C’è chi dice che l’apocalisse sia dietro l’angolo, chi sostiene che sia già cominciata, e chi invece pensa che alla fine troveremo un modo per salvarci. In mezzo a queste certezze e incertezze, arriva, venerdì 19 dicembre 2025 alle ore 18.30 (repliche fino a domenica 21) Lapocalisse, il nuovo spettacolo di Valerio Aprea, che decide di affrontare l’argomento più drammatico di tutti nella maniera più umana possibile, parlandone con ironia, lucidità e una certa dose di sano smarrimento.
Aprea porta in scena una serie di monologhi firmati da Makkox, e in parte anche da lui stesso, che nascono dall’intesa coltivata negli ultimi anni a Propaganda Live. Chi conosce il programma sa bene di cosa si parla: quei momenti in cui, accanto alla cronaca e all’attualità, irrompe un punto di vista surreale, in grado di vedere il mondo da un’angolazione totalmente diversa.
Una qualsiasi notizia, un’abitudine quotidiana, un comportamento apparentemente normale diventano nelle mani di Makkox una chiave per leggere il presente in modo comico, poetico e spesso disarmante.
Lapocalisse è un assolo, ma non un monologo chiuso. È un dialogo continuo con il pubblico, un ping-pong tra risate e spunti di riflessione, un viaggio tra abitudini contemporanee, contraddizioni, paure e tecnologia.
Si parla di scienza e del suo contrario, di progresso e della pigrizia con cui lo ostacoliamo, della nostra incapacità di vedere il baratro anche quando ci siamo comodamente seduti sopra.
Eppure, nonostante tutto, lo spettacolo non è affatto un elogio del pessimismo, anzi si muove sempre sul crinale in cui il disincanto lascia intravedere qualche spiraglio. Perché se è vero che l’apocalisse sembra inevitabile, forse non lo è davvero. Forse c’è ancora tempo per fare qualcosa, forse, e questo è il punto, dobbiamo ancora decidere se vogliamo farlo.
È proprio qui che comicità e assurdo diventano strumenti indispensabili, perché ridere dell’apocalisse non significa ignorarla, ma capirla meglio. E magari, nel frattempo, trovare una piccola forma di resistenza.
Lapocalisse è, quindi, un atto comico, ma anche un atto politico nell’accezione più ampia. Interrogare, provocare, smontare, complicare con leggerezza, perché è proprio lì, in quel ridere di noi stessi, che può nascere quello spiraglio di speranza che ancora non siamo pronti ad ammettere.
di Napoli Magazine
14/12/2025 - 12:38
C’è chi dice che l’apocalisse sia dietro l’angolo, chi sostiene che sia già cominciata, e chi invece pensa che alla fine troveremo un modo per salvarci. In mezzo a queste certezze e incertezze, arriva, venerdì 19 dicembre 2025 alle ore 18.30 (repliche fino a domenica 21) Lapocalisse, il nuovo spettacolo di Valerio Aprea, che decide di affrontare l’argomento più drammatico di tutti nella maniera più umana possibile, parlandone con ironia, lucidità e una certa dose di sano smarrimento.
Aprea porta in scena una serie di monologhi firmati da Makkox, e in parte anche da lui stesso, che nascono dall’intesa coltivata negli ultimi anni a Propaganda Live. Chi conosce il programma sa bene di cosa si parla: quei momenti in cui, accanto alla cronaca e all’attualità, irrompe un punto di vista surreale, in grado di vedere il mondo da un’angolazione totalmente diversa.
Una qualsiasi notizia, un’abitudine quotidiana, un comportamento apparentemente normale diventano nelle mani di Makkox una chiave per leggere il presente in modo comico, poetico e spesso disarmante.
Lapocalisse è un assolo, ma non un monologo chiuso. È un dialogo continuo con il pubblico, un ping-pong tra risate e spunti di riflessione, un viaggio tra abitudini contemporanee, contraddizioni, paure e tecnologia.
Si parla di scienza e del suo contrario, di progresso e della pigrizia con cui lo ostacoliamo, della nostra incapacità di vedere il baratro anche quando ci siamo comodamente seduti sopra.
Eppure, nonostante tutto, lo spettacolo non è affatto un elogio del pessimismo, anzi si muove sempre sul crinale in cui il disincanto lascia intravedere qualche spiraglio. Perché se è vero che l’apocalisse sembra inevitabile, forse non lo è davvero. Forse c’è ancora tempo per fare qualcosa, forse, e questo è il punto, dobbiamo ancora decidere se vogliamo farlo.
È proprio qui che comicità e assurdo diventano strumenti indispensabili, perché ridere dell’apocalisse non significa ignorarla, ma capirla meglio. E magari, nel frattempo, trovare una piccola forma di resistenza.
Lapocalisse è, quindi, un atto comico, ma anche un atto politico nell’accezione più ampia. Interrogare, provocare, smontare, complicare con leggerezza, perché è proprio lì, in quel ridere di noi stessi, che può nascere quello spiraglio di speranza che ancora non siamo pronti ad ammettere.