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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "ADL-Sarri, il momento della verità"
16.05.2018 14:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - Si parleranno tra oggi e domani. Ma, probabilmente, non basterà. L'importante è che una decisione venga presa al più presto. Che, insomma, non tergiversino come stanno facendo da un po' di tempo a questa parte Di Maio e Salvini, per intenderci. Il presidente ed il tecnico. L'uomo che detiene le leve del comando e quello che ha reso la sua creatura tra le più belle del panorama calcistico. Anche senza vincere niente, tra rinunce forzate e sogno infranto per cause di forza maggiore. Diciamo così. Per non alimentare sospetti e non ingigantire vittimismi. Credo che zio Maurizio - come Maradona chiamò Sarri, sarcasticamente - stia combattendo una battaglia interiore di estrema difficoltà. Tra l'accettare proposte estere, ricche ed intriganti, ed il desiderio di guidare ancora una volta il Napoli (del quale è allenatore e primo tifoso) alla ricerca di un titolo che manca da troppi anni. Tralascio tutti gli inghippi contrattuali, clausola rescissoria compresa, che costituiscono materìa già complicata di per sé. Al bivio c'è anche Aurelio Primo. Perché non è semplice pensare eventualmente di sostituire una guida tecnica amata dai tifosi e soprattutto dai giocatori. Due rebus in uno, insomma. Si tratterà di capire se il presidente-amministratore avrà voglia matta di titoli da conquistare o se - sebbene mugugnando - si accontenterà ancora una volta di piazzamenti Champions (che portano denaro fresco nelle casse societarie) magari con un cammino europeo che vada al di là degli ottavi. L'importante è che presidente ed allenatore si parlino francamente e che, soprattutto, facciano presto. Per poter "forzare" un mercato che già è difficile di suo. Con alcuni obiettivi sensibili messi nel mirino e appetiti dalla rivale di sempre. Per quel che conta, mi piacerebbe vedere ancora Sarri in panca. Sulla quale, però, dovrebbero sedersi perlomeno tre elementi di spessore. In tal modo, Aurelio Primo avrebbe la coscienza a posto. E Sarri la possibilità di vedere allargata una rosa che non può fermarsi ai titolarissimi più tre. Tanto per intenderci, non ha tutti i torti il presidente quando raccomanda una maggiore duttilità nelle scelte operative. Così, avrebbero ragione tutti e due. Ed i tifosi potrebbero vivere felici e contenti, come nelle favole. Se ci sarà divorzio, si dovrà cominciare tutto daccapo nella speranza che il nuovo tecnico s'impossessi quanto prima dell'anima (e del corpo) della squadra. Stanno già da un po' di tempo girando nomi su nomi. Di tecnici stranieri ed indigeni che preferisco. A meno che non si tratti di Guardiola. Girano i nomi di Conte, di Ancelotti, di Giampaolo. I primi due li ho conosciuti e seguiti personalmente. E costituiscono garanzìa assoluta. Il terzo è bravo ed è un po' sarriano ma ha l'aspetto dimesso. Non so se si sta bluffando sui nomi dell'attuale tecnico del Chelsea che dette il la al settennato bianconero e che tanto bene fece alla guida della Nazionale. Per capire come Conte la pensi, basti ricordare quanto amasse Giaccherini (ma guarda un po') difeso a spada tratta dal sarcasmo di molti commentatori: si chiamasse Giaccheriño ne parlereste bene e gli dareste voti più alti in pagella. Ancelotti è figlio prediletto di Arrigo Sacchi del quale fu assistente in Nazionale fornendo al vate di Fusignano dati su dati - tecnici e fisici - degli azzurri impegnati in gara. Entrambi sono tecnici di valore e vincenti. Carletto è un pacione, predilige la carota al bastone ma quando inarca il sopracciglio sono guai per tutti. Conte è un forsennato pensante. Nel senso che predilige più di un'idea. Per l'ambiente Napoli, Carletto sarebbe una stella filante e Antonio un botto di quelli che fanno tremare le vene ed i polsi.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "ADL-Sarri, il momento della verità"

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16/05/2024 - 14:00

NAPOLI - Si parleranno tra oggi e domani. Ma, probabilmente, non basterà. L'importante è che una decisione venga presa al più presto. Che, insomma, non tergiversino come stanno facendo da un po' di tempo a questa parte Di Maio e Salvini, per intenderci. Il presidente ed il tecnico. L'uomo che detiene le leve del comando e quello che ha reso la sua creatura tra le più belle del panorama calcistico. Anche senza vincere niente, tra rinunce forzate e sogno infranto per cause di forza maggiore. Diciamo così. Per non alimentare sospetti e non ingigantire vittimismi. Credo che zio Maurizio - come Maradona chiamò Sarri, sarcasticamente - stia combattendo una battaglia interiore di estrema difficoltà. Tra l'accettare proposte estere, ricche ed intriganti, ed il desiderio di guidare ancora una volta il Napoli (del quale è allenatore e primo tifoso) alla ricerca di un titolo che manca da troppi anni. Tralascio tutti gli inghippi contrattuali, clausola rescissoria compresa, che costituiscono materìa già complicata di per sé. Al bivio c'è anche Aurelio Primo. Perché non è semplice pensare eventualmente di sostituire una guida tecnica amata dai tifosi e soprattutto dai giocatori. Due rebus in uno, insomma. Si tratterà di capire se il presidente-amministratore avrà voglia matta di titoli da conquistare o se - sebbene mugugnando - si accontenterà ancora una volta di piazzamenti Champions (che portano denaro fresco nelle casse societarie) magari con un cammino europeo che vada al di là degli ottavi. L'importante è che presidente ed allenatore si parlino francamente e che, soprattutto, facciano presto. Per poter "forzare" un mercato che già è difficile di suo. Con alcuni obiettivi sensibili messi nel mirino e appetiti dalla rivale di sempre. Per quel che conta, mi piacerebbe vedere ancora Sarri in panca. Sulla quale, però, dovrebbero sedersi perlomeno tre elementi di spessore. In tal modo, Aurelio Primo avrebbe la coscienza a posto. E Sarri la possibilità di vedere allargata una rosa che non può fermarsi ai titolarissimi più tre. Tanto per intenderci, non ha tutti i torti il presidente quando raccomanda una maggiore duttilità nelle scelte operative. Così, avrebbero ragione tutti e due. Ed i tifosi potrebbero vivere felici e contenti, come nelle favole. Se ci sarà divorzio, si dovrà cominciare tutto daccapo nella speranza che il nuovo tecnico s'impossessi quanto prima dell'anima (e del corpo) della squadra. Stanno già da un po' di tempo girando nomi su nomi. Di tecnici stranieri ed indigeni che preferisco. A meno che non si tratti di Guardiola. Girano i nomi di Conte, di Ancelotti, di Giampaolo. I primi due li ho conosciuti e seguiti personalmente. E costituiscono garanzìa assoluta. Il terzo è bravo ed è un po' sarriano ma ha l'aspetto dimesso. Non so se si sta bluffando sui nomi dell'attuale tecnico del Chelsea che dette il la al settennato bianconero e che tanto bene fece alla guida della Nazionale. Per capire come Conte la pensi, basti ricordare quanto amasse Giaccherini (ma guarda un po') difeso a spada tratta dal sarcasmo di molti commentatori: si chiamasse Giaccheriño ne parlereste bene e gli dareste voti più alti in pagella. Ancelotti è figlio prediletto di Arrigo Sacchi del quale fu assistente in Nazionale fornendo al vate di Fusignano dati su dati - tecnici e fisici - degli azzurri impegnati in gara. Entrambi sono tecnici di valore e vincenti. Carletto è un pacione, predilige la carota al bastone ma quando inarca il sopracciglio sono guai per tutti. Conte è un forsennato pensante. Nel senso che predilige più di un'idea. Per l'ambiente Napoli, Carletto sarebbe una stella filante e Antonio un botto di quelli che fanno tremare le vene ed i polsi.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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