpartita, “ma involontariamente non ero il solito. Non sono nemmeno riuscito ad esultare ai gol”. Momento. Lui, Super Pippo, quello che solo urlando spaccava le telecamere da attaccante del Milan? Questione di rapporti. E di ricordi. La prima volta da ex non si dimentica mai. “Ci tengo a ringraziare la curva e lo stadio: gli applausi magari me li aspettavo, ma il resto…”. Un omaggio al condottiero di due trofei e una Serie A sfiorata, sin dal calcio d’inizio. Striscione, poi stadio in piedi e “Pippo Inzaghi, alè alè!”. Lui risponde con un sorriso e un cenno d’intesa mai venuta meno. Poi, ci sono tre punti in palio, tutti tornano al presente: i tifosi del Venezia a incitare Dionisi e l’allenatore avversario a disegnare la vittoria del suo Benevento. Trema quando il suo vecchio soldato Modolo spara alto da due passi e si infuria alla clamorosa traversa di Antei. Ma per il resto, l’aplomb di chi è in un’altra dimensione. Al triplice fischio, mentre Coda e compagni corrono sotto la curva giallorossa (sempre più in fuga, a +9 sulla seconda), c’è un uomo solo dall’altra parte del campo. Inzaghi sotto le bandiere arancioneroverdi, alza le mani, abbraccia una città che continua a volergli bene. “Naturalmente devo dare il massimo per la mia società, per la mia squadra e per quelli che oggi sono i miei tifosi”, l’allenatore spiega poi alla stampa locale. “Ma quello che abbiamo fatto insieme resta incancellabile, qui ho tanti amici e Venezia rimane nel cuore. Ho cercato di nascondere un po’ di emozione, ma questo è anche il bello del calcio”.