Cultura & Gossip
MOSTRA - "Il resto di niente", a cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti, al Madre
28.05.2024 16:57 di Napoli Magazine

Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee - museo Madre e Gucci
presentano

IL RESTO DI NIENTE
A cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti
da un’idea di Sabato De Sarno
 
Opere di: Vincenzo Agnetti, Giulio Delvè, Özgür Kar, Donatella Mazzoleni, Franco Mazzucchelli, Jim C. Nedd, Sara Persico, RM, Aldo Loris Rossi, Domenico Salierno, Nanda Vigo, Angharad Williams e Tobias Zielony
 
Museo Madre, Napoli
30 maggio - 29 luglio 2024

 

Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre Gucci presentano, da giovedì 30 maggio a lunedì 29 luglio 2024, la mostra collettiva Il resto di niente, dedicata alla relazione tra i contesti architettonici e le esperienze identitarie ed emotive che li abitano, a cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti, da un’idea di Sabato De Sarno.
 
Gli spazi del Madre, densi di riferimenti che corrono dal Barocco al minimalismo, accolgono nel cuore culturale di Napoli un racconto corale fatto di installazioni, fotografie, modelli, opere sonore, video, sculture di neon, schizzi architettonici e grandi disegni che si confrontano tra loro, partendo da uno sguardo sul lavoro di uno dei protagonisti più visionari della scena architettonica italiana della seconda metà del Novecento, Aldo Loris Rossi (Bisaccia, 1933; Napoli, 2018). Oltre a lui, protagonisti del progetto espositivo sono i lavori di Vincenzo Agnetti (Milano 1926 - 1981), Giulio Delvè (Napoli, 1984), Özgür Kar (Ankara, 1992), Donatella Mazzoleni (Firenze, 1943),  Franco Mazzucchelli (Milano, 1939), Jim C. Nedd (italo-colombiano, 1991), Sara Persico (Napoli, 1993), RM (Bianca Benenti Oriol e Marco Pezzotta, duo fondato a Ginevra, 2015), Domenico Salierno (Napoli, 1967), Nanda Vigo (Milano, 1936 - 2020), Angharad Williams (Ynys Môn, 1986) e Tobias Zielony (Wuppertal, 1974).
 
Il titolo della mostra riprende l’omonimo romanzo di Enzo Striano (Mondadori) che, a partire dalle vicende personali della protagonista Eleonora de Fonseca Pimentel, traccia un ritratto delle trasformazioni sociali e antropologiche che interessano Napoli negli anni della rivoluzione del 1799. La mostra Il resto di niente riprende in modo figurato i temi trattati dal libro che, tra soggettività e storia, indaga la possibilità di trasformazioni sociali e antropologiche in un’epoca di fortissimo cambiamento per la città partenopea.
 
Napoli e i suoi mutamenti sono al centro del percorso espositivo che trova il proprio filo rosso nell’indagine di Aldo Loris Rossi. Figura fondamentale e visionaria della scena architettonica italiana della seconda metà del Novecento, Rossi imposta a partire dagli anni Sessanta un radicale discorso estetico e politico sull’architettura e sull’urbanistica, riservando un’attenzione particolare alla città di Napoli. La visione di Aldo Loris Rossi emerge in mostra dalla selezione di disegni e progetti da lui realizzati per Napoli, molti dei quali concepiti insieme a Donatella Mazzoleni, posti in un inedito dialogo con le opere di dodici artisti contemporanei di diversa provenienza e generazione, ognuno dei quali porta risposte e interpretazioni diverse.
 
La mostra sancisce la ripresa dell’attività espositiva del Museo, dopo l’interruzione per consentire la prima fase di lavori e opere di manutenzione straordinaria; costituisce inoltre un esempio virtuoso di prima collaborazione pubblico privato intrapresa dal Madre, collocando l’istituzione al centro di un dialogo proficuo e rispettoso tra il mondo dell’arte e quello delle imprese. Testimonia inoltre la forte volontà, da parte di Gucci e del suo Direttore Creativo, di creare una sinergia con un’istituzione che ne rispecchi i valori estetici e artistici.

IL PERCORSO ESPOSITIVO
In mostra sono presentati numerosi disegni di Aldo Loris Rossi e di Donatella Mazzoleni, pensati per coniugare forme organiche, passionalità espressionista, ascendenze futuriste e costruttiviste. Progetti come la Casa del Portuale (1968-1980) e il complesso residenziale di Piazza Grande (1979-1989) si inseriscono nel panorama urbano napoletano, vividi esempi di architettura brutalista, e appaiono come enormi e autonome astronavi, ideate nel solco delle utopie del secondo dopoguerra. Ripensando al futuro che quelle costruzioni prospettavano, e guardando all’immaginario che oggi creano (vi sono ambientate, per esempio, alcune tra le più famose serie televisive e video musicali realizzati a Napoli), questi edifici sono spunto per una riflessione sull’abitare e le sue implicazioni affettive.
L’interazione più diretta con queste tematiche è restituita da Tobias Zielony che ha già all’attivo un progetto di ricerca video e fotografico dedicato alle Vele di Scampia a Napoli e che in occasione della mostra Il resto di niente ha realizzato una serie di scatti dedicati ad alcune delle più celebri costruzioni di Rossi con Mazzoleni. Proseguendo nel percorso espositivo si incontrano le opere di Vincenzo Agnetti e Nanda Vigo, artisti di una generazione vicina al periodo dell’architettura utopica, che creano interessanti paralleli, rispettivamente concettuale e cosmogonico, con il lavoro di Rossi.
Dove Jim C. Nedd, RM e Domenico Salierno raccontano dimensioni emotive, dolci e desolate dell’abitare oggi, Giulio Delvè e Özgür Kar invece presentano opere che esplorano il pericolo di sentirsi esistenzialmente intrappolati. Sara Persico trasla nel sonoro la ruvida dimensione urbana che Angharad Williams coglie nel riflesso di un’automobile. Franco Mazzucchelli concepisce le sue sculture gonfiabili come dispositivi di occupazione dello spazio vissuto e condiviso, che riempiono le sale del Madre.
 
La mostra si avvale della collaborazione degli Archivi di Ateneo dell'Università degli studi di Napoli Federico II; dell’Archivio Vincenzo Agnetti, Milano; dell’Archivio Nanda Vigo, Milano.
 
Il resto di niente si inserisce nel filone di ricerca inaugurato dal Madre nel 2023 e dedicato all’osservazione di Napoli come metropoli mediterranea che sta reinventando la narrativa con cui concepirsi e raccontarsi, con nuove scene e nuove stereotipie. Questo ambito di indagine è stato avviato con la commissione e pubblicazione del libro fotografico “Napoli” di Giovanna Silva (Mousse Publishing, 2023), e verrà sviluppato in un programma di conferenze a partire dal mese di giugno per proseguire fino all’autunno 2024.

INFORMAZIONI AL PUBBLICO
Il resto di niente
A cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti
Da un’idea di Sabato De Sarno
30 maggio - 29 luglio 2024
Madre, Via Settembrini 79, 80139, Napoli

 

BIOGRAFIE ARTISTI
Vincenzo Agnetti, 1926 – 1981, Milano
Tra i massimi esponenti dell’arte concettuale italiana, oltre che saggista e scrittore, Vincenzo Agnetti muove le prime esperienze artistiche nel campo della pittura informale degli anni Quaranta e della poesia. Di queste prime opere giovanili purtroppo non è rimasto quasi nulla. Nel 1962 si trasferisce in Argentina dove lavora nel campo dell’automazione elettronica. Nel 1967, tornato in Italia, inizia a lavorare come artista concettuale, con una profonda riflessione sul significato stesso di fare arte e sulla sua relazione con l’idea, il pensiero e il concetto, piuttosto che con l’abilità tecnica o un’estetica accademica convenzionale. Tra le mostre personali recenti: GAM, Torino (2022); Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna (2021); Museo del Novecento, Firenze (2019). Tra le collettive: Palazzo del Governatore, Parma (2024); XNL Piacenza Contemporanea (2020).
 
Giulio Delvè, 1984, Napoli, vive e lavora a Napoli
Sospesa tra dimensione collettiva e forte individualità, la ricerca di Giulio Delvè attinge a piene mani dal paesaggio della vita urbana e guarda alla scultura come esperienza partecipativa, consapevole che l’efficacia del linguaggio artistico sta nel rivelare prospettive impreviste e nuovi modi di pensare, acquisendo un imprescindibile valore sociale. Tra le mostre personali: Pio Monte della MisericordiaNapoli (2022); Fondazione Nomas, Roma (2020); Base, Firenze (2017); Palazzo Caracciolo, Napoli (2015). Tra le collettive: luogo_e, Bergamo (2023); Fondazione Morra Greco, Napoli (2021 e 2023); Museo Madre, Napoli (2021); Villa Medici, Roma (2019); Palazzo Collacchioni, Capalbio (2019); MAMbo, Bologna (2018).
 
Özgür Kar, 1992, Ankara, vive e lavora ad Amsterdam
Nelle sue installazioni video Özgür Kar utilizza il bianco e nero in maniera sperimentale, animando le sue figure in un loop di movimenti impercettibili e paesaggi sonori. Le opere di Kar si assemblano nello spazio per funzionare come scene di pezzi teatrali: ognuna funge da personaggio che interpreta il suo ruolo all’interno di una partitura e di una sceneggiatura non lineari. La teatralità del lavoro di Kar si inserisce in manifestazioni tonali dell’esistenzialismo contemporaneo. Tra le mostre personali recenti: Fridericianum, Kassel (2023); The Renaissance Society, Chicago (2023); Stedelijk Museum, Amsterdam (2022). Tra le collettive: 24th Biennale di Sydney (2024); Triennale di Yokohama (2024). Le sue opere sono presenti nelle collezioni dello Stedelijk Museum, Amsterdam; del Musée d’Art Moderne de Paris, Parigi; del FRAC Picardie, Amiens; del FRAC Nouvelle-Aquitaine MECA, Bordeaux e del FRAC Champagne-Ardennes, Reims.
 
Donatella Mazzoleni, 1943, Firenze, vive e lavora a Napoli
Architetta e artista la cui ricerca ha attraversato vari campi, Donatella Mazzoleni ha esplorato fin dagli anni Sessanta, inizialmente collaborando anche con Aldo Loris Rossi, ambiti di ricerca legati alle utopie architettoniche. Tra il maggior corpus di disegni dagli anni Sessanta a Ottanta, spiccano Materiale abitabile: Città-struttura n. 1 (1968) e n. 2 (1973), insieme ai primi schizzi della Casa del Portuale di Napoli (1968-1980). Tra i suoi altri ambiti di studio: microarchitetture, architettura urbana, giardini e archetipi del paesaggio, architettura e musica. Da sempre attenta osservatrice del paesaggio, Mazzoleni concepisce le sue architetture a partire dalla morfologia del territorio in cui si inseriscono. I suoi studi interdisciplinari sono stati pubblicati in riviste specializzate e numerosi libri.
 
Franco Mazzucchelli, 1939, Milano, vive e lavora a Milano
Franco Mazzucchelli è conosciuto per la sperimentazione pionieristica con i materiali sintetici negli anni Sessanta e le installazioni spaziali pubbliche su larga scala. La sua serie più nota “A. to A.” (“Art to Abandon”, “Arte da Abbandonare”) consiste in sculture gonfiabili in PVC spesso installate e “abbandonate” presso laghi e deserti prima di essere trasferite in spazi pubblici. Tra le mostre personali recenti: Centre Pompidou-Metz, Metz (2021); Cité de l’Architecture, Parigi (2021); Museo del Novecento, Milano (2018). Mazzucchelli partecipa a mostre storiche tra cui: XIII Quadriennale di Roma, Roma (1999); XI Quadriennale di Roma, Roma (1986); XXXVII Biennale di Venezia (1976); 15ª Triennale di Milano, Milano (1973).
 
Jim C. Nedd, 1991, italo-colombiano, vive e lavora a Milano
Jim C. Nedd agisce in uno spazio creativo che si snoda tra finzione e fotografia documentaria. L’artista realizza immagini con una visione illusoria e carnevalesca, creando storie visive di energia e identità, ritmo e rapimento, scintillio e grinta. Riconosciuto a livello internazionale, il suo lavoro è stato pubblicato su riviste e giornali tra cui Aperture, Vogue Italia, Kaleidoscope, Revue e Alla Carta Magazine. Tra le mostre personali recenti: Cinemateca Distrital, Bogotà (con Invernomuto) (2022); Auto Italia, Londra (2021). Tra le collettive: Museion, Bolzano (2024); MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma (2022); Biennale di Atene (2020); Hamburger Bahnhof, Berlino (2020).

Sara Persico, 1993, Napoli, vive e lavora Berlino
Nel corso della sua ricerca Sara Persico ha sviluppato una tecnica che integra la sua voce con campionature elettroniche e registrazioni sul campo. L’artista ha esposto in diversi contesti espositivi e festival musicali, tra cui: Museo Nitsch, Napoli (2024); Schiev Festival, Bruxelles (2024); Irtijal, Beirut (2023); CTM Festival, Berlin (2023); documenta fifteen, Kassel (2022). Persico ha vinto diverse residenze artistiche e scholarship tra cui Musicboard, Kampala/Berlin (2023); Sonoscopia, Porto (2022); Sardegna Teatro, Argentiera, (2021); Musikfonds, Berlin (2022); MultiMadeira, Funchal (2020); Temp Studio, Lisbona (2018). Nel 2023 ha pubblicato “Boundary”, EP di debutto con l’etichetta berlinese Karlrecords, un’opera densa che esplora i confini dell’io tramite la voce e ritmi distorti e armonici.
 
RM (Bianca Benenti Oriol e Marco Pezzotta), duo fondato nel 2015, vive a lavora tra Ginevra e Berlino
RM lavora con la produzione di simboli e l’utilizzo di schemi mediatici individuati nella realtà del quotidiano. Il loro soprannome (precedentemente scritto Real Madrid) gioca con le idee di marchio e merce, mettendo in discussione l’autenticità e la proprietà attraverso il loro processo creativo. RM rivendica spesso uno status di contraffazione, sottolineando l’interesse per la confusione e incoraggiando l’interpretazione errata. Tra le mostre personali recenti: Auto Italia, Londra (2023); Centre d’Edition Contemporaine, Ginevra (2023); Swiss Institute, New York (2022); Centre Culturel Suisse, Parigi (2021). Tra le collettive: MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma (2022); Quadriennale di Roma (2021). RM ha ricevuto lo Swiss Art Award nel 2018 e nel 2023.
 
Aldo Loris Rossi, 1933, Bisaccia – 2018, Napoli
Aldo Loris Rossi ha combinato studi teorici e interventi concreti nella città a partire da un periodo, quello del dopoguerra, in cui si pensava che la costituzione di un pensiero tecnico e intellettuale dovesse agire unitariamente per creare una nuova visione di città del futuro. Nei suoi progetti si rilevano influenze futuriste in particolare nel riferirsi a una “città nuova”, dinamica e monumentale, come quella immaginata da Antonio Sant’Elia (Como, 1888 – Monfalcone, 1916), oltre che una ripresa del concetto di “architettura organica” di Frank Lloyd Wright (Richland Center, 1867 – Phoenix, 1959), che mira a un’armonia tra ambiente costruito e naturale. Tra i suoi primi lavori figura Materiale abitabile: Città-struttura n. 1 (1968) realizzato insieme all’architetta Donatella Mazzoleni. Ha progettato diverse strutture per la città di Napoli, tra cui il primo e il secondo lotto di Casa del Portuale (1968-1980), sede per i servizi sociali C.U.L.P, e nel 1973 il progetto utopico Materiale Abitabile: Città-struttura n. 2. Nel 1979 progetta il piano abitativo polifunzionale Pizza Grande per il quartiere Ponti Rossi di Napoli, per il quale nel 1989 riceve il Premio In/Arch. Dedica un ventennio del suo lavoro al progetto di integrazione uomo/ambiente Econeapolis.
 
Domenico Salierno, 1967, Afragola, vive e lavora a Napoli
Domenico Salierno si laurea in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli e nel 1990 vince il Premio Tropea per la Scultura con la mostra Cuore presso l’Accademia di Napoli. Si specializza in scrittura drammaturgica al Nuovo Teatro Sanità di Napoli. L’artista lavora con la pittura, la scultura e il video radicato nelle tecnologie analogiche di ripresa che danno vita a una serie di “video-riprese”. Alcuni dei suoi testi sono stati inseriti in spettacoli teatrali del regista Mario Gelardi e allestiti negli spazi del museo Madre di Napoli nel 2020. Tra le mostre principali: CAP Napoli Est (2022); Magazzini Criminali, Sassuolo (2012); Prima Biennale d’Italia di Arte Contemporanea, Trevi Flash Art Museum (1998); Sala 1, Centro internazionale d’Arte Contemporanea Roma (1997).
 
Nanda Vigo, 1936 – 2020, Milano
Nanda Vigo ha sviluppato un rapporto interdisciplinare tra arte, design e architettura. Dalla fine degli anni Cinquanta fu perno dei rapporti tra i maggiori gruppi e artisti europei tra cui il Gruppo Zero di Düsseldorf (Otto Piene, Heinz Mack, Günther Uecker) e gli artisti milanesi della galleria Azimut (Piero Manzoni, Enrico Castellani). La sua ricerca sulla luce, insieme alla sua interdisciplinarità, definisce linguisticamente tutto il suo lavoro, rendendolo sempre esperienziale e ambientale, definendo così lo spazio reale e percettivo verso un viaggio cosmogonico imprescindibile per la comprensione dell’universo. Oltre alle più importanti mostre Zero, tra le personali più recenti: Museo Comunale d’Arte Moderna, Ascona (2023); Museo Macte, Termoli (2020); Palazzo Reale, Milano (2019). Tra le collettive: Palazzo delle Esposizioni, Roma (2020); Vitra Design Museum, Weil am Rhein (2019); Groninger Museum (2019); Pirelli HangarBicocca, Milano (2017).
 
Angharad Williams, 1986, Ynys Môn, vive e lavora a Berlino
La pratica di Angharad Williams si concentra sulle forme che, nascoste in maniera visibile, fungono da schermi proiettivi o da filtri per i nostri desideri e paure più inconsce. Il suo lavoro di stimola l’introspezione e la riflessione critica sulle dinamiche che governano le nostre vite e gli ambienti. Queste espressioni, spesso equivoche, trovano origine nella scrittura e nella performance e sono modellate da questioni di autorità, sicurezza e design, e sono centrali per la soggettivazione degli individui, delle loro comunità e dei paesaggi che abitano. Tra le mostre personali recenti: Kantine, Bruxelles (2023); Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen, Düsseldorf (2022); Kevin Space, Vienna (2021). Williams ha presentato performance alla Kunsthalle di Zurigo (2022) e al KW Institute for Contemporary Art di Berlino (2020). Tra le mostre collettive: Bonner Kunstverein, Bonn (2022); Stadtgalerie Bern (2021); Second, FriArt, Friburgo (2021). Il suo libro ERASER è stato pubblicato da After8 Books, Parigi, nel 2023.
 
Tobias Zielony, 1974, Wuppertal, vive e lavora a Berlino
Tobias Zielony è riconosciuto per i suoi progetti a lungo termine con adolescenti e giovani adulti ritratti in particolari contesti architettonici, urbani e sociali. I suoi scatti esplorano l’intersezione tra affermazioni finzionali e documentarie e indagano il potenziale politico ed estetico, nonche´ i confini di un’autentica auto-rappresentazione. Un progetto che lo ha visto nel territorio napoletano è Vele (2010) dedicato alle Vele di Scampia, un quartiere a nord della periferia di Napoli. Questo progetto e` stato presentato nel 2012 in due grandi mostre, al MAXXI di Roma e al Philadelphia Museum of Art. Tra le principali mostre personali: Marta Herford (2022); Folkwang Museum, Essen (2021); Berlinische Galerie (2013); MMK Zollamt Frankfurt (2011); Camera Austria Graz (2011); Kunstverein Hamburg (2010). Nel 2015 e` tra gli artisti invitati a esporre nel padiglione tedesco alla 56a Biennale di Venezia.
 
Gucci
Fondata a Firenze nel 1921, Gucci è una delle più importanti Maison nel settore del lusso. Sotto la guida del Presidente e CEO Jean-François Palus e la direzione creativa di Sabato De Sarno, sulla scia del suo centenario, Gucci continua a ridefinire il concetto di moda e lusso all'insegna di valori fondamentali quali creatività, tradizione artigianale e innovazione.
Gucci fa parte del gruppo di lusso globale Kering, che gestisce rinomate Maison nel settore della moda, pelletteria, gioielleria e occhiali.
Scopri di più su Gucci su www.gucci.com.
 
Museo Madre
Il Madre – Museo d’arte contemporanea Donnaregina è stato inaugurato nel 2005 ed è il primo museo pubblico campano interamente dedicato all’arte realizzata dal secondo dopoguerra a oggi. Situato nell'ottocentesco Palazzo Donnaregina, trae il proprio nome dal Monastero di S. Maria Donnaregina, fondato dagli Svevi nel XIII secolo, che anticamente sorgeva in quest’area. L’edificio è stato rinnovato nel 2005 dall’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira, e al suo interno sono esposte permanentemente opere site-specific di artisti quali Francesco Clemente, Rebecca Horn, Sol Lewitt, Richard Serra. Il museo si estende su una superficie complessiva di 7200 mq, e ospita la collezione e mostre temporanee.

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MOSTRA - "Il resto di niente", a cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti, al Madre

di Napoli Magazine

28/05/2024 - 16:57

Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee - museo Madre e Gucci
presentano

IL RESTO DI NIENTE
A cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti
da un’idea di Sabato De Sarno
 
Opere di: Vincenzo Agnetti, Giulio Delvè, Özgür Kar, Donatella Mazzoleni, Franco Mazzucchelli, Jim C. Nedd, Sara Persico, RM, Aldo Loris Rossi, Domenico Salierno, Nanda Vigo, Angharad Williams e Tobias Zielony
 
Museo Madre, Napoli
30 maggio - 29 luglio 2024

 

Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – museo Madre Gucci presentano, da giovedì 30 maggio a lunedì 29 luglio 2024, la mostra collettiva Il resto di niente, dedicata alla relazione tra i contesti architettonici e le esperienze identitarie ed emotive che li abitano, a cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti, da un’idea di Sabato De Sarno.
 
Gli spazi del Madre, densi di riferimenti che corrono dal Barocco al minimalismo, accolgono nel cuore culturale di Napoli un racconto corale fatto di installazioni, fotografie, modelli, opere sonore, video, sculture di neon, schizzi architettonici e grandi disegni che si confrontano tra loro, partendo da uno sguardo sul lavoro di uno dei protagonisti più visionari della scena architettonica italiana della seconda metà del Novecento, Aldo Loris Rossi (Bisaccia, 1933; Napoli, 2018). Oltre a lui, protagonisti del progetto espositivo sono i lavori di Vincenzo Agnetti (Milano 1926 - 1981), Giulio Delvè (Napoli, 1984), Özgür Kar (Ankara, 1992), Donatella Mazzoleni (Firenze, 1943),  Franco Mazzucchelli (Milano, 1939), Jim C. Nedd (italo-colombiano, 1991), Sara Persico (Napoli, 1993), RM (Bianca Benenti Oriol e Marco Pezzotta, duo fondato a Ginevra, 2015), Domenico Salierno (Napoli, 1967), Nanda Vigo (Milano, 1936 - 2020), Angharad Williams (Ynys Môn, 1986) e Tobias Zielony (Wuppertal, 1974).
 
Il titolo della mostra riprende l’omonimo romanzo di Enzo Striano (Mondadori) che, a partire dalle vicende personali della protagonista Eleonora de Fonseca Pimentel, traccia un ritratto delle trasformazioni sociali e antropologiche che interessano Napoli negli anni della rivoluzione del 1799. La mostra Il resto di niente riprende in modo figurato i temi trattati dal libro che, tra soggettività e storia, indaga la possibilità di trasformazioni sociali e antropologiche in un’epoca di fortissimo cambiamento per la città partenopea.
 
Napoli e i suoi mutamenti sono al centro del percorso espositivo che trova il proprio filo rosso nell’indagine di Aldo Loris Rossi. Figura fondamentale e visionaria della scena architettonica italiana della seconda metà del Novecento, Rossi imposta a partire dagli anni Sessanta un radicale discorso estetico e politico sull’architettura e sull’urbanistica, riservando un’attenzione particolare alla città di Napoli. La visione di Aldo Loris Rossi emerge in mostra dalla selezione di disegni e progetti da lui realizzati per Napoli, molti dei quali concepiti insieme a Donatella Mazzoleni, posti in un inedito dialogo con le opere di dodici artisti contemporanei di diversa provenienza e generazione, ognuno dei quali porta risposte e interpretazioni diverse.
 
La mostra sancisce la ripresa dell’attività espositiva del Museo, dopo l’interruzione per consentire la prima fase di lavori e opere di manutenzione straordinaria; costituisce inoltre un esempio virtuoso di prima collaborazione pubblico privato intrapresa dal Madre, collocando l’istituzione al centro di un dialogo proficuo e rispettoso tra il mondo dell’arte e quello delle imprese. Testimonia inoltre la forte volontà, da parte di Gucci e del suo Direttore Creativo, di creare una sinergia con un’istituzione che ne rispecchi i valori estetici e artistici.

IL PERCORSO ESPOSITIVO
In mostra sono presentati numerosi disegni di Aldo Loris Rossi e di Donatella Mazzoleni, pensati per coniugare forme organiche, passionalità espressionista, ascendenze futuriste e costruttiviste. Progetti come la Casa del Portuale (1968-1980) e il complesso residenziale di Piazza Grande (1979-1989) si inseriscono nel panorama urbano napoletano, vividi esempi di architettura brutalista, e appaiono come enormi e autonome astronavi, ideate nel solco delle utopie del secondo dopoguerra. Ripensando al futuro che quelle costruzioni prospettavano, e guardando all’immaginario che oggi creano (vi sono ambientate, per esempio, alcune tra le più famose serie televisive e video musicali realizzati a Napoli), questi edifici sono spunto per una riflessione sull’abitare e le sue implicazioni affettive.
L’interazione più diretta con queste tematiche è restituita da Tobias Zielony che ha già all’attivo un progetto di ricerca video e fotografico dedicato alle Vele di Scampia a Napoli e che in occasione della mostra Il resto di niente ha realizzato una serie di scatti dedicati ad alcune delle più celebri costruzioni di Rossi con Mazzoleni. Proseguendo nel percorso espositivo si incontrano le opere di Vincenzo Agnetti e Nanda Vigo, artisti di una generazione vicina al periodo dell’architettura utopica, che creano interessanti paralleli, rispettivamente concettuale e cosmogonico, con il lavoro di Rossi.
Dove Jim C. Nedd, RM e Domenico Salierno raccontano dimensioni emotive, dolci e desolate dell’abitare oggi, Giulio Delvè e Özgür Kar invece presentano opere che esplorano il pericolo di sentirsi esistenzialmente intrappolati. Sara Persico trasla nel sonoro la ruvida dimensione urbana che Angharad Williams coglie nel riflesso di un’automobile. Franco Mazzucchelli concepisce le sue sculture gonfiabili come dispositivi di occupazione dello spazio vissuto e condiviso, che riempiono le sale del Madre.
 
La mostra si avvale della collaborazione degli Archivi di Ateneo dell'Università degli studi di Napoli Federico II; dell’Archivio Vincenzo Agnetti, Milano; dell’Archivio Nanda Vigo, Milano.
 
Il resto di niente si inserisce nel filone di ricerca inaugurato dal Madre nel 2023 e dedicato all’osservazione di Napoli come metropoli mediterranea che sta reinventando la narrativa con cui concepirsi e raccontarsi, con nuove scene e nuove stereotipie. Questo ambito di indagine è stato avviato con la commissione e pubblicazione del libro fotografico “Napoli” di Giovanna Silva (Mousse Publishing, 2023), e verrà sviluppato in un programma di conferenze a partire dal mese di giugno per proseguire fino all’autunno 2024.

INFORMAZIONI AL PUBBLICO
Il resto di niente
A cura di Eva Fabbris con Giovanna Manzotti
Da un’idea di Sabato De Sarno
30 maggio - 29 luglio 2024
Madre, Via Settembrini 79, 80139, Napoli

 

BIOGRAFIE ARTISTI
Vincenzo Agnetti, 1926 – 1981, Milano
Tra i massimi esponenti dell’arte concettuale italiana, oltre che saggista e scrittore, Vincenzo Agnetti muove le prime esperienze artistiche nel campo della pittura informale degli anni Quaranta e della poesia. Di queste prime opere giovanili purtroppo non è rimasto quasi nulla. Nel 1962 si trasferisce in Argentina dove lavora nel campo dell’automazione elettronica. Nel 1967, tornato in Italia, inizia a lavorare come artista concettuale, con una profonda riflessione sul significato stesso di fare arte e sulla sua relazione con l’idea, il pensiero e il concetto, piuttosto che con l’abilità tecnica o un’estetica accademica convenzionale. Tra le mostre personali recenti: GAM, Torino (2022); Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna (2021); Museo del Novecento, Firenze (2019). Tra le collettive: Palazzo del Governatore, Parma (2024); XNL Piacenza Contemporanea (2020).
 
Giulio Delvè, 1984, Napoli, vive e lavora a Napoli
Sospesa tra dimensione collettiva e forte individualità, la ricerca di Giulio Delvè attinge a piene mani dal paesaggio della vita urbana e guarda alla scultura come esperienza partecipativa, consapevole che l’efficacia del linguaggio artistico sta nel rivelare prospettive impreviste e nuovi modi di pensare, acquisendo un imprescindibile valore sociale. Tra le mostre personali: Pio Monte della MisericordiaNapoli (2022); Fondazione Nomas, Roma (2020); Base, Firenze (2017); Palazzo Caracciolo, Napoli (2015). Tra le collettive: luogo_e, Bergamo (2023); Fondazione Morra Greco, Napoli (2021 e 2023); Museo Madre, Napoli (2021); Villa Medici, Roma (2019); Palazzo Collacchioni, Capalbio (2019); MAMbo, Bologna (2018).
 
Özgür Kar, 1992, Ankara, vive e lavora ad Amsterdam
Nelle sue installazioni video Özgür Kar utilizza il bianco e nero in maniera sperimentale, animando le sue figure in un loop di movimenti impercettibili e paesaggi sonori. Le opere di Kar si assemblano nello spazio per funzionare come scene di pezzi teatrali: ognuna funge da personaggio che interpreta il suo ruolo all’interno di una partitura e di una sceneggiatura non lineari. La teatralità del lavoro di Kar si inserisce in manifestazioni tonali dell’esistenzialismo contemporaneo. Tra le mostre personali recenti: Fridericianum, Kassel (2023); The Renaissance Society, Chicago (2023); Stedelijk Museum, Amsterdam (2022). Tra le collettive: 24th Biennale di Sydney (2024); Triennale di Yokohama (2024). Le sue opere sono presenti nelle collezioni dello Stedelijk Museum, Amsterdam; del Musée d’Art Moderne de Paris, Parigi; del FRAC Picardie, Amiens; del FRAC Nouvelle-Aquitaine MECA, Bordeaux e del FRAC Champagne-Ardennes, Reims.
 
Donatella Mazzoleni, 1943, Firenze, vive e lavora a Napoli
Architetta e artista la cui ricerca ha attraversato vari campi, Donatella Mazzoleni ha esplorato fin dagli anni Sessanta, inizialmente collaborando anche con Aldo Loris Rossi, ambiti di ricerca legati alle utopie architettoniche. Tra il maggior corpus di disegni dagli anni Sessanta a Ottanta, spiccano Materiale abitabile: Città-struttura n. 1 (1968) e n. 2 (1973), insieme ai primi schizzi della Casa del Portuale di Napoli (1968-1980). Tra i suoi altri ambiti di studio: microarchitetture, architettura urbana, giardini e archetipi del paesaggio, architettura e musica. Da sempre attenta osservatrice del paesaggio, Mazzoleni concepisce le sue architetture a partire dalla morfologia del territorio in cui si inseriscono. I suoi studi interdisciplinari sono stati pubblicati in riviste specializzate e numerosi libri.
 
Franco Mazzucchelli, 1939, Milano, vive e lavora a Milano
Franco Mazzucchelli è conosciuto per la sperimentazione pionieristica con i materiali sintetici negli anni Sessanta e le installazioni spaziali pubbliche su larga scala. La sua serie più nota “A. to A.” (“Art to Abandon”, “Arte da Abbandonare”) consiste in sculture gonfiabili in PVC spesso installate e “abbandonate” presso laghi e deserti prima di essere trasferite in spazi pubblici. Tra le mostre personali recenti: Centre Pompidou-Metz, Metz (2021); Cité de l’Architecture, Parigi (2021); Museo del Novecento, Milano (2018). Mazzucchelli partecipa a mostre storiche tra cui: XIII Quadriennale di Roma, Roma (1999); XI Quadriennale di Roma, Roma (1986); XXXVII Biennale di Venezia (1976); 15ª Triennale di Milano, Milano (1973).
 
Jim C. Nedd, 1991, italo-colombiano, vive e lavora a Milano
Jim C. Nedd agisce in uno spazio creativo che si snoda tra finzione e fotografia documentaria. L’artista realizza immagini con una visione illusoria e carnevalesca, creando storie visive di energia e identità, ritmo e rapimento, scintillio e grinta. Riconosciuto a livello internazionale, il suo lavoro è stato pubblicato su riviste e giornali tra cui Aperture, Vogue Italia, Kaleidoscope, Revue e Alla Carta Magazine. Tra le mostre personali recenti: Cinemateca Distrital, Bogotà (con Invernomuto) (2022); Auto Italia, Londra (2021). Tra le collettive: Museion, Bolzano (2024); MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma (2022); Biennale di Atene (2020); Hamburger Bahnhof, Berlino (2020).

Sara Persico, 1993, Napoli, vive e lavora Berlino
Nel corso della sua ricerca Sara Persico ha sviluppato una tecnica che integra la sua voce con campionature elettroniche e registrazioni sul campo. L’artista ha esposto in diversi contesti espositivi e festival musicali, tra cui: Museo Nitsch, Napoli (2024); Schiev Festival, Bruxelles (2024); Irtijal, Beirut (2023); CTM Festival, Berlin (2023); documenta fifteen, Kassel (2022). Persico ha vinto diverse residenze artistiche e scholarship tra cui Musicboard, Kampala/Berlin (2023); Sonoscopia, Porto (2022); Sardegna Teatro, Argentiera, (2021); Musikfonds, Berlin (2022); MultiMadeira, Funchal (2020); Temp Studio, Lisbona (2018). Nel 2023 ha pubblicato “Boundary”, EP di debutto con l’etichetta berlinese Karlrecords, un’opera densa che esplora i confini dell’io tramite la voce e ritmi distorti e armonici.
 
RM (Bianca Benenti Oriol e Marco Pezzotta), duo fondato nel 2015, vive a lavora tra Ginevra e Berlino
RM lavora con la produzione di simboli e l’utilizzo di schemi mediatici individuati nella realtà del quotidiano. Il loro soprannome (precedentemente scritto Real Madrid) gioca con le idee di marchio e merce, mettendo in discussione l’autenticità e la proprietà attraverso il loro processo creativo. RM rivendica spesso uno status di contraffazione, sottolineando l’interesse per la confusione e incoraggiando l’interpretazione errata. Tra le mostre personali recenti: Auto Italia, Londra (2023); Centre d’Edition Contemporaine, Ginevra (2023); Swiss Institute, New York (2022); Centre Culturel Suisse, Parigi (2021). Tra le collettive: MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma (2022); Quadriennale di Roma (2021). RM ha ricevuto lo Swiss Art Award nel 2018 e nel 2023.
 
Aldo Loris Rossi, 1933, Bisaccia – 2018, Napoli
Aldo Loris Rossi ha combinato studi teorici e interventi concreti nella città a partire da un periodo, quello del dopoguerra, in cui si pensava che la costituzione di un pensiero tecnico e intellettuale dovesse agire unitariamente per creare una nuova visione di città del futuro. Nei suoi progetti si rilevano influenze futuriste in particolare nel riferirsi a una “città nuova”, dinamica e monumentale, come quella immaginata da Antonio Sant’Elia (Como, 1888 – Monfalcone, 1916), oltre che una ripresa del concetto di “architettura organica” di Frank Lloyd Wright (Richland Center, 1867 – Phoenix, 1959), che mira a un’armonia tra ambiente costruito e naturale. Tra i suoi primi lavori figura Materiale abitabile: Città-struttura n. 1 (1968) realizzato insieme all’architetta Donatella Mazzoleni. Ha progettato diverse strutture per la città di Napoli, tra cui il primo e il secondo lotto di Casa del Portuale (1968-1980), sede per i servizi sociali C.U.L.P, e nel 1973 il progetto utopico Materiale Abitabile: Città-struttura n. 2. Nel 1979 progetta il piano abitativo polifunzionale Pizza Grande per il quartiere Ponti Rossi di Napoli, per il quale nel 1989 riceve il Premio In/Arch. Dedica un ventennio del suo lavoro al progetto di integrazione uomo/ambiente Econeapolis.
 
Domenico Salierno, 1967, Afragola, vive e lavora a Napoli
Domenico Salierno si laurea in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli e nel 1990 vince il Premio Tropea per la Scultura con la mostra Cuore presso l’Accademia di Napoli. Si specializza in scrittura drammaturgica al Nuovo Teatro Sanità di Napoli. L’artista lavora con la pittura, la scultura e il video radicato nelle tecnologie analogiche di ripresa che danno vita a una serie di “video-riprese”. Alcuni dei suoi testi sono stati inseriti in spettacoli teatrali del regista Mario Gelardi e allestiti negli spazi del museo Madre di Napoli nel 2020. Tra le mostre principali: CAP Napoli Est (2022); Magazzini Criminali, Sassuolo (2012); Prima Biennale d’Italia di Arte Contemporanea, Trevi Flash Art Museum (1998); Sala 1, Centro internazionale d’Arte Contemporanea Roma (1997).
 
Nanda Vigo, 1936 – 2020, Milano
Nanda Vigo ha sviluppato un rapporto interdisciplinare tra arte, design e architettura. Dalla fine degli anni Cinquanta fu perno dei rapporti tra i maggiori gruppi e artisti europei tra cui il Gruppo Zero di Düsseldorf (Otto Piene, Heinz Mack, Günther Uecker) e gli artisti milanesi della galleria Azimut (Piero Manzoni, Enrico Castellani). La sua ricerca sulla luce, insieme alla sua interdisciplinarità, definisce linguisticamente tutto il suo lavoro, rendendolo sempre esperienziale e ambientale, definendo così lo spazio reale e percettivo verso un viaggio cosmogonico imprescindibile per la comprensione dell’universo. Oltre alle più importanti mostre Zero, tra le personali più recenti: Museo Comunale d’Arte Moderna, Ascona (2023); Museo Macte, Termoli (2020); Palazzo Reale, Milano (2019). Tra le collettive: Palazzo delle Esposizioni, Roma (2020); Vitra Design Museum, Weil am Rhein (2019); Groninger Museum (2019); Pirelli HangarBicocca, Milano (2017).
 
Angharad Williams, 1986, Ynys Môn, vive e lavora a Berlino
La pratica di Angharad Williams si concentra sulle forme che, nascoste in maniera visibile, fungono da schermi proiettivi o da filtri per i nostri desideri e paure più inconsce. Il suo lavoro di stimola l’introspezione e la riflessione critica sulle dinamiche che governano le nostre vite e gli ambienti. Queste espressioni, spesso equivoche, trovano origine nella scrittura e nella performance e sono modellate da questioni di autorità, sicurezza e design, e sono centrali per la soggettivazione degli individui, delle loro comunità e dei paesaggi che abitano. Tra le mostre personali recenti: Kantine, Bruxelles (2023); Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen, Düsseldorf (2022); Kevin Space, Vienna (2021). Williams ha presentato performance alla Kunsthalle di Zurigo (2022) e al KW Institute for Contemporary Art di Berlino (2020). Tra le mostre collettive: Bonner Kunstverein, Bonn (2022); Stadtgalerie Bern (2021); Second, FriArt, Friburgo (2021). Il suo libro ERASER è stato pubblicato da After8 Books, Parigi, nel 2023.
 
Tobias Zielony, 1974, Wuppertal, vive e lavora a Berlino
Tobias Zielony è riconosciuto per i suoi progetti a lungo termine con adolescenti e giovani adulti ritratti in particolari contesti architettonici, urbani e sociali. I suoi scatti esplorano l’intersezione tra affermazioni finzionali e documentarie e indagano il potenziale politico ed estetico, nonche´ i confini di un’autentica auto-rappresentazione. Un progetto che lo ha visto nel territorio napoletano è Vele (2010) dedicato alle Vele di Scampia, un quartiere a nord della periferia di Napoli. Questo progetto e` stato presentato nel 2012 in due grandi mostre, al MAXXI di Roma e al Philadelphia Museum of Art. Tra le principali mostre personali: Marta Herford (2022); Folkwang Museum, Essen (2021); Berlinische Galerie (2013); MMK Zollamt Frankfurt (2011); Camera Austria Graz (2011); Kunstverein Hamburg (2010). Nel 2015 e` tra gli artisti invitati a esporre nel padiglione tedesco alla 56a Biennale di Venezia.
 
Gucci
Fondata a Firenze nel 1921, Gucci è una delle più importanti Maison nel settore del lusso. Sotto la guida del Presidente e CEO Jean-François Palus e la direzione creativa di Sabato De Sarno, sulla scia del suo centenario, Gucci continua a ridefinire il concetto di moda e lusso all'insegna di valori fondamentali quali creatività, tradizione artigianale e innovazione.
Gucci fa parte del gruppo di lusso globale Kering, che gestisce rinomate Maison nel settore della moda, pelletteria, gioielleria e occhiali.
Scopri di più su Gucci su www.gucci.com.
 
Museo Madre
Il Madre – Museo d’arte contemporanea Donnaregina è stato inaugurato nel 2005 ed è il primo museo pubblico campano interamente dedicato all’arte realizzata dal secondo dopoguerra a oggi. Situato nell'ottocentesco Palazzo Donnaregina, trae il proprio nome dal Monastero di S. Maria Donnaregina, fondato dagli Svevi nel XIII secolo, che anticamente sorgeva in quest’area. L’edificio è stato rinnovato nel 2005 dall’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira, e al suo interno sono esposte permanentemente opere site-specific di artisti quali Francesco Clemente, Rebecca Horn, Sol Lewitt, Richard Serra. Il museo si estende su una superficie complessiva di 7200 mq, e ospita la collezione e mostre temporanee.