SANREMO - Kekko, leader dei Modà, è intervenuto in conferenza stampa al Festival di Sanremo. Ecco quanto evidenziato da “Napoli Magazine”: “Duetto con le Vibrazioni? Tutti abbiamo preso spunto dalle Vibrazioni dal punto di vista di essere band, suonare, avere una storia, una gavetta e quindi sono molto contento perché siamo in un momento in cui di musica suonata ce n’è poca e portare sul palco una delle poche band che ha ancora quest’attitudine nella musica di suonare live mi sembrava bello per portare avanti quello che anche noi portiamo avanti da tanto tempo: la musica suonata. Ne parlavo con Francesco, mi ha detto siamo stati dei co**ioni a farci la guerra per tanti anni, i rapper invece fanno i featuring, siamo molto felici, non è mai tardi per poter ricominciare a fare qualcosa insieme anche in futuro. La canzone “Lasciami”? Siamo indipendenti, abbiamo l’etichetta nostra, gli unici progetti in cui ci possiamo cimentare sono quelli del live, la discografia è cambiata troppo, pensare di fare dischi, promuoverli attraverso questi canali diventa difficile, si pensava di fare il festival per questo e di andare a diversificare la parte live, faremo tour con orchestra sinfonica nei teatri che ci permetterà di vestire diversamente le nostre canzoni. Chi si aspetta dai Modà un cambiamento musicale rimarrà deluso, ci siamo fatti apprezzare per questo da tante persone, cambiare diventa pericoloso, preferiamo tenerci quello che abbiamo. Ho incrociato pochissimi ragazzi al Festival, ho incrociato Will che mi sembra abbia cantato molto bene e gliel’ho detto pure. Salire su quel palco è difficile di suo, se non hai alle spalle gavetta ed esperienza diventa difficile cantare bene lì sopra, faccio fatica io a capire se lì ho cantato bene, ma giusto cogliere l’occasione e buttarsi, il Festival è talmente potente. Ieri ho sentito Tananai che l’anno scorso non ha fatto molto bene e d è stato bravo e umile a dire che quest’anno l’ha sfruttato per migliorare vocalmente, chi ha voglia di crescere fa come lui, chi pensa al successo effimero magari segue strade diverse. LDA pure ha cantato molto bene. L’emozione ti distrugge, su quel palco non c’è esperienza che tenga, è difficile giudicare. Il mio periodo buio e il fatto che non nomino la parola depressione? E’ stato un caso, la nomino senza problemi, è con me anche oggi, vive dentro di me ogni giorno, sta a me decidere quanto spazio darle o meno. La cosa scatenante per la mia ripresa è stato iniziare a curarmi farmacologicamente, questo ha scatenato la mia rinascita, perché a me la depressione ha preso a livello muscolare perché la reprimevo, non capivo di essere depresso, il mio cervello si è spento e non riuscivo a muovere le gambe. Poi dopo un mese di cura sono riuscito a camminare, ad andare a prendere di nuovo mia figlia a scuola. Non basta un farmaco e poi stare sul divano, la devi affrontare e metterci buona volontà, le mie paure erano il palcoscenico e a distanza di 8-9 mesi ho messo il primo obiettivo di tornare sul palco, ho cominciato a cantare a casa ma poco perché mi stancavo subito, ho fatto piccoli passi, cercavo di ritrovare l’entusiasmo ma non è stato facile, a febbraio non ero sicuro di ritornare in tour a maggio 2022, ad aprile sentivo che la voce tornava, le gambe tornavano ad esser più dure, sul palco non è andata bene subito ma è andata meglio di quel pensavo, la gente mi ha dato tanto coraggio. Dopo quelle date nei palazzetti dello spot ho capito che se mi fermavo sarebbe ricominciato tutto, quindi ho detto: adesso voglio Sanremo. Con la depressione sul divano non guarisci. Progetti dopo il festival? 30 concerti nei teatri con l’orchestra sinfonica, saranno un modo per festeggiare i nostri 21 anni di carriera, stiamo riarrangiando tutti i brani c’è Andrea Benassai, insieme al nostro amico Lapo, hanno ripreso in mano tutte le nostre hit e qualche brano meno conosciuto e lo stiamo arrangiando tutto in chiave orchestrale. Sono molto motivato, è bellissimo, questa è una cosa di cui non vedo l’ora, dicevo di voler ricominciare piano e invece ora chiedo di fare più date. Quando vai in giro a divertirti stancandoti, poi ti godi anche di più i momenti di pausa. Qualche progetto all’estero? Sarebbe bello, all’estero non abbiamo mai suonato nei palazzi dello sport, mi piacerebbe tanto, ma dobbiamo cominciare prima in Italia e magari mettere in coda qualcosa, magari anche nella vicina Svizzera. Penso che il fatto di cantare una canzone del genere mi abbia fatto mettere allo stesso livello delle persone che mi ascoltano, di solito l’idolo la gente lo vede sempre forte, come colui che manda energia a tutti, invece fargli vedere le ferite normalizza questo senso di normalità. Ho capito che la depressione è dettata anche dalla vergogna di parlarne, ci sono arrivato nel tempo con attacchi di panico, mi sono sempre vergognato di parlarne, mi vergognavo di prendere farmaci, pensavo si dessero solo ai malati di mente, facevo discorsi assurdi, il fatto di parlarne spero diventi un grido di coraggio e induca le persone a parlarne, sono venuto qui per vincere le mie paure, non mi interessa più essere giudicato dalle persone, ho capito in generale, mi sono ammalato anche perché cercavo una perfezione che non esisteva, per cercare di mettere d’accordo tutto. Sono un insieme di cose quelle che ti portano ad ammalarti, ho deciso di portare questa canzone per aiutare chi come me è stato aiutato da qualcun altro, per cercare di dire a queste persone: non vi vergognate, non c’è niente di male”.
Rosa Petrazzuolo
Napoli Magazine
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di Napoli Magazine
09/02/2023 - 12:18
SANREMO - Kekko, leader dei Modà, è intervenuto in conferenza stampa al Festival di Sanremo. Ecco quanto evidenziato da “Napoli Magazine”: “Duetto con le Vibrazioni? Tutti abbiamo preso spunto dalle Vibrazioni dal punto di vista di essere band, suonare, avere una storia, una gavetta e quindi sono molto contento perché siamo in un momento in cui di musica suonata ce n’è poca e portare sul palco una delle poche band che ha ancora quest’attitudine nella musica di suonare live mi sembrava bello per portare avanti quello che anche noi portiamo avanti da tanto tempo: la musica suonata. Ne parlavo con Francesco, mi ha detto siamo stati dei co**ioni a farci la guerra per tanti anni, i rapper invece fanno i featuring, siamo molto felici, non è mai tardi per poter ricominciare a fare qualcosa insieme anche in futuro. La canzone “Lasciami”? Siamo indipendenti, abbiamo l’etichetta nostra, gli unici progetti in cui ci possiamo cimentare sono quelli del live, la discografia è cambiata troppo, pensare di fare dischi, promuoverli attraverso questi canali diventa difficile, si pensava di fare il festival per questo e di andare a diversificare la parte live, faremo tour con orchestra sinfonica nei teatri che ci permetterà di vestire diversamente le nostre canzoni. Chi si aspetta dai Modà un cambiamento musicale rimarrà deluso, ci siamo fatti apprezzare per questo da tante persone, cambiare diventa pericoloso, preferiamo tenerci quello che abbiamo. Ho incrociato pochissimi ragazzi al Festival, ho incrociato Will che mi sembra abbia cantato molto bene e gliel’ho detto pure. Salire su quel palco è difficile di suo, se non hai alle spalle gavetta ed esperienza diventa difficile cantare bene lì sopra, faccio fatica io a capire se lì ho cantato bene, ma giusto cogliere l’occasione e buttarsi, il Festival è talmente potente. Ieri ho sentito Tananai che l’anno scorso non ha fatto molto bene e d è stato bravo e umile a dire che quest’anno l’ha sfruttato per migliorare vocalmente, chi ha voglia di crescere fa come lui, chi pensa al successo effimero magari segue strade diverse. LDA pure ha cantato molto bene. L’emozione ti distrugge, su quel palco non c’è esperienza che tenga, è difficile giudicare. Il mio periodo buio e il fatto che non nomino la parola depressione? E’ stato un caso, la nomino senza problemi, è con me anche oggi, vive dentro di me ogni giorno, sta a me decidere quanto spazio darle o meno. La cosa scatenante per la mia ripresa è stato iniziare a curarmi farmacologicamente, questo ha scatenato la mia rinascita, perché a me la depressione ha preso a livello muscolare perché la reprimevo, non capivo di essere depresso, il mio cervello si è spento e non riuscivo a muovere le gambe. Poi dopo un mese di cura sono riuscito a camminare, ad andare a prendere di nuovo mia figlia a scuola. Non basta un farmaco e poi stare sul divano, la devi affrontare e metterci buona volontà, le mie paure erano il palcoscenico e a distanza di 8-9 mesi ho messo il primo obiettivo di tornare sul palco, ho cominciato a cantare a casa ma poco perché mi stancavo subito, ho fatto piccoli passi, cercavo di ritrovare l’entusiasmo ma non è stato facile, a febbraio non ero sicuro di ritornare in tour a maggio 2022, ad aprile sentivo che la voce tornava, le gambe tornavano ad esser più dure, sul palco non è andata bene subito ma è andata meglio di quel pensavo, la gente mi ha dato tanto coraggio. Dopo quelle date nei palazzetti dello spot ho capito che se mi fermavo sarebbe ricominciato tutto, quindi ho detto: adesso voglio Sanremo. Con la depressione sul divano non guarisci. Progetti dopo il festival? 30 concerti nei teatri con l’orchestra sinfonica, saranno un modo per festeggiare i nostri 21 anni di carriera, stiamo riarrangiando tutti i brani c’è Andrea Benassai, insieme al nostro amico Lapo, hanno ripreso in mano tutte le nostre hit e qualche brano meno conosciuto e lo stiamo arrangiando tutto in chiave orchestrale. Sono molto motivato, è bellissimo, questa è una cosa di cui non vedo l’ora, dicevo di voler ricominciare piano e invece ora chiedo di fare più date. Quando vai in giro a divertirti stancandoti, poi ti godi anche di più i momenti di pausa. Qualche progetto all’estero? Sarebbe bello, all’estero non abbiamo mai suonato nei palazzi dello sport, mi piacerebbe tanto, ma dobbiamo cominciare prima in Italia e magari mettere in coda qualcosa, magari anche nella vicina Svizzera. Penso che il fatto di cantare una canzone del genere mi abbia fatto mettere allo stesso livello delle persone che mi ascoltano, di solito l’idolo la gente lo vede sempre forte, come colui che manda energia a tutti, invece fargli vedere le ferite normalizza questo senso di normalità. Ho capito che la depressione è dettata anche dalla vergogna di parlarne, ci sono arrivato nel tempo con attacchi di panico, mi sono sempre vergognato di parlarne, mi vergognavo di prendere farmaci, pensavo si dessero solo ai malati di mente, facevo discorsi assurdi, il fatto di parlarne spero diventi un grido di coraggio e induca le persone a parlarne, sono venuto qui per vincere le mie paure, non mi interessa più essere giudicato dalle persone, ho capito in generale, mi sono ammalato anche perché cercavo una perfezione che non esisteva, per cercare di mettere d’accordo tutto. Sono un insieme di cose quelle che ti portano ad ammalarti, ho deciso di portare questa canzone per aiutare chi come me è stato aiutato da qualcun altro, per cercare di dire a queste persone: non vi vergognate, non c’è niente di male”.
Rosa Petrazzuolo
Napoli Magazine
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